Capitolo 32: Doni mistici, 7 doni dello Spirito Santo (profeta Isaia), 3 virtù teologali |
Doni mistici: Fusione dei cuori, tocco
sostanziale, locuzione, rivelazione, bacio divino, notte oscura, unione
mistica, contemplazione, estasi, apparizioni, visioni, rapimenti,
trasfigurazione, trasporti d'amore. 7 doni dello Spirito Santo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio. 3 virtù teologali: fede, speranza, carità. |
Doni mistici |
Rivelato il | dove | Epistolario P. Pio |
Fusione dei cuori | 16 aprile 1912 | Chiesa S. Maria degli Angeli, Pietrelcina | (Ep. I, 273) |
Tocco sostanziale | 1° novembre 1913 | Casa del fratello Michele a Pietrelcina | (Ep. I, 420) |
Locuzione | 29 dicembre 1912 | Casa del fratello Michele a Pietrelcina | (Epist. I, 328) |
Rivelazione | 15 marzo 1913 | Casa del fratello Michele a Pietrelcina | (Epist. I, 344-5) |
Bacio divino | 10 ottobre 1915 | Casa del fratello Michele a Pietrelcina | (Ep. I, 668-9) |
Notte oscura | 4 maggio 1914 | Lettera a Padre Benedetto | (Ep. I, 119-20) |
Unione mistica | 12 gennaio 1919 | Lettera a Padre Benedetto | (Ep. I, 1113) |
Contemplazione | 28 luglio 1914 | Lettera a Raffaelina Cerase | (Ep. II, 143) |
Estasi | Il diretto contatto con Dio. Dai 5 anni in poi. | Lo stato più alto della mistica. | (Agostino, Diario) |
Apparizioni | Rivelata a Mons. Rossi: "Dal 1911-12 circa" | Dopo l'ordinazione sacerdotale | Pietrelcina |
Visioni | "Non molto dopo del noviziato"(Riv.10-10-1915 | Può essere da sveglio o in sogno. | (Ep. I, 669) |
Rapimenti | Rivelato 26 marzo 1914. | San Paolo "Terzo Cielo" | (Epist. I, 462) |
Trasfigurazione | Aspetto luminoso e abbagliante | In momenti speciali | (Capuano, 275) |
7 Doni dello Spirito Santo |
Libro del profeta Isaia 11:1-3 | ||
Sapienza | Padre Pio il 29 marzo 1911 | Lettera a Padre Benedetto | Epist. I, 217 |
Intelletto | Padre Pio 9 luglio 1918 | Lettera a Margherita Tresca | Epist. III, 194 |
Consiglio | Padre Pio il 14 febbraio 1915 | Lettera a Padre Paolino | Epist. IV, 165 |
Fortezza | Padre Pio il 1° novembre 1913 | Lettera a Padre Benedetto | Epist. I, 421 |
Scienza | Padre Pio il 1° novembre 1913 | Lettera a Padre Benedetto | Epist. I, 422-3 |
Pietà | Padre Pio il 1° novembre 1913 | Lettera a Padre Benedetto | Epist. I, 420 |
Timor di Dio | Padre Pio il 19 giugno 1918 | Lettera a Padre Benedetto | Epist. I, 1038 |
3 virtù teologali |
Doni di Dio | 1 Corinzi 13:13 | San Paolo |
Fede | Cronistoria del convento | San Giovanni Rotondo | Foglio 378 |
Speranza | Padre Pio 6 settembre 1918 | Convento | Epist. I, 1076 |
Carità | Lettera a P. Benedetto il 26 marzo 1914 | Lettera scritta da Padre Pio | Epist. I, 462-3 |
Doni mistici |
Tocco sostanziale |
I tocchi sostanziali sono deliziose sensazioni spirituali impresse da un particolare contatto con Dio, così profonde che conducono a una unione divina dell'anima con Dio, e sono accompagnati da una forte illuminazione dell'intelligenza." ( A. Tanquerey, Précis de théologie ascétique et mystique, pag. 936) San Giovanni della Croce descrisse in dettaglio il dono del tocco. In breve, la sostanza di Dio tocca la sostanza dell'anima, e in quel tocco delicatissimo Dio comunica all'anima le sue perfezioni, sicché l'anima in quell'intimo tocco divino gusta queste perfezioni in modo eminente. In questi tocchi l'anima gode un diletto il più simile che si possa al gaudio beatifico. (Giovanni Battista Scaramelli, Dottrina di San Giovanni della Croce compresa con metodo chiaro in tre brevi trattati, Lucca, Tipografia di T. Baroni, 1860, pag. 239) Padre Pio nella lettera del 1° novembre 1913 a padre Benedetto: "Non appena mi pongo a pregare, subito sento che l'anima incomincia a raccogliersi in una pace e tranquillità da non potersi esprimere colle parole. I sensi restano sospesi, ad eccezione dell'udito... Spesse volte poi mi accade che in certi momenti nei quali il continuo pensiero di Dio, che è sempre a me presente, mi si allontano un po' dalla mente, mi sento allora in un tratto toccarmi da nostro Signore in un modo assai penetrante e soave nel centro dell'anima... (Ep. I, 420) |
Dalla lettera a Padre Benedetto del giugno
1913: "Altre volte mi accade che Dio ....
mi
tocca in modo sì vivo, che sono portato fuori di me stesso, ed
allora il Signore suole farmi la grazia di scoprirmi alcuni segreti che
mi rimangono sì impressi nel fondo dell'anima, che non se ne possono più
cancellare, sebbene non tutti questi segreti posso esprimerli,
mancandomi termini il più delle volte per ciò farlo... Ed anche dopo
tali favori, che alcune volte durano più giorni, la volontà rimane come
inebriata e l'intelletto tutto assorto in ciò che ha visto." (Epist. I,
368) Lettera a Padre Benedetto del 27 luglio 1918: "... all'offertorio della santa messa... non saprei dire nemmeno lontanamente ciò che avvenne in quel fugace momento... fu causato no dalla vista, ma da una cosa che mi sentii toccare dalla parte più secreta ed intima dell'anima. Io non riesco a dire altro di questo avvenimento." (Epist. I, 1053) |
Lettera a Padre Benedetto dell'8 marzo 1916: "Una sola volta ho sentito nella più secreta ed intima parte del mio spirito una cosa sì delicata, che non so come poterla dare a intendere.L'anima sentì dapprima, senza poter vedere, la di lui presenza ed in seguito,direi così, egli si avvicinò sì stretto all'anima, che questa avvertì pienamente il di lui toccamento, proprio, per darvene una pallida figura, come suo avvenire quando ci accade che il nostro corpo tocchi strettamente un altro. Non so dire altro al riguardo, solo vi confesso che fui preso dal più grande spavento in principio, che di lì a poco fu cambiato questo spavento in una celestiale ebbrezza. Mi sembrò che non fossi più nello stato ti viatore, e non saprei dirvi se quando ciò avvenne avvertii o no di essere ancoa in questo corpo. Iddio solo lo sa ed io non saprei dirvi altro per meglio darvi ad intendere questo avvenimento." (Epist. I, 757) |
Locuzione |
L'ascolto di parole o frasi che si formano nella mente o sono percepita come voce esterna, senza alcun intervento dei sensi. Auricolari, se percepite dall'udito; immaginarie, se percepite dall'immaginazione in stato di veglia o di sonno; intellettuali, se udite direttamente nell'intelletto senza concorso di sensi interni ed esterni. Lettera a Padre Agostino del 29 dicembre 1912: "Gesù mi ha fatto sentire assai più la sua voce al mio cuore: "Figlio mio, l'amore si conosce nel dolore, lo sentirai acuto nello spirito, e più acuto ancora lo sentirai nel corpo." (Epist. I, 328) Lettera a Padre Agostino del 18 gennaio 1913: "Con ripetuti colpi di salutare scalpello e con diligente ripulitura soglio preparare le pietre che dovranno entrare nella composizione dell'eterno edificio." Queste parole mi va ripetendo Gesù ogni qualvolta mi regala nuove croci." (Epist. I, 329) Lettera a Padre Agostino del 13 febbraio 1913: "Non temere, io ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza - mi va ripetendo Gesù -... Niente prevarrà contro coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per proteggerli... Sotto la croce si impara ad amare ed io non la do a tutti, ma solo alle anime che mi sono più care." (Epist. I, 339) Lettera a Padre Agostino del 12 marzo 1913: "Sentite, padre mio, i giusti lamenti del dolcissimo Gesù: "Con quanta ingratitudine viene ripagato il mio amore dagli uomini! Sarei stato meno offeso da costoro se l'avessi amato di meno. Mio padre non vuole più sopportarli, le anime da me più predilette, messe alla prova mi vengono meno, le deboli si abbandonano all'isgomento, le forti si vanno rilassando a poco a poco.... mi rimangono solo di notte, solo di giorno nelle chiese... il mio cuore è dimenticato" (Epist. I, 342) Lettera a Padre Agostino del 28 luglio 1913: "Per la locuzione del Signore al vostro riguardo non volli riferirvi il resto, perché so del male che avrebbe arrecato nello spirito.... Ma Gesù mi è apparso di nuovo: "Non temere... adesso riferisci al padre tuo fedelmente tutto quello che si è andato svolgendo in te.Egli non oserà più importi di terminare la mia locuzione." (Epist. I, 394) |
Rivelazione |
Manifestazione soprannaturale di verità occulte o di segreti divini fatta da Dio per il bene generale della Chiesa o per l'utilità particolare dell'anima che la riceve. Pubblica: rivolta a tutta la Chiesa; privata: rivolta a una persona in particolare. Lettera a Padre Benedetto del 15 marzo 1913: "Gesù si lamenta moltissimo per le ingratitudini degli uomini, ma in modo speciale per quelle della nostra madre provincia. ..."I religiosi , dice Gesù, si credono di essere tanti principi... quante anime scandalizzano essi per le trasgressione della loro professione! ... Il mio Padre non vuole più sopportarli.... Parla, figlio mio, non tacere, parla, fa' sentire loro la mia collera." (Epist. I, 344-5) Lettera a Padre Agostino del 18 marzo 1913: "Ho pregato Gesù per quell'affare.... Egli è sempre in collera colla nostra provincia..." (Epist. I, 349) Lettera a Padre Benedetto del giugno 1913: "...Altre volte ancora mi accade, anche stando occupato in cose indifferenti che a una semplice parola che sento di Dio... sono portato duori di me stesso, ed allora il Signore suole farmi la grazia di scoprirmi alcuni segreti che mi rimangono sì impressi nel fondo dell'anima, che non si possono più cancellare, sebbene non tutti questi segreti posso esprimerli, mancandomi termini il più delle volte per ciò farlo; ed anche di quiei medesimi che in un certo modo riesco ad esprimerli, perdono tanto del loro splendore, che mi fa quasi a me stesso compassione e ribrezzo." (Epist. I, 368) |
Lettera a Padre Benedetto il 7 luglio 1913: "Mi è apparso nostro Signore, il quale così mi ha parlato: "Figliuolo mio, non lasciare di scrivere quell che odi oggi dalla mia bocca... nessuna creatura si perderà senza saperlo...l'anima a cui io soglio parlare l'attiro sempre a me; invece le arti del demonio tendono ad allontanarla da me... I timori che l'anima sente in certi momenti della vita sulla sua eterna salute, se hanno per me come autore si riconosceranno dalla pace e serenità, che lasciano nell'annima..." (Epist. I, 382) |
Lettera a Padre Agostino del 16 novembre 1914: "Vi riferisco quello che Gesù mi suggerisce intorno allo stato di quell'anime. Egli dice: "E' un'anima a me cara assai! Fatele pur sapere che il lavoro, il ritiro, la preghiera e la frequenza ai sacramenti la santificheranno. Si abbandoni pure su questo mio cuore e si rammenti che io sono il padre specialissimo degli orfani. Mia madre supplisce a quell'altra madre che io volli per me." (Epist. I, 505) |
Lettera a Padre Benedetto del 28 giugno 1917: "Circa poi l'accusa dei vostri peccati, nelle vostre passate confessioni, è stata fatta bene. Vivete tranquillo. Ciò che ho detto, non l'ho detto, mio caro padre, per semplice formalità o per una certa specie di pietà o di carità filiale verso di voi, che in realtà non sarebbe tale, ma l'ho detto perché così sta la cosa dinanzi a Dio." (Epist. I, 904) |
Bacio divino |
Bacio divino: Un
tocco sostanziale limitato nel tempo, di Dio verso l'anima prescelta,
che lascia il desiderio di risperimentarlo. Oppure, uno stadio stabile
di rapporto amoroso tra l'anima e Dio.
Il bacio è l'elemento più significativo del matrimonio spirituale o sposalizio mistico, la cui essenziale componente è l'unione tra lo Sposo e l'anima prescelta. (San Giovanni della Croce, Cantico spirituale, 22,7) |
Lettera a Padre Agostino il 17 agosto 1913:
"Chiediamo a Gesù con la sposa del canti dei cantici "Mi baci con i baci
della sua bocca. Sì, migliore del vino è il tuo amore." (Cantico dei
cantici 1,1) Quante volte questo bacio di pace, a noi sacerdoti
specialmente ci viene dato da Gesù nel santissimo sacramente! Sì,
desideriamolo ardentemente questo bacio dalla bocca divina e più ancora
mostriamocene riconoscenti. Qual più caro dono possiamo noi miseri
mortali desiderare da Dio." (Epist. I, 406) |
"Consoli questo tenerissimo sposo della sacra cantica un'anima che ha sete di lui e la consoli di quello stesso bacio divino, del quale ne lo richiedeva la sacra sposa. Ditegli che fino a quando un'anima non arriverà a ricevere questo bacio non potrà giammai stringere un patto con lui inquesti termini: "Io sono tutto pel mio diletto e il mio diletto è tutto per me." (Cant. 6, 3) Lettera a Padre Agostino del 10 ottobre 1915. (Epist. I, 668-9) |
Lettera a Padre
Benedetto del 18 marzo 1915: "..Questo cibo assai delicato... mi produce di continuo delle fortissime indigestioni spirituali,... a tal punto da far gemere per vivissimo dolore ed amore insieme la povera anima. La meschinella non sa adattarsi a questo nuovo modo che tiene il signore con lei ed ecco che il bacio ed il toccamento, direi così sostanziale che questo amorosissimo padre celeste imprime sull'anima, le riesce ancora di una estrema pena." (Epist. I, 545) |
Notte oscura |
Il 19 dicembre 1913, Padre Pio scrisse una lettera a Padre Agostino, in risposta a una sua richiesta di suggerimenti riguardo a due persone che attraversavano la dura prova della purificazione dello spirito detta notte oscura. Padre Pio: "La loro sorte è invidiabile... sento per esse un'invidia santa... Il loro stato è tale al presente che non sono in grado da sentire più alcun conforto per qualunque buona parola possa loro essere suggerita. Iddio ha piombato il loro intelletto nelle tenebre, la loro volontà è posta nell'aridità, la memoria nel vuoto, il cuore nell'amarezza, nell'abbattimento, in una estrema desolazione; e tutto questo è grandemente invidiabile, perché tutto concorre a disporre ed a preparare il loro cuore a ricevere in se stesso la forma vera dello spirito, che altro non costituisce l'unione d'amore... Iddio vuole sposarsi coll'anima in fede e l'anima che deve celebrare questo celeste connubio in fede pura deve camminare, la quale soltanto è mezzo adatto ed unico per quest'unione d'amore. L'anima, dico, per assorgere alla divina contemplazione, deve essere purificata di tutte le imperfezioni non solo attuali, che si ottiene con la purga sensitiva, ma sibbene da tutte le imperfezioni abituali, che sono certe affezioni, certe abitudini imperfette che la purga del senso non è riuscita ad estirpare e che rimangono nell'anima come allo stato di radice; e che si ottiene colla purga dello spirito, colla quale Iddio con una luce altissima penetri tutta l'anima, intimamente la trafigga e tutta la rinnovi. Questa luce altissima, che Dio fa scendere in dette anime le investe in modo penale e desolante il loro spirito, in modo da cagionare alle anime afflizioni estreme e pene interiori di morte..... Tutto questo avviene in sul principio, trovando la divina luce indisposte le anime alla divina unione... e quando poi poi questa luce l'ha purgate, le investe allora in modo illuminativo, innalzandole alla vista ed all'unione perfetta di Dio." (Epist. I, 440-1) Nella lettera del 4 maggio 1914 a Padre Benedetto, così scrive: "Che debbo dirvi della povera anima mia?....E' l'alta notte per l'anima. L'anima viene posta in afflizioni estreme e pene interiori di morte.... L'anima posta in questo stato anela a Dio, fonte di ogni bene, e solo con un profluvio di lacrime palesa la pena delle sue brame... Tutto l'inferno allora si riversa con i suoi ruggiti cavernosi su di lei... Non è tutto ancora: l'anima stessa sembra che si sia votata a congiurare contro se stessa servendosi a tal fine della fantasia e della immaginazione. I belli giorni passati col dolcissimo Gesù spariscono del tutto dalla mente. Tale sto non dura a lungo in una istessa intensità, nè potrebbe, a mio credere, durare più a lungo senza che l'anima uscisse dal corpo. ...E' una prova di fuoco, mio carissimo padre. Uscita l'anima da questa prova di fuoco, si rende più sgravata maggiormente delle vesti dell'uomo vecchio. " (Epist. I, 119-20) e (Epist I, 469-70) La notte oscura di Padre Pio è descritta con con eleganza e grande competenza nella presentazione dell'itinerario mistico di Padre Pio, nel primo volume dell'epistolario, alle pagine 117-142) |
Lettera a Padre Agostino, fine gennaio 1916: "L'anima mia da più tempo si trova immersa giorno e notte nell'alta notte dello spirito. Le tenebre spirituali mi durano delle lunghissime ore, dei lunghissimi giorni e spesso delle intere settimane. Allorchè sono in questa notte, io non saprei dirvi se mi trovo dell'inferno o nel purgatorio. Gli intervalli nei quali scende un pò di luce nel mio spirito sono assai fugaci e, mentre mi domando allora conto del mio essere, mi sento in un baleno cadere in questo carcere tenebroso, istantaneamente perdo la memoria di tutti quei favori dei qualiil Signore fu sì largo con l'anima mia... E' un continuo deserto di tenebre, di abbattimento, d'insensibilità, è la terra natale della morte, la notte dell'abbandono, la caverna della desolazione; qui si trova la povera anima lontana dal suo Dio e solo con se stessa. Strappata al suo sposo, lacerata sino nelle parti sue più recondite, ella non sa più che si fare in questa notte altissima... Un muro di bronzo sembrami racchiudermi per sempre in questo orrido carcere. In questa notte di oscuratissime tenebre il mio spirito cieco va errando alla ventura, il mio cuore è disseccato, le forze sono abbattute, i sensi sono estenuati.... Mi accorgo benissimo che nessuno può prestarmi sollievo alcuno in queste angosce sì profonde, che io stesso non basto ad esprimere a me stesso, e nessuno è in istato di comprendere, a me no non le abbia provate." (Epist. I, 722-5) |
Lettera a Padre Agostino del 6 settembre 1916: "Vivo in una perpetua notte e questa notte non accenna afftto di ritirare le sue follte tenebre per dar luogo alla bella aurora." (Epist. I, 817) |
Lettera a Padre Agostino del 6 luglio 1917: "La notte dello spirito si va facendo sempre più alta e non veggo l'ora di poterne uscire." (Epist. I, 906) |
Lettera a Padre Benedetto del 16 luglio 1917: "spiro alla luce e questa luce non viene mai; e se alle volte pure si vede qualche temue raggio, il che avviene troppo di raro, è desso proprio che riaccende nell'animo le brame le più disperate di rivedere risplendere il sole; e queste brame sono sì forti e violente che spessissimo mi fanno languire e spasimare di amore per Iddio e mi vedo sul punto di andare in deliquio." (Epist. I, 909-10) |
Lettera a Padre Benedetto del 4 giugno 1918: "... Le tenebre mi hanno da ogni parte ricoperto... E' arduo l'avanzare tra il fosco buio di queste fitte tenebre... Mi sono sperduto tra il folto tenebrìo delle più folte tenebre..." (Epist. I, 1027-9) |
Lettera a Padre Benedetto il 27 luglio 1918: "...Chiuso completamente alla luce del giorno, senza spiraglio che diradi la mia notte sempiterna, striscio nella polvere del mio nulla..." (Epist. I, 1052) |
Padre Pio ricevette le stimmate il 20 settembre 1918. |
Lettera a Padre Benedetto del 17 ottobre 1918: "...Ho passato e passo ore terribili e tristi...Sarà necessario che io pronunzi il fiat nel mirare quel misterioso personaggio che mi impiagò tutto e non desiste dalla dura, aspra, acuta e penetrante operazione, e non dà tempo al tempo che venga a rimarginare le piaghe antiche, che già su queste ne viene ad aprire delle nuove con infinito strazio della povera vittima..." (Epist. I, 1090) |
Contemplazione |
A Raffaelina Cerase il 28 luglio 1914: "Con la contemplazione si entra nel teatro delle divine bellezze, aperto agli sguardi della nostra mente." (Epist. II, 143) |
La contemplazione è uno sguardo di fede, un
silenzioso amore. San Giovanni della Croce: La differenza tra meditazione e contemplazione è la stessa che vige tra il lavorare a un'opera e il godere dell'opera fatta, oppure tra la fatica del cammino e la riposante quiete al termine del cammino, o tra la preparazione di un cibo e di mangiarlo, o di gustarlo già cotto, senza alcuna fatica, o ancora tra il ricevere e l'approfittare di ciò che si è ricevuto. La meditazione è un bene acquisito, la contemplazione è un bene ricevuto. (S. Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, Cap. 14:7) La contemplazione infusa, chiamata anche superiore, intuitiva, passiva, straordinaria, è una forma di unione mistica con Dio, caratterizzata dal fatto che è Dio che si manifesta. L'intelletto riceve intuizioni particolari in cose dello spirito e gli affetti sono animati straordinariamente dall'amore divino. |
Lettera a Padre Agostino del 19 dicembre 1913: "Iddio vuole sposarsi coll'anima in fede e l'anima che deve celebrare questo celeste connubio in fede pura deve camminare., la quale soltanto è mezzo adatto ed unico per quest'unione d'amore. L'anima, dico, per assorger alla divina contemplazione, deve essere purificata di tutte le imperfezioni non solo attuali ma sibbene abituali, che si ottiene con la purga dello spirito, colla quale Iddio con una luce altissima penetri tutta l'anima, intimamente la trafigga e la rinnovi. Questa luce altissima, che Iddio fa scendere in dette anime le investe in modo penale e desolante... esse non sono presentemente in grado di comprendere questa divina operazione, questa altissima luce... Tutto questo avviene in sul principio, trovando la divina luce indisposte le anime alla divina unione... e quando poi questa luce l'ha purgate, le investe allora in modo illuminativo, innalzandole alla vista ed all'unione perfetta di Dio." (Epist.I, 441) |
Le sempre nuove e più meravigliose scoperte che l'anima, alla luce di questa intima contemplazione, va facendo di Dio, dei suoi misteri e dei suoi attributi, la riempiono d'ammirazione profonda e d'incontenibile gioia, d'una felicità di paradiso e la inondano di una "quasi continua indigestione di consolazioni"." (Epist. I, 108) |
Lettera a Padre Benedetto del 6 settembre 1916: "Iddio lo sento nel centro dell'anima mia, ma non saprei dirvi il come lo sento... Lo sento su me presente, eppure le sua presenza di quanta caligine è rivestita... Il mio sguardo è sempre fisso su questa misteriosa presenza... perché l'oggetto da contemplare si va sempre più ingrandendo, tenendosi sempre più nascosto." (Epist. I, 817-8) |
Apparizioni |
Padre Agostino scrisse nel suo Diario: "Le estasi e le apparizioni cominciarono al quinto anno di età." (Agostino, Diario, pag. 53) Apparizioni in veglia Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 15 giugno 1921 alle ore 17: "Se altri fatti... gli sono occorsi di apparente natura mistica." Padre Pio risponde sotto giuramento: "Sì, apparizioni in veglia di Nostro Signore, della Madonna, di San Francesco." Interrogatore: "Da quando cominciarono fatti di questa indole." Risposta: "Dal 1911-12 circa." Interrogatore: "Cessate le suggestioni di apparente indole diabolica, se le cosiddette apparizioni continuarono e continuano." Risposta: "Sì, sebbene più rare." Interrogatore: "Le delle apparizioni erano mute o da esse provenivano avvisi, esortazioni, ecc." Rispost: "sì, ricevevo esortazioni a riguardo di me stesso e anche rimproveri, tutti circa la vita spirituale: così a riguardo di altri." (Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 219-20)
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Apparizione “A cinque o sei anni all’altare
maggiore (nella chiesa di S. Anna)
apparve il Cuore di Gesù: fece segno
di accostarsi all’altare e mise la mano in testa, attestando di gradire
e confermare l’offerta di sè.”
(Fernando, da Riese Pio X, Padre Pio
da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 50) |
A Padre Agostino il 18 gennaio 1912: "Gesù, la
Mammina, l'Angioletto, san Giuseppe e il padre san Francesco sono quasi
sempre con me." (Epist. I, 252) |
"Io sono il trastullo di Gesù
Bambino, come lui spesso mi ripete.”
(Epistolario volume 1, pag. 331, Lettera a padre Agostino 18 gennaio
1913) Lettera a Padre Agostino del 1° maggio 1912 riferendosi alla Madonna: "Povera mammina, quanto bene mi vuole. L'ho constatato di ben nuovo allo spuntare di questo bel mese. Con quanta curra mi ha ella accompagnato all'altare questa mattina. Mi è sembrato ch'ella non avesse altro a pensare se non a me solo col riempirmi il cuore tutto di santi affetti." (Epist. I, 276) |
Lettera a Padre Agostino del 7 aprile 1913: "Venerdì mattina, ero ancora a letto, quando mi apparve Gesù. Era tutto malconcio e sfigurato. Egli mi mostròuna grande moltitudine di sacerdoti regolari e secolari, fra i quali diversi dignitari ecclesiastici; di questi, chi stava celebrando, chi si stava parando e si chi stava svestendo delle sacre vesti." (Epist. I, 350) |
Visioni |
Monsignor Rossi Mons. Raffaello Rossi, vescovo di Volterra e Inquisitore del sant'Ufficio domanda a Padre Pio il il 17 giugno 1921 alle ore 19: "Nell'orazione Le occorre nulla di particolare in ordine mistico? per esempio visioni..." Padre Pio risponde sotto giuramento: " Sì. Visioni di personaggi celesti." Interr.: "Se si tratti di visioni intellettuali o corporee." Risp.: "Visioni intellettuali, coll'occhio dell'intelligenza. " Interr.: "Queste cose nell'orazione avvengono di frequente, d'ordinario, o a casi isolati." Risp.: "Come casi isolati."(Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008, pag. 238) Padre Benedetto A Padre Benedetto il 20 giugno 1913 Padre Pio cerca di spiegare Rapimenti e Apparizioni: "Le manifestazioni che il Signore suol fare all'anima mia pare che vadano distinte così: in manifestazioni ed apparizioni puramente soprannaturali, riguardanti ...esseri privi di forma... ed in manifestazioni di esseri sotto forme umane. Le prime riguardano Iddio, le sue perfezioni, i suoi attributi. Le prime non riesco in nessun modo a trarle in iscritto... le altre riguardano nostro Signore nell'ultima cena, ..nell'orto... nella resurrezione ed in altri modi ancora. Riguardano ancora la Regina degli Angioli ed altri personaggi celesti rivestiti di forme umane." (Epist. I, 373-5) Padre Agostino Lettera a Padre Agostino il 10 ottobre 1915 in risposta a delle domande formulategli: "La prima vostra dimanda è che volete sapere da quando Gesù cominciò a favorire la sua povera creatura delle sue celesti visioni. Se male non mi oppongo queste dovettero incominciare non molto dopo del noviziato. " Anno del noviziato dal gennaio 1903 al gennaio 1904. (Epist. I, 669) “Il Signore mi fa vedere come in uno specchio, tutta la mia vita futura non essere altro che un martirio.” (Epistolario volume 1, pag. 368, Lettera a padre Benedetto, giugno 1913) Lettera a Padre Agostino del 14 ottobre 1912: " Io riconosco benissimo di non avere in me nienteche sia stato capace di attirare gli sguardi di questo nostro dolcissimo Gesù.La sua sola bontà ha colmato l'anima mia di tanti beni. Egli colla sua visione non mi lascia quasi mai." (Epist. I, 307) |
Lettera a Padre Benedetto il 7 luglio 1913: "... Questa visione e locuzione di nostro Signore ha immerso l'anima mia in tal pace e contentezza, che tutte le dolcezze del mondo le paiono insipide al paragone di una stilla anche sola di questa beatitudine." (Epist. I, 382) |
7 Doni dello Spirito Santo (Isaia 11,1-3) |
Sapienza |
Dal latino sàpere: degustare,
assaggiare. Assaporare Dio, come un cibo prelibato. sapio = io gusto, ossia “sapienza” è sinonimo di sapore, il sapore di Dio. Tutti istintivamente cerchiamo il sapore della vita, e tanti più sapori la vita ci dà, più ci piace. Lo Spirito Santo con il dono della sapienza a poco a poco ci comunica il gusto di Dio. Gustate e vedete quant’è buono il Signore! (Salmo 33,9). Dio ci dà a gustare se stesso, come Gesù nell'Eucaristia. A Padre Benedetto il 29 marzo 1911: "Gesù Sacramentato... ho tale fame e sete prima di riceverlo, che poco manca che non muoio... e questa fame e sete anziché rimanere appagata, si accresce sempre più. ...Allorché poi sono in possesso di questo sommo bene la piena della dolcezza è proprio grande che poco manca da non dire a Gesù: basta, che non ne posso quasi proprio più." (Epist. I, 217) A Padre Agostino il 16 marzo 1912: "Io sto facendo una continua indigestione di consolazioni divine." (Epist. I, 264) il 21 marzo 1912: "La bocca sentiva tutta la dolcezza di quelle carni immacolate del Figlio di Dio." (Epist. I. 266) 31 marzo 1912 a Padre Benedetto: "Dio è con me, e le consolazioni, che sempre mi fa gustare, sono tanto dolci da non poterle descrivere." (Epist. I, 269) A Raffaelina Cerase: "Dio... voglia concedermi la grazia di accrescere in voi lo spirito della sapienza celeste, che così potrete conoscere con più chiarezza i divini misteri e la divina grandezza... Il lume celeste non può acquistarsi né per lungo studio né per mezzo di umano magistero, ma immediatamente viene infuso da Dio... " (Epist. II, 198) |
Il primo dono dello Spirito Santo è quello della saggezza, ha detto Papa Francesco. "Questo consiste in una luce interiore che può dare solo lo Spirito Santo e ci rende in grado di riconoscere l’impronta di Dio nella nostra vita e nella storia." (Papa Francesco nell' Udienza Generale di mercoledì 9 aprile 2014) |
Intelletto |
La luce fortissima emanata da Dio illumina le persone e le cose create, e le fa vedere e capire nella loro più intima profondità, così come sono dinanzi a Lui. |
Da una lettera di Padre Pio a Margherita Tresca, sua figlia spirituale, ed ella stessa ben avviata sul cammino della perfezione, il 9 luglio 1918: "Ciò che tu esperimenti di doloroso in cotesto stato è prodotto da una luce altissima, la più grande che possa concedersi ad anima viatrice.... Questa luce sì insigne, se investe l'anima in istato di purga produce nell'intelletto tenebre più folte e più palpabili..... E ciò dipende non dalla luce, ma dall'istesso intelletto, che non è ancora proporzionato a ricevere detta luce. ... Ciò che avviene nell'intelletto si va in pari tempo e proporzionatamente verificando nell'altre potenze dell'anima e dello stesso appetito sensibile. ... Per mezzo di questa oscura notte... risulterà nello spirito quella perfetta purificazione, che lo renderà atto alla divina unione. Con le tenebre si dispone l'intelletto al ricevimento di un'altre luce... che porta con sè la mistica unione." (Epist. III, 194) A Margherita Tresca: "Ogni grazia è luce... e quanto più una grazia è elevata tanto più la sua luce è sublime. ...Sì altissima luce, trovando l'anima sul principio indisposta per la mistica unione, la investe in modo purgativo... E quando poi la detta luce ha purgata l'anima, la investe allora in modo illuminativo e trovasi allora alla vista ed all'unione perfetta con Dio:" (Epist. III, 165) A Girolama Longo: "...Il Signore non mi fa conoscere ancora chiaramente la sua volontà. ...Io offrirò molte altre messe ancora affine di ricevere il lume dello Spirito Santo per ben risolvermene." (Epist. III, 1027-8) Giovanni 14, 26: "Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà in mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa, e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto." |
Lettera a Padre Benedetto il 4 luglio 1918: "...Relativamente a quel nostro benefattore che incessantemente vado importunando il divin Cuore per strappargli quella grazia... nutro fiducia che Gesù alla fine dovrà piegarsi, concedendo questa grazia. Il presentimento me la fa già pregustare, spero di non andare deluso. Del resto, mia caro padre, devo dirvi che... non è più alla mia portata poter riconoscere con chiarezza quegli sprazzi di luce fugace che sogliono succedersi nell'anima, che pur venendo dall'alto, l'anima sole ammetterli sempre con trepidazione e, direi, quasi con una certa diffidenza." (Epist. I, 1048-9) |
Lettera a Padre Benedetto del 5 settembre 1918: "L'intelletto è schiacciato sotto il torchio, ed illustrato, ne è reso cieco, ed è una cecità sì dolorosa, che chi lo provasse solamente potrebbe darne certa prova di entità: massime poi, mi penso, per un intelletto resosi svegliato dalle prove, e messo poi in contrasto dai raggi splendidissimi della vera vita, che tramonta in esso fin dal suo nascere, la pena addiviene del tutto insopportabile. (Epist. I, 1074) |
Lettera a Padre Agostino del 3 dicembre 1912: "Chi sa quante volte, se lui non mi avesse steso la mano, la mia fede avrebbe vacillato, la mia speranza, la mia carità venute meno, il mio intelletto si sarebbe oscurato, se Gesù, solo eterno, non l'avesse illuminato!!!" (Epist. I, 317) |
Lettera a Padre Benedetto, giugno 1913: "L'anima mia sempre più va ricevendo favori da Dio... di giorno in giorno a lei si scoprono sempre più le grandezze del suo Dio ed a tale luce, che sempre più viva in lei si va facendo, arde dal desiderio di a lui unirsi con vincoli indissolubili.... E anche dopo tali favori, che alcune volte durano più giorni, la volontà rimane come inebriata e l'intelletto tutto assorto in ciò che ha visto." (Epist. I, 366-8) |
Lettera a Padre Agostino del 16 febraio 1915: "Le fiamme (che non hanno nulla di somigliante con quelle fiamme del nostro fuoco materiale) che nvestono e penetrano lo spirito fino nella parte più recondita, sono sì vive che cagionano alla povera anima pene e consolazioni insieme.... L'anima non vorrebbe che cessassero mai.... E' un mistero che non so comprenderlo... Lo spirito vede tutto e con chiarissima intelligenza, e solo perchè in questo basso mondo non trova oggetto alcuno, a cui poterlo anche pallidamente assimilarlo, gli riesce d'assoluta impossibiltà di manifestare ciò che in lui si passa." (Epist. I, 530) |
Consiglio |
Tutti si rivolgevano a Padre Pio per avere un
consiglio. Egli accontentava tutti per quanto umanamente possibile,
usando il dono del consiglio e ricevendo diretto aiuto dall'Alto. Padre Carmelo Durante, superiore
del convento, chiese a Padre Pio un consiglio su come regolarsi in una
particolare situazione. Padre Pio rispose che avrebbe pregato. Dopo
qualche giorno il superiore, un po' impaziente, glielo chiese di nuovo.
Padre Pio: “Figlio mio, se non mi viene detto dall’Alto, che posso dire
io da me stesso?” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.327-8) |
Alcuni esempi dalle lettere: Lettera a padre Paolino del 14 febbraio 1915: "...Mi domandate un consiglio... Quale consiglio potrò darvi in proposito? Io non ve ne suggerisco altro se non.... Praticate questo ed in breve ne esperimenterete i salutari effetti." (Epist. IV, 165) |
A un confratello: "Permettetemi quindi che fraternamente vi muova un rimprovero." (Epist. IV, 178) |
A Padre Basilio da Mirabello Sannitico: "Ecco quello che nel Signore giudico dover rispondere in riguardo a ciò che mi domandate..." (Epist. IV. 236) |
A fra Marcellino Diconsole: "Carissimo figliuolo mio,... sii buono e sempre: ricordati dei miei deboli suggerimenti, che sono tutti secondo Dio." (Epist. IV, 464) |
A Padre Paolino da Casacalenda: "E' volere del Signore che di qui innanzi sia interrotta la vostra corrispondenza epistolare con quest'anima. Continuarla sarebbe un giorno di rovina ad ambedue. A questa volontà espressa dal Signore aggiungo la mia vivissima preghiera a che voi la mandiate subito ad effetto. Avrei, carissimo Paolino, voluto sostenere la morte prima di manifestare a voi questa divina volontà; ma ahimè! non mi è stato possibile. E chi resister potrà al monarca dei cieli?!" (Epist. IV, 160) |
A Padre Agostino, il 21 genaio 1918: "Riguardo all'anima vostra ed alla vostra opera e missione pregovi di starvi tranquillo, perché Gesù è del tutto contento. " (Epist. I, 986) |
A Padre Agostino il 29 luglio 1918: "Statevi tranquillo circa il gradimento del vostro ministero a del vostro spirito a Dio. Dio è contento di voi, e saprà largamente ricompensare la vostra vita, spesa tutta nel servizio di Dio e del prossimo." (Epist. I, 1055) |
A Padre Agostino il 6 settembre 1918: "... pregovi di star tranquillo, perché Gesù è contento di voi e la prova volge verso la sua fine." (Epist. I, 1076) |
A Padre Benedetto il 22 ottobre 1918: "Tranquillizatevi perchè Gesù è con voi ed è contento di voi. ...Nessun timore dovete avere per l'anima vostra: Gesù è con voi e voi gli siete carissimo. Questa è tutta la verità dinanzi a Dio." (Epist. I, 1093) |
Padre Pio ha veramente il dono di sollevare, fortificare, illuminare ed orientare le anime da lui dirette. Non vede per sè la soluzione dei problemi ed ha occhi di lince per scrutarli e scoprirli negli altri, ed intuizioni sorprendenti per risolverli. ...Da questo scaturisce una vivissima luce con la quale scandagli la profondità delle anime. (Epist. I, 1085) |
A Padre Agostino il 10 luglio 1914: "Coraggio... Gesù vuole con questa prova fare un bucatino al vosto spirito, perciò siategliene grato:" (Epist. I, 485) |
Padre Pio a Padre Benedetto, suo direttore spirituale, lettera del 10 settembre 1915: "Gesù vi fa sapere che le varie pene spèirituali, che cotanto vi agitano, sono da lui direttamente volute per provarvi e non per castigarvi... Egli vuole da voi, in segno di gratitudime, una più grande docilità a queste sue divine operazioni. Su questo punto parmi che Gesù non sia tanto contento e soddisfatto; egli dice d'aver trovato un terreno alquanto duro, ma non per questo si ritirerà dl continuare la sua opera di santificazione su di voi... E' volere volere di Gesù che voi continuiate nel ministero delle confessioni... " (Epist. I, 643-4) |
Fortezza |
Dalla lettera di Padre Pio a Padre Benedetto del 1° novembre1913: "Quando piace al celeste sposo... mi trovo in un istante del tutto mutato, arricchito di grazie soprannaturali e talmente ripieno di fortezza da sfidare tutto il regno di satana. L'anima sembrami che si perda tutta in Dio e che essa profitti di tali momenti più di quello che potrebbe fare in molti anni di esercizio con tutti i suoi sforzi." (Epist. I, 421) |
Da TeleradioPadrePio del 21 febbraio 2013, Padre Pio modello di Fortezza: “Come ha vissuto p. Pio la virtú della fortezza?”. Dal “Decreto sulle virtú” leggiamo: “Rifulse in p. Pio la virtú della fortezza. Egli comprese ben presto che il suo cammino sarebbe stato quello della croce e l’accettò subito con coraggio e per amore. Sperimentò per molti anni le sofferenze dell’anima. Per anni sopportò i dolori delle sue piaghe con ammirabile fortezza. Accettò in silenzio e preghiera i numerosi interventi dell’autorità ecclesiastica e del suo Ordine. Di fronte alle calunnie tacque sempre”. a) La fortezza è stata la prima virtú richiesta a p. Pio da un “uomo maestoso di una rara bellezza”, che gli disse: “Vieni con me, perché ti conviene combattere da valoroso guerriero… Vana è ogni tua resistenza, con questi ti conviene azzuffarti. Fatti animo: entra fiducioso nella lotta, avanzati coraggiosamente che io ti starò d’appresso; io ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta; in premio della vittoria, che ne riporterai, ti regalerò una splendida corona, che ti fregerà la fronte” (Ep. I, 1280-1281). b) In questa celebre visione del 1° gennaio 1903 (cf Ep. I, 1280-1284), cinque giorni prima di entrare al noviziato di Morcone BN, p. Pio si vide vincitore con l’aiuto di Gesú, che mai si distaccò da lui. c) Questo “uomo maestoso di una rara bellezza” tolse subito dalla testa di p. Pio la “corona di rarissima bellezza” e gli disse: “Un’altra piú bella tengo per te riserbata, se tu saprai ben lottare con quel personaggio col quale or ora hai tu combattuto. Egli ritornerà sempre all’assalto, per rifarsi dell’onore perduto; combatti da valoroso e non dubitare del mio aiuto” (Ep. I, 1283). Come si è comportato p. Pio? P. Pio, da uomo forte, pur temendo le cose, perché doveva lottare contro satana e i suoi adepti, le affrontò egualmente, fiducioso nella vittoria, perché confidava nell’aiuto di Dio: combatté senza abbandonare per paura o viltà. In lui questa virtú ebbe due obiettivi: I) sconfiggere il diavolo e i suoi adepti e, poi, II) propiziare la grazia divina a sé e ai suoi fratelli. Sconfiggere satana. Il diavolo lo tentò continuamente, perché vedeva in p. Pio il salvatore d’anime, le quali satana voleva perdute in eterno. I) P. Pio, scrivendo a p. Benedetto, il 2 giugno 1911, confessa: “Il comune nostro nemico seguita a muovermi guerra e finora non ha dato segno di volersi ritirare e darsi per vinto. Egli mi vuol perdere ad ogni costo; mi va presentando dinanzi alla mente il quadro doloroso della mia vita e quel che è peggio mi va insinuando pensieri di disperazione” (Ep. I, 224). II) A p. Agostino, il 9-5-1915, confida che il diavolo lo tentò “tutti i momenti”, e, vedendo che p. Pio non cadeva nel peccato, incrementò le tentazioni, insieme agli altri diavoli: “I nemici insorgono, o padre, di continuo contro la navicella del mio spirito e «tutti d’accordo» mi gridano: abbattiamolo, schiacciamolo, perché è debole e non potrà a lungo resistere!” (Ep. I, 575). P. Pio non temette gli assalti furenti dei diavoli, perché aveva dalla sua parte la Madonna (cf Ep. I, 224 e 575) e soprattutto Gesú. Propiziare la grazia. Il secondo obiettivo della virtú cardinale della fortezza in p. Pio fu propiziare la grazia divina per sé e il suo prossimo. Nella visione del 1° gennaio 1903, il prossimo è rappresentato da quella schiera di “ uomini bellissimi e ricoperti di vesti bianche, candide come le nevi” (Ep. I, 1281), cioè a) coloro che sono già santi in paradiso e b) coloro che sono tali, in forza del battesimo, ma che devono ancora lottare, per conservare la fede. Compito di p. Pio: a) P. Pio, sacerdote-vittima, ebbe il compito di aiutare questi ultimi a conservare bianche le loro vesti o a lavarle con il sangue (cf Ap 7,14), sgorgato dal suo cuore e dalle sue piaghe. b) Per far questo, egli ha dovuto svolgere una triplice missione: 1°) prendere la croce con coraggio e amore, con umiltà e gioia; 2°) tacere davanti a ingiuste accuse e calunnie, confidando nel giudizio di Dio, dei superiori e della propria coscienza; 3°) infine, inculcare questa virtú cardinale nel cuore dei suoi figli spirituali. Verso i figli spirituali: a) Egli si rammarica, perché questi ultimi non ne usufruiscono, per combattere e vincere. b) Fa capire loro che è necessaria questa virtú, perché il diavolo tenta continuamente, facendo vedere solo i peccati, precedentemente commessi. Il nemico infernale adopera questa tecnica, per bloccare nella via della santità e nella certezza del perdono e della misericordia di Dio, con l’intento di far cadere nella disperazione (cf Ep. II,100), perciò egli incoraggiava, consigliando: “Discacciate questi vostri storti convincimenti e non temete, perché non ne avete alcun motivo” (Ep. II, 100 = Cerase, 31-5- 1914). (Da TeleradioPadrePio del 21 febbraio 2013, Padre Pio modello di Fortezza) |
Scienza |
La Scienza fa vedere la bellezza e la bontà delle cose e persone create da Dio, e
la sua relazione profonda con ogni creatura. Tutta la realtà è stata creata da Dio e appartiene a lui. L'uomo cerca di impadronirsene maltrattandola a suo piacimento. Il dono della Scienza rimette le cose al proprio posto, ridando a Dio quello che è di Dio. Ci fa vedere le cose come le vede Dio. Il dono della Scienza permette all'uomo di percepire e sentire, attraverso la natura e gli avvenimenti del quotidiano, la presenza ed il linguaggio di Dio. Laudato sii mi Signore, per tutte le tue creature. Altri mondi. |
Lettera a Padre Benedetto il 1° novembre 1913:
"Da che il Signore mi va facendo queste cose mi sento tutto mutato da
non riconoscermi più da quello che ero per lo innanzi... Tutte le cose
soprannaturali non ne ebbi mai che non mi producessero un notevole
profitto. Tali celesti favori hanno prodotto in me, oltre gli effetti
propri di ciascun favore, questi tre effetti principali: una ammirabile
conoscenza di Dio e della sua incomprensibile grandezza; una grande
conoscenza di me stesso e un profondo sentimento di umiltà, nel
riconoscermi tanto ardito da offendere un padre sì santo; ed un grande
disprezzo per le cose tutte della terra ed un grande amore a Dio e alla
virtù." (Epist. I, 422-3) |
A Padre Benedetto: "In quanto al convento di San Marco (La Catola) non vi preoccupate. Gesù non permetterà che venga disertato. Veramente dico questo non perché ne abbia avuto un segno soprannaturale, ma ne sento l'intima convinzione che il convento rimarrà per noi." (Epist. I, 1244) |
A Padre Agostino il 9 agosto 1912: "Ecco una languida figura di ciò che Gesù opera in me. "A quella guisa che un torrente trascina seco nella profondità dei mari tutto ciò che incontra nel suo corso, così l'anima mia che si è sprofondata nell'oceano senza rive dell'amore di Gesù, senza alcun mio merito e senza potermene rendere ragione, attira dietro di sè tutti i suoi tesori." (Epist. I, 297) |
A Padre Agostino il 5 novembre1912: "Non vi dico in che modo mi vanno percuotendo quei (diavoli) disgraziati.... Sabato mi sembrò che mi volessero proprio finire... mi rivolgo al mio angelo e dopo d'essersi fatto aspettare per un pezzo eccolo finalmente aleggiarmi intorno... Lo sgridai aspramente d'essersi fatto così lungamente aspettare. Ed ecco ei dice: "Ti sono sempre vicino, mio diletto giovine... il mio affetto per te non si spegnerà neppure colla tua vita. Lo so che... tu attraverseresti tutti i monti, tutti i deserti per cercarlo... dirgli che qui separato da lui raccogli più tristezze che gioie. Tu lo vorresti proprio questo dono da lui, ma non ti affaticare... tu devi aspettare un altro poco. Egli per adesso nulla può darti come il raggio d'una stella, il profumo d'un fiore, il gemito d'un'arpa, la carezza del vento. ... la provvidenza vuole che si stia in esilio un altro po'. Egli finalmente finirà con l'accontentarti almeno in parte..." (Epist. I, 311-12) |
Lettera a Padre Agostino del 9 febbraio 1914: "Mi chiedete conto della mia anima ed a me duole di non sapermi esprimere, trattandosi adesso di cose assai alte e segrete... Sono cose, quelle che si vanno operando presentemente, così segrete e così intime, che chi non ne ha fatto un'esperienza in se stesso, non potrà mai e poi mai formarsene una pallida idea... Adesso è Dio stesso che immediatamente agisce ed opera senza del ministero dei sensi sia interni che esterni. E' un'operazione questa sì alta, sì segreta e sì dolce, che è nascosta ad ogni umana creatura... In questo stato le tre potenze dell'anima si precipitano in Dio come trascinate dal loro proprio peso; Insomma in questo stato i sensi, gli appetiti, i desideri, le affezioni, l'anima tutta gravita intorno a Dio con una forza e prontezza meravigliosa, e quel che più stupisce, si è che tale suo moto l'anima istessa non avverte." (Epist. I, 453-4) |
Lettera a Padre Agostino dell'8 dicembre 1914: "Mi chiedeste nell'ultima vostra se la relazione epistolare di quell'anima col suo vecchio confessore sia puramente spirituale, e se sia voler di Dio, che sia continuata. La risposta in proposito è la seguente. Una aperta manifestazione ossia una rivelazione con parole al riguardo non l'ho avuta da Gesù... Intanto Gesù mi manifesta il suo volere in un modo assai più meraviglioso. Egli mi fa sentire nella più alta punta dello spirito che una tale relazione epistolare è bene che sia troncata al più presto. Egli mi fa sentire ancora che pel presente tutto va bene, ma nell'avvenire ci sarà del discapito da ambo le parti e, quello che sarà peggio, col danno di altre anime.... Questo è pure quello che io sento nella più intima parte dello spirito... In questo interno santuario nessuno può penetrarvi... Quello che valgo a dire si è che il Signore vi penetra nell'anima senza sforzo alcuno e repentinamente avviene che la verità parla da sè, senza strepito nè di parole, nè di rappresentazione d'immagini." (Epist. I, 512-3) |
A Padre Benedetto il 21 aprile 1915: "Sentite
una cosa assai strana. Quando sono con Gesù mi avviene di dimandare a
Gesù cose, delle quali non ebbi mai in mente, di presentargli pure
delle persone che non solo non ho avuto mai in mente, ma quello che più
mi arreca meraviglia, che di tali persone non ebbi
mai conosciute e mai
ne ho sentito parlare. E qui va osservato che quando ciò mi avviene, non
mi consta mai che Gesù non mi abbia accordato, in favore di dette
persone, quello che per esse dimando." (Epist. I, 570) |
A Padre Benedetto il 1° giugno 1915: "A me mi accade, da molto tempo addietro, che quando viene Gesù, quellecose che tanto ame stanno a cuore di dimandargli se ne sfuggono e solo ricordo quello che Gesù vuole che ricordo. Come pure è solito accadermi, quando egli viene, che mi sento spinto da un moto irresistibile di pregare e raccomandare a lui persone non mai viste e di cui non ho mai sentito parlare, chieder per esse quelle grazie, che non mi passarono mai per la mente. A dire il vero, non mi è successo mai che con questo nuovo modo di pregare abbia qualche volta il Signore lasciate inesaudite le mie suppliche." (Epist. I, 590) |
Lettera a Padre Agostino del 24 gennaio 1917: "Riguardo a quell'altr'anima di cui più volte mi avete domandato... debbo confessarci che di quest'anima quando sono davanti a Gesù me ne dimentico, contro mio volere e desiderio, completamente e non rammento mai di averla presentata a Gesù.... Gesù ormai ha scelto un bel mezzo, quando non vuole parlare di qualcuno: me ne toglie la memoria dinanzi a lui, e così per non essere accusato di mutismo riversa la colpa sulla mia smemoratezza. Fiat! Ormai si è capito che debbo aver torto da tutti, dal cielo e dalla terra." (Epist. I, 862) |
Pietà |
Desiderio gioioso di state vicino a Dio, specialmente per mezzo della
preghiera. |
La preghiera fu sempre la prima priorità per Padre Pio. Egli preferiva allungare le sue ore di preghiera piuttosto che le sue ore in confessionale. Spesso diceva: "quello che manca al mondo di oggi è la preghiera." La sua preghiera favorita era il rosario. Quando egli si identificò nella frase "un povero frate che prega", piazzando "povero frate" prima di "prega", egli sottolineava la sua vocazione. (Wonder Worker, 34) |
Lettera a Padre Benedetto del 1° novembre 1913: "La maniera ordinaria della mia orazione è questa. Non appena mi pongo a pregare, subito sento che l'anima incomincia a raccogliersi in una pace e tranquillità da non potersi esprimere con le parole. I sensi restano sospesi, ad eccezione dell'udito, il quale alcune volte non viene sospeso, però ordinariamento questo senso non mi dà fastidio e debbo confessare che anche se a me intorno si facesse del grandissimo rumore, non per questo riesce a molestarmi minimamente, da qui capirete che poche sono le volte che riesco a discorrere coll'intelletto." (Epist. I, 420) |
Lettera a padre Benedetto, 8 settembre 1911: "I battiti del cuore, allorchè mi trovo con Gesù sacramentato, sono molto forti. Sembrami alle volte che voglia proprio uscirsene dal petto." (Epist. I, 234) |
Il dono della Pietà conduce il cristiano alla preghiera, alla lode, all'adorazione, alla contemplazione; porta il cristiano a sentire il piacere della preghiera, a sentire il desiderio ed il piacere di stare con Dio, il piacere di pregare e di parlare con Dio per mezzo della preghiera. |
Lettera a Padre Benedetto del 20 dicembre 1913: "Sentite che fenomeno curioso si va svolgendo in me da un pezzo in qua e che del resto non mi dà poco pensiero. nell'orazione mi accade di dimenticarmi di pregare per chi a me si raccomanda (non per tutti però) ovvero per chi avrei intenzione di pregare... ma sì tosto che entro in orazione, la mia mente resta in un vuoto perfetto e nessuna traccia più in essa si trova di ciò che pur avevo tanto a cuore.Altrevolte invece mi sento mosso, stando in orazione, a pregare in pro di chi mai ebbi intenzione di pregare, e, quello che è più meraviglioso, alle volte in pro di chi mai conobbi, nè vidi, nè udii e nè mai mi si raccomandò nemmeno a mezzo di altri. E presto o tardi il Signore esaudisce sempre queste preghiere." (Epist. I, 443) |
Lettera a Padre Benedetto del 26 marzo 1914: "Appena mi metto a pregare tosto misento il cuore com inveso da una fiamma di un vivo amore... E' una fiamma sì dolce e deliziosa che spirito ne rimane sazio in tal guisa da non perderne il desiderio. ... Il godimento rimane sempre più perfezionato... tal desiderio non viene estinto dal godimento, ma rimane dallo stesso godimento moltissimo raffinato. Da qui comprenderete che si vanno sempre più rarefacendo le volte in cui io posso discorrere con l'intelleto e giovarmi dell'ufficio dei sensi." (Epist. I, 461) |
Timor di Dio |
Atteggiamento filiale del cristiano costantemente preoccupato di piacere a Dio, suo Padre. |
Il timore di Dio è un grande dono poiché fa sì che l'uomo faccia di tutto per non perdere la grazia di Dio, il Suo amore e la Sua presenza. Per questo motivo, il timore di Dio è il principio della sapienza.
A Padre Benedetto il 19 giugno 1918: "Il solo timore di offendere il mio Dio nuovamente mi fa rabbrividire, mi fa spasimare e agonizzare." (Epist. I, 1038)
A Padre Benedetto il 20 giugno 1910: "Da vari giorni... mi affligge il pensiero di non essere certo di aver confessati bene tutti i peccati della mia vita passata... Non posso comprendere come mai questi timori possano sussistere. ...Passo momenti di continuo martirio. " (Epist. I, 186) |
A Padre Agostino il 27 maggio 1914: "Piaccia intanto al Signore nella sua bontà di porre presto un velo alla sua grande maestà che vuole in questi momenti farla da giudice coll'anima mia, affinchè io non resti annichilito ed atterrito, ed intanto mi dia egli stesso parole a difendere la mia causa dinanzi a lui e la forza per sostenere il di lui sguardo." (Epist. I, 476-7) |
Lettera di Padre Pio a Padre Basilio da Mirabello Eclano: "L'anima in cui abita Dio teme sempre ad ogni passo che fa di offendere Iddio e questo timore diventa quasi insopportabile, se questo santo timore si versa su l'adempimento dei propri doveri." (Epist. IV, 237) Padre Pio alle sorelle Ventrella: "Nessuno teme di essere indegno davanti a Dio quando veramente lo vuole essere oppure lo è. Tale incertezza è permessa da Dio a tutti i viventi perchè non presumano, e vadano cauti nell'affare dell'eterna salute." (Epist. III, 545) |
A Erminia Gargani: "Non farti vincere dal timore di non amare Dio e per conseguenza di non salvarti, perché a me sembra che il nemico voglia metterti in qualche inganno:" (Epist. III, 722) |
A Erminia Gargani: "Oh! Quanto amaro è il
pensiero di dover rendere conto a Dio anche del male non impedito e del
maggior bene non procurato ad altre anime. " (Epist. III, 723) "..Dover rendere conto a Dio anche dei peccati fatti commettere ad altri per una sbagliata direzione... Non puoi credere che spina costituisce per me questo timore. ... Essa è il primo strazio ed il primo pensiero allo svegliarmi, è l'ultima con cui e sopra di cui mi addormento:" (Epist. III, 1024-5) "Un'altra spina è lì conficcata nel mezzo del mio cuore. Io non so come regolare le anime che il Signore mi manda. Il numero di queste va sempre più crescendo, e io dubito di non fare abbastanza per esse.... Chi sa se queste povere anime non abbiano a soffrire per colpa mia!" (Epist. IV, 153; vedi anche Epist. III, pag. 311 e 185) A Raffaelina Cerase: "Il timore ci fa guardare con saviezza dove si mette il piede, guidandoci a non inciampare nella strada che ci mena al cielo." (Epist. II, 77) |
Le tre virtù teologali
dono di Dio: fede, speranza, e
carità |
Fede |
Si legge nella Cronistoria del convento che durante una conversazione coi confratelli Padre Pio disse: "A me basta la fede. Se il Signore mi dicesse: "Vuoi un segno?" Io risponderei: "No, Signore, io credo nella tua onnipotenza, nella tua bontà, nella tua misericordia, nella tua presenza reale e questo mi basta." (Cronistoria, foglio 378. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 24) |
Detta da Padre Pio allo scrittore Giovanni Gigliozzi: "Dio è come il mare, basta che ti abbandoni e non affoghi." |
(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 22) |
Padre Pio a Padre Pellegrino: "Posso compatire e comprendere le illusioni di coloro che non hanno avuto il dono della fede." |
(P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 37) |
Padre Pio un giorno disse a Pietro Cugino: "A San Giovanni Rotondo per tutti c'è luce meno che per me. Nelle cose mie il Signore non mi fa vedere niente. Il Signore mi nasconde tutto, mi tiene sempre all'oscuro." E Padre Agostino, il suo confessore e direttore di spirito, nota nel Diario il 24 ottobre 1935 che Padre Pio vive "la nota prova che probabilmente durerà fino alla morte". E nel secondo quaderno del suo diario, ancora riguardo alla prova scrive che Padre Pio "...Vive di pura fede..." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.216-17) |
"Per Padre Pio la fede era la vita: tutto voleva e tutto faceva alla luce della fede.... La fede lo portò sempre all'accettazione della volontà misteriosa di Dio " (Dalla biografia di Padre Pio sul sito del Vaticano) |
Padre Pio diceva: “Nei libri cerchiamo Dio, nella preghiera Lo troviamo. La preghiera è la chiave che apre il cuore di Dio”. (Dalla biografia di Padre Pio sul sito del Vaticano) |
Padre Pio a Padre Pellegrino: "Se credi che la fede è un dono di Dio, non puoi fare a meno di aver pietà per coloro che non l'hanno affatto o la stanno perdendo." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 26) |
Padre Pio ad Assunta Di Tomaso: "La fede viva, la credenza cieca e la completa adesione all'autorità costituita da Dio sopra di te, questo è il lume che rischiarò i passi al popolo di Dio nel deserto." (Epist. III, 400) |
Fede cieca nell'autorità della Chiesa. Padre Pio ad Assunta De Tomaso: "Vivi allegra e coraggiosa, almeno nella parte superiore dell'anima, in mezzo alle prove in cui il Signore ti pone." (Epist. III, 466) |
1906 Lucia Fiorentino scrisse nel suo diario il 19 agosto 1923: Gesù mi diceva: "Ti ricordi di quanto ti ho manifestato nel 1906, mentre eri inferma?". "Sì, mi ricordo." Gesù mi aveva detto, sempre in locuzione: Verrà da lungi un sacerdote, simboleggiato in un grande albero, che si doveva piantare in convento. Albero così grande e ben radicato, doveva coprire con la sua ombra tutto il mondo.... E così ora mi spiega che l'albero è Padre Pio." (Epist. III, 471) |
Padre Pio alle sorelle Ventrella: "Il più bel Credo è quello che si pronunzia nel buio, nel sacrifizio ed in uno sforzo di volenza." (Epist. III, 545) |
A Padre Benedetto il 24 gennaio 1918: "Le tentazioni contro la fede vanno sempre più crescendo. Io vivo dunque sempre nel buio, cerco di vedere, ma inutilmente. Mio dio, quando spunterà, non pretendo il sole, ma almeno l'alba?" (Epist. I, 988) |
Lettera a Padre Benedetto il 19 giugno 1918: "Io non
ho quasi più fede: sono impotente ad innalzarmi sulle ali fortunate
della speranza, virtù necessaria per l'abbandono in Dio, quando il colmo
della tempesta imperversa e la riboccante misura di mia miseria mi
schiaccia. Non ho la carità. Ah! che amarlo il mio Dio è conseguenza di
ciò che è conoscenza piena, in fede operosa, e delle cui promesse
l'anima si tuffa, si ricrea e si abbandona e riposa ancora nella dolce
speranza. Non ho carità per il prossimo perchè questa è conseguenza di
quella: e mancando la prima, d cui ogni succo vitale scende ai rami,
ogni ramo perisce." (Epist. I, 1036) |
Lettera a Padre Agostino del 3 dicembre 1912: "Ho tanta confidenza in Gesù, che se anche vedessi l'inferno aperto dinanzi a me, mi trovassi sull'orlo dell'abisso, non diffiderei, non dispererei, confiderei in lui." (Epist. I, 317) |
Speranza |
Il 6 settembre 1918, pochi giorni prima di ricevere le stimmate il 20 settembre, Padre Pio scrive: "Si compiano pure o Dio-Amore, i tuoi eterni e giusti decreti, sulla tua creatura, ma lascia ad essa la forza di sperare contra spem!" (Epist. I, 1076) |
"Sono impotente ad innalzarmi sulle ali fortunate della speranza, virtù sì necessaria per l'abbandono in Dio, quando il colmo della tempesta imperversa e la riboccante misura della mia miseria mi schiaccia." (Lettera a Padre Benedetto del 19 giugno 1918 (Epist. I, pag. 1036) |
Non solo egli era l'uomo della speranza e della
fiducia totale in Dio, ma infondeva queste virtù in tutti quelli che lo
avvicinavano, con le parole e con l'esempio. (Vaticano)
http://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_20020616_padre-pio_it.html |
“Prega, spera, non agitarti. L’agitazione non serve a nulla. Iddio è misericordioso e ascolterà la tua preghiera” |
"La speranza non è ottimismo, non è buonumore, non è un bicchiere mezzo pieno. La speranza è un dono, è un regalo dello Spirito Santo. La speranza è Gesù stesso. La speranza mai delude, come dice San Paolo. La speranza è quella che la Madonna, nel Suo cuore, ha avuto nel buio più grande: la sera del Venerdì fino alla prima mattina della Domenica. Quella speranza: Lei l’aveva. E quella speranza ha rifatto tutto. Che il Signore ci dia questa grazia." (Papa Francesco, Omelia a Santa Marta di lunedì 9 settembre 2013) |
Padre Pio: "In materia di fede abbiamo oltre che la necessità, il dovere di accettare tutto velato, con la paura del rischio, compensata dalla ferma speranza." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 454, e nota 7) |
Lettera a Padre Agostino il 18 settembre 1915, da Pietrelcina: "E tu anima mia ...sopporta il tuo esiglio a solo fine che Dio lo vuole.... Vivrò in questa crudele vita, o mio Gesù, e la speranza e il silenzio saranno la fortezza mia finché dura questa misera vita." (Epist. I, 650) |
Gerardo De Caro professore di storia e filosofia, ex deputato del Parlamento Italiano, terziario francescano, figlio spirituale di Padre Pio, testimoniò: "Un giorno stavo pregando nel coro della chiesetta, seduto proprio davanti a Padre Pio, e lui si piegò un po' in avanti e mi bisbigliò all'orecchio: "Non resterai deluso!" (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, II Volume; Carità e prove, sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag. 463) |
Padre Pio in una lettera alle sue figlie spirituali: "... E' necessario dunque stabilirci in una speranza. Ascendiamo senza mai stancarci alla celeste visione del Salvatore; allontaniamoci dalle affezioni terrene ed aspiriamo alla felicità che ci è preparata." (Epist. III, 406) |
Alle sorelle Ventrella: "Stabiliamoci.. in una forte e soda speranza. Così anche noi esclameremo con il nostro serafico Padre: "E' tanto il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è di diletto." (Epist. III, 536) |
Chi e’ Padre Pio
Padre Pio è un un dono
specialissimo dell'amore di Dio per l'umanità. Con Padre Pio le cose straordinarie
erano ordinarie, ciò che è fuori del comune era comune, il
soprannaturale era naturale, ciò che era impensabile era routine, ciò
che era imprevedibile era normale. Non si può immaginare una più
completa, duratura, inamovibile generosità in un essere umano. Dalla nascita alla morte, ogni
giorno della sua vita Padre Pio fu consumato dell'amore e imitazione di
Dio attraverso Gesù'; consumato dall'amore e l'aiuto per l'umanità
sofferente dei suoi fratelli e sorelle sulla terra; consumato dall'amore
e il suffragio delle anime del Purgatorio, per accorciare ed alleviare
la loro pena; consumato dall'amore e l'obbedienza a qualsiasi costo alla
Chiesa. Padre Pio e’ una creatura in cui
Dio profuse i suoi doni con un'abbondanza che non ha eguali. E Padre Pio ne fece buon uso, con
guarigioni, resurrezioni, levitazioni, profezie, letture dei cuori;
parlando lingue diverse, leggendo linguaggi sconosciuti, spargendo un
profumo di fiori, moltiplicando il cibo in momenti di bisogno; godendo
della presenza visibile dell'angelo custode, avendo frequenti estasi con
personaggi celesti, avendo visibile contatto con le anime del
Purgatorio, conoscendo in dettaglio lo stato nell'aldilà delle persone
defunte; prevenendo lesioni corporali, incidenti stradali, distruzione
di cose e persone; assistendo i moribondi in bilocazione per un sereno
passaggio da questa terra. Egli fece queste cose mentre
ingeriva una quantità minima di cibo, prendendo una quantità minima di
riposo, avendo costantemente mal di testa, convivendo con una bronchite
cronica, passando per periodi febbre estremamente alta, e profuso sudare
di notte. Le caratteristiche che
distinguevano Padre Pio erano gentilezza, gioia, serenità, umiltà,
modestia, pietà, perfetta obbedienza a tutte le autorità ecclesiastiche. Egli rivisse la Passione di Cristo
attraverso la celebrazione di migliaia di Messe. Alzando la sua mano
insanguinata egli assolse miliardi di peccati. Egli fece milioni di
passi penosi sui piedi piagati. Le sue dita mossero i grani di milioni
di rosari. Le sue labbra si mossero per milioni e milioni di avemarie.
Il suo corpo sopportò per trilioni di secondi
il dolore
permanente connesso alle stimmate. Ognuno dei trilioni di battiti del
suo cuore fu una grandiosa sinfonia per la gloria di Dio. Ora egli è nei cieli, immerso
nella gioiosa luce della visione beatifica. In Paradiso egli continua a
lavorare per noi, pregare per noi, intercedere per noi, distribuendo
ogni genere di grazie su richiesta. L'unica cosa che non fa più è
soffrire. Grazie Signore per averci dato
Padre Pio. |
“La storia di Padre Pio non è
ancora finita.”
(Jim Gallagher, Padre Pio the Pierced Priest A
Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pag.4) |
“Una città posta sopra un monte non
può restare nascosta.” Matteo, 5:14. La storia di Padre Pio è come la
storia di una città su una montagna. Può essere temporaneamente nascosta
da nuvole, nebbia, foschia, temporale. Ma prima o poi risplende
gloriosamente sotto i dorati raggi del sole.
(Pascal P.
Parente, Padre Pio A City On A Mountain, Ave Maria Institute,
Washington, New Jersey, USA, (prima edizione 1952), 1968, Introduzione,
IV. P. Parente era professore di teologia ascetica e mistica
all’Università Cattolica D’America in Washington DC nel 1952) |
“Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo” (Gal 6, 14). Padre Pio da Pietrelcina, come l'Apostolo Paolo, al vertice della sua vita e del suo apostolato pose la Croce del suo Signore come sua forza, sua sapienza e sua gloria. Infiammato d'amore per Gesù Cristo, si conformò a Lui nell'immolazione di sé per la salvezza del mondo. Nella sequela e nell'imitazione di Cristo Crocifisso fu così generoso e perfetto che avrebbe potuto dire: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 19). (Vaticano) http://www.vatican.va/news_services/liturgy/saints/ns_lit_doc_20020616_padre-pio_it.html
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