Capitolo 23 22 settembre 1968: Ultimo giorno di vita di Padre Pio |
Pomeriggio del 22
settembre 1968, ore 12:30 Subito dopo il pasto Padre Pio si è alzato dalla poltrona, e, affacciandosi alla finestra della sua cella, ha benedetto i pellegrini che erano al di là delle mura claustrali. |
Pomeriggio del 22
settembre 1968, ore 12:45 Padre Pio è stato aiutato a stendersi sul letto per un breve riposo. Padre Onorato scese in refettorio per il pranzo. Fra' Bill Martin rimase nel corridoio di propria volontà. Ma prima del riposo , per la prima ed unica volta Padre Pio, stando solo in cella, declamò ad alta voce il Padre Nostro: la sua voce era chiara, robusta, quasi tenorile. Fra Bill Martin: "Mentre ero nel corridoio ho udito che Padre Pio declamava a voce alta, chiara, quasi stentorea, limpida, il Padre Nostro. Certo anche per me era la prima volta che sentivo una cosa del genere: mi faceva molta meraviglia, sia per novità sia per il vigore impresso alle parole dal tono piuttosto alto, dato lo stato di debolezza nel quale appariva quel giorno. Mi è sembrato che fosse ritornato in tutte le sue forze, che fosse come resuscitato, che stesse veramente bene. Ho ancora negli orecchi quella voce e quelle parole, dice Fra Bill Martin ad Angelo Mischitelli, riferisco quel che ho visto e udito . Non ho interesse a dire questo sì e questo no. Non so quanta importanza possa avere, ma quel che tu chiami 'un particolare' è veramente accaduto intorno alle 12:30." (Mischitelli, Il Confratello, pag. 212) |
|
Le ultime ore di Padre Pio |
Testimonianza del Dr. Giuseppe Gusso Il dottore Giuseppe Gusso, presente al trapasso, lo definisce “il più sereno, il più dolce” che egli abbia mai visto”.(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit.pagg.447,448). Ma ecco la testimonianza sulle ultime ore di Padre Pio del dottor Giuseppe Gusso da noi intervistato: “Sono stato chiamato direttamente dal dottor Sala, che era il medico curante del Padre. Egli ha chiamato me e il dottor Scarale affinchè lo coadiuvassimo, lo aiutassimo in quei momenti. Nei miei riguardi c’era poi una ragione particolare, perchè ero Direttore Sanitario della Casa Sollievo della Sofferenza, per ciò che riguarda il dottor Scarale, in quanto era anestesista dell’Ospedale. Quando arrivammo al convento, nella stanza del Padre, notammo subito in lui uno stato di insufficienza respiratoria piuttosto rilevante. Provedemmo ad un’opera di assistenza respiratoria attraverso un apparecchio manuale. Il Padre aveva sempre disponibile nella stanza una bombola di ossigeno e quindi potemmo operare l’assistenza. Lui era affetto da un’asma bronchiale cronica con forti riacutizzazioni. Nonostante quel primo intervento constatammo subito lo stato di gravità del frate. Egli andava progressivamente mancando come atti respiratori e come battiti del polso. Però era del tutto sereno, vigile e continuava a ripetere le parole Gesù Maria, Gesù, Maria con la corona del Rosario in mano. Stava seduto su una poltrona, rispondeva alle nostre domande e soltanto nell’ultimo momento, quando vedemmo che l’azione cardiaca e respiratoria si andava affievolendo lo stendemmo sul letto, in quanto il Padre aveva già reclinato la testa mentre stava semiseduto sulla poltrona, quando gli praticavamo questa respirazione artificiale. Al momento dell’arresto del battito del cuore lo stendemmo sul letto per un lieve massaggio cardiaco, ma notammo che non rispondeva, non c’era nessuna reazione. Il medico curante, prima che noi arrivassimo, aveva praticato delle iniezioni di sostegno dell’attività cardiaca, poi non è stato fatto nient’altro. La consapevolezza che avevamo era quella di una ormai conclusione della vita che avveniva naturalmente. Ci siamo resi conto che il tipo di conclusione di quell’episodio non poteva che essere che il transito nella vita eterna. Bisogna dire che tutto è avvenuto con consapevolezza da parte del Padre e con molta serenità”. “Le mani, i piedi, il petto non hanno più ferite. Completamente rimarginate, non mostrano alcun segno di cicatrice. Un servizio fotografico, eseguito da padre Giacomo da Montemarano, documenta la scomparsa delle stimmate... Quattro o cinque mesi prima del 23 settembre 1968, le ferite ancora aperte...diminuirono piano piano le loro effusioni di sangue...(Padre Pio, crocifisso senza croce, op.cit. pag.449). http://mistericattolici.blogspot.com/2009/05/sulla-morte-di-padre-pio-da-pietrelcina.html |
Il dr. Giuseppe Gusso con Padre Pio |
Michele Miglionico e Paolo Fiorentino
Alle tre del mattino, la notte che morì Padre Pio, su invito del guardiano Padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, Michele Miglionico e il professor Francesco Paolo Fiorentino si recarono al convento.
L'idea era di far eseguire a Miglionico un calco funebre del volto di Padre Pio.
Data l'impossibilita' tecnica dell'operazione, Fiorentino riferi' che la cosa piu' semplice da fare era il disegno della salma.
Tutti e due erano emozionati. A Fiorentino cadde di mano la matita e riferi' che la commozione gli impediva di proseguire.
Miglionico esegui' il disegno a carboncino. (Fondazione terra d'Otranto, 18 luglio 2011) http://www.fondazioneterradotranto.it/2011/07/18/la-storia-della-maschera-mortuaria-di-padre-pio/ |
23 settembre 1968 muore Padre Pio alle 2:30 del mattino |
La folla si riversa in chiesa alla notizia della morte di Padre Pio |
Nella bara senza vetro Nella bara col vetro Gente in fila per rendere omaggio alla salma Funerali in paese Interrato nella cripta |
|
I Funerali di Padre Pio (Da Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina) |
La salma, appena composta, per il momento venne adagiata su un lettino
di ferro e posta al centro della veranda attigua alla cella n. 1. Sono
le 2,45 di lunedì 23 settembre 1968. Il Padre vestiva il saio cappuccino e la stola violacea del confessore; le mani erano ricoperte dai mezzi guanti e i piedi da calze di lana marrone; tra le mani con i mezzi guanti aveva ciò che in vita aveva di più caro: il Crocifisso, la Regola francescana e la corona del Rosario. Alle 6, dopo il suono dell’Angelus, la gente cominciò a sentire i rintocchi funebri. Invece, a Pietrelcina, dopo pochi rintocchi funebri, le campane suonarono a gloria. San Giovanni Rotondo venne invaso in poche ore da macchine e pullman provenienti da ogni parte. Da allora carabinieri e agenti di polizia furono sottoposti ad un lavoro stressante. La salma, poco prima delle 8, venne provvisoriamente sistemata in una bara di legno e subito dopo trasportata in chiesa. La bara, portata a spalla dai frati cappuccini, era seguita da un mesto corteo preceduto dall’Amministratore Apostolico, padre Clemente da Santa Maria in Punta. In chiesa, la bara venne deposta nel presbiterio, all’inizio della navata centrale. Alle 8,30, aperto il portone della chiesa, la folla vi si precipitò dentro. Ebbe inizio la celebrazione delle Messe, che si susseguiranno poi senza interruzioni nei quattro giorni di esposizione della salma. A tarda sera la chiesa venne chiusa, ma la folla non si arrese e i frati furono costretti a riaprirla. Si riuscì però a portare la bara in sagrestia, dove la cassa di legno venne sostituita con una cassa di acciaio, protetta in tutta la sua lunghezza da una lastra di cristallo. Alla salma furono praticate iniezioni di formalina per assicurarne lo stato di conservazione durante i giorni di esposizione al pubblico. Attraverso la lastra di cristallo della nuova cassa si poteva vedere la salma di Padre Pio con le mani coperte dai soliti mezzi guanti e i piedi infilati in calze di grezza lana marrone. La gente non sapeva ancora che guanti e calze non avevano più nulla da nascondere. La notizia del trapasso di Padre Pio si diffuse in pochi minuti in tutto il mondo, ciò che provocò un afflusso di gente che di giorno in giorno diveniva sempre più imponente. Il Pontefice Paolo VI, avuta notizia del triste evento, celebrò subito una Messa di suffragio. L’esposizione della salma durò quattro giorni, dal 23 al 26 settembre, durante i quali vi fu una processione continua, interminabile, di fedeli, anche con momenti di tensione tra la folla e gli agenti dell’ordine. Nella Casa Sollievo della Sofferenza sventolava in alto una bandiera a mezz’asta. |
Purtroppo, si ritiene di dovere riportare un fatto increscioso avvenuto
il mattino del 24 settembre. Tre persone si presentarono al Sindaco di San Giovanni Rotondo esibendo un decreto, firmato da mons. Giovanni Benelli, Sostituto della Segreteria di Stato del Vaticano, al fine di eseguire l’autopsia del corpo di Padre Pio. In quel tempo Sindaco del Comune era il dott. Giuseppe Sala, il medico personale di Padre Pio. Su questo incontro il dott. Sala, in un suo memoriale, dichiara quanto segue: «...Ma prima che migliaia di devoti e i suoi confratelli dessero a Padre Pio l’estremo saluto, avvenne un fatto sconcertante... Occorre fare però una premessa. Per tenere sotto controllo l’enorme afflusso dei fedeli e per evitare incidenti, il Prefetto di Foggia nella giornata del 23 settembre mi aveva nominato rappresentante locale di pubblica sicurezza. Oltre a essere sindaco di San Giovanni Rotondo, diventai anche l’unico responsabile di tutto quello che accadeva nel paese nei giorni precedenti e successivi alla sepoltura di Padre Pio. Nessuno poteva prendere iniziative a proposito del rito funebre senza il mio consenso. Ben conoscendo questa situazione, il padre Guardiano nella mattina del 24 settembre venne da me, accompagnato da tre persone. Si trattava di un professore anatomo-patologo e di due periti, tutti e tre inviati dal Vaticano per compiere l’autopsia sul corpo di Padre Pio. Gli specialisti medici, in realtà, non si sarebbero limitati alla necroscopia per finalità scientifiche. Ma avrebbero sezionato, cioè fatto letteralmente a pezzi, la salma di Padre Pio. Le parti smembrate sarebbero in seguito finite in chissà quali chiese e istituti religiosi, che le avrebbero conservate come reliquie. Si intendeva in questo modo seguire un’antica consuetudine della Chiesa, che trasformava il corpo dei santi in tanti oggetti sacri da venerare nei vari luoghi di culto. Mi opposi immediatamente al progetto... La manovra di fare a pezzi Padre Pio fallì quel giorno stesso...». Un fatto questo veramente «sconcertante», come definito dallo stesso dott. Sala. Peraltro il Vaticano, due mesi dopo, nel mese di Novembre 1968, inviò dei tecnici, guidati dal dott. Alecce, al fine di eseguire l’imbalsamazione del corpo di Padre Pio. Ma anche in questa occasione il Sindaco dott. Sala, nel clima di un clamore popolare al grido di “Padre Pio non si tocca”, oppose un netto rifiuto. |
Il 26 settembre è il giorno dei funerali. Alle ore 10, chiuse le porte della chiesa, venne fatto sgomberare il sagrato e il tratto iniziale della gradinata confinante, ponendo tutto attorno una staccionata. La vigilanza attorno alla staccionata venne assicurata da uno sbarramento di carabinieri e quella al sagrato da un cordone di agenti di polizia, disposto sulla gradinata51. Alle ore 14 si svolse in chiesa una commovente cerimonia. Un gruppo di carabinieri e di poliziotti si pose sull’attenti attorno al feretro, un saluto militare anche a nome di tutti gli altri colleghi che in quei giorni si erano impegnati nel servizio d’ordine. Seguì una lunga pausa di commosso silenzio52. Poi, alle 15,40, la bara uscì dalla chiesa di S. Maria delle Grazie, circondata dalle autorità ecclesiastiche e civili. Ebbe inizio l’ultimo viaggio, un corteo funebre che vide sfilare per le vie di San Giovanni Rotondo una folla immensa di fedeli in lacrime: circa centomila persone secondo un calcolo approssimativo dei cronisti. Dall’alto, elicotteri militari, sorvolando più volte il corteo, gettavano fiori e messaggi di saluto53. E l’illustre scienziato Enrico Medi, al microfono collocato su un palco, commentava i misteri del Rosario. Fra l’altro disse: «Un crocefisso per cinquant’anni. Le sue mani, i suoi piedi, il suo costato hanno portato le piaghe del Signore. La sua fronte coronata di spine, e il suo cuore trafitto dai peccati del mondo come quello di Gesù. In un certo senso, ed è tanto vero nell’unione intima col Signore per partecipazione, vedere lui era vedere Gesù, come in ogni redento dal sangue prezioso del Redentore. E così è stato in mezzo a noi tanto poveri, che quasi non ce ne siamo accorti. Abbiamo visto in lui il dolore, le grazie, i miracoli. Abbiamo chiesto a lui conforto e carezze, abbiamo ascoltato parole e consigli. Ma chi è potuto penetrare dentro a quel cuore così consumato e così straziato, che ha compiuto la sua missione fino alla fine, sino all’ultima goccia di sangue? Ha voluto che i cinquant’anni fossero compiuti in un giorno in cui il sole nasce esattamente ad Oriente e ad Occidente tramonta, nell’equilibrio perfetto della natura da Dio creata. [...] Mi sembra che non ci sia stato nessun santo, nella vita della Chiesa, nella storia della Chiesa, a cui Cristo abbia chiesto tanto sangue come a Padre Pio. San Francesco portò le stimmate per tre anni, Padre Pio per cinquant’anni. Una crocifissione permanente, lunga. Quei dolori lancinanti, che nascondevano talvolta il sorriso d’amore verso i suoi figli. Questa continua e perenne passione: sangue, sangue, sangue, per compiere una missione salvatrice, santificatrice, fino alla fine»54. |
Alle 16,40 il corteo giunse in paese, e, alle 17,35, si fermò nella
piazza del Comune, dove era stato eretto un palco. Qui, il sindaco dott. Sala, con voce commossa, pronunciò un breve discorso di omaggio, concludendo con queste parole: «...Noi ti promettiamo qui, dinanzi al tuo corpo esanime, che continueremo uniti il cammino luminoso che tu ci hai aperto nel nome di Cristo Salvatore. Grazie, Padre!». Alle ore 18,30 la bara tornava sul sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Alle ore 19 iniziò la Messa funebre, celebrata dal Generale dell’Ordine, padre Clemente da Wlissingen, presente a San Giovanni Rotondo dietro esplicito ordine di papa Paolo VI. Concelebravano 24 sacerdoti. Assistevano mons. Giuseppe Lenotti, vescovo di Foggia, e mons. Antonio Cunial, vescovo di Lucera. Dopo la celebrazione prese la parola, per l’elogio funebre, padre Clemente da Santa Maria in Punta: «...La sua vita di fede, intrisa di amore infuocato a Gesù, lo condusse necessariamente a prodigarsi in favore degli uomini... L’intimità del confessionale era il luogo da lui preferito per beneficare le anime... Spesso la sua parola si faceva severa, quasi rude; tutti però avvertivano nel fondo la sua sofferta paternità... Seguendo Padre Pio, amiamo i fratelli. Togliamo dalla nostra vita l’odio, il risentimento. Superiamo quello che ci divide. Nella nostra casa, nel nostro ambiente e ovunque, siamo facitori di concordia e di pace...». Poi continua leggendo il telegramma pervenuto dalla Santa Sede: «Augusto Pontefice ha appreso con paterno cordoglio notizia pio transito Padre Pio da Pietrelcina... eleva preghiera affinché il Signore conceda Suo servitore fedele eterna corona di giustizia...»55. A chiusura della serata, il guardiano, padre Carmelo da San Giovanni in Galdo, prese la parola per ricordare di essere stato pregato da Padre Pio, tramite padre Pellegrino, di dare, a suo nome, la sua ultima benedizione. E concluse dicendo: «Perciò, con tutto il cuore, in nome di Padre Pio vi benedico. Benedictio Dei Onnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper. Amen». Infine, alle 20,30, dopo una breve sosta nel piazzale della Casa Sollievo della Sofferenza, la salma venne fatta rientrare in chiesa, subito chiusa per evitare un’inva-sione di folla56. La bara venne trasportata a braccia nella cripta e calata nel loculo scavato sotto il pavimento. La bara, protetta da una soletta di cemento, venne poi sormontata da un blocco monolitico in granito azzurro del Labrador, del peso di trenta quintali, modellato a sarcofago. Terminata ogni operazione, alle 22,30, tutti i presenti vennero invitati ad uscire e tornare nelle loro case. L’accesso dei fedeli nella cripta fu consentito dal pomeriggio del giorno dopo, venerdì 27 settembre. Da allora, ogni giorno la tomba sarà visitata da migliaia di pellegrini57. |
|
Il giorno della morte del Padre, un suo fedele, Giovanni Scarale, fondatore del Circolo Culturale «Lo Sperone» di San Giovanni Rotondo, scrisse alcuni bellissimi versi: |
ORA PADRE PIO È IN NOI. «Ripeteremo giorno per giorno,/ ora per ora, minuto per minuto,/ per quanti ce ne restano,/ e gli altri ripeteranno agli altri/ per quanti ne verranno/ di uomini che la terra inchioda,/ la tua gloria di sangue./ Hai dato gioia al dolore,/ vita al silenzio,/ certezza di Dio/ a un secolo senza fede./ Per te, o Padre Santo,/ il Monte ha la sua voce/ nelle tue rose di sangue,/ nel profumo che dal tuo corpo/ si diffonde al mondo». |
I versi vennero affidati per la stampa ad una tipografia, che li
riportò, durante i quattro giorni della esposizione della salma del
Padre, in duecentomila volantini e migliaia di manifesti. Presto ne furono tappezzati i muri delle principali vie del paese58 (Emanuele Giannuzzo, pag. 424-8) |
Torna all'Indice Capitolo 24 |