Capitolo 23
22 settembre 1968: Ultimo giorno di vita di Padre Pio

 

Domenica 22 settembre 1968 era il giorno fissato dagli organizzatori per il Convegno dei Gruppi di Preghiera a San Giovanni Rotondo.
Due giorni prima, venerdì 20 settembre, era stato celebrato il 50° anniversario delle stimmate di Padre Pio, con tantissime persone in chiesa.


 
Mattina del 22 settembre 1968, ore 4:30

La mattina di domenica 22 Padre Pio scese come al solito in sacrestia verso le 4:30, per la messa delle 5 di mattina.

La chiesa era tutta addobbata a festa.

Padre Pio vide che tutto era preparato pe una messa cantata e disse: "Ma non vedete che non ce la faccio?"

Fu chiamato il superiore che gli fece presente che era la festa dei gruppi di preghiera. Il superiore Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo non gli diede un ordine. Gli comunicò semplicemente che la messa era prevista e programmata in canto.

Padre Pio fece notare che si sentiva debole, però al superiore che faceva presente che ormai era tutto preparato così, Padre Pio non disse nulla, ma fece capire che il suo 'canto' lo dovevano prendere come veniva.

Celebrò la messa con una certa fatica, ma gli occhi erano quelli di sempre. Le mani scoperte non presentavano più in modo evidente  le stigmate. Al canto del Padre Nostro saltò delle parole. Fungeva da diacono Padre Onorato Marcucci da San Giovanni Rotondo.

Al momento della comunione chiese a Padre Leonardo Valentino Marcucci da San Giovanni Rotondo che gli era accanto fungendo da suddiacono, che cosa facessero tre ragazzi vestiti a festa, due bambine vestite di bianco e un ragazzo con i segni della prima comunione.

Padre Leonardo disse "vorrebbero fare la prima comunione."  E Padre Pio: "E chiamali!" I ragazzi si avvicinarono. Padre Pio porse l'ostia con delicatezza a tutti e tre. Le ragazze si chiamavano Anna e Lucia Fanoni ed erano di Firenze.

Al termine della messa, alzatosi dalla sedia, Padre Pio ebbe un mancamento e stava per cadere. Fu immediatamente soccorso dai confratelli, posto sulla sedia a rotelle e riportato in sacrestia.

Padre Bill Martin riporta che fu Cleonica Morcaldi che si accorse per prima, pur nella frazione dei secondi, del mancamento, emettendo un grido.

Padre Bill accorse immediatamente sull'altare sostenendo il confratello dalle spalle.

 
Fra Bill Joseph Pius Martin sorregge Padre Pio impedendogli di cadere a terra

Cleonice era sul lato destro del presbiterio, guardando l'altare. Padre Bill era sullo stesso lato, ma nel presbiterio. (Mischitelli, 774-6, e note 38-40)



Mattina del 22 settembre 1968, ore 8

Alle ore 8 Padre Pio scese nella sacrestia della vecchia chiesetta, dove confessò alcuni uomini.


                         Ultima messa

      
Padre Leonardo Valentino       
     P. Onorato  diacono, P. Leonardo suddiacono, e P. Covino cerimoniere  della messa solenne cantata  

      Paramenti di Padre Pio durante l'ultima messa conservati nel museo del convento

      
I ragazzi che ricevettero la Prima Comunione durante l'ultima messa di Padre Pio

    
Joseph Pius Martin, che allora era uno studente americano che aiutava in convento

  Clenice Morcaldi in età avanzata, col nipote Orazio Pennelli

  

 
 

 

 

Mattina del 22 settembre 1968, ore 10

Verso le ore 10 venne benedetta la cripta , appena ultimata, sottostante al presbiterio della chiesa.

Al centro del vano di essa era stata scavata nella roccia una fossa a forma di sepolcro, che rimase aperta.
Era arrivato pure il masso di granito verde scuro, e su di esso era stato poggiato un Cristo morto deposto dalla croce, che ora è sotto l'altare.

        

 

 

Mattina del 22 settembre 1968, ore 10:30


Alle ore 10:30 Padre Pio si affacciò alla finestra del coro della chiesetta per salutare e benedire i fedeli che partecipavano al convegno dei gruppi di preghiera.



Secondo gli accordi, mentre era ancora affacciato alla finestra, Padre Pio benedisse anche la prima pietra della programmata costruzione della Via Crucis, che nel pomeriggio, dopo il relativo rito religioso, fu poi interrata dal superiore provinciale dei frati, l'amministratore apostolico Padre Clemente.

 
    
 
 Padre Pio alla finestrella

Padre Pio ogni volta che aveva l'opportunità, specialmente all'Angelus di mezzogiorno o della sera, quando sapeva che c'era gente in piazza che non aveva avuto l'opportunità di avvicinarlo, allora si affacciava alla finestra, del coro o della cella, per salutare e benedire la folla. Salutava sventolando un grosso fazzoletto bianco che aveva sempre con se. In quell'incontro da lontano c'era sempre tanta emozione.


Finestra cella:            

Finestra coro:                     
 

 

Mattina del 22 settembre 1968, ore 11:45

Poco prima delle ore 12:00 fra' Bill accompagnò Padre Pio nella sua cella, e lo sistemò sulla poltrona.


Fra Bill Martin, anni dopo in una intervista data ad Angelo Maria Mischitelli, il 28 aprile del 2000, così ricordò:

"Sistemato Padre Pio sulla poltrona, sono sceso in cucina per prendere il vassoio del pasto preparato per lui.

Quel giorno la signora Rita Giordanelli aveva consegnato al nostro cuoco un vassoio per Padre Pio che aveva come primo piatto un involtino di pasta  con verdura e formaggio. Dico involtino perchè era una sfoglia di pasta arrotolata a più strati ripieni uno di verdura e l'altro di formaggio. Sul vassoio, inoltre vi erano come secondo un contorno, poi un frutto e mezzo bicchiere di vino.

Padre Pio ha mangiato più delle altre volte, ma si trattava più di assaggio che di altro. Ha gradito di più la pasta e poi ha bevuto un pò di vino, che era non forte, ma di gusto gradevole"
(Mischitelli, Il Confratello, pag. 211).


         

     
 

 

Pomeriggio del 22 settembre 1968, ore 12:30

Subito dopo il pasto Padre Pio si è alzato dalla poltrona, e, affacciandosi alla finestra della sua cella, ha benedetto i pellegrini che erano al di là delle mura claustrali.

 

 

Pomeriggio del 22 settembre 1968, ore 12:45

Padre Pio è stato aiutato a stendersi sul letto per un breve riposo. Padre Onorato scese in refettorio per il pranzo.

Fra' Bill Martin rimase nel corridoio di propria volontà. Ma prima del riposo , per la prima ed unica volta Padre Pio, stando solo in cella, declamò ad alta voce il Padre Nostro: la sua voce era chiara, robusta, quasi tenorile.

Fra Bill Martin:

"Mentre ero nel corridoio ho udito che Padre Pio declamava a voce alta, chiara, quasi stentorea, limpida, il Padre Nostro.

Certo anche per me era la prima volta che sentivo una cosa del genere: mi faceva molta meraviglia, sia per novità sia per il vigore impresso alle parole dal tono piuttosto alto, dato lo stato di debolezza nel quale appariva quel giorno.

Mi è sembrato che fosse ritornato in tutte le sue forze, che fosse come resuscitato, che stesse veramente bene. Ho ancora negli orecchi quella voce e quelle parole, dice Fra Bill Martin ad Angelo Mischitelli, riferisco quel che ho visto e udito .

Non ho interesse a dire questo sì e questo no. Non so quanta importanza possa avere, ma quel che tu chiami 'un particolare' è veramente accaduto intorno alle 12:30."
(Mischitelli, Il Confratello, pag. 212)

 

 

 

Pomeriggio del 22 settembre 1968, dalle ore 14:00 alle 19:00

Verso le ore 14:00 Padre Pio prese posto sulla sedia di vimini posta sulla veranda, dove rimase in preghiera.

Fra Bill stette con lui fino alle ore 17:30, quando fu condotto sul matroneo della chiesa grande.

Ascoltò la messa e alla fine, dopo aver benedetto i fedeli, si ritirò nella cella.

Racconta Frate Bill Martin: "Al termine della messa vespertina ha dato uno sguardo dettagliato ai fedeli giù in chiesa. Dico dettagliato perchè non ho trovato un'altra parola per dire che ha scorso con gli occhi tutta la chiesa benedicendo con lievi gesti della mano.

Io ero lì e mi ha fatto meraviglia il fatto: sembrava che vedesse la prima volta la gente in chiesa o che facesse come fanno i turisti, che prima di abbandonare una sala di arte o una montagna, danno un ultimo sguardo per un ultimo saluto o per imprimersi meglio l'immagine nella mente come ricordo da portare a casa e nella vita. Poi, sempre aiutato, si alzò."

 

Padre Pio in preghiera sul matroneo della chiesa

    

Fra' Bill Martin con Padre Pio
 

 

Sera del 22 settembre 1968, ore 19:15


A questo punto, stando nella cella, Padre Pio notò che molti fedeli erano al di là del muro claustrale erano in preghiera e si facevano sentire alche con il canto. Allora si affacciò alla finestra della sua cella, salutò e benedisse per l'ultima volta la gente. Erano da poco passate le 19. E' stata questa l'ultima apparizione di Padre Pio davanti al pubblico.

  

 

Sera del 22 settembre 1968, dalle ore 19:30 alle 21:00

Padre Pio rimase in cella in compagnia di fra Bill e di Padre Onorato, i quali, dopo averlo aiutato a sistemarsi sul letto, si ritirarono nelle proprie celle, Padre Onorato nella cella numero 4, accanto a quella di Padre Pio, e l'altro, fra' Bill Martin, nella sua cella al n° 7.

I due frati rimasero in sorveglianza fino alle ore 21:00, quando subentrò il frate addetto al servizio notturno, Padre Pellegrino Funicelli.

(Intervista a Padre Joseph Pius Bill Martin, il 28 aprile 2000, da parte di Angelo Maria Mischitelli, dal libro: Padre Pio il confratello, Sovera Edizioni,  Prima edizione 2002,  seconda 2012, terza edizione 2015, pagine 285-298)

 

 

 

 

Le ultime ore di Padre Pio


Notte del 22 settembre 1968, dalle ore 21:00 a mezzanotte

L’ultima notte di Padre Pio viene raccontata in modo semplice e commovente da padre Pellegrino da Sant’Elia a Pianisi.

Il racconto che egli fa di quella notte, quale unico e privilegiato testimone delle ultime ore della vita terrena di Padre Pio, è certamente e incontestabilmente attendibile.

È un racconto fissato nel registratore. Ecco un ampio stralcio del testo così come riportato da Luigi Peroni nel suo libro Padre Pio da Pietrelcina:

 
           Padre Pellegrino Funicelli


Padre Pellegrino

Padre Pellegrino: «...In particolare, durante la notte capitava che domandava spesso l’orario, specialmente quando si avvicinava l’ora della Santa Messa; dopo la mezzanotte, verso l’una, cominciava a domandare frequentissimamente l’ora.



Dalle nove a mezzanotte
Così pure l’ultima notte: dalle nove fino a mezzanotte è stata come tutte le altre.

Però ho notato questo particolare: mentre le altre volte, quando si metteva a letto riprendeva un colorito bellissimo, quella notte si era ricolorito un po’, ma non come le altre volte.

Aveva gli occhi lacrimosi, arrossati, ma le lacrime non scendevano... Qualche lacrima sul ciglio, che io ho asciugato.

Durante queste prime tre ore mi ha chiamato cinque o sei volte per domandarmi l’orario. [...]




23 settembre 1968: Da mezzanotte alle ore 2:30

...A mezzanotte ha cominciato a tremare come un bambino; una paura, un terrore che è durato sino all’una dopo mezzanotte. Ha voluto che mi sedessi vicino a lui, vicino al letto, e mi stringeva forte le mani. Poi mi ha domandato: “Guagliò, hai ditto ‘a Messa?”.

Erano circa le 12,10. Ed io: “È troppo presto”, ho risposto sorridendo, “è ancora mezzanotte!” E lui: “Mbè! Stamattina la dirai per me”.

 Questa frase è suonata nuova al mio orecchio, perché, quando mi domandava per la Messa, e lo faceva quasi tutte le mattine, o mi chiedeva: “la dici secondo le mie intenzioni?”, oppure, qualche volta, mi diceva lui stesso: “stamattina dì la Messa secondo le mie intenzioni”.

Ma mai aveva usato quell’espressione: “Stamattina la dirai per me!”.


Verso le 12 e mezzo mi chiese di confessarlo. L’ho confessato e, finita la confessione, così, di punto in bianco, mi dice: “Se il Signore mi chiama oggi, chiedi perdono ai confratelli dei fastidi che ho dato e chiedi una preghiera per l’anima mia ai confratelli e ai figli spirituali”.

 Io gli ho risposto quasi male, contrastandolo in maniera piuttosto forte, dicendo in dialetto: “Padre spirituale, ha ‘voglia a campa’ ancora!”.

Poi, quasi pentito della risposta poco garbata, o almeno un po’ forte, ho cercato di raddolcire, e ho detto: “Ma se dovesse avere ragione Lei... - così, quasi per accontentarlo e non proprio per chiedere la benedizione - ...ma se dovesse aver ragione Lei, posso chiederle l’ultima benedizione per i confratelli, per tutti i figli spirituali, per i suoi malati?”. Lui ha detto: “Si, li benedico tutti”.

E poi ha aggiunto: “Mbè! Chiedo però la carità del superiore che la dia lui quest’ultima benedizione, in vece mia”.


Infine mi ha chiesto di rinnovare la professione religiosa. Lo avevo confessato molte altre volte, però mai mi aveva chiesto di rinnovare la professione religiosa. Questo fatto mi ha colpito un poco.

Comunque, glie l’ho fatta rinnovare. Lui ha detto : “Dì tu innanzi... io dico appresso a te...”. Quasi per dirla con più precisione, o quasi per rimettersi alle mie capacità di memoria, non fidandosi delle sue. Egli ha ripetuto dopo di me; ed io, infine, ho chiuso così: “Ed io, da parte di Dio, se osserverai queste cose, ti prometto la vita eterna!”.


È rimasto altri cinque, dieci minuti a letto, e in questo frattempo mi domandava spessissimo l’orario, ogni tre o quattro minuti, ma senza fare commenti. Ecco, questo mi sembra che ci sia stato di differente con le altre notti: la richiesta dell’orario. Cioè, mentre le altre notti chiedeva l’orario e commentava anche... “Mbè! Non passa mai questo orario”; oppure: “Come è passato presto!...”, quella notte, invece, in quell’ora tra mezzanotte e l’una, domandava l’orario, ma non lo commentava.

Sembrava proprio che avesse un appuntamento e che, insomma, avesse fretta. [...] All’una questa lotta è terminata, e me ne sono accorto perché ha detto: “Voglio alzarmi, perché sulla poltrona respiro meglio”.


Gli ho fatto qualche difficoltà, ma lui ha insistito e io ho ceduto. Lui si è alzato, e sembrava un giovanotto, anche se io, quando è andato a sciacquarsi la faccia, e quando si è pettinato, gli tenevo la mano sotto l’ascella.

Camminava diritto: non lo vedevo così da cinque o sei anni. Questo fatto mi ha impressionato moltissimo. E così pure quando l’ho accompagnato sulla porta per fare i soliti quattro passi in mezzo ai corridoi; perché quando lui si alzava per prepararsi alla Messa, verso le due, due e mezzo, e alle volte anche verso l’una, faceva sempre quattro passi per i corridoi.


Quella notte, arrivato sulla porta, invece di andare per i corridoi, ha detto: “Andiamo sulla loggia”. Lui stesso ha acceso la luce, entrando sulla loggia; s’è seduto lì e si è messo a guardare... Ha smesso di pregare (ché lui, appena si alzava, la corona o l’aveva già in mano, oppure se la metteva subito in mano per pregare).

Sulla loggia ha smesso di pregare ed è stato cinque minuti così a curiosare, girando gli occhi all’intorno, su e giù, e li fissava specialmente nel punto dove poi lo abbiamo messo appena morto. Una mia riflessione postuma, una mia attuale impressione, è che si vedesse già là, disteso.


Padre Pellegrino sulla veranda con Padre Pio mentre parlano di un bel quadro di Padre Pio

Dopo che sono passati cinque minuti, mi ha detto: “Mbè! Ritorniamo in stanza”. Da quando si era alzato dal letto fino a quando mi ha chiesto di tornare in stanza, saranno passati quindici o venti minuti, non di più; quindi s’era fatta l’una e un quarto, l’una e venti. Sono andato per aiutarlo, ma s’era cominciato ad appesantire; lui stesso ha detto: “Non ce la faccio!”. Allora, per fargli coraggio, ho detto: “Padre spirituale, non si preoccupi, c’è qui la sedia a rotelle”.

Difatti, la sedia a rotelle stava lì, fuori della porta di accesso alla veranda. L’ho preso, l’ho avvicinato, l’ho fatto sedere su e l’ho riaccompagnato in stanza. Lì, l’ho fatto adagiare sulla poltrona e lui, indicandomi la sedia a rotelle, ha fatto il gesto, con la mano sinistra, per dire: “portala fuori”; quasi a precisare: ormai non serve più.

Rientrato dentro, ho visto che era diventato pallido pallido. Gli ho passato una mano sulla fronte: c’era un po’ di sudore freddo. Ma non mi sarei impressionato per questo, perché capitava spesso che avesse attacchi di asma e che quindi si sentisse male. Mi sono impressionato invece per il livido che cominciava ad apparire sulle labbra.

Comunque, per un poco ho continuato a preparare una pedana, che noi mettevamo sotto i suoi piedi, per tenerglieli sollevati quando era in poltrona, in modo che non gli si gonfiassero più. Difatti, negli ultimi mesi, con questo sistema, cioè con un po’ di letto in più e con quella pedana, i piedi non gli si gonfiavano più come una volta.


    La cella numero 5, dove Padre Pio morì

Mentre preparavo questo sgabello, lui, guardando la fotografia della mamma, che è dirimpetto alla poltrona, mi ha detto: “Ma lì chi c’è?...” “Eh! - ho risposto - c’è la fotografia della mamma sua!”. E lui: “Io vedo due mamme”. Io, ritenendo che ciò dipendesse dal malessere, e che in conseguenza gli si fosse indebolita un po’ la vista, ho detto: “Padre, ma intorno a questo quadretto che rappresenta la mamma sua, c’è una... due... tre fotografie della Madonna di Pietrelcina; poi ci stanno fotografie di ammalati, la fotografia di Maria Pyle...”. Ma lui ha replicato: “Quelle le vedo tutte chiaramente, ma io lì vedo due mamme...”.

Allora ho pensato che si trattasse di qualcosa un po’ fuori dal naturale e volevo insistere, ma lui ha cominciato a dire: “Gesù, Maria, Gesù, Maria...” e non mi ha risposto più. Nel vedere che il livido alle labbra era cresciuto, allora mi sono spaventato e mi sono mosso per andare a chiamare qualcuno. Lui subito si è accorto, e mi ha detto: “No, non disturbare nessuno”.

Io mi sono avviato lo stesso, e, arrivato davanti alla porta del superiore, mi sento richiamare con voce piuttosto forte. Ritorno indietro, pensando che mi chiamasse per un altro motivo. Invece era per lo stesso: cioè, non svegliare nessuno, non disturbare nessuno.

Allora gli ho risposto... un po’ forte: “Padre spirituale - ho detto - mi dispiace, ma adesso non comanda Lei, comando io”. Quindi l’ho lasciato, mentre lui continuava a dire: “Non disturbare nessuno”.


Io sono corso a chiamare padre Mariano, ma la porta della sua stanza era chiusa, mentre quella di fra Guglielmo (Bill Martin), il frate americano, era aperta. Sono entrato, l’ho svegliato, l’ho scosso, l’ho accompagnato subito da Padre Pio, ed io sono corso subito a telefonare al dottor Sala.

dottor Sala sarà arrivato dopo dieci minuti, o al massimo un quarto d’ora. Appena l’ha visto, ha detto: “Beh, è uno dei soliti attacchi..”. E non si è impressionato.


Quando però sollevammo Padre Pio per metterlo a letto, mi accorsi che egli era completamente sciolto: le ginocchia non lo reggevano più, le braccia si erano appesantite... insomma, sembrava un corpo morto. A fatica, infatti, riuscimmo a metterlo sul letto per la iniezione…

Sala, aiutandoci anche lui, perché proprio non gliela si faceva, lo fece rimettere sulla poltrona. Ma anche in questa posizione, il respiro si faceva sempre più lento e tutto faceva prevedere un imminente decisivo collasso.


Il dott. Sala si è impressionato quando, fatta l’iniezione, questa non ha prodotto l’effetto desiderato.

Erano passati oltre dieci minuti e nessuna reazione si era verificata, tanto che, ormai coscienti di quanto stava per accadere irrimediabilmente, si decidette col dott. Sala di chiamare il guardiano, avvertire la comunità, i medici di turno della Casa Sollievo e il nipote Mario Pennelli.

Ci siamo guardati in faccia col dottor Sala. Io ho detto: “Mah! Vado a chiamare il superiore”».
 
Padre Pellegrino, alle ore due circa, andò a svegliare il guardiano. Il dott. Giuseppe Sala telefonò al dott. Giovanni Scarale, anestesista della Casa Sollievo della Sofferenza, descrivendogli in fretta la situazione e pregandolo di venire immediatamente e di portare lo strumentario occorrente per la respirazione artificiale del Padre.

Poi tornò nella cameretta di Padre Pio, gli applicò un sondino nasale collegato ad una bombola di ossigeno e subito dopo andò a chiamare il dott. Giuseppe Gusso, Direttore Sanitario della Casa Sollievo.


Intanto il guardiano, entrando nella cella del Padre, lo vide seduto sulla poltrona ansimante. Si accorse della gravità della situazione e subito andò a svegliare padre Raffaele da Sant’Elia a Pianisi, confessore del Padre.

Nel frattempo arrivarono nella cameretta padre Mariano, padre Paolo, e i due medici della Casa Sollievo. Il dott. Scarale si diede subito da fare. Alle spalle del Padre, gli diceva di respirare profondamente, mentre con la mano destra controllava il polso carotideo. Intanto erano stati destati gli altri confratelli, che si strinsero in preghiera attorno a Padre Pio.  Dal libro del dr. Emanuele Giannuzzo, San Pio, pagg. 417-24:



23 settembre 1968: Ultimi minuti prima delle 2:30

 Padre Pellegrino così narra gli ultimi minuti di vita del Padre, spirato alle 2,30:

«Nel frattempo, gli ho dato un buon sorso di caffè. Gli ho accostato alle labbra la tazzina e lui stesso ha avuto la forza di sorbirla, ma non ha più avuto la forza di ingoiare tutta la bevanda. È stato anche per questo motivo che non abbiamo potuto somministrargli la Santa Eucaristia.

Padre Paolo da San Giovanni Rotondo, sacrista del Santuario, amministrò al Padre il sacramento degli infermi...».

Passano pochi istanti e poi il Padre «...verso le due e mezzo… le due e trentuno, come un bambino che si addormenti, ha chinato la testa un po’ a sinistra ed è spirato…»

La notizia si diffuse rapidamente. Già, vicino la cella del Padre, sostavano sgomenti una trentina di frati, presenti a San Giovanni Rotondo per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario delle stimmate. (Giannuzzo, San Pio, 418-23)
 
   Sedia a braccioli su cui mori' Padre Pio
 
 
 
 La scomparsa delle stimmate
 
Dopo la morte, il guardiano e il dott. Giuseppe Sala invitarono i presenti ad uscire dalla cella per consentire, sul corpo del Padre, i pietosi uffici. Oltre il guardiano e il dott. Sala, nella cella erano rimasti padre Raffaele, padre Mariano, padre Pellegrino e padre Giacomo.

Tolto dalla poltrona, il corpo di Padre Pio venne adagiato sul lettino. Nel ricomporre la salma, si constatò con stupore che non c’era più traccia delle stimmate! La cute appariva perfettamente sana dove prima, e per 50 anni, si trovavano impresse le stimmate. Un mistero nel mistero.

    Tavolo su cui fu adagiato il corpo di Padre Pio appena morto

Padre Giacomo Piccirillo, invitato dal Padre guardiano, documentò l’evento eseguendo un accurato servizio fotografico. Vedi piu' avanti.




Testimonianza del Dr. Giuseppe Sala
     Il Dr. Giuseppe Sala con Padre Pio

Si riporta qui di seguito un stralcio della testimonianza del dott. Sala, datata 7 luglio 1969, con la quale viene fornita una chiara e preziosa descrizione dell’eccezionale evento:

«Dieci minuti dopo la morte, le mani, il torace ed i piedi di Padre Pio, sostenuto da me, come risulta dalla presenza delle mie mani nelle fotografie eseguite, vennero fotografati da un frate [padre Giacomo Piccirillo] in presenza di altri quattro confratelli.

mani, i piedi, il torace e ogni altra parte del corpo non mostravano rilievi di ferite, né cicatrici erano presenti alle mani e ai piedi, né al dorso né alle palme od in sede plantare, né al costato là dove in vita aveva avuto piaghe ben delimitate e visibili.


La cute, in quei punti riferiti, era uguale a quella di ogni parte del corpo: morbida, elastica, mobile, e la pressione digitale non evidenziava sprofondamenti del derma o del sottocutaneo o spostamenti di ossa o cedimenti delle stesse. L’aspetto, il colore, la consistenza non rivelavano alcunché di particolare, né la presenza di segni di pregressa incisione, lacerazioni, ferite, piaghe o reazioni infiammatorie.

In conclusione, le palme e il dorso delle mani, il dorso e le piante dei piedi e l’emitorace sinistro avevano cute normale, integra, di colorito uniformemente uguale al resto del corpo, fermo restando i rilievi di pallore e di modica stasi dovu-ti alla morte sopravvenuta da poco.

Tali rilievi delle piaghe che Padre Pio aveva in vita e che alla morte sono scomparse, si devono considerare come un fatto fuori da ogni tipologia di comportamento clinico e di carattere extra naturale».





Le stimmate

Sicché, mentre il servizio fotografico documenta la completa scomparsa delle stimmate, la relazione del dott. Sala sottolinea la straordinarietà di quanto avvenuto, il fatto cioè inspiegabile, «fuori da ogni tipologia di comportamento clinico», per cui ferite come quella al costato e come quelle perforanti l’intero spessore delle mani e dei piedi, tutte sanguinanti per un cinquantennio, siano scomparse lasciando la cute perfettamente integra, senza un minimo segno cicatriziale.


La scomparsa delle stimmate avvenne gradualmente, iniziando negli ultimi mesi di vita per concludersi durante la celebrazione dell’ultima Messa e nelle ultime ore precedenti la morte del Padre. Al riguardo significativa appare la dichiarazione fatta da padre Pellegrino, che fu molto vicino al Padre negli ultimi anni della sua vita: «Negli ultimi tre anni della sua vita, standogli vicino, ho potuto notare che dai piedi gradatamente erano scomparse anche le ecchimosi. Egli però aveva nei piedi una sensibilità straordinaria e tale che mi prendeva il panico quando dovevo infilargli i sandali: bastava infatti passare un dito leggero leggero sul dorso dei suoi piedi per procurargli un dolore che si traduceva subito in una smorfia sul suo viso. [...]

Quattro o cinque mesi prima del 23 settembre 1968, le ferite ancora aperte diminuirono piano piano le loro effusioni di sangue. [...] Quelli che assistevamo Padre Pio, cioè padre Onorato, padre Alessio ed io, notammo dalle pezzuole che anche nella piaga del costato avveniva lo stesso fenomeno di diminuzione. Le pezzuole infatti erano sempre meno intrise di sangue. Il 22 settembre 1968, mentre Padre Pio celebrava la sua ultima Messa, caddero dalle sue mani due scaglie perfettamente bianche. La mattina del 23, mentre il dott. Sala ed io preparavamo il suo corpo esanime, cadde dalla sua mano sinistra l’ultima scaglia. Allora... ci accorgemmo che sul costato, sui piedi e sulle mani non c’erano né ferite né cicatrici».



Testimonianza di Padre Alessio

Leggendo una testimonianza resa il 28 settembre 1968 da padre Alessio, le stimmate erano ancora presenti nei primi mesi del 1968. Padre Alessio, una mattina del febbraio di quell’anno, mentre assisteva Padre Pio, in un momento in cui egli fu colto da malore, vide le sue mani senza guanti e intrise di sangue: «Le piaghe al centro della parte superiore delle mani erano profonde un centimetro circa, mentre le parti interne erano ricoperte di una larga e spessa crosta. Nelle piaghe potei notare sangue semiraggrumato, che io con molta cura e delicatezza gli asportai. Non mi preoccupai di togliere tutto il sangue raggrumato nelle piaghe perché mi accorsi che ogni movimento gli procurava spasimo e dolore».


Ma, circa un mese prima della sua morte, ormai circolava la voce che le piaghe del Padre andavano scomparendo. Al riguardo padre Pellegrino scrisse: «Tutti i fedeli che assistevano alla celebrazione della sua Messa notavano questo fenomeno e notavano anche che Padre Pio, sempre scrupolosissimo nel nascondere le piaghe delle mani con le maniche del camice, negli ultimi tempi lasciava che le mani si scoprissero liberamente». (Giannuzzo, San Pio, 423-4)



Testimonianza del guardiano Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo

  Padre Carmelo

In una relazione scritta due mesi dopo la morte di Padre Pio, il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, rilasciò la seguente testimonianza:

«La notte del 23 settembre 1968, appena morto Padre Pio, consapevole di dover lasciare una testimonianza ufficiale ed autorevole, volli di proposito, insieme con altri testimoni, osservare da vicino le stimmate, e dovetti constatare che le mani non si presentavano più come altre volte le avevo viste; ma le ferite sia delle mani che dei piedi e del costato erano completamente rimarginate senza lasciare alcun segno o traccia di cicatrice. Si osservino le foto, che quella stessa notte vennero scattate, e che si allegano come documentazione alla presente testimonianza».


Padre Carmelo sentì anche il dovere di precisare che non era giusto affermare che le stimmate erano scomparse due o tre mesi prima della morte; le stimmate, invece, due o tre mesi prima di morire, «sono cominciate piano piano a chiudersi ed a ridurre la fuoriuscita di sangue, fino a presentarsi alla morte completamente rimarginate e senza alcuna cicatrice. Prova ne è che proprio all’ultimo momento si è staccata l’ultima crosticina o pellicola dalla mano sinistra. [...] Quindi Padre Pio ha continuato a portare i guanti fino all’istante della morte non per ingannare, ma per coprire, come sempre, le ferite».

Rimaneva comunque inspiegabile il motivo per cui, d’improvviso, proprio il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, aveva ordinato di lasciare le mani e i piedi del Padre coperti rispettivamente dai mezzi guanti e dalle calze. Perché non si era voluto mostrare ai fedeli un evento tanto straordinario? Al riguardo, padre Carmelo spiegò tale decisione dicendo che, poiché la scomparsa delle stimmate era nota solo a quei pochi che avevano composto il cadavere, stimò «opportuno di lasciare il corpo coperto ai piedi con le calze ed alle mani con i mezzi guanti, così come Padre Pio usava andare da vivo. Questo non per occultare la verità, ma perché in quel momento non era opportuno rendere pubblico il fatto, che poteva prestarsi a false ed affrettate interpretazioni ed a motivo di scandalo per i deboli». (Giannuzzo, San Pio, 424-5)


 





Testimonianza data dal Dott. Giovanni Scarale sulla morte di Padre Pio da Pietrelcina

                 Foto del dr. Scarale consegnate da lui alla dottoressa Giovanna Mischitelli.


   Testimonianza del dr. Scarale


"A venticinque anni dalla morte del Venerato Padre Pio da Pietrelcina, dopo aver rivissuto tante volte nella mia mente e nel mio cuore gli ultimi attimi della sua esistenza terrena e dopo aver cercato di ricordare esattamente ogni particolare descritto accuratamente nel quaderno dei miei appunti, ho accettato volentieri l’invito di Padre Gerardo Di Flumeri, vice postulatore della causa di Beatificazione del Servo di Dio, a rilasciare la seguente testimonianza.

Premetto che sono anestesista della Casa Sollievo della Sofferenza fin dal 1964 ed è in quella veste che fui convocato alla morte del Padre. Preciso inoltre che finora, pur essendo stato più volte sollecitato da varie parti, non ho mai ritenuto opportuno fare alcuna dichiarazione su questa mia ‘fortunata’ esperienza.

Erano circa le ore due del 23 settembre 1968 quando a casa sentii squillare il telefono: era il dott. Sala, medico curante di P. Pio, che mi chiamava dal Convento dei Cappuccini. Con voce concitata mi disse di raggiungerlo immediatamente perché il Padre stava molto male, inoltre mi raccomandò di fare in fretta altrimenti non avrei più visto P. Pio vivo.

Mi pregò di portare un aspiratore e tutto l’occorrente per l’assistenza respiratoria e per l’eventuale IOT (intubazione orotracheale). Egli, intanto, aveva già applicato al Padre un sondino nasale collegato ad una bombola di ossigeno.

Gli chiesi se, oltre a me, avesse telefonato al dott. Gusso e, avendo ricevuto risposta negativa, gli raccomandai di farlo in quanto mi sembrava opportuno che il Direttore Sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza venisse informato.
 

Mi precipitai in Ospedale, presi l’aspiratore e l’occorrente per l’assistenza respiratoria quindi, con un infermiere che mi aiutava a trascinare l’aspiratore mi avviai verso il Convento. Sul piazzale della Chiesa incontrai il dott. Gusso.

Entrai nella cella di P. Pio: qui c’erano il dott. Sala, il Padre Superiore del Convento ed alcuni frati. Subito mi colpì il respiro superficiale ed il pallore del Padre: mi avvicinai, tolsi il sondino nasale e collegai il “va e vieni” alla bombola dell’ossigeno.

Il Padre era seduto sulla sua poltrona e respirava ancora spontaneamente: mi disposi alle spalle e con la mano sinistra gli poggiai la maschera sul volto mentre con la destra apprezzavo il polso carotideo.

Più volte invitai accoratamente il Padre a respirare profondamente, ma lui sembrava non prestare ascolto alle mie parole. Appariva distaccato da tutto ciò che lo circondava e con voce sempre più flebile sussurrava: “Gesù Maria, Gesù Maria” continuando a sgranare il Rosario con le dita della mano destra.

Ebbi l’impressione che tutta questa assistenza durasse un’eternità mentre, in effetti, si protrasse soltanto per dieci minuti. Poi, all’improvviso, il polso carotideo scomparve e la testa di Padre Pio si adagiò sul mio avambraccio sinistro. Senza alcun lamento il Padre spirò.

Ci fu un attimo di smarrimento generale dopo di che tutti i presenti si precipitarono alla poltrona del Padre, mentre io e gli altri medici tentammo le manovre rianimatorie del caso, ma invano. Quindi adagiammo il Padre sul suo lettino. Nello sguardo di tutti si leggeva sgomento, tristezza, incredulità.

Sono grato a Padre Gerardo Di Flumeri di avermi offerto la possibilità di rendere pubblica questa mia testimonianza sull’ultima notte del Venerato Padre che rimarrà indelebile nella mia mente e nel mio cuore."

San Giovanni Rotondo, 27 maggio 1993

Dott. Giovanni Scarale

 
   

 

 

 



Testimonianza del Dr. Giuseppe Gusso

Il dottore Giuseppe Gusso, presente al trapasso, lo definisce “il più sereno, il più dolce” che egli abbia mai visto”.
(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit.pagg.447,448).

Ma ecco la testimonianza sulle ultime ore di Padre Pio del dottor Giuseppe Gusso da noi intervistato:

Sono stato chiamato direttamente dal dottor Sala, che era il medico curante del Padre. Egli ha chiamato me e il dottor Scarale affinchè lo coadiuvassimo, lo aiutassimo in quei momenti. Nei miei riguardi c’era poi una ragione particolare, perchè ero Direttore Sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza, per ciò che riguarda il dottor Scarale, in quanto era anestesista dell’Ospedale.

Quando arrivammo al convento, nella stanza del Padre, notammo subito in lui uno stato di insufficienza respiratoria piuttosto rilevante. Provedemmo ad un’opera di assistenza respiratoria attraverso un apparecchio manuale. Il Padre aveva sempre disponibile nella stanza una bombola di ossigeno e quindi potemmo operare l’assistenza. Lui era affetto da un’asma bronchiale cronica con forti riacutizzazioni.

 Nonostante quel primo intervento constatammo subito lo stato di gravità del frate. Egli andava progressivamente mancando come atti respiratori e come battiti del polso. Però era del tutto sereno, vigile e continuava a ripetere le parole Gesù Maria, Gesù, Maria con la corona del Rosario in mano.

Stava seduto su una poltrona, rispondeva alle nostre domande e soltanto nell’ultimo momento, quando vedemmo che l’azione cardiaca e respiratoria si andava affievolendo lo stendemmo sul letto, in quanto il Padre aveva già reclinato la testa mentre stava semiseduto sulla poltrona, quando gli praticavamo questa respirazione artificiale.

Al momento dell’arresto del battito del cuore lo stendemmo sul letto per un lieve massaggio cardiaco, ma notammo che non rispondeva, non c’era nessuna reazione.

Il medico curante, prima che noi arrivassimo, aveva praticato delle iniezioni di sostegno dell’attività cardiaca, poi non è stato fatto nient’altro. La consapevolezza che avevamo era quella di una ormai conclusione della vita che avveniva naturalmente.

Ci siamo resi conto che il tipo di conclusione di quell’episodio non poteva che essere che il transito nella vita eterna. Bisogna dire che tutto è avvenuto con consapevolezza da parte del Padre e con molta serenità”.


“Le mani, i piedi, il petto non hanno più ferite. Completamente rimarginate, non mostrano alcun segno di cicatrice. Un servizio fotografico, eseguito da padre Giacomo da Montemarano, documenta la scomparsa delle stimmate...

Quattro o cinque mesi prima del 23 settembre 1968, le ferite ancora aperte...diminuirono piano piano le loro effusioni di sangue...
(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit. pag.449).


http://mistericattolici.blogspot.com/2009/05/sulla-morte-di-padre-pio-da-pietrelcina.html



 
Il dr. Giuseppe Gusso  con Padre Pio

 

 

 

 

La notte che Padre Pio mori' Padre Giacomo Piccirillo fece delle fotografie 

 

 

Come riporta Padre Lino Barbati, Padre Giacomo Piccirillo da Montemarano fece delle fotografie delle stimmate di Padre Pio subito dopo la morte. Le mani, i piedi, il costato, non avevano piu' ferite. La pelle era completamente normale. Non c'erano segni di cicatrici. (Schug, Profile, 4)

 

Padre Giacomo Piccirillo con Padre Pio

 

Padre Giacomo testimonia per iscritto:

 

"Verso le 2 del 23 settembre 1968 fui svegliato da insoliti rumori provenienti dall cella #1.

 

Dopo circa tre quarti d'ora il padre superiore Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo mi ordinò: "Prendi la macchina fotografica e vieni, è morto Padre Pio.' Mi preparai di corsa, e giunsi nella camera di Padre Pio.

 

Il Padre Superiore scostò il mezzo guanto della mano sinistra e mi invitò a fotografare prima la palma e poi il dorso. Lo stesso con la mano destra. Poi fotografai il costato. I piedi, fotografai prima il dorso. Le piaghe erano completamente sparite.

 

La pellicola che usai era una Kodak plus X pan. Subito dopo estrassi la pellicola dalla macchina e la consegnai al superiore, il quale, dopo le sviluppò, mi fece vedere le copie stampate, che furono di mia soddisfazione." (Gerardo, Le stigmate, 131-3)

 

 

 Palmo della mano destra      Dorso della mano destra

 

Palmo della mano sinistra      Dorso della mano sinistra

 

 

         Due foto del costato, senza segno di ferita.

 

 Dorso del piede destro          Dorso del piede sinistro  

 

   Pianta dei piedi

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

Michele Miglionico e Paolo Fiorentino

 

 

Alle tre del mattino, la notte che morì Padre Pio, su invito del guardiano Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo,  Michele Miglionico e il professor Francesco Paolo Fiorentino si recarono al convento.

 

L'idea era di far eseguire a Miglionico un calco funebre del volto di Padre Pio.

 

Data l'impossibilita' tecnica dell'operazione, Fiorentino riferi' che la cosa piu' semplice da fare era il disegno della salma.

 

Tutti e due erano emozionati. A Fiorentino cadde di mano la matita e riferi' che la commozione gli impediva di proseguire.

 

Miglionico esegui' il disegno a carboncino. (Fondazione terra d'Otranto, 18 luglio 2011)

 

http://www.fondazioneterradotranto.it/2011/07/18/la-storia-della-maschera-mortuaria-di-padre-pio/

 

23 settembre 1968 muore Padre Pio alle 2:30 del mattino


La folla si riversa in chiesa alla notizia della morte di Padre Pio


 

                    
Nella bara senza vetro


 
Nella bara col vetro



Gente in fila per rendere omaggio alla salma

          

Funerali in paese

    

Interrato nella cripta
 
  Video dei funerali di Padre Pio    8:05

 

 

 

 

I Funerali di Padre Pio
(Da Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina)
La salma, appena composta, per il momento venne adagiata su un lettino di ferro e posta al centro della veranda attigua alla cella n. 1. Sono le 2,45 di lunedì 23 settembre 1968.

Il Padre vestiva il saio cappuccino e la stola violacea del confessore; le mani erano ricoperte dai mezzi guanti e i piedi da calze di lana marrone; tra le mani con i mezzi guanti aveva ciò che in vita aveva di più caro: il Crocifisso, la Regola francescana e la corona del Rosario.

Alle 6, dopo il suono dell’Angelus, la gente cominciò a sentire i rintocchi funebri. Invece, a Pietrelcina, dopo pochi rintocchi funebri, le campane suonarono a gloria.

San Giovanni Rotondo venne invaso in poche ore da macchine e pullman provenienti da ogni parte. Da allora carabinieri e agenti di polizia furono sottoposti ad un lavoro stressante.

La salma, poco prima delle 8, venne provvisoriamente sistemata in una bara di legno e subito dopo trasportata in chiesa. La bara, portata a spalla dai frati cappuccini, era seguita da un mesto corteo preceduto dall’Amministratore Apostolico, padre Clemente da Santa Maria in Punta.

In chiesa, la bara venne deposta nel presbiterio, all’inizio della navata centrale. Alle 8,30, aperto il portone della chiesa, la folla vi si precipitò dentro. Ebbe inizio la celebrazione delle Messe, che si susseguiranno poi senza interruzioni nei quattro giorni di esposizione della salma.

A tarda sera la chiesa venne chiusa, ma la folla non si arrese e i frati furono costretti a riaprirla. Si riuscì però a portare la bara in sagrestia, dove la cassa di legno venne sostituita con una cassa di acciaio, protetta in tutta la sua lunghezza da una lastra di cristallo.

Alla salma furono praticate iniezioni di formalina per assicurarne lo stato di conservazione durante i giorni di esposizione al pubblico.

 Attraverso la lastra di cristallo della nuova cassa si poteva vedere la salma di Padre Pio con le mani coperte dai soliti mezzi guanti e i piedi infilati in calze di grezza lana marrone. La gente non sapeva ancora che guanti e calze non avevano più nulla da nascondere.

La notizia del trapasso di Padre Pio si diffuse in pochi minuti in tutto il mondo, ciò che provocò un afflusso di gente che di giorno in giorno diveniva sempre più imponente. Il Pontefice Paolo VI, avuta notizia del triste evento, celebrò subito una Messa di suffragio.

L’esposizione della salma durò quattro giorni, dal 23 al 26 settembre, durante i quali vi fu una processione continua, interminabile, di fedeli, anche con momenti di tensione tra la folla e gli agenti dell’ordine. Nella Casa Sollievo della Sofferenza sventolava in alto una bandiera a mezz’asta.
 
 
Purtroppo, si ritiene di dovere riportare un fatto increscioso avvenuto il mattino del 24 settembre.

Tre persone si presentarono al Sindaco di San Giovanni Rotondo esibendo un decreto, firmato da mons. Giovanni Benelli, Sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano, al fine di eseguire l’autopsia del corpo di Padre Pio.

In quel tempo Sindaco del Comune era il dott. Giuseppe Sala, il medico personale di Padre Pio.

Su questo incontro il dott. Sala, in un suo memoriale, dichiara quanto segue:

«...Ma prima che migliaia di devoti e i suoi confratelli dessero a Padre Pio l’estremo saluto, avvenne un fatto sconcertante...

Occorre fare però una premessa. Per tenere sotto controllo l’enorme afflusso dei fedeli e per evitare incidenti, il Prefetto di Foggia nella giornata del 23 settembre mi aveva nominato rappresentante locale di pubblica sicurezza. Oltre a essere sindaco di San Giovanni Rotondo, diventai anche l’unico responsabile di tutto quello che accadeva nel paese nei giorni precedenti e successivi alla sepoltura di Padre Pio.

Nessuno poteva prendere iniziative a proposito del rito funebre senza il mio consenso. Ben conoscendo questa situazione, il padre Guardiano nella mattina del 24 settembre venne da me, accompagnato da tre persone.

Si trattava di un professore anatomo-patologo e di due periti, tutti e tre inviati dal Vaticano per compiere l’autopsia sul corpo di Padre Pio.

 Gli specialisti medici, in realtà, non si sarebbero limitati alla necroscopia per finalità scientifiche. Ma avrebbero sezionato, cioè fatto letteralmente a pezzi, la salma di Padre Pio. Le parti smembrate sarebbero in seguito finite in chissà quali chiese e istituti religiosi, che le avrebbero conservate come reliquie.

Si intendeva in questo modo seguire un’antica consuetudine della Chiesa, che trasformava il corpo dei santi in tanti oggetti sacri da venerare nei vari luoghi di culto.

Mi opposi immediatamente al progetto... La manovra di fare a pezzi Padre Pio fallì quel giorno stesso...».

Un fatto questo veramente «sconcertante», come definito dallo stesso dott. Sala.

Peraltro il Vaticano, due mesi dopo, nel mese di Novembre 1968, inviò dei tecnici, guidati dal dott. Alecce, al fine di eseguire l’imbalsamazione del corpo di Padre Pio. Ma anche in questa occasione il Sindaco dott. Sala, nel clima di un clamore popolare al grido di “Padre Pio non si tocca”, oppose un netto rifiuto.
 
 
 
Il 26 settembre è il giorno dei funerali.

Alle ore 10, chiuse le porte della chiesa, venne fatto sgomberare il sagrato e il tratto iniziale della gradinata confinante, ponendo tutto attorno una staccionata. La vigilanza attorno alla staccionata venne assicurata da uno sbarramento di carabinieri e quella al sagrato da un cordone di agenti di polizia, disposto sulla gradinata51.

Alle ore 14 si svolse in chiesa una commovente cerimonia. Un gruppo di carabinieri e di poliziotti si pose sull’attenti attorno al feretro, un saluto militare anche a nome di tutti gli altri colleghi che in quei giorni si erano impegnati nel servizio d’ordine. Seguì una lunga pausa di commosso silenzio52.

Poi, alle 15,40, la bara uscì dalla chiesa di S. Maria delle Grazie, circondata dalle autorità ecclesiastiche e civili. Ebbe inizio l’ultimo viaggio, un corteo funebre che vide sfilare per le vie di San Giovanni Rotondo una folla immensa di fedeli in lacrime: circa centomila persone secondo un calcolo approssimativo dei cronisti.

Dall’alto, elicotteri militari, sorvolando più volte il corteo, gettavano fiori e messaggi di saluto53. E l’illustre scienziato Enrico Medi, al microfono collocato su un palco, commentava i misteri del Rosario.

Fra l’altro disse: «Un crocefisso per cinquant’anni. Le sue mani, i suoi piedi, il suo costato hanno portato le piaghe del Signore. La sua fronte coronata di spine, e il suo cuore trafitto dai peccati del mondo come quello di Gesù. In un certo senso, ed è tanto vero nell’unione intima col Signore per partecipazione, vedere lui era vedere Gesù, come in ogni redento dal sangue prezioso del Redentore.

E così è stato in mezzo a noi tanto poveri, che quasi non ce ne siamo accorti. Abbiamo visto in lui il dolore, le grazie, i miracoli. Abbiamo chiesto a lui conforto e carezze, abbiamo ascoltato parole e consigli. Ma chi è potuto penetrare dentro a quel cuore così consumato e così straziato, che ha compiuto la sua missione fino alla fine, sino all’ultima goccia di sangue?

Ha voluto che i cinquant’anni fossero compiuti in un giorno in cui il sole nasce esattamente ad Oriente e ad Occidente tramonta, nell’equilibrio perfetto della natura da Dio creata. [...]

Mi sembra che non ci sia stato nessun santo, nella vita della Chiesa, nella storia della Chiesa, a cui Cristo abbia chiesto tanto sangue come a Padre Pio.

San Francesco portò le stimmate per tre anni, Padre Pio per cinquant’anni. Una crocifissione permanente, lunga. Quei dolori lancinanti, che nascondevano talvolta il sorriso d’amore verso i suoi figli. Questa continua e perenne passione: sangue, sangue, sangue, per compiere una missione salvatrice, santificatrice, fino alla fine»54.
 
 
 
Alle 16,40 il corteo giunse in paese, e, alle 17,35, si fermò nella piazza del Comune, dove era stato eretto un palco.

Qui, il sindaco dott. Sala, con voce commossa, pronunciò un breve discorso di omaggio, concludendo con queste parole:

«...Noi ti promettiamo qui, dinanzi al tuo corpo esanime, che continueremo uniti il cammino luminoso che tu ci hai aperto nel nome di Cristo Salvatore. Grazie, Padre!».

Alle ore 18,30 la bara tornava sul sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie.

Alle ore 19 iniziò la Messa funebre, celebrata dal Generale dell’Ordine, padre Clemente da Wlissingen, presente a San Giovanni Rotondo dietro esplicito ordine di papa Paolo VI. Concelebravano 24 sacerdoti. Assistevano mons. Giuseppe Lenotti, vescovo di Foggia, e mons. Antonio Cunial, vescovo di Lucera.

Dopo la celebrazione prese la parola, per l’elogio funebre, padre Clemente da Santa Maria in Punta:

«...La sua vita di fede, intrisa di amore infuocato a Gesù, lo condusse necessariamente a prodigarsi in favore degli uomini... L’intimità del confessionale era il luogo da lui preferito per beneficare le anime... Spesso la sua parola si faceva severa, quasi rude; tutti però avvertivano nel fondo la sua sofferta paternità... Seguendo Padre Pio, amiamo i fratelli. Togliamo dalla nostra vita l’odio, il risentimento. Superiamo quello che ci divide. Nella nostra casa, nel nostro ambiente e ovunque, siamo facitori di concordia e di pace...».

Poi continua leggendo il telegramma pervenuto dalla Santa Sede:

 «Augusto Pontefice ha appreso con paterno cordoglio notizia pio transito Padre Pio da Pietrelcina... eleva preghiera affinché il Signore conceda Suo servitore fedele eterna corona di giustizia...»55.

A chiusura della serata, il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, prese la parola per ricordare di essere stato pregato da Padre Pio, tramite padre Pellegrino, di dare, a suo nome, la sua ultima benedizione.

E concluse dicendo: «Perciò, con tutto il cuore, in nome di Padre Pio vi benedico.

Benedictio Dei Onnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper. Amen».

Infine, alle 20,30, dopo una breve sosta nel piazzale della Casa Sollievo della Sofferenza, la salma venne fatta rientrare in chiesa, subito chiusa per evitare un’inva-sione di folla56.

La bara venne trasportata a braccia nella cripta e calata nel loculo scavato sotto il pavimento. La bara, protetta da una soletta di cemento, venne poi sormontata da un blocco monolitico in granito azzurro del Labrador, del peso di trenta quintali, modellato a sarcofago.

 Terminata ogni operazione, alle 22,30, tutti i presenti vennero invitati ad uscire e tornare nelle loro case. L’accesso dei fedeli nella cripta fu consentito dal pomeriggio del giorno dopo, venerdì 27 settembre.

Da allora, ogni giorno la tomba sarà visitata da migliaia di pellegrini57.
 

 


 
Il giorno della morte del Padre, un suo fedele, Giovanni Scarale, fondatore del Circolo Culturale «Lo Sperone» di San Giovanni Rotondo, scrisse alcuni bellissimi versi:
 

ORA PADRE PIO È IN NOI.

«Ripeteremo giorno per giorno,/
ora per ora, minuto per minuto,/
per quanti ce ne restano,/
e gli altri ripeteranno agli altri/
per quanti ne verranno/
di uomini che la terra inchioda,/
la tua gloria di sangue./
Hai dato gioia al dolore,/
vita al silenzio,/
certezza di Dio/
a un secolo senza fede./
Per te, o Padre Santo,/
il Monte ha la sua voce/
nelle tue rose di sangue,/
nel profumo che dal tuo corpo/
si diffonde al mondo».
 
I versi vennero affidati per la stampa ad una tipografia, che li riportò, durante i quattro giorni della esposizione della salma del Padre, in duecentomila volantini e migliaia di manifesti.
Presto ne furono tappezzati i muri delle principali vie del paese58 (Emanuele Giannuzzo, pag. 424-8)


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