Capitolo 35: Doni speciali
parte seconda Bilocazione, profumo , digiuno, veglia, febbre, lacrime, scrutazione dei cuori, lettura del pensiero, sostituzione mistica, precognizione, predizione, in azione dopo la morte |
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Profumo |
Dalla persona di Padre Pio, le cose da lui toccate, gli indumenti usati, i luoghi per i quali passava, emanava profumo. Anche a distanza, al solo pensare a lui, o nel parlare di lui. Non tutti lo avvertivano, solo alcuni. Non in continuità ma a vampate. (Fernando, Crocifisso, 209) Il profumo di Padre Pio si sentiva anche a grande distanza. Fu scritto che i profumi li faceva sentire come un suo avviso ed anche come sua protezione, come un suo avvivo ed anche come sua presenza, come premonitore di lieti eventi o di favori o come premio. La realtà del profumo emanante da Padre Pio è un fenomeno contrario ad ogni legge naturale o scientifica e che resta inspiegabile dalla logica umana. I profumi di padre Pio sono parte dell'arsenale apostolico dei doni soprannaturali concessigli da Dio per aiutare, attirare, consolare o mettere in guardia le anime che gli sono affidate. (Maria Winowska, Il vero volto, San Paolo 1988, pag. 116. Prima edizione 1955) |
Fra' Modestino racconta che un giorno stava servendo la messa a Padre Pio all'altare di San Francesco. Al momento del Sanctus "un'ondata di tanto profumo mi avvolse. Aumentò sempre di più fino a togliermi il respiro. Mi ressi con la mano alla balaustra per non cadere. Stavo per svenire e chiesi mentalmente al Padre di evitarmi di fare una brutta figura dinanzi alla gente. In quel preciso istante il profumo sparì." Più tardi fra Modestino chiese a Padre Pio riguardo a quel fenomeno del profumo. Padre Pio: "Figlio mio, non sono io. E' il Signore che agisce. Lo fa sentire quando vuole e a chi vuole. tutto avviene se e come piace a Lui." (Modestino, Io... testimone, 55-6) |
Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del Sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 15 giugno 1921 alle ore 19: "Che dica del "profumo" che dicesi si diffonde dalle sue "stimmate". Padre Pio: "A questa domanda non so che rispondere. L'ho sentito dire anch'io a persone che sono venute a baciarmi la mano. Per parte mia non lo so, non so distinguere. In cella non ho che il sapone." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 221) |
Monsignor Raffaello Rossi fu inviato dal Sant' Ufficio nel 1921 per investigare Padre Pio. Ecco cosa scrisse nella sua relazione ai cardinali riguardo al profumo. «Questo profumo gratissimo e vivissimo, paragonabile a quello della viola lo attestano tutti... e gli Eminentissimi Padri permetteranno che lo attesti anch’io. L’ho sentito come ho veduto le stimmate. E posso assicurare di nuovo gli Eminentissimi Padri che io andai a S. Giovanni Rotondo con l’animo risoluto, come di dovere fare un’inchiesta assolutamente obiettiva, ma insieme con una vera prevenzione in contrario riguardo a quanto si narrava di P. Pio. Oggi non sono un... convertito, un ammiratore del Padre: assolutamente no: mi sento in piena indifferenza e direi quasi freddezza, tanto ho voluto mantenere la serena obiettività del relatore, ma, per debito di coscienza, debbo dire che dinanzi ad alcuni fatti non son potuto rimanere nella personale prevenzione contraria, per quanto nulla esternamente abbia manifestato. E uno di questi fatti è quello del profumo, che, ripeto, io ho sentito, come sentono tutti: il solo a non sentirlo è Padre Pio. Donde esso procede? Ecco una domanda più imbarazzante dell’altra: donde procedono le stimmate?... Che io sappia, uno stato morboso tale non può produrre profumi. Per cui, di nuovo, o siamo davanti all’opera diabolica e questa per le già esposte ragioni si deve escludere; o davanti all’azione divina e su questa non oso pronunziarmi; oppure siamo senz’altro davanti al trucco, all’inganno, o, quanto meno, ad un caso innocente di uso di profumi da parte di P. Pio. Ma l’inganno non si sostiene al confronto della buona vita del Religioso, come, per il medesimo motivo, non si spiegherebbe in lui una tale vanità secolaresca: in ogni modo, o inganno o semplicità, il fatto è che P. Pio in cella non ha che il sapone, e la cella l’ho visitata con la maggiore attenzione, parte per parte. Siccome però è evidente che anche fuor di cella si potrebbe conservar qualcosa... di contrabbando, quel che maggiormente suffraga in proposito è la dichiarazione giurata con cui P. Pio ha attestato di non usare e di non aver mai usato profumi». Ed ancora: «I pannolini bagnati del sangue uscito dalle ferite di P. Pio, lo zucchetto di lui, i guanti, i capelli tagliati da due anni conservano questo profumo. Donde viene? Ho constatato e riferito un fatto. Giudichino gli Eminentissimi Padri» (Castelli, Padre Pio under investigation, 124-6) (Giannuzzo, Padre Pio, 219-20)
Padre Raffaello Carlo Rossi dei Carmelitani Scalzi
Nominato vescovo di Volterra nel 1920, mandato come inquisitore di Padre Pio nel 1921
Fu nominato Cardinale nel 1930
Raffaello Rossi nacque a Pisa nel 1876. Al presente Servo di Dio, del Card. Rossi e' in corso avanzato il processo di Beatificazione e Canonizzazione.
Il dr. Giorgio Festa scrisse riguardo al profumo di Padre Pio: "Nella mia prima visita (8 ottobre 1919) tolsi dal suo costato un pannolino intriso di sangue, che portai con me per una indagine microscopica. Io personalmente, essendo privo del senso dell'odorato, non ho sentito nessuna speciale emanazione: però, le persone che al ritorno a Roma stavano in automobile con me, pur non sapendo che chiuso in un astuccio io recassi con me quel pannolino, nonostante la intensa ventilazione provocata dalla rapida corsa del veicolo, ne sentirono molto bene la fragranza, e mi assicurarono che rispondeva precisamente al profumo che emana dalla persona di Padre Pio. Giunto a Roma, nei giorni successivi e per un lungo periodo di tempo, lo stesso pannolino, conservato in un mobile nel mio studio, ne profumò così bene l’ambiente, che molte tra le persone che venivano a consultarmi, me ne hanno domandato spontaneamente l'origine.... Il Padre Pio non fa, nè ha mai fatto uso di alcuna sorta di profumi." (Festa, Giorgio, Misteri di scienza e luci di fede, Arte della Stampa, Roma, 1933, pag 152-3) (Fernando, Crocifisso, pag. 209-214) (Capuano, Con P. Pio, 268-9) Nel 1919 l'automobile del dr. Festa non aveva l'aria condizionata.
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Profumo e guarigione. Dr. Miscony. Maria Rosaria Galiano. |
Profumo. Osmogenesi: emanazione di odore. Generalmente piacevole. Emanato dal corpo; dal sangue delle stimmate sul pannolino (Festa, Capuano 271); dalle cose da lui toccate (Capuano 270). Morto in odore di santità. Bonus odor Christi (2 Cor. 2, 15). "E' segno che sto vicino all'anima". Acido fenico "c'è qualcosa che non va." (Capuano, 272) |
Ma dobbiamo aggiungere che anche il profumo era un segno della sua
presenza (bilocazione), o per lo meno della sua assistenza nella preghiera. Lo
avvertivano anche persone che non avevano mai avuto nessun contatto con
lui. Era di solito un buon odor di violette, intensissimo e inconfondibile. Ma a volte si sentiva un odore di tabacco, o anche di acido fenico. Quest'ultimo, Padre Pio l'aveva usato per qualche tempo subito dopo la stimmatizzazione come disinfettante. In quanto al tabacco, Padre Pio usava annusarlo per liberare le narici intasate. Vengono comunemente assegnati dei significati a una intera gamma di altri odori attribuiti a Padre Pio; ma, sinceramente, sono attribuzioni opinabili. |
Digiuno |
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al
numero 1809 dice così: “La virtù della Temperanza è la virtù morale che
modera l’attrazione dei piaceri”. Il dono della Temperanza ci “assicura il dominio della volontà sugli istinti” e pertanto ci aiuta a frenare le lusinghe degli stessi piaceri. |
I discepoli erano andati in città a
fare provvista di cibo (Giovanni 4:8). Quando tornarono, i
discepoli lo pregarono: “Rabbi, mangia.” Ma egli rispose
loro: “Io ho da mangiare un cibo che non conoscete.” E i discepoli si
domandavano l’un l’altro: “Qualcuno forse gli ha portato da mangiare?”
Gesù disse loro: “ “Il mio cibo è fare la volontà di
Colui che mi ha mandato, e di compiere l’opera sua.” (Giovanni
4:31-4) |
P. Pio, rispondendo a una domanda
di Padre Giambattista Colavita: “Ma io sento fame; prima di scendere a
refettorio sento il desiderio di mangiare, ma poi, appena vedo il cibo,
mi si chiude lo stomaco.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio
profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi,
Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 412) |
Padre Agostino garantiva che Padre Pio mangiava solo circa 20 grammi di cibo ogni 24 ore”.40 40 (Positio I/1, p. 945) (Pena, 22)
Fra' Modestino: "Padre Pio mangiava pochissimo. A volte niente. Egli assaggiava appena le pietanze, poi le passava subito a Padre Anastasio da Roio che, a mensa, gli sedeva accanto." (Modestino, Io testimone, 29)
Il Visitatore Mons. Rossi, parlando della nutrizione del Padre, e basandosi su varie testimonianze, precisa che «c’è un poco di esagerazione» quando si dice che «vive quasi di aria». Molto non mangia, ma mangia. Faceva però meraviglia come «potesse reggere tante ore in confessionale» senza una adeguata alimentazione (Castelli, Inchiesta, 112)
"Di rado gustava un bicchiere di vino, una fettina di fegato di maiale, dei carciofi o delle rape che gli mandavano da Pietrelcina" (Modestino, Io, 29)
Fra’ Modestino afferma che un giorno Padre Pio gli disse: “Figlio mio, prega per me. Ho il ventre gonfio e mi fa male. Oggi ho mangiato solo 30 grammi di cibo. Il regalo più grande che mi può fare il superiore è dispensarmi dal mangiare”. (Positio II, p. 147) (Pena, 22) (Modestino, Io, 29)
Una cosa che meravigliava i medici era come il frate potesse sopravvivere quasi senza mangiare, se non il minimo indispensabile. Padre Damaso da Sant’Elia a Pianisi dice: “Una volta stette senza mangiare per 20 giorni. (Positio I/1, p. 569) (Pena, 22)
Non c’è quindi da meravigliarsi di ciò che riferisce il 5 maggio del 1956 padre Carmelo Durante, in occasione del Simposio internazionale di malattie coronariche. Il medico inglese Ewans dichiarò: “Per noi medici, padre Pio è biologicamente morto. Bisogna tener conto della quantità di calorie che brucia quotidianamente nello svolgimento della sua attività, e, dall’altra parte, di quelle che assume mangiando così poco, al limite della sopravvivenza. Bisogna anche pensare al sangue che perde tutti i giorni come egli stesso ha testimoniato e che è provato dall’esame delle bende del costato. Quindi, in forza del principio scientifico delle calorie necessarie per l’esistenza umana e delle leggi che regolano l’equilibro fisico-psichico dell’organismo, per noi medici è biologicamente morto. In altre parole, umanamente non è possibile che un uomo in tale situazione possa sopravvivere, e tanto meno operare come lui opera senza interruzione, tutti i giorni. (Positio II, p. 820) (Pena 23)
Padre Pio e i frati a refettorio. Mosaico nella chiesa di San Pio
Davanti alla porta del refettorio. C'e' sempre un'ultima cosa da fare prima di entrare.
Padre Pio prende il suo posto a refettorio con gli altri frati
Il refettorio antico e il secondo refettorio, con il posto assegnato a Padre Pio
Padre Pio assaggia il cibo della mensa degli operai durante la costruzione di Casa Sollievo |
Nella Cronistoria del convento
leggiamo che la sera del 6 agosto 1953, dopo cena durante una
ricreazione, Padre Pio raccontò che una ventina di anni prima stette
malato quattro giorni, e non prese nulla, nemmeno una goccia d’acqua.
Prima di questi quattro giorni per scherzo si era pesato. Si pesò anche
dopo: in quattro giorni di digiuno assoluto era aumentato di tre chili e
mezzo. (Cronistoria del convento, foglio 324) (P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù
cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag.407) |
Mangiava pochissimo. Un pomeriggio padre Pio era nel corridoio del convento col nipote Mario. Questi aveva attorno a sé i suoi figlioletti che il Padre guardava teneramente. Puntando il dito su uno di essi, scherzosamente il papà lo accusava: «Zio, questo è un mangione». «Perché?» chiese il Padre. «Oggi si è mangiato un filone di pane lungo e grosso così», spiegò Mario. Padre Pio sorrise. Poi domandò: «Quanto pesava?». «Certamente mezzo chilo», rispose il nipote. Il Padre rimase un po' a pensare, poi disse: «In quarant'anni», padre Pio ne aveva oltre sessanta, «io non sono riuscito a mangiare nemmeno la metà di quel filone di pane». Io mi trovavo a fianco a Mario; ci guardammo e sembravamo dirci l'uno all'altro: «Ma come fa a vivere senza mangiare?». Negli anni Cinquanta riuscii a portare una cassetta di uva bianca, grossa e profumata. Era uva da terra promessa. Entrai nella cella del Padre il quale, vedendomi con la cassetta, mi chiese: «Che è?». «Padre», dissi, «vi ho portato quest'uva», e mi inginocchiai davanti. Egli la guardò: «È davvero bella!», esclamò. «Assaggiatela!» ripresi e, subito, staccai un bell'acino da un grosso grappolo: pensavo fargli cosa gradita porgendogli l'acino più biondo e grosso. «Che fai?», disse, fermandomi la mano: «Figlio mio, tu così mi fai fare colazione, pranzo e cena. Dammi l'acino più piccolo!». Io ne scelsi, invece, uno meno grosso, ma lui, girando più volte la mano sui grappoli d'uva e trovandone finalmente uno piccolo piccolo, lo staccò, se lo portò alla bocca e, con fatica, lo masticò per diverso tempo. Don Pierino Galeone, P. Pio mio padre, |
Domanda dell'inquisitore Mons. Raffaello Rossi a Padre Pio il 16 giugno 1921, ore 16,30: "A proposito del cibarsi, se fuori dei pasti comuni, prende mai alcuna cosa." Padre Pio risponde sotto giuramento: "In linea ordinaria, no; a meno non sia ammalato. Bevo qualche volta." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, l'"Autobiografia" segreta, Edizioni Ares, Milano, 2008, pag. 223-4) |
Veglia |
Padre Pio pregava sempre. Dormiva molto poco. Egli stesso mi disse una volta: «La notte non dormo, prego». (don Pierino, P. Pio mio padre) |
P. Tarcisio da Cervinara:
«Padre, ha riposato questa notte?» «No, non ho chiuso
neppure un occhio». «Padre, ma ditemi, quanto dormite voi alla notte?»
«Rimettendo insieme tutti i ritagli di tempo che io dormo in un anno,
non si arriva a quanto tu puoi dormire la metà o un quarto della tua
notte». |
I tempi del suo dormire non rientravano nella norma che regole la vita di un essere umano. Il suo riposo era di frequente interrotto da invocazioni di delicato e intenso amore verso Dio. Di questo continuo vegliare del Padre erano a conoscenza tutti quelli che vivevano intorno a lui. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 413) |
Padre Rosario da Aliminusa: "Spesso mi diceva che sentiva spaccarsi il cervello e che non aveva potuto chiudere occhio." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 31) |
19 novembre 1919 a Padre Benedetto: "Il mio lavoro è sempre assiduo, e con più responsabilità. E' ormai l'una dopo mezzanotte, che traccio queste poche righe. Sono ormai diciannove ore di lavoro che vado sostenendo, senza un po' di sosta." (Epist. I, 1158) |
Lacrime |
Padre Pio si credeva un grande
peccatore e piangeva a dirotto. (Padre
Guardiano, Dr. Francesco Lotti, Padre Eusebio, Padre
Pellegrino, Padre Placido, Padre Damaso). P. Tommaso, maestro durante l’anno
di noviziato, nel 1903, chiese al quindicenne fra Pio piangere in coro
durante la meditazione sulla passione di Gesù. Fra Pio: “Le par poco,
Padre, pensare a Gesù, nella sua dolorosa Passione?” P. Guglielmo era novizio come P.
Pio: “Dopo la lettura della meditazione, che era sempre sulla passione
di nostro Signore Gesù Cristo, P. Pio si tratteneva in ginocchio nel
tempo stabilito e anche dopo, versando copiose lacrime.” P. Placido, anche lui novizio:
"Durante la meditazione sulle pene del Crocifisso piangeva a grosse
lacrime, tanto che sul pavimento di tavole lasciava un macchione.
Siccome qualche compagno burlone lo prendeva in giro, perché' bagnava il
suo posto in coro, allora, egli, per non essere più canzonato metteva a
terra il fazzoletto, in modo che le lacrime andavano su questo, e quando
il superiore dava il segno di andar via si prendeva il fazzoletto e sul
pavimento non appariva niente più.” Padre Damaso, altro novizio, diede
una simile testimonianza: "In coro io stavo vicino a lui sulla destra, e
misi di soppiatto il dito sul grande fazzoletto bianco che stava a
terra. Ritirai il mio dito tutto bagnato, perche' il fazzoletto era
inzuppato di lacrime." (P. Pio Capuano, Con P. Pio:
come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012,
pag.279-80) Padre Leone, che fra il 1903 e il
1908, era stato condiscepolo di Padre Pio nello scolasticato, racconta:
“Pregando, Padre Pio piangeva sempre, in silenzio e così abbondantemente
che le sue lacrime lasciavano le tracce sulle lastre di pietra del coro.
Noialtri giovani ci burlavamo di lui. Allora egli prese l’abitudine di
stendere per terra, davanti a sè, il suo grande fazzoletto quando
s’inginocchiava per pregare. Dopo la preghiera egli riprendeva il
fazzoletto che era tutto bagnato. Si sarebbe potuto strizzarlo!”
(Maria, Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo,
Torino, trentatreesima edizione 2003, pagg,134-5. La prima edizione
originale era in francese e fu stampata a Parigi nel 1955) Il dr. Franco Lotti andò a visitare
Padre Pio nella sua stanza e lo trovò piangendo. Gli chiese perché stava
piangendo tanto. Padre Pio: "Sto piangendo al pensiero che io dovrò
prensentarmi davanti a Dio." Poi, aprendo la
finestra, che era socchiusa, disse: “Prima non vedevi la polvere su
questo tavolo, ma adesso sì. Io non mi preoccupo degli sbagli che
conosco, ma di quelli che Lui mi porrà dinanzi...” (P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù
cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag.278) Un giorno Padre Pio chiese al
giovane confratello Padre Eusebio Notte di confessarlo. Non appena finì
di confessare i suoi peccati, Padre Pio scoppiò a piangere. Padre
Eusebio ne rimase sorpreso e disse: "Ma Padre. Non riesco a vedere
nessuna proporzione tra i peccati che avete confessato e il dolore e il
pianto che fate." Padre Pio: "Non è tanto la trasgressione della
legge di Dio, quanto il tradimento dell’amore. Il Signore mi ha
arrichito di tante grazie, e io come ho risposto? Figlio mio, io sono
il più grande peccatore del mondo." E continuo' a piangere
sconsolatamente." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.255-6) Padre Pellegrino: "Quando Padre Pio
si preparava per la confessione, invocava la Madonna e piangeva. Egli
versava tante lacrime, che solo con esse, nella mia opinione egli
avrebbe potuto cancellare tutti i peccati suoi e quelli degli altri."
(Fr. Marcellino Iasenzaniro, The “Padre” saint Pio of
Pietrelcina, his mission to save souls testimonies, Edizioni Padre Pio,
San Giovanni Rotondo, 2006, pag. 42-4) |
Scrutazione del
cuore |
L'inquisitore del Sant'Ufficio Mons. Raffaello Rossi chiese a Padre Pio il 16 giugno 1921, alle ore 16,30: "Sulla scrutazione dei cuori che le viene attribuita." Padre Pio risponde sotto giuramento: "Rare volte mi è occorso di avere nell'interno mio la chiarezza di qualche difetto o peccato o virtù altrui, riguardo a persone di cui in qualche modo avevo notizie, almeno in linea ordinaria." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, l'"Autobiografia" segreta, Edizioni Ares, Milano, 2008, pag. 225) |
Scrutazione. Capacità di poter vedere in quelle nascoste profondità dell'anima conosciute solo a Dio e alla singola persona. Era un potere terribile questo di entrare nell'anima umana e leggere i peccati degli altri a libro chiuso, cioè prima che il peccatore gliene parlasse. Discernimento: (Fernando, Crocifisso, 219) |
Scrutazione di cuori. Padre Agostino scrive: ...Ebbi pure qualche argomento di scrutazione dei cuori. Quando Padre Pio era a letto, malato a Venafro, io gli portavo dopo la Messa la santissima comunione. Prima di scendere in chiesa a celebrare andavo a visitarlo. Una mattina mi disse: "Padre, un Memento speciale per me stamane nella santa Messa...." Nello scendere le scale per andare in chiesa, feci la proposta del Memento chiesto e promesso. Nella Messa me ne dimenticai. Andato poi durante la settimana a visitarlo mi domandò: "Ha fattoilMemento per me nella santa Messa?" Allora mi ricordai e risposi: "Me ne sono dimenticato..." E lui: "Meno male che il Signore ha accettato quello che lei ha fatto mentre scendeva le scale!..." (Agostino, Diario, 278-9) |
Padre Federico sul piazzale.
Padre Federico Carrozza, che negli anni 1917-20 era stato alunno del
seminario serafico, riportò che un giorno sul piazzale c'erano due donne
che discutevano animatamente di Padre Pio. Una insisteva che Padre Pio
sa tutto. L'altra replicava che questo non è possibile. Quest'ultima
andò a confessarsi qualche giorno dopo e senza che lei accennasse
all'argomento si sentì dire da Padre Pio: "Attraverso Gesù io vedo e
sento tutto. Io sto a vedere tutto quello che fate e a sentire tutto
quello che dite." (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da
Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre
Pio,2006, parte seconda, pagina 251)
Don Pasquale Cattaneo aveva
lasciato il treno alla stazione di Foggia per prendere la corriera per
San Giovanni Rotondo. Durante il viaggio egli pensava e ripensava, e
concluse tra se e se: "Questa vita spirituale a volte sembra come un
arrampicarsi sui vetri." Si inginocchiò per la confessione, e dopo aver
ricevuto l’assoluzione stava per allontanarsi quando Padre Pio, tra il
divertito e il faceto gli disse: "Sicché' questa vita spirituale a volte
sembra come arrampicarsi sui vetri?!" (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il
Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze,
Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagine 253-4)
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Le due figlie del medico non baciano la mano. Un giorno salirono a San Giovanni Rotondo le due figlie di un dottore di San Marco in Lamis. Il padre aveva proibito loro di baciare la mano di Padre Pio perché non si contagiassero con la sua malattia (dato che si credeva in giro che Padre Pio avesse la tubercolosi). Le due, vedendo che tutti baciavano la mano del frate, per non essere da meno degli altri si avvicinarono anche loro. Ma Padre Pio appena le vide, portò subito le mani dietro la schiena, le guardò sorridendo, e disse loro: “Non disubbidite a vostro padre!” Le poverette divennero tutte rosse, meravigliate che il cappuccino sapesse qualcosa che non avevano detto a nessuno. (Positio III/1, p. 807) (P. Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pag. 301) |
Fra Modestino: “Mia zia Filomena mi
disse che una notte a suo marito facevano molto male i denti. Suo
Marito, zio Nicola La Banca, si lamenava senza riuscire a prendere
sonno. Poichè sulla parete della stanza avevano un quadro con la
fotografia di Padre Pio, zia Filomena disse a zì Nicola: “Senti Nicò,
non ti agitare. Invoca il tuo amico d’infanzia Padre Pio e vedrai che
starai meglio.” Quest’esortazione provocò in zio Nicola una reazione
peggiore. Prese da terra una scarpa e, con un’imprecazione, la scagliò
contro il quadro di Padre Pio. Passarono degli anni, e i due coniugi,
con altri amici, si recarono a San Giovanni Rotondo. Zio Nicola, come
tutti, si confessò da Padre Pio. Dopo l’accusa dei peccati il Padre gli
disse: “Che altro?” E zio Nicola: “Padre non ho più peccati.” Padre Pio
incalzò: “Nicò, e quando mi hai menato la scarpa in faccia? Che credevi
di colpirmi da Pietrelcina a San Giovanni Rotondo?” Il povero zio Nicola
impallidì, constatando come il Padre riuscisse a sapere anche ciò che
era avvenuto a distanza di chilometri e, tentò di giustificarsi: “Ma mi
facevano male i denti.” E Padre Pio: “Ti facevano male i denti e te la
volevi prendere con me!...” (Frà Modestino da Pietrelcina,
Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San
Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 44-5) |
Introspezione: in
confessione e fuori. i rimproveri di Padre Pio salivano per così dire
alle stelle, tanto erano aspri e sferzanti, e il più delle volte il
peccatore veniva scacciato in malo modo. Coram populo, perché Padre Pio
non aveva mezze misure. L'umiliazione era grande, non tanto per la
vergogna di quel ripudio pubblico, che intimoriva anche gli altri che
attendevano il loro turno, ma il più delle volte per l'orgoglio ferito. Come si permetteva quel frate di trattare in quel modo una persona umana? Con quale diritto? Con quale autorità? E c'era chi se ne andava sdegnato, giurando che non avrebbe rimesso più piede in quel posto; salvo poi a ripensarci, anche con l'aiuto di qualche samaritano che spiegava come stavano le cose, e li guidava e assisteva per una nuova confessione, con altri sacerdoti se non con Padre Pio. Per questi scaccioni in confessione, si vedeva gente piangere dopo. Un pianto che faceva bene, perché faceva loro vedere con più chiarezza tutti i loro comportamenti. Ma anche fuori della confessione spesso in Padre Pio si rivelava questo discernimento interiore: quando nel mezzo della folla rimproverava ad alta voce qualcuno, o senza dire nulla ritirava la mano a chi si disponeva a baciarla, o addirittura passava oltre nel fare la comunione ai fedeli. C'erano poi le volte che strapazzava di fronte a tutti una persona, lasciando di stucco gli altri. E c'era sempre un motivo, che in genere sapeva solo il malcapitato. |
Egli era capace di leggere la mente e il cuore dei penitenti come un libro aperto. Poteva ricordare peccati che il penitente aveva dimenticato o taciuto per vergogna. Dava prova di conoscere prima quello che una persona stava per dire. Dava dettagli e fatti che una persona cercava di nascondere. |
A Padre Benedetto il 31 gennaio 1918: "Vi dissi una volta, e ben me ne sovvengo, che Dio mi fece osservare nell'animo vostro che sulle vostre confessioni non c'è nulla da temere. Tal è la verità, mio carissimo padre, e credete che in simili occasioni io parlo schiettamente." (Epist. I, 991) |
A Padre Benedetto il 6 settembre 1918: "Restituite per me gli ossequi al dottore... Egli è veramente un buon figlio, ma anche questi buoni figli qualche volta fanno qualche torto alla bontà paterna. Anch'egli si giuocò la grazia per un eccesso commesso in un momento di estrema prove." (Epist. I, 1076-7) |
Lettura del pensiero |
Dorothy Gaudiose si trovava vicino
a Padre Pio con due suore della Carità. Dorothy disse in italiano:
"Padre, queste sono due suore americane. Dicono di avere una domanda per
voi." Padre Pio le guardò e poi disse a Dorothy in italiano: "Lo so
quello che vogliono; vogliono sapere come stanno difronte a Dio. Dì loro
di seguire le regole del loro ordine, e di continuare quello che stanno
facendo." Dorothy si voltò verso le suore e per curiosità chiese, in
inglese: "Suore, qual è la domanda che volete fare a Padre Pio?" Le
suore risposero quasi all'unisono: "Digli che vogliamo sapere come
stiamo difronte a Dio." Gaudiose, Dorothy M., Prophet of
the people, A Biography of Padre Pio, Alba House, New York, 1973,
xiv-xv) |
Teresa Venezia bacia la mano.
Teresa Venezia, dopo la confessione, si mise nel corridoio
per poter baciare la mano di Padre Pio quando passava. Padre Pio passò
ma non si fermò da lei. Teresa ci rimase male e mentalmente in cuor suo
si lamentò. Padre Pio tornò indietro e paternamente burbero disse: "E
baciala, prima che ti do una botta sul muso." (P. Marcellino
Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico,
Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagina 256)
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Signora Montalto di Bolzano:
“Trovandoci a San Giovanni Rotondo, mio marito decise di fare una
confessione generale con Padre Pio. Così egli scrisse tutto su un foglio
di carta, con l’intento di leggerlo durante la confessione. Padre Pio
non gli fece dire neanche una parola. Egli disse a mio marito tutto
quello che aveva scritto sul foglio di carta, nello stesso ordine.”
(Padre John Schug, OFM Cap., A Padre Pio Profile, St. Bedès
publications, Petersham, Massachusetts, 1987, pag. 124) |
Il cardellino di «Marocchino» Marocchino era il soprannome di un aspirante
cappuccino che viveva nel convento di S. Giovanni Rotondo, quando Padre
Pio era là come padre spirituale. Questo giovane aveva una spiccata
tendenza alle arti e alle cose della natura. Un giorno un cardellino venne a svolazzare da un
albero nel corridoio che separava il refettorio dei frati. Marocchino lo
vide ed ebbe subito voglia di prenderlo per metterlo in gabbia e
tenerselo. Allora si mise a rincorrerlo, ma non riusciva mai ad
afferrarlo, perché l'uccello andava di qua e di là con sbalzi continui.
Alla fine andò a cacciarsi in uno spazio che si trovava tra un muro e la
cucina. Marocchino corse per prenderlo, ma in quel momento suonò il
segnale della preghiera e dovette lasciare là l'uccello per andare in
chiesa. Quivi, però, anzicché pregare, non fece altro che i progetti per
prendere il cardellino, fare la gabbia, trovare il luogo dove tenerlo e
tante altre cose. Finito il tempo della preghiera passò in refettorio
per la cena, ma anche durante questa non fece altro che pensare al
cardellino. Uscito dal refettorio voleva andare a prenderlo, ma Padre
Pio che lo aveva seguito tanto in chiesa come a refettorio, lo fermò e
gli fece cenno di andare da lui; poi gli disse: «Ma quel cardellino ti
ha fatto perdere la testa...» e gli elencò uno per uno tutti i pensieri
che gli erano passati per la testa durante la preghiera in chiesa e poi
anche durante la cena. Marocchino, divenuto più tardi Padre Vittore da
Canosa , confidò al Padre Costantino Capobianco: «Quando sentii Padre
Pio rivelarmi i pensieri uno per uno, con una precisione, esattezza
e completezza sconcertanti, io stetti a capo basso come uno che si
ripara alla men peggio da un uragano che gli sta passando sul capo».
(Padre Costantino Capobianco, Detti e aneddoti di Padre Pio, Edizioni
Padre Pio, San giovanni Rotondo, seconda edizione 2006, pag. 35-6) |
Precognizione |
Padre Fortunato: solo 5 su 25 C'erano 25 studenti al collegio
serafico nel 1930. Il direttore, Padre Fortunato da Serracapriola, una
chiese a Padre Pio quanti di essi arriveranno al sacerdozio. Padre Pio:
"Rimarranno soltanto in cinque." Infatti così è stato. Solo Lodovico
Rinaldi, Cristoforo Cocomazzi, Vittorio Massaro, Pietro Tartaglia e lo
scrivente Paolo Covino diventarono sacerdoti. ( Padre Paolo
Covino, ofm. Cap., Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pagg.75-6)
Padre Gaetano: solo 2 su 6 Nell'agosto del 1922, alla vigilia
della partenza per Morcone, luogo del noviziato, il Padre
Gaetano da Ischia Castro, professore di lettere nel collegio serafico
chiese a Padre Pio quanti dei sei studenti che erano in procinto di
partire per il noviziato sarebbero diventati religiosi e sacerdoti.
Padre Pio: "Due soli saranno religiosi e sacerdoti. " Infatti arrivarono
al sacerdozio solo Padre Alberto d'Apolito da San Giovanni Rotondo e
Padre Cristoforo Iavicoli da Vico del Gargano. , (Padre Alberto
D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi -Esperienze -
Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo,
ristampa settembre 2010, pag. 66)
Padre Paolo arriva al sacerdozio Quando Padre Paolo Covino era
ancora un fanciullo, sua madre Assunta, chiese a Padre Pio se Paolo
aveva la vocazione. Padre Pio: "Sì, arriverà al sacerdozio." |
Padre Gian Battista Lo Monaco
scrisse una specie di diario di tutti gli incontri con Padre Pio, da cui
si rileva che era un poco pauroso. Il 26 aprile 1939 disse a Padre Pio
che lui si spaventava dei tuoni e lampi. Padre Pio: "Non ti spaventare
dei fulmini, perché non morirai fulminato." Nel frattempo scendiamo in
giardino e ci viene incontro un grosso cane. Padre Pio mi fa scudo,
dicendomi: “Mettiti dietro a me. Dei fulmini non devi aver paura, ma di
questo, sì!” Il 3 marzo 1940 disse a Padre Pio che c'era un terremoto a
Palermo. Padre Pio: "Stai tranquillo. Non morirai sotto le macerie." Il
4 marzo 1940 doveva partire per l'America. Chiese a Padre Pio di Pregare
per lui: " Non vorrei finire come Giona nel ventre di una balena". Padre
Pio: "Non temere. Non morirai annegato!" Padre Gian Battista celebro' la
prima messa a San Giovanni Rotondo nel 1937 e Padre Pio gli disse:
"Prenotati pure per il venticinquesimo e io ascolterò la tua messa. Così
avvenne. Poi Padre Pio gli disse: "Allora prenotati pure per il
cinquantesimo: io non ci sarò, ma tu sì." Tutto avvenne come Padre Pio
aveva predetto. (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da
Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre
Pio,2006, parte seconda, pagine 309-11) |
Al brigadiere: Chiamalo Pio
|
Laurino Costa il primo chef di Casa Sollievo
“Vivevo in un piccolo paese vicino
a Padova, ed ero disoccupato. Un amico mi diede una piccola foto di
Padre Pio. .. Pensai di scrivergli e chiedere una sua benedizione per
aiutarmi a cercar lavoro. Manda a Padre Pio un telegramma. Ricevetti una
risposta immediata: “Vieni subito a San Giovanni Rotondo.” Io non avevo
una lira. Il 4 Febbraio 1958 feci l’autostop per Padova. Alla stazione
dei treni incominciai a raccontare la mia storia a una signora che
conoscevo. Un signore ci sentì e mi chiesa se volevo un passaggio, dato
che che proprio allora stava andando a San Giovanni Rotondo. Era il
dottor Gusso, direttore medico della Casa Sollievo. Arrivammo all 4 di
mattina, in tempo per la Messa. Dopo la Messa, in sacrestia c’era una
folla di uomini. Padre Pio mi chiamò ad alta voce:
”Laurino vieni, vieni qua!” Io non lo avevo mai visto prima. Mi
avvicinai tremando come una foglia. Mi disse: “Bene, ora va a dar da
mangiare ai miei ammalati.” Io non sapevo niente di cucina. Dissi: “Ma
Padre non sono un cuoco. Non so come cucinare un uovo. “. Lui
insistette: “Va a preparare da mangiare per i miei malati.” Io gli
chiesi: “Mi assisterete voi? Io non sono mai stato un cuoco.” Egli mi
disse: “Va. Io starò con te.” Qualcuno mi accompagnò all’ospedale e mi
introdusse alla Madre Superiora. Lei: “Lei è l’esperto cuoco che stavamo
aspettando.” Alle 7:30 andai in cucina. Fu una visione terrificante con
tutte quella grosse pentole, fornelli, lavandini, utensili e tutto il
resto. Il terrore maggiore venne dalle facce degli addetti alla cucina
che aspettavano ordini da me. Tuttavia io ebbi la sensazione che io ero
stato sempre là. Era come io fossi stato sempre un cuoco. Tutto mi
sembrava familiare. Andai avanti, e il primo giorno cucinai per 450
persone. Col tempo feci venire la mia famiglia. Siamo già stati qui per
14 anni.”(Laurino Costa fu intervistato dal padre cappuccino John
Schug a San Giovanni Rotondo il 16 luglio1971. John Schug,
A Padre Pio profile, St. Bede Publications, Petersham
Massachusetts, 1987 pag. 37-41. L’intervista era già
stata pubblicata nella prima edizione del libro: Rev. John Schug,
Capuchin, Padre Pio, National Center for Padre Pio, Inc., Barto PA,
1975) |
Predizione |
Predizione: Annunciare in anticipo l'avverarsi
di un evento futuro. "Prima che il gallo canti mi rinnegherai tre
volte." (Matteo 26:34) |
Rosaria Balacco attestò: "Avevo 25
anni e mamma ne aveva 65. Un giorno dissi al Padre che ero preoccupata
di rimanere sola, se mamma moriva. Padre Pio: "Hai voglia quanto
camperà. Puo' darsi che muori prima tu." La mamma è morta a 96 anni,
oltre trent'anni dopo il colloquio avuto con Padre Pio. (Iasenzaniro,
Testimonianze, parte seconda, 305) (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il
Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze,
Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagina 305) |
Padre Elia.
Padre Elia De Martino da Serracapriola, quando era
ancora studente di teologia a Campobasso,si ammalò di tubercolosi in
modo molto grave. Al terzo anno di malattia, nel luglio del 1940, fu
mandato a San Giovanni Rotondo per cambiare aria. Padre Pio si prese
cura di lui. Un giorno frate Elia disse a Padre Pio: "Io sono
tubercolotico. Tutti mi dicono che sono spacciato, che devo morire."
"Padre Pio guardandomi con un sorrisetto arguto e rassicurante disse:
"Ah, tu devi morire? Hai voglia a campare, figlio mio." Padre Elia
visse fino al 10 febbraio 2003. Aveva 87 anni quando morì,
nell’infermeria dei frati a San Giovanni Rotondo. (P. Marcellino
Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico,
Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagine 306-7) |
“La prima volta che incontrai Padre
Pio, egli mi disse la data esatta della nascita di una figlia che noi
non stavamo aspettando in quel tempo, e quale sarebbe stato il suo
futuro.” (Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A
Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.164) |
Durante la costruzione del convento
dei cappuccini a Pietrelcina i costruttori si trovarono difronte al
problema di avere a disposizione molto meno acqua di quanta ne avevano
bisogno. Si recarono quindi a San Giovanni Rotondo e spiegarono il
problema a Padre Pio. Padre Pio si fece mostrare la mappa della
construzione e disse indicando un punto preciso: “Scavate cinque metri
da qui e troverete tutta l'acqua di cui avete bisogno.” (Pascal
P. Parente, Padre Pio A City On A Mountain, Ave Maria Institute,
Washington, New Jersey, USA, (prima edizione 1952), 1968, pag. 89). P.
Parente era professore di teologia ascetica e mistica all’Università
Cattolica D’America in Washington DC nel 1952) |
Sostituzione mistica |
Sostituzione mistica. Come si può spiegare che l'innocente Padre Pio soffrì tanto per gli altri? Nella teologia mistica si chiama sostituzione mistica. Uno che è senza colpa paga per le colpe dei colpevoli. "Nessuno ha amore più grande che quello di dare la propria vita per i suoi amici. " (Giovanni 15: 13) Padre Pio si offri molte volte in "sostituzione mistica" per prendere su di se le sofferenze degli altri. (Wonder Worker, 36) Egli scrisse... lettera a Padre Benedetto del 23 ottobre 1921 "ho lavorato e voglio continuare a lavorare.... per i miei fratelli in esilio." (Epist. I, 1243) |
Lettera a Padre Benedetto del 27 luglio 1918:
"... ebbi tempo di offrirmi tutto intiero al Signore per lo stesso fine
che aveva il Santo Padre nel raccomandare alla Chiesa intiera l'offerta
delle preghiere e sacrifizi. E Non appena ebbi finito di ciò fare mi
sentii piombare in questa sì dura prigione e sentii tutto il fragore
della porta di questa prigione che mi si rinchiudeva dietro." (Epist. I,
1053) |
Lettera a Padre Benedetto del 30 gennaio 1914: "Quanta pena mi dà la infermità del nostro carissimo Padre Ludovico... offro al Signore la mia povera e fiacca persona in luogo di quella del nostro buon padre... Da vari giorni in qua, oltre alle solite ed ordinarie molestie, alle quali vado soggetto con la mia salute, si è aggiunta di sentirmi tutto il corpo reumatizzato..." (Epist. I, 451) |
Lettera a Padre Benedetto del 26 marzo 1914: "Se so poi che una persona è afflitta, sia nell'anima che nel corpo, che non farei presso del Signore per vederla libera dai suoi mali? Volentieri mi addosserei, pur di vederla andar salva, tulle le sue afflizioni, cedendo in suo favore i frutti di tali sofferenze, se il Signore me lo permettesse." (Epist. I, 463) |
Lettera a Padre Agostino del 16 febbraio 1915:
"E' inutile che mi raccomandate di pregare per i bisogni della nostra
madre provincia, lo sa Iddio quante volte al giorno fo memoria di lei
dinanzi a lui. Ed in tutta segretezza tengo asottoporvi che mi sono
offerto quale vittima al buon Dio per i bisogni spirituali di questa
nostra carissima madre... Una buona parte delle pene che io soffro mi
sono state date appunto dal Signore per la di lei salute. Mi sono
indotto a rivelare questo, affinchè vi asteniate dl pregare il Signore
che alleggerisca la sua mano sopra di me. L'offerta è stata
fatta usque ad effusionem sanguinis." (Epist. I, 532) Lettera a Padre Benedetto dell'11 marzo 1915: "Gesù non ne ha permesso che io consacrassi alla mia diletta provincia tutta la mia persona. Mi sono offerto al Signore come vittima per i bisogni di lei... sono lieto di poter vedere in parte esaudita la mia offerta. Vogli il buon Gesù esaudirla anche pienamente." (Epist. I, 542) |
Don Attilio Negrisolo. Nella Quaresima del 1956 don
Attilio Negrisolo conosce a San Giovanni Rotondo un giovanotto
romagnolo, di Cattolica, visibilmente provato: ha un tumore alla tempia.
Il ragazzo riesce a parlare con Padre Pio e don Negrisolo, dopo,
incontrandolo, gli chiede: "Cosa ti ha detto Padre Pio?" Lui risponde:
"Mi ha detto soffriamo insieme." Arriva il Venerdì Santo e lo
stesso don Negrisolo incontra Padre Pio e gli da gli auguri anticipati
per Pasqua. Padre Pio: "Per me i giorni sono tutti uguali. Oggi poi
mi sembra di avere un trapano qui che mi penetra nella testa." Disse
questo indicando la tempia. Allora don Negrisolo osservò: "Per forza,
Padre, vi prendete il male di tutti." E lui - annota don Negrisolo -
girandosi verso la piazza donde si sentiva il vociare della gente:
"Magari fosse vero che potessi prendermi il male di tutti per vedere
tutti contenti!" Conclude don Negrisolo: "Seppi che in seguito il
giovane guarì." (Saverio Gaeta, Padre Pio sulla soglia del Paradiso,
San Paolo edizioni, 2002, p. 51)
Papa Pio XII. Nell'inverno 1953-4 il Papa Pio XII
si era ammalato gravemente. La sorella del Papa scrisse a Padre Pio
chiedendogli accoratamente preghiere. Padre Pio detto' in risposta
queste parole: "Di lei, che e' la sorella del Santo Padre, comprendiamo
lo strazio, ma lo strazio dei figli non si creda inferiore a quello
della sorella. Ho offerto al Signore tutto me, la mia offerta
continua. Preghiamo, immoliamoci e confidiamo!" Si legge nella
Positio: "Si sa che il papa guarì miracolosamente. Basta leggere nella
stampa del tempo la rivelazione fatta da padre Rotondi in merito alla
improvvisa guarigione. Pio XII, una volta guarito, venuto a conoscenza
della eroica offerta di Padre Pio, fece arrivare a Padre Pio, tramite il
prosegretario di Stato, Mons. Giambattista Montini, una lettera di
ringraziamento." (Andrea Tornielli, Pio XII, Mondadori 207, pp.
547-556) (Positio I, 1 p. 423)
Padre Eusebio. Padre Eusebio Notte racconta di
aver portato a Padre Pio una lettera in cui si chiedeva al Padre di
offrire le sue sofferenze per un sacerdote. Il padre come sempre disse
di si. L'indomani mattina si svegliò con un lancinante dolore al
fianco di cui non si capacitava. E fu lo stesso padre Eusebio a
ricordargli: "Padre, ha dimenticato che ieri ha promesso preghiere e
sacrifici per quel sacerdote?" Lui ascoltò e disse soltanto: "Già!"
Come fosse tutto ovvio (Saverio Gaeta, Padre Pio sulla soglia del
Paradiso, San Paolo edizioni, 2002, p. 51) (Socci, Il
Segreto, nota 185) Padre Agostino. Padre Agostino lamentava un
persistente dolore al ginocchio. Padre Pio cercò di confortarlo:
"Coraggio, vedrà che passerà." Padre Eusebio, che aveva assistito a
questa scena, si sentì poco dopo dire da Padre Agostino: “Ma lo sai che
il dolore è sparito?” Nel frattempo, Padre Eusebio o Padre Pio
cominciò a zoppicare dolorosamente, cosa che non faceva prima. Padre
Eusebio narra: “Mi sorse un dubbio: che il Padre non si fosse addossato
il male al ginocchio di p. Agostino. Quando più tardi lo feci notare a
P. Pio, egli, senza scomporsi mi disse: “Poveretto, mi faceva tanta
pena.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II
volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San
Giovanni Rotondo, 2010, pag. 84-5) (Saverio Gaeta, Padre
Pio sulla soglia del Paradiso, San Paolo edizioni, 2002, p. 51)
Padre Emanuele . Padre Emanuele Grassi da Riccia
aveva un dolore alla spalla che lo tormentava. Disse a Padre Pio: "E' da
tempo che me lo trascino dietro. Sono un po' preoccupato." Ma no. Ma
no, sta' tranquillo." Disse Padre Pio battendogli dolcemente più
volte la parte dolorante. Da allora il male non fece più la sua
ricomparsa. (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da
Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre
Pio,2006, parte seconda, pagina 315)
Mario Tentori.
Mario Tentori disse a Padre Pio: "Padre, preghi per il
mio stomaco. Ho un'ulcera gastroduodenale." Padre Pio: "Sì preghiamo,
preghiamo." Quasi un anno dopo: "Padre Il medico dice che devo operarmi
allo stomaco." Padre Pio: "Eh, questi medici voglio sempre tagliare.
Ci penso io." Padre Pio diede tre colpetti con la mano piagata sullo
stomaco e Mario si sentì migliorato. . (Iasenzaniro, Padre Pio
Testimonianze, seconda parte, 315-6) (P.
Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote
Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda,
pagina 315-6))
Renata di Parma. La signora Renata di Parma sin da
bambina aveva il timpano forato, e ne usciva pus, e sentiva un sibilo
che la faceva impazzire. I medici le consigliarono l'operazione ma lei
rifiutava perché' aveva paura del dolore. Padre Pio le disse: "La devi
fare l'operazione, la devi fare. Il dolore me lo prendo io."
Renata:" Non e' giusto che voi soffriate perme. Mettetemi la mano
sull'orecchio. E mettetela. Che vi costa?" Padre Pio le diede un piccolo
schiaffetto. La signora sentì un fortissimo dolore, emise un urlo, e
dovette scappare dalla chiesa. Intanto il sibilo e il dolore erano
spariti. Qualche giorno dopo il professore che la visitava disse: "Ma
dove sei stata? Sei stata a Cascia da Santa Rita?" "No, sono stata a San
Giovanni Rotondo da Padre Pio. il dottore: "Qui' non c'è più nessun
danno. La membrana timpanica e' perfettamente sana." (P. Marcellino
Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico,
Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pag.316-317) |
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