All’età di
nove anni, nel 1896, papà Grazio condusse il piccolo Francesco al
Santuario di San Pellegrino ad Altavilla Irpina (Avellino), e qui
avvenne un miracolo.
Sarà lo stesso Padre Pio a raccontare che lui e suo
padre, arrivati al Santuario, videro, fra la folla che si assiepava
davanti all’altare, una donna con in braccio un bambino deforme.
Così
prosegue il suo racconto: «In chiesa rimasi bloccato alla vista di una
mamma che aveva tra le braccia un figlio deforme, più un ammasso di
carne che un bambino, e, piangendo, pregava San Pellegrino per la sua
creatura. Mi immedesimai nel dolore della donna e unii le mie preghiere
alle sue. All’improvviso la poverina, esasperata e piangente, scaraventò
il bambino sull’altare ed esclamò: “San Pellegrino, se non lo vuoi
guarire è meglio che te lo prendi!”
Un istante dopo San Pellegrino
rispondeva alla sofferenza della donna; infatti, il bambino si alzò in
piedi e completamente guarito sgambettò dicendo: “Mamma…”. Io, stupito,
rimasi paralizzato da tale evento e il mio piccolo cuore divenne ancora
più ardente d’amore per Dio».
La donna, che non si era mai sentita
chiamare “mamma”, gridò al miracolo. Un prete fece suonare il campanone
per annunziare al popolo che San Pellegrino aveva compiuto un prodigio.
Francesco, come incantato, resistette all’invito del padre di andar via.
Papà Grazio, una volta usciti dal Santuario, diede al figlio una
strapazzata per non essere stato ubbidito.
(Alessandro da Ripabottoni, Pio
da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni
Rotondo, 1970, pag. 37-8) (Padre Gerardo Saldutto, Il cammino di Padre
Pio, Edizioni PIEMME, Casale Monferrato, 2001, pag. 28)
(Emanuele Giannuzzo, San Pio da Pietrelcina, Il travagliato percorso
della sua vita terrena. Book sprint edizioni, Romagnano al Monte
(Salerno) 2012, pag. 14)
P. Tarcisio
Zullo sull’avvenimento osserva: “La gente di Pietrelcina, molti anni
dopo, quando commentava questo fatto, usava chiedersi: “Che non sia
stato questo il primo miracolo di Padre Pio!?”
(Positio II, 619-20) (P. Marcellino
Iasenzaniro, Padre Pio profilo di un Santo II volume Carità e Prove,
sostenute nella speranza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo,
2010, pag. 18)
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A Francesco
furono affidate due pecore da pascolare. Suo compagno era un altro
pastorello, Luigi Orlando, che aveva una sola pecora. Mentre le pecore
pascolavano i ragazzi giocavano e a volte lottavano. Orlando riportò:
“Francesco mi vinceva quasi sempre, perché era più grande di tre anni.
Una volta, lottando, cademmo e mi inchiodò con le spalle al suolo. Nel
tentativo di rovesciarlo e capovolgere la situazione, tutti i miei
sforzi furono vani ed allora mi sfuggì una espressione forte. La
reazione di Francesco fu immediata: svincolarsi, alzarsi, e fuggire fu
tutt’uno, perchè egli mai, mai disse cattive parole e non ne voleva
sentire; perciò evitava gli scostumati dalla parola facile, gli
insinceri, quelli che non erano buoni e bravi ragazzi.”
(Fernando,
da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce,
Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 42)
Ancora Luigi
Orlando, ricordando i tempi in cui stava insieme e giocava con
Francesco, dichiarerà: “Quando stava con noi non pregava; non si notava
in lui nulla di particolare; con noi era un ragazzo come tutti gli
altri: di quei educati e piuttosto riservati. A tante cose, allora, non
ci pensavamo e quindi ci saranno anche sfuggite. E poi Padre Pio, allora
Francisco, è stato sempre “nu lupo surdo”, cioè uno di poche parole, e
non faceva mai appurare i fatti suoi!”
(Fernando, da Riese Pio X, Padre
Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 43)
Il pozzo di Piana Romana
Il Pozzo di Piana Romana è stato preservato ed è visibile a tutt'oggi
La mamma di Padre Pio raccontava sovente quel
che accadde durante la costruzione del piccolo pozzo. Zì Grazio scavava
e scavava, ma nonostante fosse arrivato alla profondità di tre metri non
trovava acqua, irritato, cominciava a perdere la pazienza.
Il piccolo Francesco pregò il padre di non
adirarsi, perché l`acqua non sarebbe uscita là ma in un altro luogo, che
egli stesso indicò, secondo quando gli aveva suggerito Gesù.
Zì Grazio rispose a Francesco che avrebbe fatto
scavare nel luogo indicato; e guai a lui, perché se l`acqua non fosse
uscita, l`avrebbe messo nella fossa. Dopo due o tre metri l`acqua
cominciò a zampillare ed il piccolo aggiunse di continuare a scavare
perché ne sarebbe uscita in abbondanza, come successe realmente.
(P. Pio Capuano, Con Padre Pio come in una
fiaba, pag. 112-3)
Il calzolaio Antonio Montella
Il banchetto del calzolaio
In rione Castello, nei pressi della porta "Madonnella", aveva la
sua botteguccia il calzolaio Antonio Montella e Francesco, che passava
per quella porta, perchè era la sua strada, spesso si fermava per
parlare con Antonio e suoi familiari.
Andrianella, la moglie del calzolaio
Una domenica, tornando dalla messa, Francesco vide "Ndrianella",
che stava orlando il lembo d'una gonna con una fettuccia. "Ndrianella",
le disse Francesco, "oggi non si fatica. E' domenica". "Tu stai fresco,
figlio mio", gli rispose Andrianella. Francesco andò a casa, tornò con
un paio di forbici e fece la fettuccia a pezzi. La donna, risentita, lo
inseguì, ma non riusci ad acchiapparlo.
(Padre Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio racconta e dice, 2010, pag.
83-4)
La scuola comincia a 10 anni (1897)
Francesco
aveva almeno dieci anni quando cominciò a frequentare la scuola
regolarmente.
Prima aveva
ricevuto lezioni saltuariamente da Cosimo Scocca, di sedici anni, che
aveva lui stesso un diploma di scuola elementare, e da Mennato Saginato.
Più o meno non fecero altro che insegnargli l’alfabeto.
Frequentò
anche una
scuola serale tenuta da un modesto artigiano, chiamato «Pettenacanne»
perché pettinava la canapa per fare sacchi e teloni. Di sera, per mezza
lira al mese, «Pettenacanne» insegnava a leggere e scrivere a quattro o
cinque ragazzi, riuniti in un piccolo locale senza pretese. La sua
educazione è praticamente costituita tutta di lezioni private.
Quando egli
pascolava due capre, prima dei dieci anni,
il
padre gli chiese se voleva andare a scuola e Francesco rispose: “Ma
certamente mi piacerebbe andare a scuola”.
Fu così che
Francesco a 10 anni, cominciò la scuola elementare, che fu completata in
tre anni. Il maestro fu don Domenico Tizzani, un ex sacerdote che viveva
isolato con moglie e figlia, e dava lezioni private per 5 lire al mese,
in una stanza a piano terra adibita ad aula scolastica.
Zi' Razio due volte in America
Emigranti al tempo di Grazio Forgione
Per pagare le cinque lire al mese a Tizzani,
Grazio, il Padre di Francesco andò a lavorare due volte in America per
racimolare i soldi necessari.
(Fernando, da Riese Pio X, Padre
Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 47)
Dove in
America? Argentina o Brasile nel sud America, Pensylvania o New York
negli Stati Uniti. Le fonti differiscono. Apparentemente nessuno mai lo
ha chiesto a zi’ Grazio. La
prima volta partì nel 1899.
Zi’ Grazio rientrò a Pietrelcina
dopo il secondo viaggio da emigrante
nel 1903, quando il figlio stava in
noviziato a Morcone.
Francesco
scrisse una lettera al padre in America il 5 ottobre 1901.
(Epistolario 4, 933-4)
A 11 anni (1898)
Fra' Camillo in età matura. La sua barba ispirò Francesco Forgione a farsi frate
cappuccino.
All’età di
circa undici anni... un giovane frate cappuccino questuante, avanzò
sull’aia dei Forgione. Il piccolo Francesco interrompe i suoi giochi e
rimane a guardarlo estasiato... Il giovane “frate da cerca” è fra
Camillo, ha 27 anni, e da appena un anno e mezzo ha indossato l’abito
cappuccino nel vicino convento di Morcone... A seguito di quell’incontro
“casuale” egli comincia a confidare ai genitori la sua aspirazione di
farsi sacerdote.
(Luigi Peroni, Padre Pio da Pietrelcina, Edizioni Borla, Roma, 2002,
pag. 50-1)
“La barba di
frate Camillo mi era rimasta stampata in testa, e nessuno poté levarmela
dalla mente”.
(Positio
II, p. 502)
Questa potrebbe essere la prima foto di Francesco Forgione futuro Padre
Pio a 10-11 anni.
Alcuni dicono che sia invece la foto di Francesco, figlio di Michele
Forgione, fratello di Padre Pio. Egli morì di meningite a 11 anni.
Don Nicola
Caruso testimoniò:
“Più di una volta Francesco, venendo a scuola, mi diceva che, quando
tornava a casa, trovava sulla soglia un uomo vestito da prete, che non
lo voleva far passare. Allora Francesco si fermava, venive una creatura
(cioè un ragazzino) scalza, faceva un segno di croce, il prete spariva,
e Francesco, sereno, entrava a casa.”
(Fernando, da Riese Pio X, Padre
Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da
Pietrelcina, ristampa 2010, pag. 51.
Don Nicola Caruso
insegnava matematica a Francesco.”(
Francis Mary Kalvelage editore, Padre Pio The Wonder Worker , Franciscan
Friars of the Immaculate, Fall River, Massachusetts, USA, quinta
ristampa, 2009, pag. 76) Don
Nicola accompagnò, insieme al maestro Caccavo, Francesco al noviziato di
Morcone.
A 12 anni (1899)
A dodici anni,
il 27 settembre 1899, Francesco Forgione futuro Padre Pio ricevette la
cresima dalle mani dell’arcivescovo di Benevento Mons. Donato Maria
Dall’Olio. Quindici anni dopo, quando, giovane sacerdote, preparò i
ragazzini
di Pietrelcina alla cresima, pianse di emozione ricordando “quel che mi
fece sentire il santissimo Spirito Paraclito in quel giorno in cui
ricevei il sacramento della cresima, giorno singolarissimo, ed
indimenticabile per tutta
la mia vita. Quante dolci emozioni
mi fece sentire in quel
giorno questo Spirito consolatore! Al pensiero
di
quel giorno mi sento bruciare tutto da una fiamma vivissima che brucia,
strugge e non dà pena.”
(Lettera
a padre Agostino del 12 maggio del 1914, Epistolario I, 471) (Alessandro
da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina Cireneo di tutti, Edizioni Padre
Pio, 2011, pagina 33) (Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina
Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, ristampa
2010, pag. 44)
Mons. Donato Dell'Olio
A 13 anni (1900)
Il maestro Angelo Caccavo e la sua scrivania
A tredici anni
Francesco nel 1900 iniziò la scuola media con un altro insegnate
privato, Angelo Caccavo. Con lui completa il programma del triennio
ginnasiale inferiore nel 1903 quando parte per il noviziato di Morcone.
Vincenzo
Salomone, coetaneo: “Quante volte l’ho visto seduto al tavolinetto,
curvo sui libri! Io andavo a chiamarlo per giocare a bottoni e lui mi
sorrideva e mi faceva segno di tornare dopo, più tardi. Io tornavo e lui
nuovemente a farmi quel segno, sempre con quel sorriso. Tornavo tante
volte, finchè non si faceva sera.”
(Padre Alessandro da Ripabottoni,
Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San
Giovanni Rotondo, 1970, Capitolo VIII)
Virginia
Faella, coetanea di Francesco, e con la casa “a faccia a faccia”
ricordava che terminata la scuola Francesco tornava a casa, posava i
libri, scendeva a prendere una bracciata
di rami secchi e poi stava
sui libri tutta la giornata senza uscire di casa. La mamma con gli altri
figli andavano a lavorare in campagna. Nella bella stagione non
tornavano a casa tutte le sere.
(Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da
Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni
Rotondo, 1970, Capitolo VIII)
I maestri di
Padre Pio furono Cosimo Scocca, un contadino con il diploma di quinta
elementare che gli insegno l’abbeccedario; Mandato Saginato, un
pettinatore di canapa, che al costo di mezza lira al mese gli insegnò
l’alfabeto; don Domenico Tizzani, pagato cinque lire al mese,
corrispondente a 25 chili di grano; Angelo Caccavo e il sacerdote don
Nicola Caruso, che gli diede qualche lezione di latino.
(P. Pio Capuano, Con P. Pio: come
in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia, 2012, pagg. 7
e 98)
A 14 anni (1901)
La Madonna di Pompei
Alla fine dell'anno scolastico, a metà del 1901,
Francesco si recò con sette compagni di classe, sotto la guida del
maestro Caccavo, in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Pompei.
La mamma ne scrisse al marito Grazio che si trovava in America, in
Pennsylvania. Il padre scrisse in risposta, adirato che si spendesse "inutilmente"
del denaro.
(Bernard Ruffin, Padre Pio, pag.38)
Questa volta fu Francesco stesso a scrivere al
padre, il 5 ottobre 1901: "Mio ottimo padre... Circa la lagnanza fatta
alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni; però dovete
pensare che l'anno venturo, a Dio Piacendo, finiranno tutte le feste e i
divertimenti per me perchè abbandonerò questa vita per abbracciarne
un'altra migliore." (Epistolario 4, pag.
933-4)
A 15 anni (1902)
Poche
settimane
prima di andare al noviziato Francesco fu ingiustamente accusato di
essere innamorato. Un compagno di scuola mostrò una lettera amorosa
indirizzata alla figlia del capostazione, firmata Francesco, al maestro Caccavo. Il maestro prese da parte Francesco e lo riempì di botte.
Quando lo seppe l’arciprete Pannullo, proibì a Francesco di avvicinarsi
all’altare a fare il chierichetto. Più tardi si scoprì il vero autore
della lettera, e Caccavo e Pannullo si scusarono con
Francesco.
Padre Pio, quando narrava l’episodio, concludeva: “Povero Caccavo, come
gli è dispiaciuto, poi ... ma le busse, però, nessuno me le ha levate.”
(Padre Pio Capuano, Con P.
Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia
2012, p. 98-9)
I componimenti scolastici
Della scuola di Francesco Forgione col maestro angelo Caccavo ci
restano 60 svolgimenti di temi in italiano. Essi riflettono il suo
accentuato amore alla natura, che gusta con occhi curiosi, e sa
descrivere con ricchezza di colori e di sensibilità. Insieme svelano
interesse a personaggi storici, che descrive e giudica con assennatezza.
(Pio da Pietrelcina, Componimenti scolastici,
a cura di padre Gerardo di Flumeri, San Giovanni Rotondo, 1983, 206
pagine. In questo volume oltre ai temi svolti con Caccavo ci sono quelli svolti da
chierico cappuccino).
Nuova edizione:
Padre Pio da Pietrelcina, Lavori scolastici, Edizioni Padre Pio, San
Giovanni Rotondo, 2000, pagg. 488
Preparazione alla partenza per il noviziato
La partenza di Francesco per il noviziato fu stabilita per il 6
gennaio 1903. Durante le quattro settimane precedenti, nel dicembre del
1902 Francesco visse giorni di intensa spritualità, culminati in 3
visioni da lui stesso descritte.
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