Capitolo 7: Da 33 a 35 anni

 

 

A 33 anni: 1920
 
Mons. Kenealy
 
Il 27 marzo 1920, Mons. Anselm E. J. Kenealy, cappuccino, Arcivescovo di Simla nelle Indie Orientali si era recato sul Gargano con pensieri piuttosto scettici nei confronti di Padre Pio, che poi sul posto mutò in sentimenti di stima e di ripetto:

"Ho esaminato bene le stimmate. Sono profondamente convinto che abbiamo un vero Santo." (Gerardo, Le stigmate, 69) (Mischitelli, 366)
 
Mons. Kenealy



P. Agostino Gemelli
Il 18 aprile 1920 Padre Agostino Gemelli visitò San Giovanni Rotondo.

In sacrestia disse a Padre Pio: "Sono venuto per fare un esame clinico delle vostre piaghe."
Padre Pio: "Avete un'autorizzazione per iscritto?"
Padre Gemelli disse di no; e Padre Pio: "In questo caso non sono autorizzato a mostrarvele."

Il giorno seguente Padre Gemelli mando' al Sant'Uffizio un rapporto molto negativo su Padre Pio, tra cui: "Da tutto l’insieme al sottoscritto sembra che si tratti di un caso di suggestione inconsciamente prodotto dal padre Benedetto in un soggetto malato come è il Padre Pio e che ha condotto a quelle caratteristiche manifestazioni di psittacismo che sono proprie della struttura isterica.
Dico “sembra” poiché si tratta solo di una “interpretazione” che richiede la prova di indagini rigorose ed accurate."
(Giannuzzo, San Pio, 186)

Padre Agostino Gemelli


Bonaventura Cerretti

Il 28 maggio 1920 arrivò a San Giovanni Rotondo il Segretario per gli affari straordinari della Santa Sede, Mons. Bonaventura Cerretti, il quale si diceva lieto della visita e ringraziava per la cordiale accoglienza il superiore e Padre Pio, alle cui preghiere raccomandava vivamente la sua anima. (Mischitelli, 350)

 

Mons. Cerretti

 

 

Il 14 giugno 1920 Padre Pio scrive a Padre Benedetto: "Mi rammarico che, senza volerlo e senza avvertirlo, qualche volta mi accade di alzare un po' la voce in ciò che riguarda la correzione." (Epist. I, 1170)

 

 

 

Luglio 1920: Padre Luigi Besi alla stazione di Foggia.

Nei primi di luglio 1920 partì per San Giovanni Rotondo il passionista padre Luigi Besi, passionista, collaboratore del cardinale Gasparri e molto stimato da Benedetto XV. Esperto di teologia mistica, era postulatore delle cause di beatificazione di Gabriele dell’Addolorata e di Gemma Galgani.

 

Padre Besi viaggiava in incognito, ed era accompagnato dal medico personale del Papa Benedetto XV, prof. Giuseppe Bastianelli.

Padre Pio e i frati del convento non erano stati preavvertiti della visita,  ma, alla stazione di Foggia, un cappuccino li invitò a salire su una carrozza per accompagnarli a San Giovanni Rotondo.  Rimasero sorpresi perché nessuno doveva sapere della loro visita.

Il medico però preferì di tornare a Roma.

 

Il cappuccino gli confidò che era stato Padre Pio ad avvertire che oggi, a Foggia, «sarebbe arrivato un Padre passionista, inviato dal Papa».

Padre Besi, incontrò Padre Pio, e al suo ritorno, disse che Padre Pio «era un privilegiato da Dio come la Gemma Galgani, anzi di più.» (Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte (Salerno) 2012, pag.  177) (Mischitelli, 365)


Padre Luigi Besi, passionista

 


24 luglio 1920: Mons. Bella, acido fenico e veratrina

Nel 1920  il Sant’Uffizio venne messo in allarme una lettera del 24 luglio inviata dal Vescovo di Foggia, mons. Salvatore Bella. Alla lettera erano allegate due testimonianze giurate, una del farmacista foggiano dottor Valentino Vista e l’altra di sua cugina Maria De Vito, con le quali, in particolare con la prima datata 27 giugno 1920, venivano prospettati sospetti nei confronti di Padre Pio sull’uso di acido fenico e di veratrina.


27 giugno 1920 Testimonianza giurata del dr. Valentino Vista: "... una mia cugina, la signorina Maria De Vito,...mi portò i saluti di Padre Pio e mi chiese a nome di lui e in stretto segreto dell’acido fenico puro dicendomi che serviva per Padre Pio, e mi presentò una bottiglietta della capacità di un cento grammi, bottiglietta datale da Padre Pio stesso... e la quale bottiglietta io avrei dovuto riempire di acido fenico puro, che, come si sa, è un veleno e brucia e caustica enormemente allorquando lo si adopera integralmente.

A tale richiesta io pensai che quell’acido fenico adoperato così puro potesse servire a Padre Pio per procurarsi o irritarsi quelle piaghette alle mani».

Questo però fu «un pensiero fugace». Subito dopo pensò che l’acido fenico puro, in soluzione e correttamente dosato, poteva servire come disinfettante.
Disse alla cugina che «l’acido fenico puro non si può dare così senza la prescrizione del medico, ma che, trattandosi di Padre Pio», glielo avrebbe dato. Infatti diede alla cugina il farmaco consigliando la massima cautela....


Testimonianza giurata della cugina Maria De Vito: "... «...ricevetti dallo stesso Padre Pio una lettera nella quale tra l’altro mi faceva richiesta di quattro gram-mi di veratrina.

Cercai di trovarla nella farmacia di mia proprietà, senza richiederla a mio cugino, perché la prima volta verbalmente mi era stato consigliato di rivolgermi a lui per l’acido fenico, mentre questa volta nella lettera non mi diceva nulla».


Continua la testimonianza del dr. Vista: "«...Dopo poco tempo dalla richiesta dell’acido fenico venne una seconda richiesta la quale mi mise seriamente in sospetto e rafforzò il mio dubbio precedente. Questa seconda richiesta mi venne fatta da Padre Pio..., e questa volta a mezzo di una lettera di mia cugina, lettera che ricevetti una mattina mentre ero nella mia farmacia a Piazza Lanza, 48.

Appena la lessi mi venne il sospetto che i 4 gr. di veratrina richiesti da Padre Pio servissero al medesimo per procurarsi o rendere più appariscenti le stigmate alle mani. [...]
Se si fosse trattato invece di una cosa giustificata dalla presenza di qualche malattia e quindi dalla debita prescrizione del medico, non sarebbe stato più naturale il fatto di mandare a me, pur a mezzo di mia cugina, la ricetta per avere il medicamento? Perché fare quella richiesta con tanta segretezza?».
(Saverio Gaeta e Andrea Tornielli, Padre Pio, l'ultimo sospetto, edizioni PIEMME, Casale Monferrato,prima edizione 2008, pag. 53-90)

  Mons. Rossi, futuro cardinale

La relazione al Sant'Offizio del Visitatore Apostolico Mons. Raffaello Rossi, il 4 ottobre 1921, riguardo a quanto sopra, si sofferma sull’ipotesi di «una auto-stimmatizzazione procurata con mezzi fisici e chimici».

Il Visitatore, sulla base della testimonianza giurata del farmacista foggiano Valentino Vista ampiamente illustrata da P. Lemius, pone la domanda: «Che nascondeva questo mistero?». E subito dopo: «Il “mistero” è svelato: non credo ci sia ragione per dubitarne della sincerità di P. Pio, chiamato a giuramenti che avrebbero dovuto far breccia sulla sua anima sacerdotale, e sotto la santità dei quali egli ha attestato di non aver per nulla artificialmente procurate o completate le stimmate».

Infatti, durante la seconda deposizione (ore 19 del 15 giugno), alla domanda «se abbia mai usato per sé acido fenico diluito o puro», Padre Pio risponde di no tranne nei «casi nei quali l’abbia usato il medico per sterilizzazione quando mi faceva iniezioni».

Alla domanda se ne abbia fatto richiesta a persone estranee al convento, Padre Pio risponde di averne fatto richiesta «per uso della Comunità, anzi del Collegio di cui ero Direttore, quando non se ne trovasse in convento».

Infine, alla domanda se la richiesta veniva fatta in modo che rimanesse segreta agli stessi confratelli, risponde: «No, tanto più che in passato ero quasi solo col Padre guardiano. Se mai sarebbe stato al solo scopo di evitare che si sapesse dalle persone che dovevano portarlo [l’acido fenico] che si trattava di medicamenti richiesti senza ricetta del medico».

Il Visitatore si sofferma anche su un altro farmaco, la veratrina, che - precisa - era richiesta per «uno scherzo da farsi a ricreazione!!». Infatti, sempre durante la seconda deposizione, Padre Pio, ad una domanda sull’argomento, aveva risposto di averne fatto richiesta «senza conoscerne neppure l’effetto, perché il P. Ignazio, Segretario del Convento, una volta mi dette una piccola quantità di detta polvere per metterla nel tabacco e allora io la ricercai più che altro per una ricreazione, per offrire ai confratelli tabacco che con piccola dose di questa polvere diviene tale da eccitare subito a starnutire».

Quindi - afferma il vescovo Rossi - «anziché la malizia, si rivelano qui la semplicità e lo spirito faceto di P. Pio».

Fatto anche un accenno all’uso di tintura di iodio (per disinfettare le piaghe, affermava P. Lemius), il Visitatore conclude quanto, sull’uso dei farmaci sopra citati, risulta dalle deposizioni giurate:

«Che P. Pio usò della tintura di iodio non per disinfettare le piaghe, ma per arrestarne il sangue. “Io non ne conoscevo nemmeno l’efficacia: ho visto che altri quando si tagliavano usavano questa medicina per stagnare il sangue”».

«Che non solo usò della tintura di iodio, ma anche vasellina o glicerolato di amido, ma sempre per ragioni ovvie: “Mi fecero usare un poco di vasellina quando le piaghe si scrostavano”».

«Che dall’uso della tintura di iodio cessò proprio per evitare... quello che l’azione dello iodio poteva produrre sui tessuti cutanei. “Un medico mi disse che non lo usassi più perché poteva irritare maggiormente”».

«Che infine son quasi due anni dacché P. Pio non usa più nulla, cioè non applica più alcuna medicina alle stimmate e nonostante, il che è da notare, le stimmate permangano tuttora. Dunque la loro permanenza è indipendente anche dall’applicazione di questi medicinali: dunque possiamo concludere che non sono state né procurate né mantenute con mezzi fisici e chimici, il che del resto sarebbe stato in assoluto contrasto colla provata virtù di P. Pio».

Dopo tanti sospetti, questa è una conclusione di rilevante importanza, formulata dal vescovo Rossi a seguito di numerose testimonianze giurate non soltanto di Padre Pio, ma anche dei suoi confratelli e dei suoi Superiori. (Dr. Emanuele Giannuzzo, Padre Pio, pag. 216)


Mons. Salvatore Bella


Interrogatorio di Mons. Rossi a Padre Pio a proposito di acido fenico e veratrina a pagina 222-223 di Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta “L’autobiografia segreta”, Editrice Ares, Milano, 2008.




7 settembre 1920: Sommossa

Il 7 settembre 1920 vi fu una grande manifestazione popolare al convento dei cappuccini, preceduta dalla banda musicale del paese, perchè si era diffusa la voce di un possibile trasferimento di Padre Pio. La notizia era falsa ma trovò un certo fondamento nel fatto che in quel pomeriggio si trovavano nel convento l'ex provinciale Padre Benedetto, il nuovo provinciale, P. Pietro da Ischitella, e un monsignore venuto da Roma, mons. Antonio Valbonesi. Padre Pio cercò di tranquillizzare il popolo. Il convento fu sorvegliato per tutta la notte. (Mischitelli, 351)



14 ottobre 1920: Eccidio in paese
 Il 14 ottobre 1920 ci fu l'insediamento della nuova amministrazione comunale di San Giovanni Rotondo. Nell'elezione del 3 ottobre il partito socialista aveva avuto la maggioranza dei voti. Circa 600 persone parteciparono al corteo e poi si radunarono nella piazza del municipio, condivisa con un grosso gruppo di rappresentanti del partito opposto, quello popolare. Ad un certo punto, non si conosce ancora la dinamica degli eventi, ma ci fu grande agitazione e un grosso tafferuglio, altermine del quale c'erano sul selciato 14 morti, 13 persone e un carabiniere. (Mischitelli, 352)
 

Dipinto che ricorda l'avvenimento
 
 
2 novembre 1920: Mons. Poli
2 novembre 1920. Mons. Giuseppe Angelo Poli, vicario apostolico di Allahabad, India: "Non ho neppure il minimo dubbio: il dito di Dio è quì. Veni, vidi et victus sum. Digitus Dei hic est. Davanti a Padre Pio uno si sente sopraffatto dalla presenza del soprannaturale e nello stesso tempo la sua naturalezza e il suo contegno sempre uguale e compus sui, inspirano tutta la confidenza. Sono contentissimo della visita fatta".  (Mischitelli, 366)

Mons. Giuseppe Angelo Poli
 
 
Nicolino Pompilio

“Ora e’ il momento buono”.  Nicolino Pompilio aveva due sorelle, Maria e Antonietta. Quando Nicolino si  ammalò  gravemente, a 40 anni, nel 1920, Padre Pio disse alle sorelle: "Io prego tanto per Nicolino, non mi muovo un istante dal suo capezzale, ma egli deve morire, perché ora è il momento buono per lui. Se avesse altri dieci anni di vita non sarebbe più così." Nicolino morì "santamente" dopo pochi giorni.  ( Padre Paolo Covino, ofm. Cap.,  Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, pagg.31-2) 

 
 
 
Foto di Padre Pio del 1920, a 33 anni:

                   

 

 

A 34 anni: 1921


Foto di Padre Pio del 1921


17 febbraio 1921: aspirazione missionaria
17 febbraio 1921. In una lettera a Mons. Poli Padre Pio esprime il desiderio di diventare missionario: "Ho fatto istanze vivissime presso il mio direttore per essere arruolato tra i vostri missionari, ma, povero me, non mi ha trovato degno." (Epistolario IV, 40)
 
Marzo 1921: Joseph Lemius

A marzo del 1921 si tenne una riunione plenaria del S. Ufficio, con presentazione del Padre Joseph Lemius.
A lui erano state date da studiare le relazioni dei tre medici che avevano esaminato Padre Pio, la relazione del Padre Gemelli, la documentazione data da Mons. Salvatore Bella, le informazioni date dall'Arcivescovo di Manfredonia mons. Gagliardi, e l'esposizione del ministro provinciale dei cappuccini di Foggia.

 Il titolo della presentazione era: "Se e quali provvedimenti siano da adottarsi dal Santo Ufficio in ordine al Padre Pio da Pietrelcina, cappuccino."

Egli sposa la tesi del prof. Bignami delle stimmate mantenute artificialmente, e propone una ispezione in loco da farsi sul carattere morale, ascetico, mistico di Padre Pio.

Elenca cinque punti: studiarlo da tutti i punti di vista, compresa umiltà, obbedienza, rapporti con le donne, uso di prodotti chimici, chiarire la storia dell'acido fenico, controllare la cronistoria di P. Benedetto.

26 aprile 1921: Mons. Rossi inquisitore
Il 26 aprile 1921 il Santo Ufficio scelse Mons. Raffaello Carlo Rossi, vescovo di Volterra, da mandare a San Giovanni Rotondo come inquisitore. Mons. Rossi accettò l'incarico, si fece mandare tutta la documentazione , per conoscere il caso, e si mise in viaggio per il convento di Padre Pio.


14 giugno 1921: Mons. Rossi in convento

14 giugno 1921 Mons. Rossi giunse al convento.
Egli concluse la sua investigazione e ripartì il 20 giugno 1921. 

Egli interrogò in tutto dieci persone.i sette frati del convento, il ministro provinciale, e due preti del paese.

Durante la sua approfondita indagine, sottopose ad interrogatorio Padre Pio nel corso di sei incontri avvenuti tra il 15 e il 20 giugno, non mancando di eseguire una attenta visita delle sue “stimmate”.

Raccolse pure le deposizioni, oltre che del Provinciale padre Pietro da Ischitella, di diversi confratelli di Padre Pio: il guardiano del convento padre Lorenzo da San Marco in Lamis, padre Ignazio da Jelsi, padre Luigi da Serracapriola, padre Romolo da San Marco in Lamis, padre Lodovico da San Giovanni Rotondo, padre Cherubino da San Marco in Lamis. Infine, non mancò di interrogare l’Arciprete Giuseppe Prencipe e l’economo della Parrocchia di San Giovanni Rotondo, don Domenico Palladino.


Al termine dell’indagine, il Vescovo di Volterra scrisse una relazione, datata 4 ottobre 1921 e intitolata "Sul P. Pio da Pietrelcina": un testo dattiloscritto di 141 pagine, custodito nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina delle Fede.


Le conclusioni di Mons. Rossi:

«P. Pio è sempre stato un ottimo religioso: lo proclamano tutti ad una voce, sacerdoti e confratelli. Ancor giovane studente era così stimato per la sua pietà e il suo spirito d’osservanza che alcuni Superiori ricorrevano perfino a lui per consiglio».

"In conversazione P. Pio è piacevolissimo; coi confratelli sereno, gioviale, faceto, anche, e tutto ciò è indubitatamente segno di buono spi-rito."

"Il P. Lodovico lo designa “Religioso di santa vita”; il P. Cherubino: “Religioso buono, che ispira confidenza e devozione a chiunque parla con lui”. Infine, il P. Provinciale non esita a dire di aver potuto riscontrare nel P. Pio, fin da giovane, “docilità, obbedienza ed esatta osservanza dei doveri religiosi e di scuola.”

 "Senza dire delle di lui assicurazioni verbali di voler sempre esser sottomesso alla Chiesa e alla legittima Autorità, una prova insigne di obbedienza mi dette col mettermi in mano, al primo mio cenno e senza la minima osservazione, tutte le lettere ricevute dal P. Benedetto ex Provinciale."

«P. Pio è un buon religioso, esemplare, esercitato nella pratica delle virtù, dato alla pietà ed elevato forse nei gradi di orazione più di quello che non sembri all’esterno; risplendente in particolar modo per una sentita umiltà e per una singolare semplicità che non son mai venute meno neppure nei momenti più gravi, nei quali queste virtù furono messe per lui a prova veramente grave e pericolosa»

 "È un povero frate che, a quanto mi consta, se ne sta a sé e che inconsciamente è divenuto centro di tanta attrazione. A lui si sono in questi anni attribuite tante cose delle quali egli, fossero state pur vere, non avrebbe avuto piacere si fosse parlato."

"Le stimmate ci sono: siamo dinanzi a un fatto reale: impossibile negarlo."

"Quello che sicuramente mi pare possa oggi asserirsi, ricapitolando, è che le stimmate in questione ed in esame non sono né opera del demonio, né un grossolano inganno, una frode, un’arte di un malizioso o un malvagio. E questo, se non erro, può essere oggi sufficiente per rassicurare la Suprema Autorità ecclesiastica davanti al “caso” del P. Pio da Pietrelcina."

"Questo profumo gratissimo e vivissimo, paragonabile a quello della viola lo attestano tutti e lo attesto anch’io. L’ho sentito come ho veduto le stimmate.

«I Religiosi che compongono la Comunità di S. Giovanni Rotondo sono seri, riservati, prudenti: nessun provvedimento occorre prendere a loro riguardo. Regole speciali sono state date per il ricevimento di secolari in foresteria, in convento, al refettorio; proibito che fotografi e giornalisti avvicinino Padre Pio; proibito che si distribuiscano e diffondano pannolini od altri oggetti appartenenti a Padre Pio. Per ogni buon fine i pannolini bagnati di sangue li conserva riservatamente il Padre Superiore»

"Quello di straordinario che avviene nella persona di P. Pio non si può dir come avvenga, ma non avviene certamente né per intervento diabolico, né per inganno o frode; che gli entusiasmi popolari sono diminuiti molto; che la Comunità religiosa presso la quale P. Pio convive è una buona Comunità e tale da dare affidamento." (Giannuzzo, San Pio, 220)
 
Mons. Raffaello Rossi
 
20 luglio 1021: Mons. D'Indico

 

La sorella di Monsignor Luigi D'indico, parroco di San Giuseppe, nel quartiere di Santa Croce in Firenze era ridotta all'estremo da paratifo A e B, ed era ormai in stato comatoso.

 

 I parenti  avevano scritto a Padre Pio, invocando il suo intervento presso Dio per la guarigione dell'ammalata.

 

Il fratello, Monsignor D'Indico, alle ore 14.30 del 20 luglio 1921, si trovava nel suo studio, quando improvvisamente ebbe la sensazione che qualcuno si trovasse alle sue spalle. Si voltò e fece appena in tempo per vedere un frate che si allontanava. Pensò che fosse venuto là il Padre Pio e ne ebbe paura; perciò si affrettò a uscire dallo studio e ad andare fuori.

 

E mentre si muove incontra un suo cappellano, al quale racconta quello che gli sta succedendo. Il cappellano non crede alle sue parole, ma pensa che Monsignore sia vittima di un'allucinazione, a causa dello stato d'animo in cui versa per l'imminente morte della sorella. Cerca perciò di distrarlo e di portarlo un po' in giro.

 

Quando tutti e due rientrano in casa si sentono chiamare dalla sorella che, uscita improvvisamente dallo stato comatoso, racconta di essersi trovata alla presenza di Padre Pio, il quale le aveva detto: «Non temere, domani scomparirà la febbre e fra qualche giorno sul tuo corpo non resterà traccia di male».

 

Ella allora gli aveva risposto che lo riconosceva come un santo, che era venuto a guarirla, gli raccomandò il marito e la figlia e infine gli chiese di baciargli le mani. Padre Pio le aveva dato da baciare le mani stigmatizzate e poi, accomiatandosi, le aveva detto: «Ti lascio il ricordo della mia venuta: 20 luglio 1921».

 

Ella poi si ristabilì completamente nel giro di pochi giorni, come Padre Pio le aveva predetto. (Alberto Del Fante, Per la storia Padre Pio da Pietrelcina il primo sacerdote stimmatizzato, settima edizione, Anonima Arti Grafiche Editrice, Bologna, 1950, pagg. 474-5) (Oscar De Liso, Padre Pio. The biography of the first priest to bear the wounds of Christ, All Saints press, New York, second printing, 1965, pagg. 86-7) (Nesta De Robeck,Padre Pio, The Bruce publishing Company, Milwaukee, second printing,1959, pag. 85) (Pascal Cataneo, Padre Pio gleanings, Editions Paulines,  Sherbrooke, Quebec, Canada, 1991, pagg. 105-6) (C. Bernard Ruffin, Padre Pio: The True Story, Our Sunday Visitor Publishing Division, Huntington, Indiana, USA, 1991, pag. 203)

 
25 ottobre 1921: Cardinal Silj

Il 25 ottobre 1921 arrivò al convento di San Giovanni Rotondo il card. Augusto Silj accompagnato da mons. Giuseppe De Angelis, accolto con cortesia da tutti. Il cardinale rimase edificato dalla figura di Padre Pio e dal comportamento degli altri frati. (Mischitelli, 381-2)

Mons. Augusto Silj
 

Anima e corpo coi dannati e i demoni

Padre Benedetto padre spirituale di Padre Pio mandò nel 1921 al Santo Ufficio le sue note su Padre Pio in cui tra l'altro si diceva: "Ha sperimentato i tormenti dell'inferno nel veder soffrire i dannati. Circa due anni addietro (nel 1919) ogni periodo di 10 o 15 giorni si è dato tale tormento. Sperimentate le pene del senso e del danno. Trovarsi con anima e corpo con i dannati e i demoni. Per salvare altri e se stessi da quel luogo ove era destinato se la grazia non lo avesse aiutato. " (Positio I, 2, pag. 735)

 

Padre Benedetto

 

 

Non molti all'inferno

 

Il prof. John McCaffery insegnò inglese all'Università di Genova dal 1933 al 1940. Durante la guerra fu capo delle operazioni speciali in Europa. In seguito divenne uomo d'affari e giornalista. John visitò Padre Pio molte volte e ne divenne amico. Ebbe molte conversazioni con lui.

 

Quanto affermato da John McCaffery non l'ho trovato in nessun altro libro. Tuttavia lo riporto perchè credo nella correttezza a credibilità della fonte.)

 

 

Quanta gente va all’inferno.

 

Padre Pio a John McCaffery: "Io non credo che un gran numero di persone va all'inferno. Dio ci ama così tanto!  Egli ci ha creato a sua immagine. Dio il Figlio si è incarnato per redimerci. Egli ci ama al di la' dell'immaginabile.

 

Io credo che anche quando siamo passati dalla coscienza di questo mondo, quando noi sembriamo morti, Dio, prima di giudicarci, ci darà un'opportunità di vedere e capire che cosa è realmente il peccato.

 

E se noi lo capiamo propriamente, come possiamo esimerci dal pentirci?" (Padre Pio al prof. John McCaffery di Donegal, Irlanda, durante una delle sue numerose visite a San Giovanni Rotondo negli anni 50 e 60. John McCaffery, Tales of Padre Pio The Friar of San Giovanni, Andrews and McMeel, Kansas City, 1978, pag.67)

           
John Mc. Caffery a colloquio con Padre Pio, e la copertina del suo libro

 

Anna Tremigliozzi  

 

Anna Tremigliozzi completò il corso di infermiera a Napoli e rimase lì a svolgere la sua professione per due anni. Padre Pio la chiamò a San Giovanni Rotondo per lavorare nel nuovo ospedale Casa Sollievo. Aveva 22 anni. Dopo un paio d'anni contrasse l'epidemia "asiatica" e morì. Tutti in famiglia erano angosciati e pensavano che magari sarebbe ancora viva se non avesse lasciato Napoli. Padre Pio disse a suor Vincenza, sorella di Anna: "Dove credi che è la sorella tua? L'abbiamo mandata in Paradiso!" Suor Vincenza prese a ripetere spesso a se stessa: "Chissà che fine avrebbe fatto la mia povera sorella se fosse rimasta a Napoli." (P. Marcellino Iasenzaniro, “Il Padre San Pio da Pietrelcina Sacerdote Carismatico, Testimonianze, Edizioni Padre Pio,2006, parte seconda, pag.341-2)

 

In Paradiso troverai chi non ti aspetti.

A Padre Alessio: "Tu ti meraviglieresti nel trovare in Paradiso anime che non ti saresti mai atteso di vedere li'." (Padre Alessio Parente, Padre Pio e le anime del purgatorio, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 2011, pag. 110-11)

 

 

3 dicembre 1921: festa a Pietrelcina

 

L'annuale festa della Madonna della Libera viene celebrata ogni anno con solennità. Padre Pio vi partecipava con grande devozione. Nel 1921, data di questa fotografia Padre Pio già si trovava permanentemente a San Giovanni Rotondo.

3 dicembre 1921

 
 

31 dicembre 1921; Madre Teresa Salvadores

 

Madre Teresa Salvadores, delle suore di San Vincenzo dei Paoli, superiora del convento della medaglia miracolosa in Montevideo, Uruguay, era gravemente inferma e costretta a stare a letto nel mese di novembre del 1921.

 

La suora aveva cancro all stomaco e doveva essere nutrita per iniezione, aveva anche una malformazione cardio-aortica, e sul fianco si era sviluppata una infiammazione della misura di un pugno.

 

Il vicario della diocesi di Salto, in Uruguay, Mons. Vincenzo Damiani, era appena tornato da San Giovanni Rotondo con un guanto usato da Padre Pio.

 

Madre Teresa Salvadores riporta: "Il 31 dicembre 1921 mi applicarono il guanto sul fianco e sulla gola. Io mi addormentai. Nel sogno vidi Padre Pio che toccava il mio fianco e la mia bocca, e mi disse molte cose che non sono di questo mondo. Quando mi svegliai, dopo tre ore, mi rivestii dell'abito religioso e andai giu' nella cappella, poi andai al refettorio e mangiai normalmente.

 

Io non avevo fatto nessuno di queste cose negli ultimi tre mesi. Da allora non ho avuto alcun ritorno del cancro." (Napolitano, 139-141)  (De Liso, Padre Pio, 98-9)

 

Su questo fatto c'è la testimonianza del dr. Morelli, professore alla facoltà di medicina di Montevideo. Egli visitò madre Teresa Salvadores nel mese di gennaio del 1922, e di nuovo nel gennaio del 1925. Egli constatò che la suora era stata grandemente impegnata in tutte le sue attività nei tre anni trascorsi, senza nessun trattamento medico.

 

 

 

 

A 35 anni: 1922
 
Gli scrupoli

Il 10 gennaio del 1922, in una lettera a Padre Benedetto, Padre Pio accenna a quello che è stato il suo terribile tormento per tutta la vita: gli scrupoli: "Il pensiero di non essere in grazia agli occhi di Dio, il dubbio dell'abuso dei santi sacramenti, il non aver trattato santamente le cose sante, il non essermi confessato tutto e bene, è una spina che mi lacera continuamente il cuore e non so a quale santo più votarmi, non so quale mezzo più adoperare. " (Epistolario I, 1256)
 
Pio XI

.Il 22 gennaio 1922 morì Benedetto XV che aveva stima di Padre Pio. Il 6 febbraio 1922 fu eletto papa l'arcivescovo di Milano Achille Ratti, che prese il nome di Pio XI:
 
Santo Offizio
Il 10 maggio  1922 la Congregazione del Santo Offizio tenne una seduta, presenti "I signori Cardinali Inquisitori Generali", su Padre Pio da Pietrelcina, al termine della quale fu emessa una deliberazione, sottoposta poi il giorno seguente al vaglio e all'approvazione del nuovo papa Pio XI che era succeduto a Benedetto XV
 

Cardinal Merry del Val

Delibera del Santo Offizio

Il 2 giugno 1922 fu comunicato al ministro generale dei cappuccini il contenuto di quella delibera.

La lettera recava la firma del cardinale Merry del Val, ed era indirizzata al  padre Giuseppe Antonio da San Giovanni in Persiceto.  La missiva conteneva le seguenti disposizioni del Sant'Uffizio nei riguardi di Padre Pio:


"Non celebri la Messa ad ora fissa, ma a qualunque ora, «in preferenza summo mane [cioè, all’alba] ed in privato».

«Non dia benedizione sul popolo». «Per nessun motivo egli mostri le cosiddette stimmate, né parli o le faccia baciare».

Deve «d’ora innanzi avere un altro direttore spirituale diverso dal padre Benedetto, col quale interromperà ogni comunicazione anche epistolare; non manchi chi possa dargli una direzione spirituale sicura e oculata».

«Per l’esecuzione di quanto è stato detto sarebbe necessario che il Padre Pio fosse allontanato da San Giovanni Rotondo e collocato in un altro luogo» fuori dalla sua provincia religiosa, "per esempio in un convento dell’Alta Italia." (Mischitelli, 393)



Padre Pio scrisse l'ulima lettera a Padre Benedetto il 3 maggio 1922 e l'ultima a Padre Agostino l'11 maggio 1922, entrambe in risposta ad auguri per il suo onomastico. (Mischitelli, Padre Pio, 406)


Padre Pietro
Il 28 giugno 1922 Padre Pietro da Ischitella, il ministro provinciale che aveva recevuto dal ministro generale la lettera inviata dal Sant'Officio, rispose affermando che diverse disposizioni erano già in atto, come quella riguardante le stigmate, la regolare oservanza, il baciamani, la propaganda o la riservatezza nel parlare di Padre Pio, il turno dell'orario della messa.
Riguardo al trasloco affermò che lui stesso aveva già pensato di trasferire Padre Pio in un altro convento della provincia, ma che le dimostrazioni della popolazione d San Giovanni Rotondo e il consiglio delle autorità civili, compreso il prefetto di Foggia, lo avevano indotto a soprassedere a tale progetto. (Mischitelli, 396-7)
 
Armi bianche e da fuoco
Il 21 luglio 1922 il ministro generale dei cappuccini riceve una lettera dal Sant'Offizio: "E' stato riferito a questa Suprema Sacra Congregazione che due volte recentemente, i padri cappuccini del convento di San Giovanni Rotondo litigarono e si percossero a sangue con armi bianche e da fuoco, restandovi feriti alcuni, accorrendovi dei RR carabinieri, imprecando tutti contro di essi, del P. Pio e delle donne sfruttatrici della buona fede dei vicini e dei lontani paesi. Causa dei litigi e delle percosse tra quei religiosi pare sia stata la riparazione delle ingenti somme (dicesi e o 4 centomila franchi) accumulate da Padre Pio:::"
 
Padre Celestino da Desio
Il 23 luglio 1922 il ministro generale inviò a San Giovani Rotondo come ispettore un ex provinciale e missionario apostolico, Padre Celestino da Desio , sollecitando lo stesso provinciale di Foggia a informarlo in dettaglio della faccenda.
Padre Celestino si precipitò sul Gargano lo stesso giorno, fece un'inchiesta meticolosa, intervistò i frati, chiese informazioni ai carabinieri che secondo l'accusa erano intervenuti, incontrò anche i due preti ostili, don Giuseppe Prencipe e don Domenico Palladino. Alla fine risultò che la faccenda della rissa all'arma bianca era stata completamente inventata.
 
 
Un giorno dell’agosto 1922, padre Romolo Pennisi da San Marco in Lamis, direttore disciplinare del Seminario serafico nel convento di San Giovanni Rotondo, alla presenza di noi fratini cominciò con Padre Pio il seguente dialogo; padre Romolo: «Padre Pio, oggi ti vedo molto sofferente, dimmi, ti fanno male le piaghe?». Padre Pio: «E tu quando hai una ferita o una piaga, ti fa male? Senti dolore? Ora pensa che io ho cinque piaghe e quali piaghe!...». Padre Romolo: «Allora, dammi un po’ delle tue sofferenze. In due si soffre meglio e il peso è più leggero». Padre Pio: «Questo non sarà mai. Sono geloso delle mie sofferenze. Se il Signore ti desse la centesima parte dei miei dolori, morresti all’istante». Padre Romolo: «Padre Pio, qui ci sono i fratini che vogliono alleggerirti il peso della croce, perché non chiedi al Signore che distribuisca un po’ per ciascuno le tue sofferenze?». Padre Pio: «Non divido con nessuno i miei monili preziosi» .
(Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina, Ricordi, esperienze, testimonianze, pp. 154-158)

Padre Romolo Pennisi da San Marco in Lamis impone le ceneri a Padre Pio


Trasferimento
Il 14 agosto 1922 il ministro generale, dopo un incontro avuto con l'assessore del Sant'Ufficio Mons. Carlo Perosi, in una lettera al ministro provinciale gli ricordava che rimaneva sempre in piedi la prescrizione del trasferimento di Padre Pio in un altro luogo diverso da San Giovanni Rotondo.

 

 

 

Padre Pio a Lucietta Pennelli: “Ecco qui la morta resuscitata.”

 

Lucietta, nata il 1916 da Alfonso Pennelli e Rachele Morcaldi, sorella di Cleonice, dopo essere passata per tutte le malattie dei bambini all’età di sei anni (1922) incappò nella meningite.

 

Dopo aver tentato le cure del caso, il medico curante disse senza mezzi termini “purtroppo dobbiamo aspettare solo la morte. Voi che credete, sperate in qualche altra cosa. Per me non c’è più niente da fare.”

 

La bambina era in coma e la mamma aveva preparato il vestitino in cui comporla.

 

Una notte, mentre vegliava la piccola, la mamma vide comparire Padre Pio che, avvicinatosi al letto, prese la manina della piccola moribonda all’altezza del polso, la sollevò alquanto, e dopo averla posata si allontanò.

 

Verso le 4 del mattino Lucietta aprì gli occhi e disse: “Ho sete”. Il padre, Alfonso, convinto di aver ricevuto un prodigio corse a ringraziare Padre Pio. Padre Pio si recò in chiesa con Alfonso e disse: “Ringraziamo la Madonna”.

 

Dopo alcuni giorni i genitori portarono Lucietta da Padre Pio. Appena la vide Padre Pio esclamò: “Ecco qui la morta resuscitata!” Poi l’accarezzò e disse: “Sai perchè non sei morta? Perchè il falegname non ha fatto in tempo a prendere le misure per la bara. E’ arrivata prima la Madonna”.

 

E per diverso tempo il Padre, quando la vedeva, ripeteva: “Ecco la morta resuscitata.”

 

Lucietta Pennelli morì il 9 novembre 1996. (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.487-9)




Padre Pio a volte si trasfigurava

 

Lucia Iadanza.

 

La vigilia di Natale del 1922 un gruppetto di tre donne aveva preparato l'altare per la Messa di Padre Pio a mezzanotte. Dopo aver completato il lavoro si sedettero intorno a un braciere per riscaldarsi un po' in attesa dell'orario.

 

Mentre le altre due sonnecchiavano, Lucia Iadanza continuò a recitare il rosario. Ad un tratto, dalla scala interna della sacrestia, scese Padre Pio e si fermò vicino alla finestra. Aveva in braccio Gesù Bambino e il suo volto era tutto raggiante.

 

Quando la visione scomparve Padre Pio s'accorse che Lucia era sveglia e lo stava fissando attonita. Padre Pio: "Lucia, che hai visto?" Lucia: "Padre, ho visto tutto."  Padre Pio: "Non dire nulla a nessuno.” (Frà Modestino da Pietrelcina, Io...testimone del Padre, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, V edizione, 2001, pag. 40-1) (P. Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pag. 275)

 

 

 

 Nicola Pazienza.

 

Padre Agostino Da San Marco in Lamis riportò:

"Nicola Pazienza, un contadino che abita vicino alla nostra clausura, dirimpetto alle finestre delle nostre stanze, mi raccontò che anni orsono, mentre egli dormiva d'estate sull'aia, si svegliò di botto e vide la stanza del Padre Pio verso mezzanotte tutta illuminata da una luce più fulgida del sole, e il Padre risplendente in mezzo a questa luce.

 

Nicola a tale visione esclamo' tra sè: "Mio Dio, che sarà il Paradiso?" (Agostino, Diario 189) (Capuano, 277-8)

 

 

Padre Raffaele. 

 

Padre Raffaele da S. Elia a Pianisi, testimoniò in un suo manoscritto: "Dormivo nella cella di fronte alla cella #5 dove stava P. Pio. Verso mezzanotte mi levo dal letto quasi spaventato.

 

Il corridoio era nell'oscurità rotta dalla luce incerta di un lumicino al petrolio. Mentre stavo sull'uscio per uscire, ecco che passa P. Pio che torna dal coro ove era stato in preghiera. Era mezzanotte!

 

P. Pio, tutto luminoso, con Gesù bambino tra le braccia, andava a lenti passi e mormorava preghiere. Passa davanti a me, tutto raggiante di luce, e non si accorge della mia presenza.

 

Solo alcuni anni dopo sono venuto a sapere che il 20 settembre ricorreva l'anniversario delle sue stimmate."  (Padre Pio Capuano quota e cita: Padre Raffaele, Manoscritto: "Brevi cenni riguardanti la vita di p. Pio e la mia lunga dimora di 35 anni con lui" MS f 38s). (P. Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pag.275) 

 

 

 

Don Pierino Galeone. 

 

Don Pierino: “Una mattina servivo la Messa a Padre Pio. Al momento che mi doveva dare l’ostia della comunione vidi chiaramente Padre Pio cambiare le sue sembianze in quelle di Gesù. Era di statura normale, in abiti sacerdotali, occhi sereni, volto dolce, labbra con cenno di sorriso. Dopo, vidi Padre Pio riprendere le sue sembianze. Nessuno se ne accorse, perché nessuno me ne parlò.” (Pierino Galeone, Padre Pio mio padre, Edizioni  San Paolo, seconda edizione 2009, pagg. 69-70)

 

 

Enrico Cerioni.

 

Enrico Cerioni, nativo della Sardegna e residente a Roma descrisse in una lettera a Fra Daniele la sua esperienza assistendo alla messa di Padre Pio:

 

"Mentre insieme ai fedeli ero in attesa che P. Pio venisse in chiesa per celebrare la santa messa, ho visto uscire dalla sagrestia due file di angeli che lo precedevano: il Padre aveva a fianco la Madonna. Si accostò all'altare, mentre la Madre di Dio si mise a un lato.

 

Appena cominciò il salmo "Introibo ad altare Dei", P. Pio diventò luminoso e tale rimase per tutto il tempo della celebrazione.

 

All'elevazione apparve Gesù che si fondeva in P. Pio: facevo fatica a distinguere le due persone.

 

Alla comunione la fusione divenne totale, per effusione d'amore".

 

Il Cerioni conclude lo scritto, pregando fra Daniele di domandare a P. Pio se quanto ha visto sia stata solo un'immaginazione fantastica o corrisponde invece a realtà.

 Fra Daniele va nella cella del Padre e, mettendogli la lettera nelle mani, gli chiede se quel figlio spirituale ha visto giusto. Il Padre scorre lentamente quelle righe e poi dice: «La prima parte, quella che accenna alla presenza degli angeli e della Madonna intorno all'altare, è così». E rimane in silenzio.

«Padre — dice fra Daniele — , se è vera la prima parte, è vera anche la seconda parte». E P. Pio acconsente con un cenno di capo. (Fr. Marcellino Iasenzaniro, "The Padre" Saint Pio of Pietrelcina, The great Family, third part, Padre Pio, 2008, pag. 668-9)

 

28 ottobre 1922: febbre a 46,8°

Scritto nella Cronistoria del Convento al 28 ottobre 1922: “Nel pomeriggio, dopo la recita dell’Ufficio divino, Padre Pio  se ne va a letto accusando dolori per tutta la vita. Il superiore gli applica il termometro speciale, presenti P. Rosario Pagano e il fra Costantino. La temperatura è di 46,8°. Questo dalle ore 19 alle 24.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.219)

 

 

 

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