1903: anno di noviziato
a Morcone
Penoso distacco dalla famiglia a quindici
anni. |
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In una lettera a Padre Benedetto, anni dopo, Padre Pio descrisse come fu
difficile allontanarsi da Pietrelcina: "Quest'anima sentiva macinarsi
persino le ossa per l'abbandono da fare, e questo dolore lo sentiva sì
al vivo che era sul punto di svenire."
(Padre Fernando da Ripabottoni, Crocifisso
senza croce, pag. 61) (Epistolario I, pagg 1283-4) |
6 gennaio 1903: Partenza da Pietrelcina per il noviziato. |
Il 6 gennaio 1903, dopo aver ascoltato la Messa, Francesco
salutò parenti e amici
venuti a casa per l'occasione. La mamma gli regalò una corona del
Rosario, ancora conservata, dicendogli: "Prendi, figlio mio, e recita
molti rosari! Questa corona sarà la dolce catena che ci terra' sempre
uniti." (Padre Pio Capuano, Con p. Pio
come in una fiaba, pag. 90)
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Vedute di Morcone
Il viaggio per Morcone fu fatto in treno e durò poco più di un'ora.
Oggi i treni che partono o arrivano a Pietrelcina sono pochi. L'edificio
merci è in disuso. |
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Francesco era accompagnato da don Nicola Caruso in rappresentanza del
parroco, il Maestro Caccavo, e altri due aspiranti religiosi Vincenzo
Masone e Antonio Bonavita. (Leone, Infanzia, 106)
Quando bussarono al convento di Morcone, la porta fu aperta da Fra
Camillo, che disse: «Eh, Francì! Bravo, bravo! Sei stato fedele alla
promessa e alla chiamata di San Francesco». (Positio
II, 295)
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Fra' Camillo accoglie Francesco Forgione nel noviziato |
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Il superiore dei frati era padre Francesco Maria da Sant'Elia a Pianisi,
e il maestro dei novizi era padre Tommaso da Monte sant'Angelo. I tre
aspiranti furono ricevuti da una commissione di frati che fece la prima
valutazione. Francesco e Vincenzo furono approvati. Antonio non aveva ancora compiuto i quindici anni, e fu rimandato a casa a Pietrelcina
con il maestro Caccavo.
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A Francesco fu assegnata la cella n. 18
In seguito venne spostato alla
cella n. 28
La cella di Padre Pio
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La cella aveva un letto fatto con assi di legno. Sopra c'era un
materasso riempito di foglie di granturco, un tavolino, una sedia, un
catino con la brocca dell'acqua, finestra sul chiostro, e sul muro un
crocifisso di legno.
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22 gennaio 1903: cambio del nome da
Francesco a Pio da Pietrelcina, e vestizione del saio |
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Dopo alcuni giorni di necessario assestamento,
iniziò la preparazione immediata alla vestizione, che consisteva in una
settimana di esercizi spirituali, che accentuava le già rigide norme del
silenzio, delle penitenze corporali, incluso il mangiare in ginocchio
nei giorni dispari, e pane e acqua il venerdì. Forse neppure i frati
odirni riescono ad immaginare la grama vita conventuale di allora.
(Mischitelli, Padre Pio, 49)
Per due settimane gli aspiranti religiosi continuarono ad indossare gli
abiti borghesi, fino al 22 gennaio, giorno della vestizione.
La solenne cerimonia della vestizione di quattro novizi fu presieduta
dal provinciale, padre Pio da Benevento. I quattro smisero gli abiti
borghesi e indossarono la tonaca, il capperone col cappuccio, il
cingolo, e ricevettero un nome nuovo. Giovanni di Carlo divenne fra
Anastasio da Rojo; Vincenzo Masone divenne fra Filippo da Pietrelcina;
Salvatore Pranzitella divenne fra Sebastiano da Campobasso; e Francesco Forgione divenne fra Pio da Pietrelcina.
(Giannuzzi, Padre Pio, 34)
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Attestato di
vestizione dell'abito cappuccino |
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Negli archivi del noviziato si trova l’attestato di vestizione di fra
Pio redatto dal maestro dei novizi nel quale si legge:
«I.M.I.F. - Morcone, 22 gennaio 1903. Il chierico fra Pio da Pietrelcina, che al
secolo chiamavasi Forgione Francesco, con l’obbedienza del molto
reverendo padre Pio da Benevento e dietro il decreto del reverendissimo
padre generale del 21 gennaio 1903, fu vestito dei panni di probazione
da me fra Tommaso da Monte S. Angelo, maestro dei novizi, in questo
giorno 22 gennaio 1903, alle ore 9 antimeridiane, in questa nostra
chiesa di Morcone, avanti all’altare maggiore, presenti i religiosi
professi ed i novizi.» |
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Giornata tipica dei novizi a Morcone.
(Ruffin,
Padre Pio, 48-52) (Giannuzzi, San Pio, 37-8) |
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La giornata cominciava alle cinque quando un confratello agitava una
battola (normalmente usata durante le funzioni della settimana santa in
sostituzione dei campanelli) nel corridoio, per la sveglia. |
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(Una battola si vede nella foto sopra il camino del fuoco comune). |
Il novizio doveva alzarsi, rifare il letto, e metterci sopra un grosso
Crocifisso di ferro.
Poi doveva lavarsi e scendere in chiesa per la meditazione e la Messa.
Alle 8 c'era la colazione di olio e pane bollito.
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Il refettorio |
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Dopo colazione il novizio tornava in cella per studiare le regole e costituzioni
dell'Ordine, un libriccino di una ventina di pagine.
Per tutto l'anno del noviziato non era consentito di leggere alcun altro
libro.
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Il pozzo del convento. |
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Dalle 11 alle 12 venivano svolti lavori vari nel convento, come per
esempio attingere l'acqua al pozzo, pulire la chiesa e il convento.
Alle 12 c'era il pranzo, consistente in pane e stufato. Molti frati
avanzati negli anni ricordavano la terribile fame che avevano sofferto
nell'anno di noviziato. Gherardo Leone ne interrogo' alcuni e riporto':
"La fame attanagliava quei giovani che, a casa loro, erano abituati
a un cibo forse semplice, ma abbondante. Ci si alzava sempre da tavola
senza aver saziato la fame: era un vero e proprio supplizio per quei
giovani corpi robusti."
(Chiron, Una strada di misericordia, pag.34)
Il pranzo era seguito da una passaggiata nell'orto, dove
frati e novizi, camminando incolonnati, recitavano preghiere.
Alle 14,30 si ritornava in coro e dopo poco ancora studio fino alle 17.
Dalle 17 alle 19 c'erano lavori vari. |
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Il coro
Vedute dell'orto e del giardino a Morcone com'è oggi.
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Alle 19 meditazione e rosario.
Alle 20 c'era la frugale cena.
La cena era seguita da mezz'ora di ricreazione. Questo era l'unico tempo
del giorno in cui si poteva parlare.
Alle 21 il novizio tornava in cella per preghiere personali, esame di
coscienza, e riposo notturno.
Poi, senza spogliarsi, con indosso lo stesso abito del giorno, si
coricava supino sul letto e raccoglieva il saio fra le gambe, posizione
questa prescritta per mortificare il corpo. In questa posizione, si
doveva, con il cordone, fissare al fianco destro il grosso Crocifisso
di ferro, posto sul letto durante il giorno, e tenerlo stretto al cuore
con le braccia in croce sul petto. (Giannuzzi, San Pio, 37)
A mezzanotte tutti si alzavano, e
in processione raggiungevano il coro per recitare il "Mattutino" e "Le
Lodi."
Dopo un'ora e mezza ritornavano a letto, cercavano di dormire sino alla
sveglia delle 5 di mattina.
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Disciplina (flagellazione). |
Dopo cena, nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì c'era la
disciplina. I novizi e i religiosi della comunità, nel coro, a luci
spente, si toglievano l'abito e flagellavano con una catena il torso
nudo, recitando il Miserere e meditando sulla Passione di Cristo.
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Cilicio nel museo del convento di Morcone.
Cilicio nel museo di San Giovanni Rotondo |
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Alcuni dettagli
di vita nel noviziato ai tempi di Padre Pio |
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Oltre alla disciplina, c'era il silenzio perpetuo, il totale distacco
dalle cose e dagli affetti terreni.
Ogni minima infrazione alla Regola
veniva severamente punita.
Se uno rompeva il silenzio nei tempi proibiti,
doveva stendersi sul pavimento con le braccia distese a forma di croce,
e recitare cinque Pater Noster e cinque Ave Maria.
(Ruffin, Padre Pio, 50)
*
Nel convento non c'era riscaldamento, e d'inverno c'era freddo intenso.
Il maestro dei novizi poteva dare un breve permesso di riscaldarsi al
fuoco comune, un locale con camino sempre acceso.
*
Numerosi erano i digiuni imposti dalla Regola. Si digiunava tutti i venerdi' dell'anno, il digiuno in onore della Madonna dal 30 giugno al
15 agosto, il digiuno dell'Avvento dal 2 novembre al 25 dicembre, e la
Quaresima da mercoledi' delle ceneri al venerdi' santo.
Alla vigilia delle feste della Madonna e dei Santi dell'Ordine, si
mangiava per terra, in ginocchio.
La disciplina era dura e pochi potevano resistere. Dopo un mese
dall'inizio del noviziato solo due dei quatto frati rimasero, Fra Pio da
Pietrelcina e fra Anastasio da Rojo.
* Ognuno lavava i propri panni nel rannaio, alternando avemarie al tonfo
dei panni battuti nell'acqua e sulla pietra del lavatoio.
*Anche quando pulivano le latrine i novizi dovevano recitare il rosario
ad alta voce o cantare inni sacri.
*Gli altri frati del convento portavano i sandali ai piedi, senza calze.
I novizi erano sempre a piedi nudi.
* I novizi dovevano dormine sul dorso, vestiti col saio, con le braccia
incrociate sul petto, a forma di croce, per respingere meglio ogni
assalto del demonio.
(Ruffin, Padre Pio, 48-9)
*Gli indumenti che passava il convento erano di varie misure, ma
venivano sempre distribuiti a caso, proprio per offrire al giovane
religioso l'occasione di adattarsi a tutte le difficolta'. A un
individuo di taglia robusta poteva capitare una camicia piccola e
stretta, e a un mingherlino, un camicione enorme.
(Allegri, La vita e i
miracoli, 64)
*Padre Tommaso molto probabilmente soffriva di stato epilettico non-convulsivo,
con assenze prolungate possibilmente per ore, senza manifestazioni
motorie.
Il novizio non poteva iniziare attività senza la sua
benedizione. Poteva così accadere che Padre Tommaso fosse soggetto ad
assenza proprio quando il novizio stava in ginocchio pronto per ricevere
la sua benedizione. In tal caso il novizio aspettava, magari per ore, in
ginocchio nel freddo, che Padre Tommaso ritornasse alla normalita'.
(Vedi Peroni,
Padre Pio, 82) |
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Fuoco comune
La cucina del convento
Il rannaio
Padre Anastasio da Rojo in
piedi con gli occhiali, in una foto con Padre Pio e altri frati scattata
anni dopo.
Padre Tommaso da Monte Sant'Angelo, maestro dei novizi.
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Il dono di grosse lacrime abbondanti.
Padre Placido
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Padre Placido
(Fernando Bux) da San Marco in Lamis, compagno di noviziato, scrisse di
fra Pio: «La sua meditazione era sempre sulle pene del Crocifisso.
Durante la meditazione in coro piangeva a grosse lacrime, tanto che sul
pavimento di tavole lasciava un macchione. Per non essere canzonato da
qualche compagno burlone, che lo prendeva in giro perché bagnava il suo
posto in coro, fra Pio prese l’abitudine di mettere a terra il
fazzoletto in modo che le lacrime andavano su questo e, quando il
superiore dava il segno di andare via, si prendeva il fazzoletto e sul
pavimento non appariva niente più.»
(Padre Fernando da Riese Pio X, Crocifisso senza
croce, pag.63)
Padre Leone da San Giovanni Rotondo:
"... ora con una scusa, ora con un'altra entravo spesso in cella sua e
lo trovavo, quasi sempre, a pregare in ginocchio e con gli occhi
arrossati di pianto. Potrei dire che egli era uno studente di continua
orazione , fatta di lacrime, perchè bastava guardargli gli occhi per
capire che le lacrime erano cosa ordinaria." (Padre
Giovanni da Baggio P. Pio visto dall'interno, manoscritto f 30s)
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Padre Damaso
da Sant'Elia a Pianisi diede una simile testimonianza: "In coro io stavo
vicino a lui sulla destra, e misi di soppiatto il dito sul grande
fazzoletto bianco che stava a terra. Ritirai il mio dito tutto bagnato,
perche' il fazzoletto era
inzuppato di lacrime." (Damaso
da s. Elia a Pianisi, Ricordi su p. Pio, dattiloscritto 3)
Padre Guglielmo da San Giovanni Rotondo:
"Dopo la lettura della meditazione, che era sempre sulla passione di
nostro Signore Gesù Cristo, fra Pio si tratteneva in ginocchio nel tempo
stabilito e anche dopo, quando gli era possibile, versando copiose
lacrime..." (Cenni sulla
vita di P. Pio, dattiloscritto 1),
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Il
precettore Padre Antonino da San Giovanni Rotondo ricorda che a
Sant'Elia a Pianisi fra Pio versava "in tempo dell'orazione e specide
dopo la Santa comunione tante lagrime da formare sul pavimento "un
fossetto". Chiestane la ragione, disse: "Piango i miei peccati e i
peccati di tutti gli uomini." (Alessandro da Ripabottoni, Cireneo di
tutti, 2011, pag.60)
Simili
testimonianze furono date da tanti altri frati (Capuano, Con P.
Pio, 279-81)
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Altri episodi di lacrime
Padre Michele Piacentino: “Una sera
trovai P. Pio adagiato sul letto che singhiozzava e gliene domandai il
motivo. Mi rispose: “Io sono una carogna, perchè ricordo di aver detto
una bugia, quando ero piccolo, e ancora sento il dispiacere.”
(Positio
II, 157) (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.255)
Un giorno, come sempre, c’era tanta
gente nel prato antistante della cella di P. Pio ed attendeva la sua
benedizione. L’attesa si faceva lunga e Padre Paolino da Casacalenda
entrò nella cella per rendersi conto del ritardo. Trovò il Santo che
piangeva e gli chiese: “Ma che fai? Perchè piangi? Non senti che la
gente ti chiama?” P. Pio: “Fratello mio... ma non vedi che questa gente,
invece di andare dal Padrone... viene dal garzone?”
(P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù
cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag.249)
Padre Gaetano da Ischia di Castro
raccontava che un giorno stava confessando Padre Pio e il discorso cadde
sul peccato di Adamo. “E Padre Pio piangeva, piangeva. Io gli chiesi ma
perchè piangi, mica l’hai fatto tu quel peccato.” E lui: “Ma l’avrei
fatto anch’io.” (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.272)
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Poco prima
della morte Padre Pio parlando al Padre Guardiano cominciò a piangere
dicendo: "Ne ho commessi di peccati. L'ho fatta grossa.
Pensate un po': dalla nascita il
25 maggio 1887, fino alla mia vestizione, il 22 gennaio 1903, non ho mai
ringraziato il Signore per essere battezzato molto presto, soltanto
quattordici ore dopo la mia nascita, alle 8 del 26 maggio. Sono un
ingrato!" E continuava a
piangere. (Maria
Winowska, Il vero
volto di Padre Pio,
174)
Il dr. Franco Lotti andò a visitare
Padre Pio nella sua stanza e lo trovò piangendo. Gli chiese perché stava
piangendo tanto. Padre Pio:
"Sto piangendo al pensiero che io dovrò
prensentarmi davanti a Dio."
Poi, aprendo la
finestra, che era socchiusa, disse: “Prima non vedevi la polvere su
questo tavolo, ma adesso sì. Io non mi preoccupo degli sbagli che
conosco, ma di quelli che Lui mi porrà dinanzi...”
(P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un santo, I Volume; Fede, virtù
cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag.278)
Un giorno Padre Pio chiese al
giovane confratello Padre Eusebio Notte di confessarlo. Non appena finì
di confessare i suoi peccati, Padre Pio scoppiò a piangere. Padre
Eusebio ne rimase sorpreso e disse: "Ma Padre. Non riesco a vedere
nessuna proporzione tra i peccati che avete confessato e il dolore e il
pianto che fate." Padre Pio:
"Non è tanto la trasgressione della
legge di Dio, quanto il tradimento dell’amore. Il Signore mi ha
arrichito di tante grazie, e io come ho risposto? Figlio mio, io sono
il più grande peccatore del mondo." E continuò a piangere
sconsolatamente." (P. Marcellino Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un
santo, I Volume; Fede, virtù cristiane, voti religiosi, Edizioni Padre
Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, pag.255-6)
Padre Pellegrino: "Quando Padre Pio
si preparava per la confessione, invocava la Madonna e piangeva.
Egli
versava tante lacrime, che solo con esse, nella mia opinione egli
avrebbe potuto cancellare tutti i peccati suoi e quelli degli altri."
(Fr. Marcellino Iasenzaniro, The “Padre” saint Pio of
Pietrelcina, his mission to save souls testimonies, Edizioni Padre Pio,
San Giovanni Rotondo, 2006, pag. 42-4)
La vigilia
dell'Assunzione
Don Pierino Galeone scrive:
"Era il 14 agosto 1958, vigilia dell'Assunzione.
All'imbrunire mi trovavo ancora nel convento e
avevo già salutato padre Pio. Mi accingevo a dare la buona notte al
Guardiano, padre Carmelo da Sessano, quando questi, uscito dalla sua
cella, mi venne incontro incitandomi a recarmi con lui nella cella del
Padre per chiedergli un pensierino sulla Madonna.
Il Padre Guardiano entrò e io dietro di lui.
Padre Pio era seduto su di una poltrona, con la
corona del Rosario in mano. «Padre Spirituale» chiese il Guardiano; «domani
è l'Assunta, diteci un pensierino».
Padre Pio abbassò il capo e incominciò a
singhiozzare e, a tratti, prese a dire: «La Madonna...». Il singhiozzo
diventò pianto; poi, con sforzo, riprese: «La Madonna...».
Forti fremiti fecero sussultare tutto il Padre
che continuò a piangere. «La Madonna», ripeté per la terza volta, «è la
Mamma nostra!».
Un pianto dirotto e irrefrenabile scosse il
Padre il quale, a stento, riuscì a prendere il fazzoletto per asciugarsi
le lacrime che, oramai, avevano bagnato tutto il suo viso.
Non ebbe nemmeno il tempo e la forza di
asciugarsi, tanto le lacrime erano incalzanti e continue. Egli allora
abbandonò le mani sulle ginocchia e, piangendo, gridava: «La Madonna è
la Mamma nostra, la Madonna è la Mamma nostra».
Io ero in ginocchio davanti a lui. Poggiai le
mani sulle sue ginocchia e sussultavo con lui. Non me ne accorsi se
piansi, ma certo mi sentii morire.
Il Guardiano subito intervenne: «Padre, grazie,
ma non piangete».
Padre Pio piangeva ancora. Allora il Guardiano,
con voce forte e accorata, disse: «Padre, per favore, non piangete più,
ci sentiamo morire!».
Io mi avvicinavo sempre più alle ginocchia del
Padre che tremava. Poi, ecco, dolcemente finì di piangere.
Ancora pochi sussulti. Gli baciammo la mano, ci
benedisse e, allontanandoci dalla cella, ci sentivamo tanto bruciare il
cuore d'amore alla Madonna, da dirci l'uno all'altro: «Io non riesco a
contenere il fuoco d'amore alla Madonna che il Padre mi ha messo nel
cuore. Abbiamo chiesto una parola ed egli ci ha donato un fuoco d'amore».
(Pierino Galeone, Padre Pio mio Padre, San Paolo, 2005, 66-7)
Le 7 tipologie di lacrime secondo papa Francesco:
Lacrime di gioia, di pentimento, di inquietudine d'amore, di
fedeltà, di compassione, di consolazione, di beatitudine.
(Luca Saraceno, La saggezza delle lacrime, Papa Francesco e il
significato del pianto, EDB)
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Precettore |
Padre Angelico da Sarno |
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Padre Angelico da Sarno riportò che nell'ottobre 1903 gli fu assegnato
fra' Pio come istruttore. "Per tre mesi egli venne tutti i giorni nella
mia cella spiegandomi gli articoli della regola e delle costituzioni, e
dandomi parole buone e persuasive. Io aspettavo con ansia l'ora del
nostro incontro quotidiano." (Chiron, Una strada, 36) (Chiocchi e Cirri,
Storia di una vittima, 34) (Preziuso, The life, 36-7) |
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Beati (gli afflitti) quelli che piangono,
perchè saranno consolati Matteo 5,4 (seconda beatitudine)
Gesù piange 2 volte: Lazzaro, Giovanni 11, 33-5; Gerusalemme
Luca 19, 41-2
Luca 7, 36-60 prostituta piange e asciuga piedi di Gesù |
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Francesco sempre
obbediente
Obbedienza. |
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Visita di Mamma Peppa
durante il noviziato |
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La mamma di Fra Pio |
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Mamma Peppa rimase dolorosamente colpita,
quando visitò fra' Pio, dall’atteggiamento freddo e
distaccato con cui venne accolta dal figlio. Questi, legato dall’obbedienza,
continuava a stare muto e con gli occhi bassi. Mamma Peppa gli porse i
dolci, e lui si limitò a dire grazie senza mostrare alcun segno di
soddisfazione. Allora insistette: «Francì, e su, statti contento, sono
venuta fin qui per trovarti, per vedere se stai bene e se ti occorre
qualche cosa». E lui, sempre con gli occhi bassi: «Sto bene, mamma, e
non ho bisogno di nulla». In seguito, mamma Peppa, raccontando
quell’episodio ad una conoscente, dichiarò: «Se sapevo che faceva così,
non ci andavo proprio. »
(Leone, Infanzia, 128-9)
Qualche tempo dopo Padre Tommaso disse a mamma Peppa: "Fra Pio vive con
noi, ma è come non stesse con noi, perché egli è cosi più avanti di
noi in virtù!"
(De Robeck, Padre Pio, 12) |
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Visita di Zi' Grazio con l'altro figlio, Michele, appena tornati dall'America.
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Il padre di Padre Pio |
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All'inizio della visita
Fra' Pio rimase silenzioso, distaccato e con gli occhi bassi. Zi’ Grazio,
stupito, guardando il figlio dall’aspetto serio e col volto pallido ed
emaciato, esplose: «Che ne avete fatto di mio figlio? Non si riconosce
più!». Padre Tommaso dovette intervenire dicendo: «Fra Pio, siete
sciolto dall’obbedienza». Solo allora fra Pio alzò gli occhi illuminati
di gioia e abbracciò il padre: «Tatà, tatà mio» (De Robeck, Padre Pio, 12)
Padre Pio, ricordando questi episodi, anni
dopo così commenterà: «Era proibito
parlare e alzare gli occhi senza il permesso del maestro. L’apprensione
dei miei crebbe quando constatarono che io, in loro presenza, né parlavo,
né li guardavo. Non ne avevo ancora ricevuto il permesso. Pensavano che
io mi fossi scimunito. Invece io avrei voluto gettarmi al loro collo per
abbracciarli.»
(Giannuzzo, San Pio, 41) (Rega, Padre Pio, 13)
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A 16 anni, al termine
dell'anno di noviziato a Morcone:
Professione dei voti semplici, venerdi' 22 gennaio 1904. |
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«Io, fra Pio da Pietrelcina, faccio voto e prometto a Dio Onnipotente,
alla beata Maria Vergine, al beato Padre San Francesco, a tutti i Santi
e a Te, o Padre, di osservare per tutto il tempo della mia vita la
Regola dei Frati Minori, dal signor Papa Onorio confermata, vivendo in
obbedienza, povertà e in castità».
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Dichiarazione autografa di Fra Pio, lo stesso giorno della Professione,
dopo la cerimonia |
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«Io, fra Pio da Pietrelcina, che al secolo mi chiamavo Francesco Forgione
di Grazio e di Giuseppa Di Nunzio, nato il dì 25 maggio 1887, con
l’obbedienza del molto reverendo padre Pio da Benevento della Provincia
di Sant’Angelo di Foggia, vestito per chierico in questo nostro
convento di Morcone il dì 22 gennaio 1904 alle ore 9 antimeridiane,
avendo compiuto l’anno del mio Noviziato a norma dei decreti della
Sacra Congregazione sopra i Regolari, ho fatto questa mattina alle ore
11,30 la Professione dei voti semplici nelle mani del reverendo padre
Francesco Maria da Sant’Elia, con l’obbligo di assoggettarmi al
regolamento di perfetta vita comune in adempimento di quanto venne
prescritto dalle Ordinazioni e Decisioni del Capitolo Generale del 1886
e dichiaro di aver fatto questa mia Professione liberamente, spon-taneamente, sinceramente e con piena cognizione di quanto ho
promesso, non conoscendo ostacoli che si possano opporre alla validità
della medesima. In fede di che mi sottoscrivo fra Pio da Pietrelcina M.
P.».
Malgrado le penitenze e l'ascetismo Fra Pio era sempre allegro. Quando
c'era la possibilità di parlare egli rivelava un grande senso di umore.
Gli piaceva dire barzellette e e fare scherzi agli altri novizi. E
Padre Tommaso, pur così severo coi novizi, descrisse Fra Pio come "un
novizio esemplare, puntuale nell'osservanza ed esatto in tutto, e da
proporsi a tutti come esemplare
(Ruffin, Padre Pio, 53)
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"La vita di novizio in Morcone era incredibilmente rigorosa. I ragazzi
camminavano a piedi nudi, il cibo era scarso e povero, i giorni di
digiuno erano innumerevoli, l'ordine di flagellarsi poteva venire in
qualsiasi momento e doveva essere eseguito immediatamente. Dopo la
flagellazione c'era sempre sangue sul pavimento. Malgrado tale
rigore c'erano sempre più applicanti che posti disponibili."
(Duchess of St. Alban,
Magic of a Mystic,
33-8) |