A 49 anni: 1936 |
20 gennaio 1936:
Giorgio V |
La sera del 20 gennaio 1936 nella
stanza di Padre Pio c'erano il dottor Sanguinetti e Padre Aurelio da
Sant'Elia a Pianisi che riporta il fatto.
Mentre i tre parlavano, a un
certo punto Padre Pio interruppe la conversazione, si inginocchiò e
disse: "Preghiamo per il Re d'Inghilterra che presto si presenterà
difronte al tribunale di Dio". Tutti e tre si misero a pregare in
silenzio. La spiegazione la ebbero il mattino seguente quando dalla
radio e dai giornali seppero che era morto Giorgio VI, re
d'Inghilterra."
Padre Bernard Ruffin scrive che, per quanto
se ne
sappia, Padre Pio non aveva nessun contatto con qualche membro della
famiglia reale d'Inghilterra. E' perciò interessante capire perchè egli
abbia avuto un interesse per il re Giorgio V.
Il re era un uomo moderatamente religioso, che
leggeva ogni giorno un capitolo della bibbia, ma diceva di non capirci
molto.
Da Wikipedia sappiamo che quando Il 6 maggio 1910
re
Edoardo settimo morì,
Giorgio divenne il nuovo sovrano del Regno Unito.
Appena salito al trono "Giorgio si
dimostrò subito intollerante alle parole anti-cattoliche contenute nell'Accession
Declaration che era richiesta per l'apertura del primo parlamento da
parte del nuovo sovrano.
Egli fece sapere che si sarebbe rifiutato di
inaugurare la prima sessione del parlamento se fosse stato obbligato ad
utilizzare quelle parole, dicendo che è superstizioso e idolatra
ilvocare la Vergine Maria e celebrare il sacrificio della Messa. Venne pertanto creato l'Accession Declaration
Act 1910 che accorciava la dichiarazione e rimuoveva le frasi
considerate dal sovrano come offensive della dignità dei cattolici
inglesi."
Quanto sopra ci fa capire poco di una storia tra
Padre Pio e Re Giorgio V, che ci sarà spiegata nell'aldilà.
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(Gallagher, Jim, Padre Pio
the Pierced Priest A Biography, Fount Paperbacks, London, 1995, pagg.
138-9) (Ruffin, C. Bernard, Padre Pio: The
True Story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington, Indiana,
USA, 1991, pag. 241)
(Dorothy M Gaudiose,
Prophet of the people, A Biography of Padre Pio, Alba House, New York,
1973, pag. 118)
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Re Giorgio V d'Inghilterra
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29 dicembre 1936: Padre Giuseppantonio |
Il 29 dicembe 1936 Padre Giacinto da Sant'Elia
a Pianisi, da Foggia portò al convento la notizia che Padre
Giuseppantonio era gravemente malato e si raccomandava alle
preghiere di Padre Pio.
Verso le due di notte Padre Pio che era andato a
letto proprio allora, si vide nella stanza il Padre Giuseppantonio.
Appena vistolo gli dice: "Come, mi hanno appena detto che eri graemente
ammalato e tu ti trovi qui?"
A questo dire il padre Giuseppantonio ,
facendo un gesto suo particolare: "Eh! Ora sono passate tutte le
malattie." e disparve. (Ripabottoni, Cireneo,
359-60) (Bernard Ruffin, The true story, pag. 242) |
Padre Giuseppantonio da San Marco in Lamis |
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A 50 anni: 1937 |
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1937: Chiusura del
piccolo ospedale
Nel 1937 un terremoto minò la struttura
dell'Ospedale San Francesco, voluto da Padre Pio, e inaugurato nel 1925.
Non vi furono danni alle persone, ma la struttuta era danneggiata e fu
chiusa per sempre.
Facciata dell'0spedale |
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31 dicembre 1937:
Padre Bernardo
Il 31 dicembre del 1937 morì il superiore
provinciale, già commissario generale, Padre Bernardo D'Alpicella. A
succedergli fu nominato Padre Agostino da San Marco in Lamis. |
Padre Bernardo D'Alpicella |
4 maggio 1937: Carmela Fiorentino
Volata in Paradiso durante la
Messa.
Carmela Fiorentino, la madre di Cleonice Morcaldi, morì il 2
aprile 1937. Il 4 maggio, Padre Pio disse a Cleonice dopo la
confessione: "Stamani, durante la Messa, mamma tua
se n'è volata in
Paradiso."
(Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a
Padre Pio diario intimo spirituale, Edizioni casa sollievo della
sofferenza, quinta edizione, 2013, pag. 126)
Carmela Fiorentino
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1937-9: Madre Speranza
La venerabile Madre Speranza da
Collevalenza, attestò nel 1970 che: "Quando io lavoravo al Sant'Offizio
in Vaticano, vidi Padre Pio ogni giorno per un anno intero.
Egli usava
avere i mezzi guanti sulle mani per nascondere le stimmate. Io lo
salutavo, baciavo la sua mano, e qualche volta scambiavamo delle parole.
Questo avvenne tra il 1937 e il 1939.
(Padre John Schug, OFM Cap., A
Padre Pio Profile, St. Bedès publications, Petersham, Massachusetts,
1987, pagg. 45-6)
Madre Speranza confermò il fatto,
diversi anni dopo, a Padre Alberto D'Apolito.
Padre Alberto
riporta un colloquio avuto con Madre Speranza da Collevalenza a Roma nel
Febbraio 1970.
"Madre Speranza dice che ha conosciuto Padre Pio a Roma,
tra il 1937 e il 1939. "
Padre Alberto: “...Madre, lei non
ha potuto conoscere Padre Pio, perchè questi a Roma è stato una sola
volta, quando, giovanissimo, accompagno la sorella a farsi monaca di
clausura nel convento di S. Brigida (mese di Maggio 1917).
Lei in quel
tempo si trovava in Spagna. Certamente ha preso un abbaglio scambiando
Padre Pio con qualche altro frate cappuccino.”
Madre Speranza: “No, non
mi sono ingannata.... L’ho visto tutti i giorni al S. Uffizio per un
anno intero; portava i mezzi guanti per nascondere le piaghe. Io lo
salutavo, gli baciavo la mano e qualche volta gli rivolgevo la parola,
ed egli mi rispondeva.”
Padre Alberto:
“Madre mi sembra strano e inverosimile il suo
racconto, stento a crederci.”
Madre Speranza:
“Padre, devo confessarle che non sono mai
andata soggetta ad allucinazioni. Anzi devo aggiungere che spesso veniva
in aereo da Milano un personaggio misterioso con la barba bianca, brutto
di aspetto, che mi faceva tremare di paura. ...Al solo vederlo ero presa
da grandi timore e volevo fuggire. Mi sembrava il demonio. ... Veniva al
S. Uffizio a deporre contro Padre Pio.”
Padre Alberto:
“Madre, non si offenda se Le
dico che non credo a quanto mi ha raccontato.”
Madre Speranza:
“Padre, Lei è libero di
pensare come vuole. Le ripeto che ho visto Padre Pio per un anno, tutti
i giorni a Roma.”
(Padre Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina,
Ricordi – Esperienze - Testimonianze, pagine 350-352)
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Madre Speranza di Gesù, al secolo Blessed
Maria Josefa Alhama y Valera
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Padre Alberto D'Apolito |
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A 52 anni: 1939 |
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7 ottobre 1939: Via Crucis Viale Cappuccini |
Il 7 ottobre 1939 fu benedetta e inaugurata la
Via Crucis collocata lungo il viale dei cappuccini. Una gran folla
partecipò all'evento.
Le 14 stazioni erano
state donate da un gruppo di devoti bolognesi.
Padre Pio seguì tutto il percorso.
La Via Crucis fu
benedetta dall'arcivescovo di Manfredonia, mons. Andrea Cesarano. (Mischitelli,
572) |
Mons. Cesarano quando venne nel 1939 a
benedire la via crucis sul viale cappuccini.
C'è anche Padre Pio
stazioni Via Crucis al viale Cappuccini |
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1939:
Vincenzo, figlio di Massimiliano Allievi.
Massimiliano Allievi, di Ascoli Piceno, nel 1939 aveva un figlio di un
anno, Vincenzo. A quel tempo scoprì di avere un tumore linfatico al
collo.
La famiglia sostenne spese enormi per farlo curare in Germania.
Ma alla fine gli specialisti dissero che per la scienza medica non c'era
più nulla da fare: "Lei ha sei mesi di vita."
Nel viaggio di ritorno
dalla Germania Massimiliano ebbe la tentazione di buttarsi dal treno e
fu trattenuto solo dal pensiero del figlio piccolo.
A casa la moglie e
la madre lo convinsero ad andare a San Giovanni Rotondo. Arrivato al
convento, vide sul sagrato Padre Pio che stava parlando affabilmente con
un gruppo di persone.
Quando Padre Pio lo vide, gli fece cenno con un
dito, lo invito ad avvicinarsi, e gli disse:
"Tu hai un bambino di un
anno vero? E cosa hai lì sul collo? Fammi un po' vedere." Dopo averlo
toccato Padre Pio gli fa: "Via, via, vai a casa, vai a casa. "
Massimiliano Allegri restò interdetto e se ne andò molto deluso,
pensando di aver fatto una gran fatica inutilmente, senza neanche
essersi potuto confessare e comunicare.
Senonché nella notte si sveglia
e fa la scoperta che lo fa letteralmente urlare: sul collo non ha più
niente, tutto tornato normale e sano. Era guarito.
(Maurizio
Ternavasio, Padre Pio. La storia del santo con le stigmate, Editore
Lindau, Torino, 2006 pagg. 129-130) (Antonio Socci, Il
segreto di Padre Pio, BUR Rizzoli RCS Libri S.p.A., Milano, 2007, alla
nota 236)
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Padre Pio parla con una persona sul sagrato
della chiesa |
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1939: il padre di padre Alberto
Il padre di Padre Alberto
è salvo. Nel 1939 il padre di Padre Alberto d'Apolito si ammalo'
gravemente è morì subitaneamente dopo aver ricevuto il santo viatico e
l'estrema unzione da Don Giuseppe Prencipe, parroco a San Giovanni
Rotondo.
Padre Alberto si trovava a Montefusco. Quando ritornò a San
Giovanni Rotondo, Padre Pio abbracciandolo gli disse:
"Su coraggio;
stai tranquillo: tuo padre è salvo. Preghiamo per lui." (Padre
Alberto D'Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi – Esperienze -
Testimonianze, pag. 95-6)
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Padre Alberto, tutto a sinistra nella foto |
Dr. De Caro: Padre Pio sapeva
Il
Dr. Gerardo De Caro,
figlio spirituale sin dalla gioventù, aveva lunghe conversazioni con
Padre Pio.
Dopo una di queste, egli scrisse nelle sue memorie:
"Padre
Pio aveva una conoscenza esatta delle anime nello stato di purgazione
dopo la morte ed anche della durata delle pene che la divina bontà
assegna e stabilisce, fino allo stato di purificazione totale."
(Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni
Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 107-9)
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A 53 anni: 1940 |
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Alle ore 16,30 del 9 gennaio 1940 .
La storia della Casa Sollievo iniziò con una riunione avvenuta alle ore
16,30 del 9 gennaio 1940 e alla quale parteciparono, il dr. Guglielmo e
la signora Emilia Sanguinetti, il dr. Carlo e la signora Mary Kisvarday,
il dr. Mario e la signora Maria Antonietta Sanvico e la signorina Ida Seitz.
La riunione fu tenuta nella casetta prefabbricata abitata dai dr.
Sanguinetti e Sanvico.
La riunione fu organizzata dal dottor Sanvico, che per primo conobbe le
intenzioni di Padre Pio. Sentito il dottor Sanvico, i presenti, alla
fine dell’incontro, sottoscrissero un verbale dove dichiararono di
essersi riuniti per costituire un «Comitato per la fondazione di una
clinica secondo l’intenzione di Padre Pio da Pietrelcina».
Il verbale conclude: «I presenti, udito dal dottor Mario Sanvico quanto è
nel desiderio del Padre, studiano le direttive da prendere.
Con
l’ausilio della Provvidenza, il comitato è così costituito: fondatore
dell’opera, Padre Pio da Pietrelcina (che momentaneamente desidera non
essere nominato); segretario, dottor Mario Sanvico; cassiere contabile,
dottor Carlo Kisvarday; tecnico-medico, dottor Guglielmo Sanguinetti;
direttrice Organizzazione interna, signorina Ida Seitz.
Si conviene che tutto ciò che sarà attuato dovrà essere sottoposto al
consiglio del Padre» |
La casetta vicina al convento dove abitavano le famiglie Sanvico e
Sanguinetti.
La prima pagina manoscritta del verbale
stilato dal dr. Sanvico.
Dr.Mario Sanvico
Dr. Guglielmo Sanguinetti
Il dr. Kiswarday era molto ricco, ma vestiva modestamente |
9 gennaio 1940: marengo d'oro
Un paio d’ore dopo la riunione, il dottor
Sanvico e il dottor Kiswarday si recarono da Padre Pio chiedendo se
quanto avevano deciso corrispondeva ai suoi desideri.
Il Padre diede la
sua approvazione, dicendo: «Da questa sera ha inizio la mia grande opera
terrena. Benedico voi e tutti coloro che doneranno alla mia opera, che
sarà sempre più bella e più grande».
|
E subito dopo versò nelle mani del
cassiere dottor Kiswarday, come prima offerta all’opera, mezzo marengo
d’oro (10 franchi) esclamando: «Anch’io voglio offrire il mio obolo».
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La
moneta da 10 franchi d'oro offerta da Padre Pio.
La lista delle prime offerte. |
Il suo esempio venne seguito dagli altri. La
signorina Seitz offrì un marengo e mezzo (30 franchi). Inoltre, tutti
insieme offrirono, in lire italiane, una somma complessiva di 967 lire.
Quindi, il patrimonio iniziale in valuta dell’epoca ammontava a 967 lire
italiane e 40 franchi svizzeri. Sembra la cronistoria di un progetto
fatto solo di fantasia, eppure doveva presto diventare una realtà che sa
di miracoloso. |
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Due giorni dopo, 11 gennaio 1940, nel suo
Diario, il dottor Sanvico annota che Padre Pio gli indicò il
terreno su cui doveva essere costruito l’Ospedale. Era un appezzamento
di suolo demaniale adiacente al convento e in parte già assegnato in
concessione ad una figlia spirituale, Maria Basilio, che lo aveva
chiesto al Comune per costruirvi un’opera di beneficenza. |
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La domenica seguente, 14 gennaio 1940,
il dottor Sanvico, sempre nel suo Diario, aggiunge che avendo «domandato
al Padre quale nome intende dare all’Opera», egli subito gli rispose:
«Casa Sollievo della Sofferenza». |
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Luglio 1940: Padre Elia.
Padre Elia De Martino da Serracapriola, quando era
ancora studente di teologia a Campobasso,si ammalò di tubercolosi in
modo molto grave.
Al terzo anno di malattia, nel luglio del 1940, fu
mandato a San Giovanni Rotondo per cambiare aria. Padre Pio si prese
cura di lui.
Un giorno frate Elia disse a Padre Pio: "Io sono
tubercolotico. Tutti mi dicono che sono spacciato, che devo morire."
"Padre Pio guardandomi con un sorrisetto arguto e rassicurante disse:
"Ah, tu devi morire? Hai voglia a campare, figlio mio."
Padre Elia
visse fino al 10 febbraio 2003. Aveva 87 anni quando morì,
nell’infermeria dei frati a San Giovanni Rotondo.
(P. Marcellino
Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico,
Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pagine 306-7)
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1940 Caso Serritelli (Diario di Padre
Agostino, 154)
P.Agostino dovette intervenire più volte per
via di lettere anonime, nelle quali si affermava che Padre Pio riceveva
una donna di notte, in chiesa. |
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P. Agostino individuò subito la persona che
scriveva le lettere condite di calunnie. La riprese, l'ammonì, la esortò
a saper contenere i sentimenti di gelosia. |
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In pratica, la figlia spirituale di Padre Pio
della prima ora, Elvira Serritelli, che era stata anche per un decennio
sua prediletta, gelosa, scriveva che Padre Pio riceveva di notte una
donna in chiesa. |
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Una volta preannunciò addirittura l'ora
dell'appuntamento notturno. Padre Raffaele volle vederci chiaro e nella
sera del supposto appuntamento si mise in agguato. Effettivamente
all'ora annunziata notò una donna avvicinarsi alla porta della chiesa,
rovistare intorno alla toppa e scappar via.
Il superiore scoprì che la donna era quella stessa che spediva le
lettere e che di notte usava mettere della ghiaietta nella toppa della
porta della chiesa per impedirne l'apertura.
Questo dimostra che la poverina credeva veramente a quegli incontri
notturni.
La faccenda durò fino al 1940. (Meschitelli, 565) |
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A 54 anni: 1941 |
3 marzo e 18 marzo 1941: sudore di sangue
Questi due fazzoletti presentati sopra furono usati da Padre Pio e
conservati del padre superiore nel 1941. Servirono ad asciugare il
sudore di sangue che si accumulava sulla fronte. La scritta a penna
testimonia l'evento.
9 giugno 1941: Brunatti dona più di 3 milioni di franchi francesi per la
Casa Sollievo |
Presto sarebbero arrivati fondi sufficienti per
il finanziamento dell’opera.
In quel tempo era stata costituita la
Società Zarlatti per sfruttare alcuni brevetti per locomotive diesel
degli inventori Fausto Zarlatti e Umberto Simoni.
La Società Zarlatti
era composta dal conte Vincenzo Bajocchi, dal conte Alessandroni, dall’avvocato
Antonio Angelini Rota, dall’ing. Umberto Simoni, uno dei due inventori,
e dal conte Edoardo Aluffi, guardia nobile del Papa. Poi, nel 1931, il
conte Bajocchi, un azionista della prima ora, diede alla Società una
nuova struttura proprietaria.
In quella circostanza, il conte, nel ricordo della miracolosa guarigione della moglie verificatasi nel 1929
per intercessione di Padre Pio, fece entrare nella Società alcuni
fedeli del Padre. Fecero parte del nuovo Consiglio di amministrazione:
Francesco Morcaldi, Cesare Festa (il fratello del dott. Giorgio Festa) e
il fotografo Federico Abresch.
In qualità di Presidente venne nominato
Ubaldo Cuppini, l’azionista di maggioranza. Vice Presidente fu l’avv.
Antonio Angelini Rota.
Brunatto entrò a far parte della Società in
qualità di Amministratore delegato ed ebbe l’incarico di far conoscere
e piazzare anche all’estero i brevetti delle nuove locomotive a nafta.
E, per questo, si trasferì a Parigi dove istituì una consorella francese
della Società Zarlatti.
In pratica, l’attività di Brunatto nella società
Zarlatti ebbe inizio nella primavera del 1931, cioè quasi in
coincidenza col decreto approvato dal Sant’Uffizio il 13 maggio 1931,
che inibiva a Padre Pio ogni forma di rapporto con l’esterno, anche
quello epistolare, tanto da essere obbligato a celebrare la Messa da
solo, senza cioè presenza di pubblico. E se fino a quella data aveva
forse avuto qualche possibilità di dare qualche suggerimento a Brunatto,
per tutto il biennio successivo, avendo perso ogni possibilità di
contatto con l’esterno, non fu certamente in grado di seguirne
l’attività in seno alla Società Zarlatti.
Ma poi, quando si resero
possibili i contatti con Brunatto, e quando ormai i brevetti
cominciarono a fruttare, il Padre fece conoscere al dottor Sanvico le
proprie intenzioni.
Il nome di Brunatto, per i suoi precedenti, non
venne inserito fra i componenti del comitato, costituitosi nel gennaio
1940. Ma tutti sapevano quello che stava facendo per finanziare la
clinica in progettazione.
Il dottor Sanvico, nel suo Diario, alla data
del 14 gennaio 1940, fra l’altro scrisse: «Il Padre pensa che vada bene
il brevetto Zarlatti per finanziare la sua opera». |
Schema del brevetto Zarlatti e prove della
locomotiva
Emanuele Brunatto
|
Infatti fra tante disavventure, Brunatto, il 9
giugno 1941, riuscì, tramite la Banque Italo-Française de Credit, ad
inviare a San Giovanni Rotondo una lettera bancaria accreditata a Padre
Pio, attraverso il Credito Italiano di Firenze, con la seguente
indicazione: «Comitato per la costruzione della clinica di San Giovanni
Rotondo»: un accredito di tre milioni e mezzo di franchi francesi, in
quel tempo una somma considerevole.
|
Il 3 giugno 1941 Emanuele Brunatto manda da Parigi un assegno di tre milioni e
cinquecentomila franchi
per contribuire alla costruzione di Casa Sollievo
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7 agosto 1941: Padre Donato
Dal 7 al 15 agosto 1941 il ministro generale
Padre Donato da Welle fece visita al convento di San Giovanni Rotondo.
Egli scrisse nella sua relazione: "Ho esaminato le stimmate e ho parlato
spesso con Padre Pio. ...Dopo ripetute prove, in tutti i sensi, ho
potuto concludere che il Padre era assolutamente sano di spirito, e mi
rimase la certezza d'una semplicità e sincerità ch'era incapace di
ingannare o di dire un sì per un no." (Mischitelli, 382)
(Gerardo, Le stigmate, 126-7) |
Padre Donato da Welle in Belgio, superiore generale dei Cappuccini dal 7
giugno 1938 |
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1941:
Il Gargano risparmiato.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1941 i frati del convento
chiesero a Padre Pio se San Giovanni Rotondo sarebbe stata risparmiata.
Padre Pio rispose : "Il Signore, per la sua infinita bontà, risparmierà
questo luogo benedetto, e tutto il Gargano."
Il Gargano rimase incolume.
Il tempo diede ragione a Padre Pio. (Padre Alberto D’Apolito,
Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi -Esperienze - Testimonianze, Edizioni
Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, ristampa settembre 2010,
pag. 106)
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1941:
Padre Raffaele e il pane fresco
.
Era il 1941, durante la seconda guerra
mondiale. Il pane era razionato e ogni giorno andavano a chiedere il
cibo una quindicina di poveri del posto.
Il Superiore, padre Raffaele,
riferisce che all’ora del pranzo di mezzogiorno non c’era pane né per i
10 religiosi né per i poveri.
Dice: “Andammo in refettorio e iniziammo a
mangiare la minestra, mentre Padre Pio stava pregando nel coro.
Improvvisamente comparve Padre Pio con pane fresco sufficiente per
tutti.
Lo guardammo sorpresi e io gli chiesi : “Padre Pio, dove ha preso
questo pane?”. Mi rispose: “Me lo ha dato una pellegrina di Bologna
sulla porta”.
Gli risposi: “Rendiamo grazie a Dio”. Nessuno dei
religiosi disse una parola. Avevano capito”.
(Positio I/1, p. 882)
(Pena 36-8)
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Padre Raffaele con Padre Pio
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11 settempre 1941: Mons. Damiani, Uruguay
Il vicario generale di Salto, Uruguay, Mons. Vincenzo Damiani, che soffriva di cuore, in una visita a San Giovanni Rotondo si fece
promettere da Padre Pio che lui l'avrebbe aiutato nei momenti finali della vita.
L'11 settembre 1941, si svolgeva a Salto un convegno sulle vocazioni, a
cui parteciparono Mons. Damiani, il vescovo di Salto Mons. Alfredo Viola, e l'arcivescovo di Montevideo Mons. Antonio Maria Barbieri, lui stesso cappuccino, insieme ad altri
vescovi e a tanti altri
membri del clero.
Quella sera, appena dopo mezzanotte Mons Damiani ebbe un
attacco cardiaco.
Nello stesso momento Mons. Barbieri sentì aprire la porta
della sua camera e
una voce disse: "Va ad aiutare Mons. Damiani che sta morendo."
Mons. Barbieri
corse da Mons. Damiani. Mons. Damiani era ancora cosciente e chiese l'Estrema
Unzione.
Quattro vescovi e sei sacerdoti erano presenti al rito.
Mons. Damiani
morì raccolto in pace, pochi minuti dopo il rito.
Sul comodino fu trovato un
foglio di carta dove Mons. Damiani aveva scritto come per mandare un telegramma: "Padre Pio. San Giovanni
Rotondo. Continui dolori cardiaci mi stanno consumando."
Diversi anni dopo, il 12 marzo 1949, Mons. Barbieri si recò a San Giovanni
Rotondo: Egli confermò che la persona vista nell'ombra a Salto era Padre Pio, e volle parlare con Padre Pio di quanto era successo anni prima a Mons. Damiani.
Padre Pio cercò di evitare le domande, e con un sorriso disse: "Se tu
hai capito quello che successe, è inutile insistere."
Anche Mons. Viola visitò
Padre Pio, il 3 maggio 1949, e lasciò al convento uno scritto intorno alla
morte di Mons. Damiani.
(Agostino, Diario, 210-12, note 65, 66, 67) (Ruffin,
Padre Pio, 243-5) (Winowska, Il vero, 100-101) (Capuano, Con P. Pio, 251-2) (McCaffery,
Tales, 33-4) (Bruno, Roads, 24-5) ( Gallagher, Padre Pio, 124) (Chiron, Padre Pio, 165-7) (De Robeck, Padre Pio, 86) (Ingoldsby, Padre Pio, 90)
(Fernando da Riese, Crocifisso, 217-8)
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Mons. Vincenzo Damiani
Monsignor Alfredo Viola parla con Padre Pio
Mons. Barbieri fu fatto cardinale da papa
Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958
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27 dicembre 1941: Maria Pyle
La stanza al piano inferiore della casa del fratelli Michele
in Pietrelcina fu usata da Maria Pyle quando dal 27 dicembre
1941 al 3 ottobre 1943 si stabilì a Pietrelcina durante la guerra, per
protezione, essendo l'Italia in guerra con gli Alleati Stati Uniti e Inghilterra,
ed essendo lei cittadina americana.
Ne approfittò per seguire i lavori della
costruzione della chiesa e del convento.
(Frank
Rega, Padre Pio and America, TAN Books and Publishers, Rockford, Illinois, USA,
2005, pag. 114-7)
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Maria Pyle a Pietrelcina |
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Nel dicembre del 1941 l'Italia era in guerra con gli Stati Uniti.
Maria Pyle, essendo cittadina americana, con passaporto degli Stati
Uniti fu convocata a Roma, al ministrero degli esteri, per essere
interrogata.
In quel periodo Padre Emilio da Matrice si trovava a Roma per un corso
di predicazione.
Il superiore del convento di San Giovanni Rotondo gli disse di
accompagnare Maria per l'interrogatorio, come garante e "parente".
A Maria Pyle fu detto che lei si doveva registrare come forestiera.
Il funzionario del ministero fece molte domande, alcune pertinenti e
altre no.
Alla fine egli chiese il permesso di fare una perquisizione. A questo
punto Maria si allarmò, e la faccia si fece rossa, e gli occhi si
riempirono di lacrime, e tutt'a un tratto sembro che fosse svenuta.
Pensando che avesse bisogno di aria, il funzionario e padre Emilio si
avvicinarono a lei, e le sbottonarono il cappotto.
Con grande meraviglia essi scoprirono che Maria vestiva un saio
cappuccino, completo di cingolo, rosario, e un crocifisso pendente dal
collo.
Il funzionario ministeriale era a corto di parole. Alzando le mani disse:
"Questa sembra come una Madonna Addolorata".
Poi tornò al suo posto alla scrivania, si sedette, e dopo alcuni minuti
di silenzio disse: "Questa non è una persona semplice. Questa è una
donna veramente religiosa."
Allora il funzionario chiese a Maria di pregare per lui, e Maria replicò:
"No! No! Io non sono una santa, è Padre Pio che è il santo."
L'idea di fare un'ispezione personale sembrò abbandonata, e la
conversazione divenne amichevole, e si doveva decidere dove mandarla,
perchè non poteva stare a San Giovanni Rotondo, e un campo di
concentramento per "stranieri non desiderati" non sembrava la soluzione
opportuna.
A questo punto Padre Emilio da Matrice suggerì al funzionario del
ministero che Maria fosse mandata come prigioniera politica a
Pietrelcina, nella casa che era della famiglia di Padre Pio.
Il funzionario accettò la proposta, e Maria fu contenta di andare nel
lugo dove Padre Pio aveva vissuto dalla nascita.
Maria stette a Pietrelcina dal 27 dicembre 1941 fino ad ottobre del
1943.
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Padre Emilio da Matrice
Maria Pyle |
A 55 anni: 1942 |
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7 aprile 1942
Diario: "il 7 aprile 1942 è morto fra Nicola Piantadosi da Roccabascerana.
Padre Pio era contento di quella morte perchè il confratello, benchè
assalito da qualche tempo da squilibrio mentale, negli ultimi giorni
s'era calmato, aveva acquistato le sue facoltà mentali, aveva chiesto
lui stesso i Santissimi Sacramenti, ed era spirato dopo una dolce agonia.
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Fra Nicola da Roccabascerana col secchiello
dell'acqua santa |
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12 aprile 1942:
Maria Jose
Il 12 aprile 1942 giunse nel convento Sua
Altezza Reale la principessa Maria José di Piemonte, accompagnata dalla
nipote, figlia dell’allora re del Belgio, e dalla duchessa Pucci.
Maria José, rimanendo sempre in ginocchio, seguì la Messa celebrata da Padre
Pio. Finita la Messa, andò in sagrestia e baciò la mano al Padre.
Dopo
un modesto ricevimento, ebbe con lui un colloquio privato, durato
soltanto pochi minuti.
Firmato il registro dei visitatori, alle ore 13
Maria José ripartì per Foggia, dichiarando di essere rimasta contenta
della visita e promettendo di ritornare col marito.
Una promessa questa
non mantenuta, poiché con suo marito Umberto II furono mandati in esilio dopo la guerra (Giannuzzo,
San Pio, 312) |
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La Principessa Maria José in visita al convento |
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11 maggio 1942: immobili
L'11 maggio 1942, il gruppo fondatore della
futura Casa Sollievo, siccome a causa della guerra in corso non potevano
cominciare il lavori di costruzione dell'ospedate, e nel timore che le
offerte raccolte finora venissero svalutate, pensarono all'acquisizione
provvisoria di beni immobili.
Quel giorno comprarono "terreni nel comune
di Biccari (Foggia) per 157 ettari, 4 are e 12 centiare", dal sig.
Clearco Cavalli.
Si trattava di una grossa tenuta, con casali, pozzi,
aree boschive, prati per pascoli e seminagione. Contemporaneamente si
diede in fitto la stessa tenuta al venditore.
La tenuta fu poi venduta nel
1947 all'inizio dei lavori di costruzione dell'ospedale.
(Mischitelli,
589-91)
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Veduta aerea di Biccari e della campagna
circostante |
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22
novembre 1942: Luigi Antonelli.
Lo
scrittore Luigi Antonelli, famoso autore di commedie e racconti nel
primo novecento, era stato diagnosticato con cancro che copriva l'area
tra l'orecchio, la mandibola, e la spalla, e gli erano stati dati tre
mesi di vita. Egli si recò da Padre Pio, e si confessò da lui. Antonelli
riportò che durante la confessione la sua anima fu trasportata in uno
stato celestiale, e una specie di corrente circolò nel suo corpo, ed
ogni traccia del tumore scomparve.
Tornato a casa, rifiutò qualsiasi intervento chirurgico e riprese la sua
normale attività. Dopo diversi mesi scrisse sul Giornale d'Italia (22
novembre 1942): "Io mi sento di essere guarito
miracolosamente.” Antonelli visse tre anni felici prima di morire. (Pascal
Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines, Quebec Canada, 1991,
pagg. 135-6. Prima edizione “I fioretti di Padre Pio”, Edizioni
Dehoniane, Roma, 1988) ) (C. Bernard Ruffin, Padre Pio the true story,
Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington Indiana, 1991, pag.
242)
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Diario di Padre
Agostino: 25 maggio 1945
"Oggi il Padre Pio ha celebrato il suo genetliaco ed ha assistito al
matrimonio della sua nipote, Pia (Forgione) con Mario Pennelli. Dopo
aver ricevuto il consenso degli sposi, il Padre ha rivolto loro poche
parole di augurio e di esortazione: "Il Signore vi benedica e vi renda
meno pesante il giogo della famiglia. Siate sempre buoni. Ricordate che
il matrimonio porta dei doveri difficili che solo la divina grazia può
rendere facili. Meritate sempre questa grazia ed il Signore vi conservi
sino alla terza e alla quarta generazione." Dopo la cerimonia il Padre
Pio cantò la messa solenne. La chiesina era gremita. Vi erano anche
nolti soldati e ufficiali americani. Dopo la Messa, col permesso del
Superiore, il Padre ritornò dinanzi all'altare per salutare gli sposi,
ripetendo loro gli auguri."(Diario, 183-4)
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Pia Forgione, figlia di Michele Forgione,
unica nipote di Padre Pio, sposa Mario Pennelli il 25 maggio 1945.
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Luglio 1945 al dr. Lotti: Tu non andrai in Grecia
Dr. Franco Lotti, di Bologna, conosceva Padre Pio sin da
quando era un bambino. Durante la seconda guerra mondiale era stato
assegnato a un reggimento stazionato in Grecia. All'inizio del mese di luglio
del 1945 egli ottenne una licenza e decise di passarla da Padre Pio a San
Giovanni Rotondo. Venne il momento dei saluti, e Franco si accorse che Padre Pio
lo guardava in modo strano, come se fosse preoccupato, e poi disse: "No, tu non
ci andrai in Grecia." Il giovane medico tornò in caserma, come da ordini
ricevuti, e lì gli fu detto che tutti i documenti necessari per la sua partenza
per la Grecia sarebbero pronti il lunedì seguente. Quando il dr. Lotti si
presento' il lunedì, invece di ricevere i documenti gli fu detto che la sua
partenza era stata rinviata, e che doveva aspettare nuove istruzioni. Finalmente
dopo qualche giorno
gli fu detto che la sua partenza per la Grecia era stata fissata per il 21
luglio 1943. Il 21 luglio fu il giorno esatto che Mussolini fu deposto e tutte
le partenze furono definitivamente cancellate. Il dr. Lotti non ando' in
Grecia, come Padre Pio aveva predetto. (Parente, Padre Pio a city, 87-8)
Dr. Lotti
parla con Padre Pio
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Diario 10 luglio 1945
"Tutti i giorni giungono lettere che annunziano grazie ricevute per
intercessione del Padre.
Molti chiedono notizie dei cari lontani o prigionieri o deportati.
Anche i Vescovi scrivono, raccomandando le loro intenzioni a PadrePio,
chiedendo notizie dei loro cari. Un Vescovo chiedeva giorni fa al Padre,
dove si trovasse suo nipote disperso. Il Padre fece rispondere che il
disperso saberre tornato al più presto, ma la domanda era una specie di
pretensione difronte al Signore." (Diario 185) |
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Diario 19 settembre 1945
Degna di nota la visita a Padre Pio di un capitano indiano il giorno 14.
Parlò per mezzo di un interprete. L'indiano è pagano. L'interprete
diceva che ra buono e religioso e Credeva a Budda, Confucio, ea Gesù
Cristo. La mattina ascoltò la Messa e si accostò alla comunione. E'
certo che Padre Po lo comunicò per non dare ammirazione. E' certo che
nostro Signore fu ricevuto da quel pagano. Chi potrà negare che un
giorno abbia a conoscere la vera fede e farsi cristiano?" (Diario
di Padre Agostino, 186) |
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1945:
Ettoruccio Masone fermato in coma alle porte del Paradiso
Ettore Masone, detto Ettoruccio,
l'unico nipote maschio di Padre Pio, figlio di Felicita (che era morta
giovane il 25 settembre 1918 di febbre spagnola), visse a San Giovanni
Rotondo dopo la morte del padre Vincenzo nel 1941.
Tuttavia al termine della
guerra, nel 1945 Ettoruccio ritornò a Pietrelcina
per aprire un cinema.
Subito dopo l'apertura ebbe un
severo attacco epilettico, seguito da polmonite e pleurisi.
Mary Pyle tornò a Pietrelcina per
prendersi cura di lui. Fu operato ma non migliorò e fu mandato a casa in
condizioni disperate.
Egli non aveva ancora trent'anni e
si era rassegnato a morire. Alla gente diceva di pregare non per la sua
guarigione ma per la sua anima.
Presto cadde in un coma profondo.
Certi della morte imminente i familiari contattarono per telefono la
chiesa per organizzare il funerale per il giorno dopo.
Non appena abbassata la
cornetta del telefono Ettoruccio Masone ritorno' in se e si mise a
gridare: "Non sto morendo più." La sua guarigione fu completa e
istantanea.
Anni dopo egli stesso raccontò: "Mi
trovai alle porte del Paradiso, dove la mia sorella Giuseppina, che era
morta tanti anni prima, stava in piedi.
Poi vidi anche Padre Pio.
Tutti
e due mi impedirono di entrare in Cielo."
(“La Casa
Sollievo della Sofferenza”, dicembre 1973, pp.20-1) (C. Bernard, Ruffin,
Padre Pio the true story, Our Sunday Visitor Publishing Division,
Huntington Indiana, 1991, pagg. 270-1)
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20 settembre 1945: L'angelo porta le felicitazioni
La signora Pia Garella testimoniò che nel 1945, poco dopo la fine della guerra, il 20
settembre, si trovava in campagna a pochi chilometri da Torino, e voleva mandare
un telegramma di felicitazioni a Padre Pio per l’anniversario delle sue piaghe;
non
trovò però nessuno che glielo potesse mandare, visto che era in campagna.
Subito
si ricordò della raccomandazione di padre Pio: “Quando hai bisogno, mandami il
tuo angelo” …
Allora si mise in raccoglimento per alcuni minuti e chiese al suo angelo che gli
portasse personalmente le felicitazioni.
Dopo pochi giorni ricevette una lettera
da
un’amica di San Giovanni Rotondo, Rosinella Piacentino, in cui la informava che
Padre Pio le aveva detto: “Scriva alla signora Garella e le dica che la
ringrazio per
la felicitazione spirituale che mi ha mandato”.
(Giovanni Siena, Il mio amico Padre Pio, diario di trent'anni vissuti
accanto al santo di Pietrelcina, Rizzoli Editore, Milano 2013, p. 125) (Peña,
Padre Ángel, O.A.R.,
San Pio da Pietrelcina e il suo
angelo custode, Parroquia de la caridad, Lima, Peru', pag. 44)
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