Capitolo 14: Da 59 a 63 anni |
A 60 anni: 1947 |
19 marzo 1947: don Peppino Massa |
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La sera del 19 marzo 1947,
Padre Pio scese in paese a San Giovanni Rotondo, a visitare il suo caro amico don Peppino Massa che era
gravemente ammalato, nel giorno del suo onomastico.
Dopo averlo confessato, Padre Pio gli rivolse parole di conforto e poi disse: "Non ancora è arrivata l'ora dell'incontro con Cristo: ci vuole un altro po' di tempo." Don Peppino Massa morì quattro mesi dopo, nel luglio del 1947. (Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pagine 56-7) |
16 maggio 1947: prima pietra dell'ospedale Venerdì 16 maggio 1947 avvenne la posa della prima pietra. Tre giorni dopo, 19 maggio 1947, fu dato il primo colpo di piccone ed ebbero così inizio i lavori per una grande opera, a sostegno della quale non v’era alcuna organizzazione industriale o commerciale. V’erano solo le offerte dei fedeli (Giannuzzo, 319) (Fernando - Gerardo, Il Beato, pag. 51) |
19 maggio 1947 Inizio costruzione della Casa Sollievo |
Angelo Lupi |
Lupi fu uomo tenace e intelligente, di notevole
capacità organizzativa; diresse per nove anni, dal 1947 al 1956, una
media di 300 operai al giorno, esigendo da loro la massima serietà nel
lavoro e dando egli stesso l’esempio di essere un operaio infaticabile.
Da tutti benvoluto, mostrava nel lavoro un acume elevato e una preparazione di eccezionale livello. Egli dovette provvedere innanzitutto a pesanti lavori di sbancamento per oltre 100.000 metri cubi di roccia, all’assestamento di un’area di costruzione di 35.000 metri quadri, all’allacciamento con l’acquedotto pu-gliese. Si badò con particolare attenzione a lottare contro gli sprechi; alla data dell’inaugurazione dell’opera, nel 1956, venne calcolato un costo complessivo nella misura di circa un terzo del costo mondiale medio di fabbricazione. (Peroni, 431) Lupi fu anche denunciato da un ingegnere di Foggia per esercizio abusivo della professione. Preoccupato, si rivolse a Padre Pio, che gli disse di non temere. Il processo finì nel nulla (Preziuso, 180) |
Mercoledì 4 giugno 1947: Bartali e CoppiBartali si confessa da padre Pio• Il Giro d’Italia arriva nell’alta Puglia. È l’undicesima tappa, Bari-Foggia di 129 chilometri. Sul traguardo arriva primo Mario Ricci, in maglia rosa è Gino Bartali. «La sera di quel 4 giugno, era stato Gino Bartali che aveva voluto vedere da vicino padre Pio da Pietrelcina. Facendo infuriare il suo direttore sportivo, il campione aveva preteso di essere accompagnato da Foggia a San Giovanni Rotondo per incontrare il cappuccino e confessarsi da lui. […] La fama del cappuccino era evidentemente ormai tale da far brillare di luce riflessa chi entrava in contatto con lui, quand’anche si trattasse di un’altra stella: dello stesso Coppi esiste una fotografia che lo ritrae a San Giovanni Rotondo accanto a padre Pio». [Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell’Italia del Novecento, Einaudi] Il 15 giugno 1947, Coppi vince il Giro |
6 luglio 1947: Si
apre il convento dei Cappuccini a Pietrelcina. Il convento era stato completato da diversi anni, ma a causa della guerra i frati non avevano avuto ancora l'occasione di prenderne possesso. La chiesa fu completata qualche anno dopo, e consacrata il 19 maggio 1951. (Dorothy M. Gaudiose, Mary's House, Alba House, New York, 1993, pag. 35) |
Il convento di Pietrelcina. La statua fu aggiunta nel 1971 |
18 giugno 1947: Gemma di Giorgi.
Gemma di Giorgi, nacque il giorno di Natale del 1939 a Ribera in Sicilia.
Gemma nacque cieca e senza pupille, e recuperò improvvisamente la vista, ma non le pupille, dopo aver fatto la Comunione dalle mani di Padre Pio il 18 giugno 1947.
Fu una sfida alla scienza. Gli specialisti dissero che non poteva vedere e che sarebbe rimasta cieca per tutta la vita perché "nessuno può vedere senza pupille".
Ecco come avvenne. Un giorno capitò da loro una zia suora, la quale sentito il caso, consigliò di rivolgersi al Padre Pio. La nonna della piccola, sentito questo, si prese l'impegno di andare con essa a S. Giovanni Rotondo; intanto pregò la suora di scrivere al Padre e di supplicarlo di venire in loro aiuto.
La suora scrisse e raccomandò il
caso della piccola cieca. Una notte sognò Padre Pio, il quale le disse:
«Dov'è questa Gemma per la quale con tante preghiere state a
stordirmi la testa?». La suora, sempre durante il sogno, presentò
Gemma al Padre Pio e questi fece un segno di croce sui suoi occhi. Il giorno dopo questo sogno, la suora ricevette la risposta del Padre Pio, il quale le diceva: «Cara figliola, assicuro che pregherò per la bambina, ben augurando».
Impressionata dalla coincidenza del sogno con la risposta del Padre Pio,
la suora incitò la nonna della bambina a partire senza indugi per S.
Giovanni Rotondo. La nonna non se lo fece dire due volte e, presa con sé
la bambina, si mise in viaggio per S. Giovanni Rotondo. Mentre era in
treno, Gemma disse alla nonna che aveva l'impressione di vedere
qualcosa. La nonna non volle credere, perché la piccola non aveva
pupille.
Arrivate a S. Giovanni Rotondo,
Gemma e la nonna corsero in chiesa per andare a confessarsi da Padre
Pio. La bambina non aveva ancora fatto la Prima Comunione e perciò si
voleva approfittare dell'occasione per fargliela fare da Padre Pio
stesso. La nonna le raccomandò che, quando fosse venuto il suo turno per
la confessione, chiedesse al Padre Pio di pregare perché acquistasse la
vista, ma la bambina se ne dimenticò. Padre Pio però, quando se la vide
davanti le toccò gli occhi con la mano e poi fece un segno di croce su
di essi.
Dopo la confessione, la nonna chiese a Gemma se avesse chiesto a Padre Pio di pregare per la sua guarigione, ma la bambina le rispose che se n'era dimenticata. Grande fu l'angoscia della nonna e si mise a piangere; poi andò lei stessa da Padre Pio per chiedergli d'intercedere per la guarigione di Gemma. Padre Pio le disse: «Tieni fede, figlia mia. La bambina non deve piangere e nemmeno tu devi essere preoccupata. Gemma vede e tu lo sai».
Intanto la bambina fece la Prima Comunione per le mani di Padre Pio, il quale dopo averle dato l'ostia, tracciò un secondo segno di croce sui suoi occhi.
Poi, venuto il momento di tornarsene a casa, Gemma e la nonna si misero in viaggio. Mentre erano in treno la bambina si accorse che la vista andava schiarendosi sempre più fino ad acquistare un grado normale. Arrivata a Cosenza, la nonna si ammalò e fu necessario passare qualche giorno in ospedale; poi, quando stava per ripartire, volle far fare alla bambina una visita da un oculista, il quale dopo averla osservata attentamente, rimase sbalordito, perché la bambina vedeva senza avere le pupille.
Tornate a casa, grande fu lo stupore di tutti nel constatare che Gemma, pur senza pupille, vedeva perfettamente.
Dopo
alcuni mesi, i genitori vollero portarla da uno specialista di Perugia,
ma anche questi dovette constatare che non c'era spiegazione umana al
fatto che Gemma vedesse senza pupille. E continuò a vedere così anche
dopo, vivendo al suo paese e, di tanto in tanto, andando in giro a
raccontare la sua bella avventura.
Gemma è cresciuta, ha fatto regolarmente gli studi continuando a godere di una vista eccellente.
Tornava spesso a San Giovanni Rotondo. Padre Pio scrollando il capo diceva: "Non mi coinvolgete in quest'affare, brava gente! Non sono io, è la Madonna". “Ma bisognava che foste voi a chiederlo”, replicò una persona di buon senso.
(Padre
Agostino da San
Marco in Lamis, Diario, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, IV
edizione, 2012, pag. 197. Entrata nel Diario del 27 giugno 1947:
“Giorni fa si presentò un
signore di
Ribera (Agrigento)
riferendomi
che la sua bambina nata cieca ha avuto la vista per le preghiere di
Padre Pio.....)
(Nesta De Robeck, Padre Pio, The Bruce publishing Company,
Milwaukee, second printing,1959, pagg. 88.
La prima edizione del libro
uscì nel 1958. Il libro ebbe l’Imprimatur di Mons.
Alberto Meyer, Arcivescovo di Milwaukee) (Pascal Cataneo, Padre Pio
gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991, pagg 11-114). Prima
edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni Dehoniane, Roma, 1988)
(Maria
Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Edizioni San Paolo, Torino,
trentatreesima edizione 2003, pag. 129. La prima edizione originale era
in francese e fu stampata a Parigi nel 1955)
Nel corso degli anni Gemma Di Giorgi è stata visitata da moltissimi medici specialisti e tutti ripetono: "Nessuno può vedere senza pupille."
Nel 1967 Gemma e la sua
nonna ebbero una lunga intervista in San Giovanni Rotondo con la
scrittrice Clarice Bruno, che dedicò al fatto un capitolo del suo libro
su Padre Pio. A quel tempo Gemma aveva 28 anni.
(Clarice Bruno, Roads to Padre Pio, Editrice Città Nuova, Roma, 1970,
pagg. 111-116) |
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1947: Mariuccia Ghisleri Nel marzo del 1947 Mariuccia Ghisleri di Cascina Alata di Sale (Alessandria) visitò Padre Pio in compagnia delle sue cugine. In quel periodo si ammalò di polmonite. Visitata dal dr. Sanguinetti a San Giovanni Rotondo questi disse che era necessario che entrasse in un Sanatorio. Dalle pellicole radiologiche si nota la malattia polmonare. La signorina andò nel sanatorio, come suggerito, ma non guarì, e ne uscì più malata di prima. Le cugine vennero più volte da Padre Pio a chiedere di intercedere per Mariuccia. Padre Pio diceva: "Guarirà, guarirà, guarirà." Temendo che la vicinanza potesse portare il contagio chiese consiglio a Padre Pio, e lui: "Portatela a casa, non vi è alcun pericolo. Fra quindici giorni sarà guarita." Mariuccia ritornò in famiglia e non accusò più alcun dolore. A settembre contattò Alberto del Fante "per essere intervistata sul mio fatto". (Alberto del Fante, Per la storia, Padre Pio da Pietrelcina il primo sacerdote stigmatizzato, settima edizione 1950, pag.427-9; prima edizione) |
Nel 1947
Don Pierino Galeone manda il suo
angelo custode a Padre Pio Don Pierino Galeone riferisce che nel 1947 rimase 20 giorni a San Giovanni Rotondo.
“Le persone, vedendomi sempre vicino a Padre Pio, mi chiedevano di confidargli le loro pene: la sorte dei famigliari dispersi in Russia, la guarigione di un figlio, la soluzione dei propri problemi, trovare lavoro, eccetera.
Il padre mi rispondeva sempre con dolcezza e amore. Un giorno mi disse: “Quando hai bisogno di qualcosa, mandami il tuo angelo e io ti risponderò”.
Una mattina una mamma mi si avvicinò piangendo, prima della messa, per raccomandarmi suo figlio. Il padre era già salito sull’altare e io non ardii parlargli, così che, commosso, come mi aveva consigliato, gli mandai il mio angelo per raccomandargli il figlio di quella madre.
Terminata la messa, mi avvicino a Padre Pio e gli raccomando giovane. Ed egli mi risponde: “Figlio mio, me lo hai già detto”.
Capii allora che il
mio angelo custode lo aveva tempestivamente avvertito e Padre Pio aveva
pregato per lui”. (Positio II, p. 1077) (Pena 44)
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1947: la sorella di Padre Lino Padre Lino Barbati, cappuccino riportò nel 1987 a Padre John Schug: “Nel 1947 ... mia sorella era gravemente malata di tubercolosi ... Padre Pio mi disse: “Dì a tua sorella di buttar via tutta quella medicina. Non le fa bene. Buttala via e basta”.
Mia sorella così fece, ed ora si sente perfettamente bene.
“ (John A. Schug, OFM, Cap., A Padre Pio Profile, St. Bede
Publications, Petersham Massachusetts, 1987 pag. 4) |
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Nel 1971 Fra Modestino ebbe l'incarico di fare l'inventario della stanza di Padre Pio, e alcuni dettagli lo riportano indietro al 1947 Stimmate "Ognuno potrà immaginare con quale
trepidazione mi inoltravo in quel lavoro. Tra le mani avevo le prove
tangibili di tutta la martirizzante sofferenza subita dall'amato Padre,
nel suo continuo stato vittimale. Sangue, sangue, sangue dappertutto!
Una enorme quantità di pannolini che erano servita tamponare le
effusioni ematiche della ferita del costato. Guanti bianchi usati dal
Padre per lavarsi il viso, e calzini di cotone bianco. Tutti con le
indelebili impronte delle ferite aperte nelle mani e nei piedi, segnate
dal sangue assorbito e che rivelava, perfino con alcune piccole croste,
il foro che le stigmate avevano aperto nella sua carne, squarciandola.”
6 maggio 1965:
Lacrime di sangue e sudore di
sangue
“Una emozionante scoperta la feci nello spiegare cinque fazzoletti intrisi di rosso: con i primi tre Padre Pio aveva asciugato il sudore della sua fronte, con gli altri due aveva asciugato le sue lagrime.
Lo confermava una dichiarazione allegata di Padre Onorato Marcucci che, il 6 maggio 1965, dopo aver asciugato il sudore sulla fronte e sul viso di Padre Pio s'era accorto che era sangue.
Quindi non si trattava di normale sudorazione o di comuni
lagrime: Padre Pio aveva pianto lagrime di sangue; come Gesù nell'orto
degli ulivi, aveva sudato sangue! ...”
Flagellazione Proseguii nel mio lavoro quando ecco un'altra profonda emozione mi era riservata.
Notai, tra le altre, una camicia tutta macchiata di sangue. La dichiarazione acclusa, vergata il venerdi' santo del 1921, la definiva "camicia della flagellazione". Era di lino, rattoppata, con le maniche lunghe. Doveva coprire il corpo del Padre probabilmente fino alle ginocchia. La spiegai delicatamente. Macchie di sangue dappertutto, di sudore sieroso, specie in prossimità dei reni.
Ora capivo, in tutta la sua ampia realtà, quella frase che in un mattino di maggio del 1947, in coro, mi disse, con gli occhi umidi di pianto: "Figlio mio, la mia vita è un continuo martirio."
Già nell'epistolario (I, 669) avevo letto che Padre Pio
pativa la flagellazione "quasi una volta la settimana", ma, avere tra le
mani la prova di quel supplizio, era per me terrificante. Padre Pio
aveva vissuto e sofferto tutti i dolori di Gesù.
Sudore e lagrime di
sangue, flagellazione, ferite alle mani e al costato, coronazione di
spine. Per associazione di idee mi ricordai che ero stato testimone
anche di quest'ultimo evento, non taciuto da Padre Pio stesso ai suoi
direttori spirituali (Epistolario I, 669). “
Gennaio 1945:
Coronazione di spine “Nel gennaio del 1945, seguendo la
messa di Padre Pio al lato dell'altare, i miei occhi si posarono sulla
fronte e dietro la nuca del celebrante. Notai che la sua carne, in quel
punto, sembrava come intrecciata e sulla fronte presentava dei
foruncoletti simili a punture di spine. Spesso poi Padre Pio portava il
dito medio della mano destra alle tempie e faceva dei gesti come se
volesse sollevare qualcosa che gli stava dando fastidio. Notai, infine,
conficcata nella sua fronte, una piccola croce di circa tre centimetri.
(Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni
Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag.
75-8) |
Maria Pompilio: bollicine rosse
e appuntite in prossimità della fronte. Maria
Pompilio scrisse nelle sue memorie che una mattina, mentre si trovava
vicino al Padre, notò fra i suoi capelli, in prossimità della fronte,
alcune bollicine rosse ed appuntite come sproni, ma quando fece per
toccarle, il Padre, voltandosi con tanta calma le disse: "Lascia stare.
Non guastare l'opera di Dio." (Marianna Iafelice, in Voce di Padre
Pio, Settembre 2011, pag. 58)
Una sera del 1947:
Salita al Calvario carico della
Croce (piaga sulla spalla destra) "Un'altra sconcertante scoperta avrei dovuto fare.
Quando fu la volta delle maglie, mi venne alla mente che una sera del 1947, davanti alla cella n. 5, Padre Pio mi confidò che uno dei suoi più grandi dolori era quello che provava quando si cambiava la maglia.
Io pensavo che questo fosse causato dalla piega sul costato. Il 4 febbraio 1971 però dovetti cambiare opinione allorché' osservando con piu' attenzione una maglia di lana da lui usata, notai sopra di essa, all'altezza della clavicola destra, una traccia indelebile di sangue. Si trattava del segno evidente di un'ecchimosi circolare di circa dieci centimetri di diametro, all'inizio della spalla destra, vicino alla clavicola.
Avevo letto in qualche libro una preghiera in onore della piaga sulla spalla destra di nostro Signore, apertaGli dal legno durissimo della croce che, scoprendoGli tre sacratissime ossa, Gli avevano procurato acerbissimo dolore.
Se in Padre Pio si erano ripetuti tutti i dolori della passione, non era da escludere che egli avesse sofferto anche quelli provocati dalla piaga alla spalla. Quella lesione aveva determinato un profondo ematoma e una fuoriuscita di liquido ematico sulla spalla destra, con secrezione sierosa. Ecco quindi, sulla maglia un alone sfocato con al centro la macchia scura del sangue assorbito.
Quella notte prima di addormentarmi pregai Padre Pio di darmi
un segno. All'una e cinque un improvviso acuto dolore alla spalla mi
fece svegliare. Era come se un coltello mi avesse scarnito la clavicola.
Contemporaneamente sentii una voce che diceva:
"Così ho sofferto io."
Un intenso profumo mi avvolse e riempì tutta la mia cella. (Frà
Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio
da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 83-5) |
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10 ottobre 1915: Coronazione di Spine e Flagellazione Lettera del
10 ottobre 1915,
di Padre Pio a Padre Agostino
in risposta ad una
sua richiesta sotto obbedienza, che chiedeva “se il Signore l’abbia
fatto provare , e quante volte, la sua coronazione di spine e la sua
flagellazione”. “La risposta e’ affermativa; circa il numero non saprei
determinarlo, solo quello che valgo a dirne e’ che quest’anima sono vari
anni che ciò patisce e quasi una volta per settimana.”
(Epistolario
I, 669)
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Settembre 1947:
Barbara Ward
Colse anche l’occasione per sottoporre al suo benestare un proprio progetto: «Padre, so che avete bisogno di denaro; ebbene, se permettete di dare a questa clinica il nome di “Fiorello La Guardia”, io potrò venirvi incontro». (Preziuso 180-2)
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A partire dal 1947 i giornali e le riviste assecondarono le giuste aspettative degli americani e parlavano sia di ospedale «Fiorello La Guardia», sia di «Casa Sollievo della Sofferenza». Un giornale lo chiamò addirittura con tutti e due i nomi: «Casa Sollievo delle Sofferenza Fiorello La Guardia». Per costruire un ospedale grande e dotato di strumentazioni tecnicamente avanzate come quello concepito da Padre Pio, occorrevano molti più soldi dei duecentocinquanta milioni di lire dell’UNRRA arrivati a San Giovanni Rotondo. Tuttavia questa ingente somma di denaro diede un fortissimo impulso alla realizzazione del progetto di Padre Pio, che altrimenti sarebbe rimasto fermo sulla carta. Dopo lo scetticismo iniziale, i giornali di tutto il mondo parlavano ormai della clinica in costruzione in una zona impervia del Gargano, pubblicavano fotografie e servizi, spingendo i lettori ad inviare un contributo in denaro per realizzare un sogno. Le iniziative di beneficenza si moltiplicarono. Nel mese di giugno 1951 risultavano già spesi complessivamente 450 milioni di lire. |
Cartolina postale raffigurante il frontale dell'ospedale. Da notare che vengono riportate due denominazioni: "Casa Sollievo della Sofferenza" e "Ospedale Fiorello La Guardia" |
Giulio Giovanni Siena, Padre Pio e San Giovanni Rotondo, Due nomi per
l'ospedale di Padre Pio, 10 febbraio 2009
26 dicembre 1947 Giuseppe Canaponi
Giuseppe Canaponi di Sarteano, in Provincia di Siena, era operaio delle Ferrovie dello Stato, quando, a 32 anni, il 21 maggio 1945, mentre stava andando a lavoro sulla sua moto, venne investito da un camion.
Arriva in ospedale mezzo morto; fratture al cranio, alle costole, e ben cinque alla gamba sinistra.
Incomincia un lunghissimo calvario tra tanti ospedali, e riuscì a poter camminare lentamente con il sostegno.
Il 26 dicembre del 1947 si recò a San Giovanni Rotondo con la moglie Gilda e il figlio Augusto, di 10 anni. Si andò a confessare da Padre Pio.
Giuseppe così riporta:
"Mentre ero in ginocchio avvertii una scossa elettrica che mi diede sollievo e provoco' in me un grande benessere. Il Padre alzò gli occhi al cielo, mi diede l'assoluzione, e mi sentii benissimo.
Egli mi disse: "Prometti di mutar vita. Diversamente a che serve la grazia?"
"Promisi, baciai la mano, raccolsi la stampella ed il bastone e cominciai a camminare speditamente. Mia moglie, al vedermi guarito, mi venne incontro con il figlioletto e piangemmo commossi.
Tornammo all'albergo, poi tornammo a ringraziare Padre Pio che ci disse: "Non l'ho fatto io la grazia. L'ha fatta il Signore. Ringraziate Lui."
Quando tornai a casa il 31 dicembre trovai una lettera di licenziamento da parte delle Ferrovie dello Stato per inabilità al lavoro."
Canaponi mori' nel 1973 a settant'anni. Due mesi prima di morire Padre Paolo Covino incontrò Giuseppe Canaponi nella sacrestia a san Giovanni Rotondo e si fece ripetere da lui la storia della sua guarigione.
Quando raccontava la sua storia Giuseppe Canaponi ripetera' tante volte: "Sono una sfida vivente alle leggi fisiche." "I medici vedono le lastre col ginocchio fuori posto, il femore storto con tessuto calloso intorno alla rotula del ginocchio, e rimangono sbalorditi che io cammino speditamente. Ecco perche' mi ritengo un morto ambulante." (Covino, Ricordi, 247-9) (Socci, il Segreto, dopo nota 232) (Ingoldsby, Padre Pio, 93-4) (Cataneo, Padre Pio, 114-5) |
Giuseppe Canaponi con Padre Pio, Padre Alessio e fratel Joseph Martin Canaponi aggiusta la stola di Padre Pio Giuseppe Canaponi con la moglie e il figlio |
A 62 anni: 1949 |
1949: Il Cardinal Jòzsef Mindszenty visitato da Padre Pio in carcere in Ungheria |
Il cardinale Mindszenty era stato incarcerato nel dicembre 1948 dalle autorità comuniste ungheresi e condannato all’ergastolo l’anno successivo dopo un processo farsa che lo accusava di cospirazione contro il governo. Per otto anni rimase in carcere e agli arresti domiciliari, venne liberato durante l’insurrezione popolare del 1956, quindi si rifugiò nell’ambasciata statunitense di Budapest dove rimase fino al 1973, quando Paolo VI lo sollevò dalla guida della diocesi. Proprio negli anni più duri trascorsi in carcere sarebbe avvenuto l’episodio di bilocazione che avrebbe portato Padre Pio a portare conforto al porporato. A testimoniarlo davanti ai giudici del processo di beatificazione del frate è uno degli uomini che gli furono più vicini, Angelo Battisti, amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza nonché dattilografo della Segreteria di Stato vaticana. «Il Cappuccino stigmatizzato, mentre è a San Giovanni Rotondo, si reca da lui per portargli il pane e il vino, destinati a diventare corpo e sangue di Cristo, cioè realtà dell’ottavo giorno; in questo caso la bilocazione acquista ancora di più il significato di anticipazione dell’ottavo giorno, cioè della resurrezione, quando il corpo viene liberato dai limiti di spazio e tempo; simbolico è, quindi, il numero di matricola sul pigiama del detenuto: il 1956 è l’anno della liberazione del porporato». «Come è noto – ha raccontato Battisti nella sua testimonianza agli atti del processo canonico – il cardinale Mindszenty fu arrestato e messo in carcere e guardato a vista. Col passare del tempo si faceva vivissimo il desiderio di poter celebrare la santa messa. Una mattina gli si presenta Padre Pio con tutto l’occorrente. Il cardinale celebra la sua santa messa e Padre Pio gliela serve: poi parlarono e alla fine Padre Pio scompare con quanto aveva portato. Un sacerdote venuto da Budapest, incontrandomi, mi confidò riservatamente il fatto, pregandomi se potevo avere una conferma dal Padre. Gli risposi che se avessi chiesto una cosa del genere Padre Pio mi avrebbe cacciato a male parole». Ma una sera del marzo del 1965 Battisti al termine di un colloquio, dice al frate stimmatizzato: «Padre, il cardinale Mindszenty ha riconosciuto Padre Pio?». Dopo una prima reazione contrariata, il santo del Gargano risponde: «Che diamine, ci siamo visti e ci siamo parlati, vuoi che non mi abbia riconosciuto?». Confermando così la bilocazione in carcere avvenuta anni prima. «Poi – aggiunge Battisti – si fece mesto e soggiunse: “Il diavolo è brutto, ma lo avevano ridotto più brutto del diavolo!”. Il che sta a dimostrare che il Padre lo aveva fin dall’inizio del suo arresto soccorso, perché non si può umanamente concepire come il cardinale avesse potuto resistere a tutti i patimenti ai quali è stato sottoposto e che lui descrive nelle sue memorie. Il Padre concluse: “Ricordati di pregare per questo grande confessore della fede, che ha tanto sofferto per la Chiesa”». (Dal sito amicidipadrepio. it)
Il Cardinal Jòzsef Mindszenty
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Settimana Santa 1959 In una lettera circolare dell'aprile 1949, mandata a Detroit, Padre Dominic Meyer descriveva le funzioni della settimana santa nel convento. "Giovedì santo dicevamo le Ore (del breviario) alle 7:30. Erano finite in meno di mezz'ora. Poi tutti i frati si mettevano al confessionale fino alle 10:30, quando cominciava la messa. Padre Agostino, il guardiano, era il celebrante, Padre Pio faceva da diacono e don Giorgio Pogany faceva da suddiacono. Anche se Padre Agostino e Padre Pio distribuivano entrambi la Santa Comunione, ci volle molto tempo. Terminammo verso le 12:30 e facemmo pranzo all'una, che praticamente era colazione e pranzo allo stesso tempo. Venerdì Santo Padre Pio fece da celebrante. Penso che voi abbiate lo stesso mio pensiero che nessuno è più adatto di Padre Pio per le cerimonie liturgiche di quel grande giorno. Sabato Santo le funzioni cominciarono alle 8:20 e finimmo per le 11:30. Il padre guardiano faceva da celebrante. Ci volle più di un'ora per distribuire la Santa Comunione. Dopo la Messa ci scambiammo l'un l'altro gli auguri di Buona Pasqua. (Ruffin 277) |
24 giugno 1949 Festa
Patronale di San Giovanni Battista a San Giovanni Rotondo Nella lettera circolare del luglio 1949, mandata a Detroit, Padre Dominic Meyer descriveva La festa del Patrono di San Giovanni Rotondo, San Giovanni Battista. (Ruffin, 277-8) Alla festa del Patrono, nel 1949,"I cappuccini mandarono diversi frati alla grande processione che incomincia alle 6.00 di sera, partendo dalla chiesa madre di San Giovanni Battista. La processione consisteva nel portare su baldacchini, attraveso il paese, più di venti statue di San Giovanni Battista e di altre figure bibliche. Stranamente, non c'era una statua di Gesù, dato che san Giovanni Battista aveva il posto d'onore. Le statue erano tutte ad altezza d'uomo. Quella di San Giovanni Battista uscì per ultima, al posto d'onore. La processione cominciò accompagnata dal suono delle campane e dallo sparo dei fuochi d'artificio . Difronte alla statua di San Giovanni c'erano sei o sette ragazzini rappresentanti San Giovanni, vestiti con una pelle di pecora e poco altro, a piedi nudi, portando una croce e un nastro con la scritta "Ecce Agus Dei." Nella processione c'erano anche altri ragazzini vestiti come vescovi, con mitria e piviale. Delle bambine erano vestite da angeli e spargevano petali difronte alla statua. Dietro la statua camminava il clero del paese, i cappuccini, e altri religiosi. Poi veniva la banda che suonava marce. Nell'intervanno delle marce i preti cantavano il Benedictus in canto gregoriano. La gente gettava fiori e confetti dai balconi. Ogni tanto si sparavano dei fuochi d'artificio. Non dovevano essere piccole cose perchè facevano un rumore terribile, da rompere i timpani. La piazza sembrava un circo, le strade principali sembrava un mercatino all'aperto, con stand d'appertutto, che vendevano vestiti, dolciumi, scarpe, giocattoli, e così via. Tutto il paese era in strada. La processione finiva verso le 9:30, 10:00, ma la festa continuava fin dopo mezzanotte." |
Fiorello La Guardia Inizialmente, durante i lavori ancora in corso, l’opera di Padre Pio venne denominata Ospedale Fiorello La Guardia. Ma il cartellone con questa scritta, posto sul frontale dell’Ospedale, fece una fugace apparizione soltanto nel 1949. Poi venne rimosso. Il nome di Fiorello La Guardia rimase però impresso in una lapide. (Chiocchi - Cirri, II, 28-30) |
8 luglio 1949. Padre Pio benedice un gregge di pecore davanti alla porta d'ingresso all'orto del convento |
2 settembre 1949 la costruzione della Casa Sollievo raggiunse in primo piano. Padre Pio benedisse la costruzione circondato dall'Arcivescovo di Manfredonia, ed autorità italiane e americane. Un cartello fu scoperto di ringraziamento a Fiorella La Guardia. Come sempre una grande folla era presente all'evento. Fiorello La Guardia era stato sindaco di New York City Per qualche mese l'ospedale ebbe due nomi: Casa Sollievo e Fiorello La Guardia Il 7 settembre 1949 il Consigliere Delegato dell'ospedale versa acqua benedetta sulla prima trave del tetto. |
11 dicembre 1949: Genoveffa de Troia |
E' già in Paradiso. Genoveffa de Troia, ora Venerabile, morì a Foggia nel 1949 dopo 44 anni di feroci sofferenze. Padre Paolo Covino riporta: "Subito dopo la morte di Genoveffa Padre Pio mi disse: "E' già in Paradiso!" ( Padre Paolo Covino, ofm. Cap., Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pagg.109-110) |
Genoveffa de Troia |
Natale 1949 |
In una lettera del 26 gennaio 1950 di Padre Dominic Meyer a suo cugino il cardinale Albert Gregory Meyer, arcivescovo di Chicago, descrive la vigilia e il giorno di Natale 1950. |
La vigilia di Natale la comunità andò a letto alle 8 e la sveglia fu alle 10:30. Poi alle 11 recitammo il Mattino (dal breviario), con solennità. Gli inni e le letture furono cantate, i salmi furono recitati. Le tre letture furono cantate dal suddiacono, il diacono e il celebrante della messa di mezzanotte, rispettivamente. Padre Pio celebrò la messa di mezzanotte (1949)... Così, dopo che Padre Pio recitò la terza lettura, una statuetta del Bambino Gesù fu posta sull'ambone, e Padre Pio, dopo averla incensata, intonò il Te Deum. Poi tutti andammo in processione portando in mano una candela accesa... Poi il Bambinello fu posto nella culla e deposto sull'altare laterale. Poi cominciò la messa di mezzanotte. Ci furono moltissime comunioni. La schola cantotum femminile cantò durante la messa. Durante la comunione cantarono canzoni natalizie italiane. L'ultima fu - non ci crederai - Silent Night, in una versione in italiano!. Dopo la messa noi frati recitammo le Lodi dal breviario. Io andai a letto alle 2:30. Padre Pio disse altre due messa immediatamente dopo la messa di mezzanotte. Egli andò a letto alle 5 del mattino. Alle 10 stava già nel confessionale." |
Padre Clemente da Milwaukee. Padre Clement Neuerbauer 65° ministro generale (1946-1952) e 67° (1958-1964). Nato 1 agosto 1891, morto 20 luglio 1969. Sepolto nel capuchin cemetery Mount Calvary Fond du Lac county, Wisconsin, USA. |
Padre Dominic Alojsius Meyer (1892-1966). Cugino del card. Albert Meyer, arcivescovo di Milwaukee e poi di Chicago. Studiò e si laureò in teologia alla gregoriana. Nel novembre del 1948 Padre Clemente lo mandò a San Giovanni Rotondo per fare da segretario a Padre Pio per l'inglese e il tedesco. Alto più di 1 metro e 80 cm, era magro ed emaciato, di poche parole, raramente mostrava qualche segno di emozione. Beveva e mangiava così poco che Padre Pio lo doveva incoraggiare a mangiare di più. I suoi amici frati in America, quando seppere dell'incario che Padre Dominic aveva ricevuto, dissero: "Bene! Se Padre Pio non è ancora santo, lo diventerà!" (Ruffin 275) |
Mons. Albert Gregory Meyer, nato a Milwaukee, fu cardinale arcivescovo di Chicago dal 1958 al 1965. Morì a 62 anni. Era cugino di Padre Dominic Meyer. |
Cardinal Albert Gregory Meyer Padre Dominic Alojsius Meyer Padre Clemente da Milwaukee |
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