Capitolo 34: Doni speciali parte prima |
Familiarità con gli Angeli, diavoli, inferno, purgatorio, paradiso, levitazione, volo. |
Dono | Manifestato | Dettaglio | Documento |
Familiarità con gli angeli | Sin dall'infanzia | "Compagno della mia infanzia" | Diario P. Agostino |
Lotta con i diavoli | Sin dall'infanzia | "Quando mia mamma spegneva il lume" | Diario P. Agostino |
Visita inferno | Rivelata nel 1921 da Padre Benedetto | Note al Sant'Ufficio | Positio |
Visita Purgatorio | Rivelate dal prof. Gerardo De Caro 1943 | Testimonianza | Memorie 1943 |
Visita Paradiso | Rivelato 14 ottobre 1912 | Da Padre Pio stesso | (Epist. I, 308) |
Levitazione. | Rivelata 17 giugno 1921 all'Inquisitore | Contro la legge di gravità | (Rossi, Cast., 220) |
Spiccare il volo | Rivelata da Padre Pio 14 dicembre 1953 | per raggiungere persona lontana | Cronistoria |
diavoli |
Padre Pio assalito
fisicamente dai diavoli Il diavolo si "confessa" da Padre Pio Padre Pio e l'indemoniata |
Ma quanti sono i diavoli? |
“(I diavoli) sono tanti che se
potessero assumere il corpo piccolo quanto un granello di sabbia
oscurerebbero il sole”. (Padre Pio a
Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio
diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza,
quinta edizione, 2013, pag. 47)
Ancora P. Alessio: "Un giorno P. Pio era sulla veranda... poggiandosi sui braccioli della sedia di vimini e... mostrava terrore sul viso, con gli occhi quasi che gli uscivano dalle orbite. Grondava sudore come se fosse uscito da sotto la doccia. Andai in camera e presi dei fazzoletti per asciugarlo: ne usai una quindicina..... Più tardi gli domandai: "Padre che cosa avete visto prima, sulla veranda?". "Figlio mio, se tu avessi visto quello che ho visto io, saresti morto", mi rispose. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.206)
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Il diavolo si confessa da Padre Pio
Testimonianza di Padre Pio a Padre Tarcisio. Satana oltrepassò tutti i limiti della provocazione presentandosi a Padre Pio sotto la veste di un penitente. Questa la testimonianza diretta di Padre Pio a Padre Tarcisio da Cervinara: "Una mattina, mentre stavo confessando gli uomini, mi si presenta un signore, alto, snello, vestito con una certa raffinatezza e dai modi garbati, gentili. Comincia a confessare i suoi peccati che erano di ogni genere: contro Dio, contro il prossimo, contro la morale. Tutti aberranti! Mi colpì una cosa. Per tutte le accuse, dopo la mia riprensione, fatta adducendo come prova la Parola di Dio, il Magistero della Chiesa, la morale dei Santi, l'enigmatico penitente controbatteva le mie parole giustificando, con estrema abilità e ricercatissimo garbo, ogni genere di peccato svuotandolo di qualsiasi malizia e cercando allo stesso tempo di rendere normali, naturali, umanamente comprensibili tutti gli atti peccaminosi. E questo non solo per i peccati che erano raccapriccianti contro Dio, la Madonna, i Santi - che indicava con perifrasi irriverenti senza mai nominarli - ma anche per i peccati che erano moralmente tanto sporchi e rozzi da toccare il fondo della più stomachevole cloaca. Le risposte che dava di volta in volta alle mie argomentazioni con abile sottigliezza ed ovattata malizia mi impressionavano. Tra me e me mi domandai: chi è costui? Da che mondo viene? Chi sarà mai? E cercavo di fissarlo bene in volto per leggere qualcosa tra le piaghe del suo viso. Nello stesso tempo aguzzavo le orecchie ad ogni sua parola in modo che nessuna di esse mi sfuggisse per soppesarle in tutta la loro portata. Ad un certo momento per una luce interiore vivida e fulgida percepii chiaramente chi era colui che mi stava dinanzi. Con tono deciso ed imperioso gli dissi: "dì Viva Gesù, Viva Maria!" Appena pronunziati questi soavissimi e potentissimi nomi, Satana sparì all'istante in un guizzo di fuoco lasciando dietro di se un insopportabile irrespirabile fetore". (Padre Tarcisio da Cervinara, Il diavolo nella vita di Padre Pio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 1993 seconda edizione, p. 47-8)
Padre Tarcisio Zullo da Cervinara (tutto a sinistra nella foto)
Testimonianza di don Pierino Galeone Don Pierino: "Una mattina Padre Pio cominciò a confessare gli uomini in sacrestia. Io stavo nell'angolo, recitando il breviario. A un tratto entrò in sacrestia un uomo robusto sulle quarantina. Aveva i capelli brizzolati, gli occhi neri, piccoli e intelligenti, la giacca scura, i pantaloni rigati. Avanzò a passo cadenzato, fissandomi per qualche attimo con disprezzo. Quell'uomo, senza attendere il turno, passò davanti a tutti, spalancò le tendine, e rimase in piedi davanti a Padre Pio. Dopo poco vidi quell'uomo sprofondare giù e scomparire. Guardando quindi il Padre lo vidi chiaramente sotto le sembianze di Gesù. " Un anno dopo Padre Pio raccontò a Don Pierino: "Ricordo di aver letto che un povero sacerdote era in sacrestia a confessare la gente. A un tratto vi entrò un uomo sulla quarantina, occhi neri, capelli brizzolati, giacca scura, pantaloni rigati, e passando davanti a tutti, si presentò davanti al confessore, rimanendo in piedi. Il sacerdote lo invitò a mettersi in ginocchio, ma quello rispose "Non posso!" Credendo che fosse ammalato, gli chiesi subito i peccati che aveva fatto. L'uomo disse tanti peccati da sembrare come se tutti i peccati di questo mondo li avesse commessi lui. Il sacredote, dopo aver dato gli opportuni consigli, invitò ancora una volta quello strano penitente a piegare almeno il capo, perché stava per impartirgli l'assoluzione. Quegli rispose ancora: "Non posso". A questo punto - raccontava Padre Pio - il sacerdote disse: "Amico mio, al mattino quando ti infili i pantaloni, la testa te la pieghi un pò, sì o no?" L'uomo guardò con sdegno il sacerdote e rispose: "Io sono Lucifero, nel mio regno non esiste piegatura." Don Pierino a Padre Pio: "Padre, quel sacerdote eravate proprio voi. Il fatto vi capitò l'anno scorso, giù in sacrestia, e io ero presente." Padre Pio: "Si è vero, mi è capitato anche a me." (Galeone, 70-2) Don Pierino Galeone con Padre Pio |
Testimonianze di Padre Alberto Padre Alberto: "Io e gli altri miei compagni di seminario, siamo stai testimoni di quanto accadeva nella cameretta #5, allorchè Padre Pio, notte tempo, veniva attaccato spietatamente dagli spiriti maligni, che gli apparivano visibilmente, sotto tetre figure, e lo bastonavano a sangue. Spesso noi fratini venivamo svegliati di soprassalto da rumori di catene, stridori di ferraglie, gridi e gemiti provenienti dalla sua cella, poco distante dalle due piccole camerate. Uno di noi disse a Padre Pio: "Padre, io non ho paura del demonio; lo mandi da me e lo metterò subito in fuga." Padre Pio: "Tu non sai ciò che dici. Se tu vedessi il demonio, moriresti di spavento." (D'Apolito, Padre, 69-70)
Esorcismo a un'ossessa nel 1922 Padre Alberto: "Da chierichetto, nel maggio 1922, assistetti a un esorcismo. Dopo la funzione serale tornammo in sacrestia dove trovammo una donna ossessa, che alla vista di Padre Pio cominciò a urlare e bestemmiare. Padre Pio cominciò gli esorcismi tra urla, bestemmie, e parolacce dell'indemoniata. Questa, tutto a un tratto, emise un fortissimo grido e da una forza invisibile fu sollevata in aria all'altezza di un metro. Ci fu un fuggi fuggi di spavento. Padre Pio senza turbarsi continuo' gli esorcismi, come se fosse una lotta spietata col demonio, che, infine, sconfitto lasciò libera la donna." (D'Apolito, Padre, 71) |
Padre Pio chiamava i diavoli in
vari nomi, e li vedeva in varie forme.
(Venafro, Sant’ Elia)
Vari nomi A Lucifero, Padre Pio lo chiamava
Barbablù, Belzebù e gli altri diavoli li chiamava
cosacci, impuri apostati, brutti ceffi. E Dio permetteva i suoi
frequenti assalti in modo tale che il santo avesse l’occasione di
soffrire per la conversione dei peccatori. Il demonio si presentava
sotto svariate forme. Una volta si presentò in forma di crocifisso;
altre volte con l’aspetto del padre spirituale o del padre provinciale.
Addirittura gli apparve sotto figura del suo angelo custode, di san
Francesco o della Vergine Maria. A volte era una solo, altre erano in
molti. Lui li riconosceva, chiedendo loro di ripetere con lui: “Viva
Gesù!” Ma loro non volevano ripeterlo. Quasi sempre, dopo le apparizioni
diaboliche, gli apparivano Gesù, Maria o il suo angelo custode”.
(Positio I,1, p. 659) (Pena,12) Venafro Dal Diario di Padre Agostino a
Venafro: «le estasi erano sempre precedute o seguite dalle apparizioni
diaboliche. Da principio [satana] gli apparí sotto la forma di un gatto
nero e brutto. La seconda volta sotto forma di giovanette ignude che
lascivamente ballavano. La terza volta, senza apparirgli, lo sputavano
in faccia. La quarta volta, anche senza apparirgli, lo straziavano con
rumori assordanti. La quinta volta gli apparí in forma di carnefice che
lo flagellò. La sesta volta in forma di Crocifisso. La settima volta
sotto forma di un giovine, amico dei frati, che poco prima era stato a
visitarlo. L’ottava volta sotto la forma del padre spirituale [padre
Agostino]. La nona volta sotto la figura del Padre provinciale. La
decima volta sotto la forma di Pio X. Altre volte sotto forma del suo
Angelo Custode, di San Francesco, di Maria SS... Finalmente nelle sue
vere fattezze, orribili, con un esercito di spiriti infernali». Ed
ancora: «Le apparizioni diaboliche Egli le riconobbe sempre tali con la
sola domanda: “Dì Viva Gesù!” Dopo averle riconosciute, le superava
sempre col divino aiuto, anzi quasi ordinariamente seguiva un’immediata
apparizione di Gesù, di Maria, dell’Angelo Custode». (Padre Agostino
da San Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni
Rotondo,IV edizione, 2012, pagg. 50-1) Il grosso cane a Sant’Elia "Nell'estate del 1905, Padre Pio
racconta, mi trovavo a Sant'Elia a Pianisi nel periodo di studio della
filosofia. Avevo la finestra e l'uscio aperto per il gran caldo. Si
sentiva un forte odore di zolfo. Con terrore dalla porta vidi entrare un
grosso cane, dalla cui bocca usciva tanto fumo. Caddi riverso sul
letto e udii che diceva: è isso, è isso (è lui, è lui). Mentre ero in
quella positura, vidi l'animalaccio spiccare un salto sul davanzale
della finestra, da qui lanciarsi sul tetto di fronte, per poi sparire."
(Alessandro da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina Cireneo di tutti,
Edizioni Padre Pio, 2011, pag. 65-6)
I diavoli lo picchiano a sangue e mettono tutto a soqquadro
“Quegli impuri apostati, era già
notte avanzata, mi si avventarono addosso, mi gittarono a terra, e mi
bussarono forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie,
emettendo in pari tempo gridi disperati e pronunziando parole
estremamente sporche. Fortuna che le stanze vicine ed anche sotto la
stanza dove io mi trovo sono disabitate.” (Epistolario volume 1, pag.
330, Lettera a padre Agostino 18 gennaio 1913)
I diavoli lo picchiavano a
sangue con bastoni e ordigni di ferro.
(Torretta, Foggia, Mons. D’Agostino, Collegio, 1964) In una lettera da Foggia a Padre
Agostino il 18 gennaio 1912: "Barbablu' non si vuole dare per vinto. Ha
preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua' mi viene a visitare
assieme con altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro
e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha
gittato dal letto trascinandomi per la stanza." (Epistolario I, 252) Braccio paralizzato Da Pietrelcina a Padre Agostino il
9 agosto 1912: "Barbablu' mi ha impedito di scrivervi. Ogni volta
che mi determinavo a scrivervi ecco che un fortissimo dolore di testa
mia assaliva, accompagnato da un acuto dolore al braccio destro,
impossibilitandomi a tenere la penna in mano." (Epistolario I, 297) Tutto per aria Da una lettera da Pietrelcina a
Padre Agostino il 18 gennaio 1913: "Era gia' notte avanzata, e
quegli impuri apostati incominciarono il loro assalto con un
rumore indiavolato... Ed allorchè videro andare in fumo i loro sforzi,
mi si avventarono addosso, mi gittarono a terra, e mi bussarono forte
forte, buttando per aria guanciali, libri, sedie, emettendo in pari
tempo gridi disperati e pronunziando parole estremamente sporche."
(Epistolario I, 330) Tutto ammaccato per le percosse Lettera da Pietrelcina per Padre
Agostino il 13 febbraio 1913: "Gesù non cessa di farmi affliggere da
quei brutti ceffoni. Oramai sono sonati ventidue giorni continui
che Gesù permette a costoro di sfogare la loro ira su di me. Il mio
corpo, padre mio, è tutto ammaccato per le tante percosse che ha contato
fino al presente per mano dei nostri nemici." (Epistolario, I, 338) Gli tolgono la camicia e lo
percuotono A Padre Benedetto l'8 aprile 1913
da Pietrelcina: "Quei cosacci non cessano di percuotermi e di
sbalzarmi alle volte anche dal letto, giungendo fino a togliermi la
camicia e percuotendomi in tale stato." (Epistolario, I, 353) A Foggia violenta detonazione Nel 1916 Padre Pio si trovava nel
convento di Foggia. Una sera, chiese se poteva ritirarsi nella sua
cella. Venne accontentato. Gli altri confratelli rimasero a mangiare nel
refettorio. La cella di Padre Pio era situata al primo piano, proprio
sopra il refettorio. I religiosi, mentre cenavano, vennero sorpresi e
terrorizzati da una violenta detonazione. Scrisse padre Nazareno
nei suoi Appunti: «...mandai Padre Francesco da Torremaggiore alla
stanza di Padre Pio, immaginando che Piuccio, avendo bisogno di qualche
cosa ed avendo chiamato invano, avesse lanciato una sedia in mezzo alla
stanza per essere inteso. Il fratello andò su e domandò di che cosa
avesse bisogno, ma Padre Pio rispose: “Non ho chiamato né ho bisogno di
niente”...». Lo stesso avvenne anche le sere successive. «...Bisogna
premettere che, dopo la detonazione..., si trovava Padre Pio in un bagno
di sudore e dovevamo cambiarlo da capo a piedi... Dinanzi a queste
detonazioni - racconta padre Nazareno - i frati si erano talmente
impauriti che non volevano restare mai soli ed appena dopo la
ricreazione ognuno si ritirava nella stanza e si chiudeva
ermeticamente». (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il
travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni,
Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag. 97) Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 15 giugno 1921 alle ore 17: "Che cosa egli dica di circostanze apparentementeordinarie occorse intorno e a riguardo della sua persona, per esempio a Foggia." Padre Pio risponde sotto giuramento: "fino circa dal 1912 sentivo rumori che a <Foggia cominciarono a essere avvertiti anche da altri che venivano da me, ammalato, a sentire di che si trattasse: e mi si presentavano suggestioni cattive in figura esterna , ora figure umane, ora di bestie, ecc. Da anni nè rumori, nè suggestioni si ripetono." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, l'"Autobiografia" segreta, Edizioni Ares, Milano, 2008, pag. 219)
Mons. D’Agostino scappa via Fra i testimoni di tali fenomeni vi
fu mons. Andrea D’Agostino, vescovo di Ariano Irpino. Al riguardo,
sempre negli Appunti di Padre Nazareno, si legge: «Si trovò di passaggio
una sera Monsignore D’Agostino, vescovo di Ariano Irpino, al quale
credetti bene di raccontare quanto avveniva in convento, e lui: “Padre
guardiano, il Medio Evo è finito e voi credete ancora a queste
panzane?». Quando però nel refettorio si sentì, dopo un calpestio, la
solita detonazione, «il domestico del Vescovo, che mangiava in
foresteria, scappò al refettorio con i capelli ritti e pieno di paura.
Il Vescovo rimase così impaurito che quella sera non volle dormire solo
ed il giorno seguente lasciò il convento e più non ritornò» (Emanuele
Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua
vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012,
pag.99) La tenda del letto nel Collegetto
serafico Padre Aurelio di Jorio da Sant'Elia
a Pianisi fu studente nel Collegetto Serafico del convento di San
Giovanni Rotondo negli anni 1916-8, quando era diretto da Padre Pio.
Dopo la morte di Padre Pio Padre Aurelio ebbe una conversazione con
Padre John Schug, un frate cappuccino americano Tra tanti dettagli,
padre Aurelio riportò: "Il dormitorio che era usato da otto di noi
studenti adesso è adibito ad archivio. Padre Pio dormiva con noi in
questo dormitorio. Il suo letto era vicino alla finestra. Intorno al suo
letto c'era una tenda sostenuta da una pesante sbarra di ferro. Se
tu avessi potuto vedere cio' che successe una notte! Noi ragazzi stavamo
sempre a chiacchierare nel dormitorio. Una notte ci disse: "Non mi fate
sfigurare con padre superiore che mi deve dire di nuovo di farvi star
zizzi. Non fatemi dare una brutta figura. Non dite una sola parola.
Buona notte!" Al mattino quando ci alzammo vedemmo che il letto di
Padre Pio era stato completamente messo sotto sopra, e la sbarra di
ferro della tenda era tutta contorta come se fosse una ciocca di
capelli ricci. La sbarra era spessa come un dito, ma per tutta la sua
lunghezza era tutta contorta. Noi avemmo veramente paura. Padre Pio
venne, e noi chi domandammo che era successo. Egli disse: "è
incredibile. Quando io finalmente ottenni da voi la promessa di stare
zitti, viene barbablù (così Padre Pio chiamava il diavolo) e mette
tutto a soqquadro." Egli aggiunse: "Credetemi, questo è niente. Non ne
facciamo un caso." Egli disse che uno dei lavoratori aveva contorto la
sbarra di ferro. più tardi la sbarra fu raddrizzata e rimessa al suo
posto." (John Schug, A Padre
Pio profile, St. Bede Publications, Petersham Massachusetts, 1987, pagg.
115-17) Un altro studente, Padre Emilio da
Matrice ricorda: “Siamo rimasti tutti attanagliati dalla paura fino al
mattino.... Il viso di Padre Pio era sfigurato, con un occhio pesto e
delle escoriazioni che si notavano sui polsi delle mani. Padre Pio ci
diede questa spiegazione: “Quanto mi è costata la vittoria di un’anima
vostra di uno di voi. Uno di voi stava per cadere in un peccato mortale,
in un peccato contro la castità. Il peccato non l’ha commesso, ma quanto
mi è costato!” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 155-7) Mastro Vincenzo aggiusta le ossa di
Padre Pio Fu chiamato il factotum del
convento, mastro Vincenzo. "Mastro Vincenzo Fini, calzolaio e fabbro,
uomo di fiducia del convento, ormai assuefatto a questo tipo di
riparazione, cerca di rimettere al meglio il letto sulle quattro zampe.
(Peroni, 205). Risulta che mastro Vincenzo , oltre che calzolaio
e fabbro, faceva un po' di tutti i mestieri. Per Padre Pio faceva anche
"l'aggiustatore di ossa" . Ogni volta che Padre Pio usciva dalla lotta
con il demonio con le ossa slogate o fratturate voleva essere
"aggiustato" da mastro Vincenzo. Pietro Cugino, detto Pietruccio il
cieco, ricorda che Vincenzo, prima di andarsene, dopo aver baciato la
mano del padre, gli sussurrava: "Eh! Te l'ha fatta stanotte, te l'ha
fatta!" (Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma
2002, pagg. 212-13, nota 7) Padre Pio bastonato a sangue da
Lucifero e altri diavoli (Padre Joseph, Padre Alberto, Cleonice Morcaldi, Fratini del collegetto: catene,
ferraglie gridi e gemiti. Padre Alberto: "Io e gli altri miei
compagni di seminario, siamo stati testimoni di quanto accadeva nella
cameretta #5, allorchè Padre Pio, notte tempo, veniva attaccato
spietatamente dagli spiriti maligni, che gli apparivano visibilmente,
sotto tetre figure, e lo bastonavano a sangue. Spesso noi fratini
venivamo svegliati di soprassalto da rumori di catene, stridori di
ferraglie, gridi e gemiti provenienti dalla sua cella, poco distante
dalle due piccole camerate. Uno di noi disse a Padre Pio: "Padre, io non
ho paura del demonio; lo mandi da me e lo metterò subito in fuga." Padre
Pio: "Tu non sai ciò che dici. Se tu vedessi il demonio, moriresti di
spavento." (D'Apolito, Padre, 69-70) (Padre Alberto D'Apolito,
Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag.
69-70) |
Domenica 5 luglio 1964: Vedi anno 1964 |
Padre Pio visitò l'inferno Padre Benedetto
padre spirituale di Padre Pio mandò nel 1921 al Santo Ufficio le sue
note su Padre Pio in cui tra l'altro si diceva: "Ha sperimentato i
tormenti dell'inferno nel veder soffrire i dannati. Circa due anni
addietro (nel 1919) ogni periodo di 10 o 15 giorni si è dato tale
tormento. Sperimentate le pene del senso e del danno. Trovarsi con
anima e corpo con i dannati e i demoni. Per salvare altri e se
stessi da quel luogo ove era destinato se la grazia non lo avesse
aiutato. " (Positio I, 2, pag. 735)
Quanta gente va all’inferno. Padre Pio a John McCaffery: "Io
non credo che un gran numero di persone va all'inferno. Dio ci ama
così tanto! Egli ci ha creato a sua immagine. Dio il Figlio si è
incarnato per redimerci. Egli ci ama al di là dell'immaginabile. Io
credo che anche quando siamo passati dalla coscienza di questo mondo,
quando noi sembriamo morti, Dio, prima di giudicarci, ci darà
un'opportunità di vedere e capire che cosa è realmente il peccato. E
se noi lo capiamo propriamente, come possiamo esimerci dal pentirci?"
(Padre Pio al prof. John McCaffery di Donegal, Irlanda, durante una
delle sue numerose visite a San Giovanni Rotondo negli anni 50 e 60.
John McCaffery, Tales of Padre Pio The Friar of San Giovanni,
Andrews and McMeel, Kansas City, 1978, pag.67)
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Padre Pio visitò il Purgatorio. |
Il Dr. Gerardo De Caro, figlio spirituale sin dalla gioventù, aveva lunghe conversazioni con Padre Pio. Dopo una di queste, egli scrisse nelle sue memorie nel 1943: "Padre Pio aveva una conoscenza esatta delle anime nello stato di purgazione dopo la morte ed anche della durata delle pene che la divina bontà assegna e stabilisce, fino allo stato di purificazione totale." Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 107-9) Cleonice Morcaldi scrisse: "Padre
Pio diceva spesso: "Vuotiamo il Purgatorio." (Cleonice
Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo
spirituale, Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione,
2013, pagg. 284-5) |
Padre Pio aveva familiarità quotidiana con le anime del purgatorio |
“Ne ho viste tante!”
Padre Alberto D'Apolito riporta che Mons. Alberto Costa, Vescovo di
Melfi, nel 1922 mentre era in conversazione con Padre Pio gli chiese se
avesse mai visto un'anima del Purgatorio. Padre Pio rispose: "Ne ho
viste tante che non mi spaventano più." (Padre Alessio Parente,
Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina,
San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 129) |
Le Messe
Padre Pio: "Su questa montagna salgono più anime
purganti che uomini viventi ad assistere alle mie Messe e a cercare le
mie preghiere."
(Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del
purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo,
2011, pag. 209)
La montagna Padre Pio: “La montagna di San
Giovanni Rotondo è piena di anime del Purgatorio che aspettano la
celebrazione della santa messa. Ve ne sono più di quante persone son
venute e vengono qui. Aspettano il suffragio della messa e delle nostre
preghiere.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo
II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio,
San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 41) Il fuoco del Purgatorio Chiarina Cerullo chiese a Padre Pio
di darle un’idea sul fuoco del Purgatorio. Padre Pio: “E’ fuoco
misterioso, ma c’è. Le anime del purgatorio si getterebbero in un pozzo
del nostro fuoco come fosse un pozzo d’acqua fresca.”
(P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove,
sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag. 42) |
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Pietro Di Mauro chiede una Messa a Padre Pio per essere liberato dal Purgatorio. Padre Pio raccontò a Padre Paolino, superiore del convento: "Stavo pregando con gli occhi socchiusi quando vidi aprirsi la porta ed entrare un vecchio ravvolto in un mantello, e venire a sedersi vicino a me. Mi disse: "Io sono Pietro Di Mauro soprannominato Precoco. Io sono morto in questo convento il 18 settembre 1908, nella cella numero quattro, quando vi era ancora l'asilo di mendicità. Una sera, stando a letto, mi addormentai col sigaro acceso, che diede fuoco al pagliericcio e morii soffocato e bruciato. Sono ancora nel Purgatorio. Ho bisogno di una santa Messa per essere liberato. Il Signore ha permesso di venire a chiedere a voi aiuto." Padre Pio: "Stai tranquillo, domani celebrerò la Santa Messa Per la tua liberazione."
Dopo qualche giorno, Padre Paolino da Casacalenda, il superiore del
convento, scese in paese, fece una ricerca all'anagrafe e scoprì che
effettivamente un tale Pietro Di Mauro era veramente morto il 18
settembre 1908, nelle fiamme del suo letto andato a fuoco, mentre
dormiva.
(Padre Alessio Parente, Padre Pio e
le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni
Rotondo, 2011, pag.132-5)
(Padre Alberto D'Apolito,
Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pagg.
77-81. Padre Alberto D'Apolito dà la sua versione da
testimone del fatto) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 43-5) |
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Anime alla porta del convento, sulla strada verso il Paradiso per ringraziare. Un giorno Padre Pio si alzò bruscamente dalla tavola e
si diresse verso la porta del convento. Alcuni frati gli andarono
appresso. Padre Pio aprì la porta e cominciò a parlare. I frati non
vedevano nessuno oltre a Padre Pio. Uno di loro pensò persino che fosse
"impazzito". Finita la conversazione Padre Pio chiuse il portone
e, avviandosi indietro, vive il volto perplesso dei frati e disse loro:
"Non preoccupatevi. Ho parlato con alcune anime che sulla strada che
dal purgatorio mena al paradiso sono venute quì per ringraziarmi di
averle ricordate questa mattina durante la Messa."
(Padre Alessio
Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 137-9)
Musica degli Angeli Un giorno i frati sentirono una
musica meravigliosa che proveniva dalla cella di Padre Pio. Padre
Agostino entrò e chiese: “Piuccio, che è questa musica?” Padre Pio:
“Sono le anime del purgatorio che ho mandato in cielo, le quali per
riconoscenza mi hanno fatto sentire un saggio della musica del
Paradiso.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo
II volume Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio,
San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 46)
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Padre Pio sapeva se una persona era salva in Purgatorio
I genitori di Padre Paolo sono salvi.
Padre Paolo Covino: "Il 18 settembre 1968 dissi a Padre Pio:
"Padre, sono Padre Paolo, il figlio di Assunta. Sono salvi i miei
genitori?" Padre Pio: "Sì, sono salvi." ( Padre Paolo Covino,
ofm. Cap., Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre
Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pag.193-4)
Il padre di Padre Alberto è salvo.
Nel 1939 il padre di Padre Alberto d'Apolito si ammalò
gravemente è morì subitaneamente dopo aver ricevuto il santo viatico e
l'estrema unzione da Don Giuseppe Prencipe, parroco a San Giovanni
Rotondo. Padre Alberto si trovava a Montefusco. Quando ritornò a San
Giovanni Rotondo, Padre Pio abbracciandolo gli disse: "Su coraggio;
stai tranquillo: tuo padre è salvo. Preghiamo per lui." (Padre
Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze -
Testimonianze, pag. 95-6) Pasqualino Campanile è lassù.
Pasqualino Campanile morì in guerra il 26 settembre 1916. Sua
madre mandò un giorno la figlia Nina Campanile insieme con la sua
maestra Vittorina Ventrella da Padre Pio, il 5 ottobre di quell’anno,
per chiedergli se Pasqualino era salvo. Padre Pio: "Sì, è salvo ed ha
bisogno di preghiere." La notte di Natale 1918 Nina chiese di nuovo
a Padre Pio dov'era suo fratello. Padre Pio rispose: "E' lassù."
Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni
Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 151-6) Italo Gagliardi è morto e non soffre più.
Giuseppina, la madre di Italo Gagliardi, soldato
disperso in guerra, fece chiedere a Padre Pio della sorte di suo figlio.
Padre Pio: "Povero figlio. Quanto ha sofferto! Ora non soffre più.
Bisogna rassegnarsi alla volontà di Dio!" Più tardi si seppe che era
stato ucciso dai partigiani mentre tentata di raggiungere il meridione
con altri soldati fuggiaschi. (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da
Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pag.106-7) Il fratello dell’amica di Maria Winowska si è salvato. Maria Winowska riportò
che una signora aveva un fratello che si era suicidato per un dissesto
finanziario. La signora andò da Padre Pio nella speranza di sapere se si
era salvato. Si recò alla Messa, ma non riuscì a parlare con lui. Si
sedette sfiduciata in un banco mentre Padre Pio confessava le donne. La
signora riportò: "D'un tratto mi sentii toccare con un gomito: "Padre
Pio vi chiama!" Infatti girai la testa e vidi che Padre Pio mi guardava
e mi fece cenno con un dito. Balzai su e mi inginocchiai davanti al
confessionale. Lui mi disse: "Stia tranquilla, si è salvato." Poi si
voltò verso una penitente. Io ero pazza di gioia." (Maria Winowska,
Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino, trentatreesima
edizione 2003, pagg. 198-9. La prima edizione originale era in francese
e fu stampata a Parigi nel 1955) Il padre di Padre Atanasio Padre Atanasio Lonardo scrive che
una mattina stava accompagnando Padre Pio all’altare per celebrare la
Messa. Siccome era l’anniversario della morte di suo Padre pensava cuor
suo di chiedere a Padre Pio una preghiera per suo
padre. Non riuscì ad aprire la bocca che Padre Pio gli disse: “Non un
ricordo, ma la mia Messa è tutta per il tuo papà”. Più tardi nella
mattinata Padre Pio entrò nella cella di Padre Lonardo e gli disse: “Tuo
padre durante la Messa è volato in Paradiso.” (Positio II, 368) (P.
Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e
Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni
Rotondo, 2010, pag. 117) Il padre di Padre Gabriele Padre Gabriele Bove narra che
ricorrendo il 18 febbraio 1956 l’anniversario della morte di suo padre,
chiese a Padre Pio un ricordo di lui nella santa Messa. Padre Pio: “Non
domani, che è Domenica, ma lunedì dirò la messa per il tuo papà.” Il
lunedì, Padre Gabriele servì la messa di Padre Pio, e quando al termine,
ritornando in convento, si trovarono soli ai piedi della scala, Padre
Pio disse: “Stai pur contento, figlio mio, perchè abbiamo un altro amico
in Paradiso. Il tuo papà è salvo.” Padre Gabriele osservò con un fil di
voce: “Padre, come mai solo dopo tanti anni in Paradiso?” Padre Pio: “Eh
... figlio mio, tutto si paga, e a caro prezzo.” (Positio II, 326)
(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume
Carità e Prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San
Giovanni Rotondo, 2010, pag. 118) |
Padre Pio sapeva dove si trovavano le anime nell'aldilà |
Julius Fine. Sorella del pretore. Quattro nonni di don Pierino. Genoveffa De Troia. Vittore Marocchino. Anna Tremigliozzi. Carmela Fiorentino. Elena Bandini. Raffaelina Cerase. |
Paradiso |
Padre Pio aveva una visione diretta e una
conoscenza diretta del Paradiso. Padre Pio aveva potere d'intercessione su chi va in Paradiso. |
Padre Pio aveva una visione diretta e conoscenza di prima mano del Paradiso. Egli vedeva nell'aldilà, e poteva intercedere per farentrare una persona in Paradiso. |
Visione diretta del Paradiso |
Lettera a Padre Agostino del 14
ottobre 1912: "La notte al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il
velo ed aprirmi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione
dormo in un sorriso di dolce beatitudine sulle labbra e con una perfetta
calma sulla fronte, aspettando che il mio piccolo compagno della mia
infanzia venga a svegliarmi." (Epistolario I, 308)
In Paradiso troverai chi non ti
aspetti. A Padre Alessio:
"Tu ti meraviglieresti nel trovare in Paradiso anime che non ti saresti
mai atteso di vedere lì." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le
anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni
Rotondo, 2011, pag. 110-11) Carmela Fiorentino se n’è volata
in Paradiso. Volata in Paradiso durante la
Messa. Carmela Fiorentino, la madre di Cleonice Morcaldi, morì il 2
aprile 1937. Il 4 maggio, Padre Pio disse a Cleonice dopo la
confessione: "Stamani, durante la Messa, mamma tua se n'è volata in
Paradiso." (Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a
Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della
sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 126)
Padre Pio si trovava nel convento
cappuccino di Foggia. Egli visitava ogni giorno una sua figlia
spirituale, la nobildonna Raffaelina Cerase, celebrando la messa a casa
sua. Nel marzo 1916 la paziente si aggravò. La sera del 14 Padre Pio
andò a visitare l’ammalata con il superiore del convento Padre Nazareno
da Arpaise. Nel congedarsi da lei, Padre Nazareno le diede l’assoluzione
in articulo mortis, poi entrambi tornarono al convento. Padre Nazareno
fu svegliato alle 4 di mattina da un uomo che gli annunciò la morte di
Raffaelina. Padre Nazareno andò allora a svegliare Padre Pio per dargli
la notizia. Padre Pio, senza agitarsi gli rispose: “L’ho assistita io.
E’ andata direttamente in Paradiso.” (Yves Chiron,
Padre Pio Una strada di misericordia, Paoline Editoriale Libri, Torino,
seconda edizione 1999, pagg. 88-9. L’opera originale in francese fu
pubblicata nel 1994)
|
Conoscenza diretta del Paradiso |
I nonni di don Pierino Galeone
stanno in Paradiso. Stanno in Paradiso pure loro. Don Pierino: "Mia
madre vuol sapere da voi dove si trovano i suoi genitori." Padre Pio:
"Figlio mio, di' alla mamma che stanno in Paradiso." Dopo
alcuni mesi: "Mio Padre è arrabbiato e vuol sapere pure lui dove stanno
i suoi genitori." Padre Pio: "Stanno in Paradiso pure loro."
(Pierino Galeone, Padre Pio mio padre, Edizioni San
Paolo, seconda edizione 2009, pagg. 77-8) Vittore Marocchino è' in
Paradiso. Carmela Marocchino, ospite di Mary
Pyle, era sorella di un frate cappuccino, Padre Vittore da Canosa, morto
all'improvviso, il 29 gennaio 1958, senza ricevere i sacramenti. Carmela
chiese a Padre Pio perché Dio l'aveva portato via. Padre Pio: "sai cosa
Gesù ha fatto di tuo fratello? Gesù è andato nel giardino. Li c'erano
molti fiori, ma uno era più bello degli altri. Si è piegato sul
più bello e lo ha colto. E' proprio questo quello che ha fatto Gesù con
tuo fratello. E' salvo, ma dobbiamo pregare." Il 29 luglio 1958 Carmela
chiese di nuovo. Padre Pio: "Figlia mia, noi sacerdoti siamo
maggiormente responsabili dinanzi a Dio e quando ci troviamo dinanzi a
lui, dobbiamo presentarci con timore e trepidazione. Pertanto
continuiamo a pregare." Il 28 dicembre 1958 Carmela chiese di
nuovo, e Padre Pio disse: "E' in paradiso." (Padre Alessio
Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 156-8)
Padre Pio vedeva nell’aldilà Cleonice Morcaldi scrisse: “Il 4
maggio (1937), vigilia di san Pio, il Padre tutto allegro mi disse, dopo
la confessione: “Eh! Ascolta, stamani, durante la Messa, mamma tua se
n’è volata in Paradiso”. (Padre Pio a Cleonice
Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio diario intimo spirituale,
Edizioni casa sollievo della sofferenza, quinta edizione, 2013, pag.
126. La mamma di Cleonice, Carmela Fiorentino, era
morta il 12 aprile 1937.)
Potere di intercessione su chi va in Paradiso Anna Tremigliozzi “l’abbiamo
mandata in Paradiso”. Mandata in Paradiso. Anna Tremigliozzi
completò il corso di infermiera a Napoli e rimase lì a svolgere la sua
professione per due anni. Padre Pio la chiamò a San Giovanni Rotondo per
lavorare nel nuovo ospedale Casa Sollievo. Aveva 22 anni. Dopo un paio
d'anni contrasse l'epidemia "asiatica" e morì. Tutti in famiglia erano
angosciati e pensavano che magari sarebbe ancora viva se non avesse
lasciato Napoli. Padre Pio disse a suor Vincenza, sorella di Anna:
"Dove credi che è la sorella tua? L'abbiamo mandata in Paradiso!"
Suor Vincenza prese a ripetere spesso a se stessa: "Chissà che fine
avrebbe fatto la mia povera sorella se fosse rimasta a Napoli." (P.
Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote
Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda,
pag.341-2)
|
Sente la musica del Paradiso
Un giorno i frati sentirono una musica meravigliosa che
proveniva dalla cella di Padre Pio. Padre Agostino entrò e chiese: “Piuccio,
che è questa musica?” Padre Pio: “Sono le anime del purgatorio che ho
mandato in cielo, le quali per riconoscenza mi hanno fatto sentire un
saggio della musica del Paradiso.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre
Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove, sostenute nella
speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 46) |
1945: Ettoruccio Masone fermato
in coma alle porte del Paradiso Ettore Masone, detto Ettoruccio,
l'unico nipote maschio di Padre Pio, figlio di Felicita (che era morta
giovane il 25 settembre 1918 di febbre spagnola), visse a San Giovanni
Rotondo dopo la morte del padre Vincenzo nel 1941. Tuttavia al termine
della guerra nel 1945 Ettoruccio ritornò a Pietrelcina per aprire un
cinema. Subito dopo l'apertura ebbe un severo attacco
epilettico, seguito da polmonite e pleurisi. Mary Pyle tornò a
Pietrelcina per prendersi cura di lui. Fu operato ma non migliorò e fu
mandato a casa in condizioni disperate. Egli non aveva ancora trent'anni
e si era rassegnato a morire. Alla gente diceva di pregare non per la
sua guarigione ma per la sua anima. Presto cadde in un coma profondo.
Certi della morte imminente i familiari contattarono per telefono la
chiesa per organizzare il funerale per il giorno dopo. Non appena
abbassata la cornetta del telefono Ettoruccio Masone ritorno' in se e si
mise a gridare: "Non sto morendo più." La sua guarigione fu
completa e istantanea. Anni dopo egli stesso raccontò: "Mi trovai alle
porte del Paradiso, dove la mia sorella Giuseppina, che era morta tanti
anni prima, stava in piedi. Poi vidi anche Padre Pio. Tutti e due mi
impedirono di entrare in Cielo." (“La Casa
Sollievo della Sofferenza”, dicembre 1973, pp.20-1) (C. Bernard, Ruffin,
Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division,
Huntington Indiana, 1991, pagg. 270-1)) |
Sapeva se una sta in Paradiso |
Padre Agostino a Padre Pio il giorno 2 novembre
1914: "In un'altra mia lettera raccomandavo alle vostre preghiere
l'anima del mio povero babbo c'io quasi non conobbi quaggiù, perché morì
quand'io avevo due anni, e vi pregavo pure di farmi sapere da parte di
Dio, se era possibile, se egli è salvo; ora vi riprego di questa
carità." (Epist. I, 500) Padre Pio a Padre Agostino l'11 novembre 1914: "State tranquillo, vostro padre vi aspetta lassù: egli perora presso l'altissimo la causa del figlio suo." (Epist. I, 502) |
Levitazione |
Il corpo si innalza dal suolo contro la legge di gravità. |
Levitazione e cammino in aria per poter celebrare. In una
intervista con Kathleen Stauffer, Padre Joseph Pius, al secolo Bill
Martin, di New York, narrò questo fatto: "Si era negli ultimi anni della
vita di Padre Pio. Io e un altro confratello stavamo aiutando Padre Pio
ad andare all’altare tenendolo sottobraccio. Stava per celebrare la
Messa. Mi ricordo che pensai: “Il suo peso sul mio braccio è come se
fosse inesistente.” Fu allora che guardai al pavimento. I piedi di Padre
Pio erano sollevati da terra 15 centimetri. Egli stava semplicemente
volando. Stava levitando lungo il percorso per arrivare a dire Messa. Io
scambiai uno sguardo d’intesa con l’altro frate. Noi avevamo raggiunto
la stessa conclusione nello stesso momento. Noi non parlammo mai tra di
noi di questo fatto. Noi semplicemente
lo sapevamo." (Kathleen Stauffer,
PADRE PIO An Intimate Portrait of a Saint Through the Eyes of His
Friends.
Twenty Third Publications. 2007,
pag. 4-6) |
Mons. Rossi: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi alla calca Il 17 giugno
1921, alle ore 21, Padre Pio fu interrogato dall'inquisitore del Sant'Ufficio, Mons. Rossi,
con la seguente domanda: "E' vero quello che dicono che un giorno,
confessando in sagrestia, ed essendoci grande affluenza di popolo, uscì
dal confessionale passando sopra le teste di tutti?" Padre Pio rispose
sotto giuramento: “Il fatto sta così. Confessavo in sagrestia sovra un rialto;
la sagrestia era gremita di uomini; era caldo; ci soffocavano; gridavano
e schiamazzavano chiedendo aiuto. Io vidi che la cosa migliore era andar
via, perché andato via il confessore anche loro sarebbero usciti; finii
per
confessare il primo che si trovava lì; io ricordo, questa certezza mi
pare che ce l’ho, non potevo scendere perché gli scalini erano occupati:
ho dovuto per forza passare su quegli uomini, almeno sui primi e mi son
trovato fuori e allora mi son rivolto per farli sfollare.”
(Francesco Castelli, Padre Pio
sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008,
pag. 239) (Castelli, Francesco, Padre Pio under
investigation, Ignatius Press, San Francisco, 2011, pag. 222) (Mischitelli,
Padre Pio un uomo un santo, pag. 291-2)
|
Don Pierino: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi alla calca. Don Pierino
Galeone: "Una mattina io stavo a recitare il Rosario vicino all'altare
mentre Padre Pio stava confessando le donne. Quando stava per uscire dal
confessionale io lo vidi in piedi sulla predella. Padre Pio si guardò
intorno, si elevò in alto circa due metri, e ciuffi di nuvole di
formarono intorno a lui, sino a nasconderlo del tutto. I frati lo
cercarono invano in chiesa, in sacrestia, nel corridoio. Il pomeriggio,
in giardino, Padre Pio così rispose alle domande:
"Appena questa mattina ho finito
di confessare e mi sono alzato, ho avuto forti sbandamenti di testa,
tanto che temevo di cadere per terra. Ho pregato gentilmente gli Angeli
di togliermi dall'imbarazzo e mi hanno sostenuto, lasciandomi camminare
sulla testa della gente. Come erano dure quelle teste!... altro che
mattoni!" (Galeone,
72-4)
|
Frà Modestino: Levitazione e cammino in aria per sottrarsi
alla calca Fra Modestino: "Un giorno Padre Raffaele mi raccontò che, davanti alla cella n° 1, aspettava Padre Pio per accompagnarlo al confessionale. In sacrestia e in chiesa c'era un'enorme ressa... L'attesa si protrasse per circa un'ora... Bussò alla porta del Padre e, non avendo risposta, corse in chiesa. Rimase stordito e sbalordito quando si accorse che Padre Pio, da circa un'ora, stava ascoltano le confessioni delle donne. A refettorio Padre Raffaele chiese a Padre Pio: "Come hai fatto a passare per andare a confessare? C'era una marea di gente..." Padre Pio rispose: "Ho camminato capo, capo..." Modestino, fra' da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 57-8) |
volo |
Sollevarsi dal suolo e volare con le proprie forze. |
Volo ad alta quota sulle Alpi. Bilocazione al letto dell'ammalato. Padre Alessio entrò una sera nella stanza di Padre Pio e lo trovò tutto tremante di freddo, malgrado che la serata fosse calda, e Padre Pio generalmente soffrisse più il caldo che il freddo. Padre Pio sembrava come se fosse in trance. Padre Alessio gli mise addosso una coperta dopo l'altra, ma senza nessun cambiamento della sua condizione. Qualche tempo dopo si seppe in convento che a quella stessa ora, un uomo che stava morendo in una località ad alta quota delle Alpi, insisteva che Padre Pio era stato a visitarlo accanto al suo letto. (Ruffin, Padre Pio, pag. 325, e nota 2: da un'intervista diretta con Padre Alessio). |
“Quando parto io impiego meno di un minuto" Dalla
Cronistoria del Convento di San Giovanni Rotondo: "Il 14 dicembre 1953 a
refettorio, presente il nostro Padre Provinciale, che ha compiuto la
"santa visita" alle missioni dei Cappuccini toscani nelle Indie ed ha
viaggiato in aereo - si parlava e si esaltava la velocità degli
aeroplani. E Padre Pio, in tono scherzoso, ha detto: "Sempre tempo è che
se ne va. Va', va'! Quando parto io, impiego meno di un minuto. Tutti
hanno riso di giois per questa chiara ed innocente allusione del Padre
alle sue frequenti bilocazioni. Egli è apparso un po' confuso a quel
riso di gioia; ma ormai la verità gli era sfuggita." (Cronistoria
del Convento, Foglio 345) (Iasenzaniro,
Testimonianze, parte seconda, pag. 345)
"Il frate volante". Il racconto degli aerei fermati, nella cronaca del convento.
Scrisse padre Damaso da Sant’Elia a Pianisi, superiore del convento, nel libro della Cronistoria: “Vari piloti dell’aviazione angloamericana di varie nazionalità (inglesi, americani, polacchi, palestinesi) e di diverse religioni (cattolici, ortodossi, musulmani, protestanti, ebrei) che durante la seconda guerra mondiale, dopo l’8 settembre del 1943, si trovavano nella zona di Bari per compiere missioni in territorio italiano furono testimoni di un fatto clamoroso. Ogni volta che nel compimento delle loro mansioni militari si avvicinavano alla zone del Gargano, vicino a San Giovanni Rotondo, vedevano in cielo un frate che proibiva loro di sganciare lì le bombe. Foggia e quasi tutti i centri della Puglia furono più volte bombardati, ma sopra San Giovanni Rotondo non cadde nemmeno una bomba. Testimone diretto di questo evento fu il generale della forza aerea italiana, Bernardo Rosini che, allora, faceva parte del "Comando unità aerea" operante a Bari a fianco delle forze alleate. Il generale Rosini mi raccontò che tra di loro parlavano di questo frate che appariva in cielo e faceva sì che gli aerei tornassero indietro. Tutti ridevano increduli ascoltando quei racconti. Ma poiché l'episodio si ripeteva, e con piloti sempre diversi, il generale comandante decise di intervenire di persona. Prese il comando di una squadriglia di bombardieri per andare a distruggere un deposito di materiale bellico tedesco che era stato segnalato proprio a San Giovanni Rotondo. Eravamo tutti curiosi di conoscere il risultato di quell'operazione. Quando la squadriglia rientrò andammo subito a chiedere informazioni. Il generale americano era sconvolto. Raccontò che, appena giunti nei pressi del bersaglio, lui e i suoi piloti avevano visto ergersi nel cielo la figura di un frate con le mani alzate. Le bombe si erano sganciate da sole, cadendo nei boschi, e gli aerei avevano fatto un’inversione di rotta, senza alcun intervento dei piloti''. Tutti si chiedevano chi fosse quel fantasma cui gli aerei avevano misteriosamente obbedito. Qualcuno disse al generale comandante che a San Giovanni Rotondo viveva un frate con le stigmate, da tutti considerato un santo e che forse poteva essere proprio lui il dirottatore. Il generale era incredulo ma disse che, appena gli fosse stato possibile, voleva andare a controllare. Dopo la guerra, il generale, accompagnato da alcuni piloti, si recò nel convento dei Cappuccini. Appena varcata la soglia della sacrestia, si trovò di fronte a vari frati, tra i quali riconobbe immediatamente quello che aveva fermato i suoi aerei. Padre Pio gli si fece incontro e, mettendogli una mano sulla spalla, gli disse: "Dunque sei tu quello che voleva farci fuori tutti”. Il generale si inginocchiò davanti a lui. Padre Pio aveva parlato, come al solito, in dialetto beneventano, ma il generale era convinto che il frate avesse parlato in inglese. I due divennero amici. Il generale, che era protestante, si convertì al cattolicesimo”. (Positio III/1, pp. 689-690) (Pena, 20) |
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