Viaggi e profumi Padre Pio ebbe ed ha il dono di viaggiare in ogni parte del mondo per aiutare gli ammalati, prevenire incidenti, raddrizzare le coscienze, risolvere problemi. Viaggi dopo la morte. Padre Pio va in sogno. Il profumo di Padre Pio. |
I viaggi di Padre Pio in BILOCAZIONE. |
Giovanna Rizzani |
Giovanna Rizzani Convento di Sant'Elia a Pianisi ai tempi di Padre Pio Da Sant'Elia a Pianisi a Udine Durante la permanenza a Sant’Elia a Pianisi, a 17 anni, il 18 gennaio 1905, accadde il primo fenomeno di bilocazione, che lo stesso fra Pio, dopo circa un mese, descrisse su un foglio: «Giorni fa mi è capitato un fatto insolito: mentre mi trovavo in coro con fra Anastasio, erano circa le ore 23 del 18 del mese scorso [gennaio 1905], quando mi ritrovai lontano, in una casa signorile, dove il padre moriva, mentre una bambina nasceva. Mi apparve allora Maria Santissima che mi disse: “Affido a te questa creatura; è una pietra preziosa allo stato grezzo: lavorala, levigala, rendila il più lucente possibile, perché un giorno voglio adornarmene”... “Come sarà possibile, se io sono ancora un povero chierico e non so se un giorno avrò la fortuna e la gioia di essere sacerdote? Ed anche se sarò sacerdote, come potrò pensare a questa bambina, essendo io molto lontano da qui?”. La Madonna soggiunse: “Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai in San Pietro...”. Dopo di ciò mi sono ritrovato nuovamente in Coro." ( Epistolario IV, 1027-9) (D'Apolito, Padre Pio, 315-6) Quanto scritto da fra Pio poteva anche far pensare ad un sogno. Ma si rimane profondamente colpiti quando si viene a sapere che l’intera vicenda si è poi realizzata esattamente così come scritto su quel foglio. Si ritiene di aprire una breve parentesi per accennare a quanto effettivamente avvenuto.
Pagina autografa di Padre Pio riguardo alla bilocazione, febbraio 1905
La neonata Giovanna Rizzani con la madre
Da Udine a Roma Giovanna Rizzani: questo il nome della bambina nata a Udine intorno alle ore 23 del 18 gennaio 1905, mentre il padre, il marchese Giovanni Battista Rizzani, colpito da infarto, moriva. Dopo la morte del marchese, la famiglia si trasferì a Roma. In un tardo pomeriggio dell’estate 1922, Giovanna, ormai diciassettenne studentessa liceale, si recò con una amica nella Basilica di San Pietro, dove, visto un frate cappuccino, lo pregò di ascoltare la sua confessione. Il frate le rispose di si ed entrò nel secondo confessionale a sinistra entrando nella Basilica. Giovanna gli disse: «Padre, non sono venuta per confessarmi, ma per essere illuminata in tanti dubbi di fede, che mi tormentano, specialmente quello sul mistero della SS. Trinità». Il frate ebbe per lei affettuose parole di conforto, e con calma e pazienza seppe dissiparle ogni ombra di dubbio. Giovanna, ricevuta la benedizione, rasserenata e piena di gioia, si spostò dallo sportello del confessionale e andò verso l’amica dicendole: «Quanto è buono questo frate! È un sacerdote dotto e santo. Mi ha dissipato ogni dubbio… Aspettiamo che esca dal confessionale per chiedergli l’in-dirizzo della sua residenza, così quando avremo bisogno di confessione e di consigli, andremo da lui». Al sagrista, che annunciava la chiusura della Basilica, le due ragazze dissero che aspettavano il frate confessore. Il sagrista, avvicinatosi al confessionale, disse: «Signorine, qui non c’è nessuno». Il frate si era come volatilizzato. (D'Apolito, Padre Pio, 317-21) Confessionale nella Basilica di San Pietro
Giovanna Rizzani
San Giovanni Rotondo L’anno dopo, nelle vacanze estive del 1923, Giovanna, avendo sentito parlare di Padre Pio, si recò con una zia e due amiche a San Giovanni Rotondo. E qui si mescolò alla folla che gremiva il corridoio che dalla sagrestia immette nella clausura del Convento. Giovanna si trovava in prima fila aspettando il passaggio di Padre Pio. E il Padre, passando, appena la vide le si avvicinò, le porse a baciare la mano e le disse: «Giovanna, io ti conosco. Tu sei nata il giorno in cui morì tuo padre». Giovanna rimase sbalordita, chiedendosi come il Padre poteva sapere che ella era nata lo stesso giorno in cui suo padre stava morendo. Il mattino del giorno successivo andò a confessarsi. Accostatasi al confessionale, subito Padre Pio le disse: «Figlia mia, finalmente sei venuta! Da quanti anni ti sto aspettando…». E Giovanna: «Padre, io non vi conosco. È la prima volta che vengo a S. Giovanni Rotondo. Ho accompagnato la zia. Forse mi avete scambiata con qualche altra ragazza». Padre Pio replicò: «No, non mi sono sbagliato, né ti ho scambiato con un’altra ragazza. Noi già ci siamo incontrati l’anno scorso. Rammenti? In un pomeriggio d’estate venisti con un’amica in San Pietro, a Roma, in cerca di un sacerdote che dissipasse dalla tua mente i dubbi che ti affliggevano. Quel frate cappuccino ero io!». E poi: «Figlia mia, tu mi appartieni. Sei stata affi-data alle mie cure dalla Madonna. Quando io risposi alla Madonna che mi sarebbe stato impossibile prendere cura della tua anima a causa della lontananza, Ella mi disse: “Non dubitare, sarà lei che verrà da te, ma prima la incontrerai a San Pietro”. L’anno scorso t’incontrai in S. Pietro, ora sei venuta qui, a S. Giovanni Rotondo, spontaneamente, senza che io ti avessi chiamata. È ora che io prenda cura dell’anima tua, come vuole la Mamma celeste». Giovanna, in lacrime, gli chiese: «Padre, poiché io vi appartengo, prendetevi cura di me. Ditemi che cosa debbo fare. Mi devo fare suora?». E Padre Pio: «Nulla di questo. Tu verrai spesso a San Giovanni Rotondo; io avrò cura della tua anima e conoscerai la volontà di Dio». Giovanna, benedetta da Padre Pio, emozionata e in lacrime, si tolse dal confessionale. Da allora, più volte lasciò Roma per recarsi da Padre Pio. Dopo qualche tempo Padre Pio vestirà Giovanna da terziaria, imponendole il nome di suor Iacopa, la quale si sposò e continuò a recarsi frequentemente a San Giovanni Rotondo. (D'Apolito, Padre Pio, 322-7) Incontro con Padre Pio in eta' matura
In seguito, Giovanna riuscì ad avere da padre Agostino il foglio nel quale Padre Pio aveva descritto nel lontano 1905 la nascita di una bimba mentre il padre moriva. Padre Agostino, al quale il foglio era stato consegnato dallo stesso Padre Pio, lo aveva conservato per poi, dopo molti anni, darlo alla diretta interessata. Giovanna mostrò il foglio a Padre Pio, il quale ne confermò l’autenticità. Allora, fattene alcune fotocopie, consegnò il foglio al Superiore del convento di San Giovanni Rotondo perché fosse messo a disposizione della Curia Arcivescovile di Manfredonia, dove poi ella sarà chiamata a testimoniare. (D'Apolito, Padre Pio, 328) (Ruffin, Padre Pio, 66-70) Qualche giorno prima della morte di Padre Pio Giovanna Rizzani sentì la voce di Padre Pio che gli disse: Vieni subito a San Giovanni Rotondo perché' me ne vado. Se ritardi non mi vedrai più. Giovanna si precipitò, con l'amica Margherita Hamilton. Si confesso' e al termine Padre Pio le disse: "Questa e' l'ultima confessione che fai con me. Ora ti dò l'assoluzione di tutti i peccati commessi dall'uso della ragione fino a questo momento." (D'Apolito, Padre Pio, 332-3) Giovanna assistette in visione alle ultime due ore della vita, sino alla morte di Padre Pio, e ne diede un racconto dettagliato all'amica Margherita. (D'Apolito, Padre Pio, 333-41). (Schug, A Padre, 14-30) (Bruno, Roads, (105-11) (Capuano, Con P. Pio, 247-50) (Ingoldsby, Padre Pio, 26-9) (Chiron, Padre Pio, 39-41) Il 23 settembre 1983, la signore Giovanna Rizzani incontro un frate sul sagrato della chiesa di Santa Maria delle Grazie. Lo fermò e gli disse: "Lei e' padre Paolo Covino. L'ho visto la notte che mori' Padre Pio, il 23 settembre 1868. Lei gli amministrò l'olio santo nella sua cella." (Covino, Ricordi, 241-2) Padre Alberto D'Apolito
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81 pacchetti Avevo deciso di smettere di
fumare e di offrire questo piccolo sacrificio al Padre. Cominciando dal
primo giorno, ogni sera, col pacchetto di sigarette intatto in mano, mi
fermavo dinanzi alla sua immagine e gli dicevo: «Padre, è uno!... »; al
secondo giorno: «Padre sono due!...». Dopo quasi tre mesi - tutte le
sere la stessa cerimonia - andai a trovarlo: «Padre - gli gridai appena
lo vidi - sono 81 giorni!». «Ma se me li hai fatti contare tutte le
sere!...», mi rispose sorridendo.
dott. Remo Vincenti - Alviano (Terni)
Mia madre mi portava da Padre
Pio sin da quando ero bambino, e mi diceva sempre che, da quando mi
aveva posto sotto la sua protezione, ero stato aiutato miracolosamente
in almeno cinque o sei occasioni. La cosa non mi aveva mai convinto. Ma
un giorno, scendendo lungo il viale dei Cappuccini di S. Giovanni
Rotondo per recarmi a prendere l'autobus per Foggia, una macchina mi
prese in pieno, alle spalle, e mi buttò in aria. Volando sul tetto della
macchina, mi resi conto di quanto stava succedendo quando vidi
capovolta la Madonnina posta sulla Chiesa nuova. Riuscii solo a gridare:
«Madonnina mia aiutami!». Mi accompagnarono all'ospedale «Casa Sollievo»
e dai primi accertamenti risultò che tutto stava a posto; ma non si
riusciva a spiegare quel sangue sulla camicia sbrindellata che mia madre
conserva tra le sue cose care. Senza badare a quanti mi dicevano di
ricoverarmi per ulteriori accertamenti, mi avviai di corsa verso il
convento. Non so come ebbi a trovare le porte aperte. Mi buttai in
ginocchio dinanzi al Padre che stava in preghiera nel coro e: «Grazie,
Padre, grazie!» gli dissi piangendo. «Non ringraziare me - rispose -,
ringrazia la Madonna: è stata Lei...». E subito dopo, con gli occhi
pieni di un sorriso e di un amore immensi: «Figlio mio, non ti posso
lasciare un minuto solo...».
Avv. Elio Leonardi - Roma
La chicca Era tanto tempo che non andavo
dal Padre, e mi assillava il pensiero che Egli si fosse dimenticato di
me. Una mattina, dopo aver affidato, come sempre, la mia bambina alla
sua protezione, andai a Messa. Al ritorno trovai la piccola che stava
mangiando una caramella. Sorpresa, le chiesi chi mai le avesse dato la
«chicca», come la chiamava lei ed ella mi mostrò giuliva il ritratto del
Padre che troneggiava sul box in cui mettevo la piccola durante le mie
brevi assenze. Non diedi peso all'episodio e mi passò di mente. Dopo
qualche tempo, non riuscendo a togliermi dalla testa che il Padre si
fosse dimenticato di me, potetti finalmente andare a trovarlo. Appena
dopo la confessione, quando andai a baciargli la mano, mi disse ridendo:
«... la volevi tu pure, "la chicca"?».
udita da Mary Pyle
Solletico ai piedi Il primo ed allora unico figlio
di Antonio Massa, di S. Giovanni Rotondo, era gravemente ammalato e si
temeva la fine da un momento all'altro. Tutti i parenti lo vegliavano a
turno. Era la volta della mamma, mentre gli altri stavano a scaldarsi
presso il fuoco. Ad un tratto la mamma corre verso di loro
emozionatissima, dicendo che il figlio si è messo a ridere e ha
cominciato a star meglio. Lei gli aveva chiesto cosa sentisse: «Mamma,
Pa' Ppi m'ha tiicà i pi' ...» (Mamma, Padre Pio mi ha fatto solletico ai
piedi...). Padre Pio gli aveva fatto il solletico ai piedi, ed era
guarito.
Giovannino «Senza Padre Pio, Giovannino non
sarebbe nato...». Gino, scaricatore al porto di Napoli, iscritto al
partito comunista, racconta. Sua moglie Francesca, non riuscendo a
portare avanti la gravidanza, doveva essere sottoposta ad un intervento
in cui avrebbe perso la vita il suo bambino. Disperata, aveva scritto al
cappuccino stimmatizzato. La vigilia dell'operazione era sola a letto e
in lacrime, e vide un monaco vestito di bruno ritto ai piedi del letto.
Il monaco sorrise, poi alzò il dito in atto minaccioso: «Tu non farai
questa sciocchezza! Il fanciullo verrà al mondo, sarà un maschio, lo
chiamerai Giovanni». Contro il parere dei medici e dei familiari
Francesca non diede il consenso all'operazione. Ora portavano a S.
Giovanni Rotondo il bambino, a farlo conoscere a Padre Pio. Questi
carezza Giovannino, poi, rivolgendosi ai genitori in tono scherzoso:
«Eh, avevo ragione?». (M.
Winowska - «Il vero volto di Padre Pio»
Grazie, Padre Rientravo a Bologna, da Rovigo.
Cominciava a piovere, ed ero immerso nella lettura della Bibbia, a
fianco dell'autista. Sento uno strappo violento, alzo gli occhi e vedo
che andiamo slittando a forte velocità verso un albero. Riesco solo a
gridare: «Gesù mio, misericordia!»; la macchina, con la terza ingranata,
si ferma, fa marcia indietro e va a schiantarsi con la parte posteriore
contro un platano. Io e l'autista usciamo incolumi: la ruota anteriore
destra, nella violenza della «marcia indietro con la marcia ingranata»
ha scavato un solco sull'asfalto. Penso subito a Padre Pio, abbraccio
l'albero e dico: «Grazie, Padre». Dopo tre mesi circa torniamo a S.
Giovanni Rotondo, e mia moglie, quando va a baciargli la mano dopo la
confessione, gli dice: «Grazie, Padre, per mio marito...». Lui le
risponde con un radioso sorriso: «Eh, sì, questa volta l'ha scampata
proprio bella!». Teodoro Bussolini - «Casa Sollievo della Sofferenza»
Le macchine fanno brutti scherzi Andavo a Roma, in auto, nel
gennaio del '67, con un cliente e un amico. Nei pressi di Barisciano
(L'Aquila) l'auto slitta sul ghiaccio ed esce fuori strada
rovesciandosi nel burrone sottostante. Nell'attimo del volo ebbi netta
l'impressione che qualcuno mi avesse premuto forte sul sedile,
facendomi fare corpo unico con il volante: uscii illeso dalla macchina
ridotta ad un mucchio di lamiere. Dei due passeggeri - erano stati con
me 15 giorni prima a S. Giovanni Rotondo - uno solo fu ricoverato in
ospedale per ferite non molto gravi. Nello stesso momento dell'incidente
mia moglie aveva visto, nel dormiveglia, P. Pio con altri frati in un
nugolo di polvere; e a mio padre alla stessa ora, sempre nel dormiveglia
del mattino, si era presentato Padre Pio che gli mostrava il mio corpo
nudo ed illeso, e che lo tranquillizzava dicendogli che non mi ero fatto
nulla. Qualche giorno dopo andai per ringraziarlo. Appena mi vide mi
disse sorridendo: «Sta attento, mi disse, che le macchine fanno brutti
scherzi...». Avv. Mario
Gentile - Giulianova (TE)
A portare la macchina ci penso io Era il compleanno di mia figlia,
ed io, mentre salivo il Gargano, pensavo a lei che in quel momento,
forse, stava spegnendo le candeline della torta augurale. Distratto da
questo pensiero presi una curva troppo stretta, e mi trovai dinanzi
un'altra macchina che scendeva tenendo la sua mano. Frenai nel
disperato tentativo di attutire l'urto, che era comunque inevitabile.
Invece le due macchine si fermarono a qualche centimetro di distanza,
senza toccarsi. Giunsi al convento ed andai ad ossequiare il Padre.
L'ebbi appena salutato, e lui: «Tu pensa a smorzare le candeline, che a
portare la macchina ci penso io, eh ...».
Prof. Enrico Medi – Roma
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Viaggi in sogno
Io vado in sogno Tonina Teglia, sorella di fra' Isidoro da Bologna, una volta disse a Padre Pio: "Padre, tanti dicono che voi andate in sogno e date dei consigli come se foste presente di persona. E' Vero?" Padre Pio: "E' un dono che mi ha dato il Signore." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 359)
Il telegramma Rino Gerolometti, di Castelfidardo era alla ricerca di un posto di lavoro. Sognò che supplicava Padre Pio di aiutarlo, e Padre Pio gli disse: "Prega." Per le feste di Natale lui e sua moglie andarono a Senigallia dai genitori di lui. La notte del 2 gennaio 1960 Rino sognò Padre Pio che gli disse: "Domani mattina va subito a Senigallia. Devi andare domattina, ho detto." Rino disse alla moglie del sogno e decisero di anticipare il ritorno partendo immediatamente. Rino riporto': "Arrivati a casa, nell'aprire la porta, vidi per terra un telegramma che stava lì da alcuni giorni. Era un invito a passare per una banca. Andai a quella banca immediatamente e mi ricevette il direttore, che disse: "Signor Girolimetti, finalmente è venuto; se non fosse arrivato oggi, non l'avremmo assunto più. Io rimasi in servizio in quella banca sino all'età della pensione." (Iasenzaniro, Testimonianze, parte seconda, 363-4)
Desiderio Magnani Desiderio Magnani, un operaio di Padova, il 4 agosto 1962, mentre stringeva un bullone con una chiave inglese fu investito da una spaventosa fiammata che una scintilla, sprigionatasi per l'attrito della chiave sul bullone, aveva provocato nell' ambiente saturo di vapori di benzina. Ricoverato all' ospedale civile di Padova d' urgenza, i medici avevano diagnosticato ustioni di secondo e terzo grado su varie parti del corpo, compreso il volto. Erano ustioni mortali. Le condizioni del Magnani andarono progressivamente peggiorando. Vi fu un conseguente aumento notevole della temperatura, che persistette a lungo, debilitando tutto l' organismo. Pronunciava frasi sconnesse. Inveiva contro le sorelle, Zelaide e Aurelia, che avevano preso ad assisterlo e in alcuni momenti delirava. Il 20 agosto si raccolsero a consulto intorno al letto di Desiderio i professori Cacciavillani e Dogo e i dottori Girardi e Ferola. I medici uscirono dalla stanza scuotendo la testa. Dichiarò poi per iscritto il dottor Giuseppe Pontara, medico chirurgo di Cartura, presso Padova: "Alla necrosi dei tessuti si aggiunse una progressiva riduzione della diuresi, con stato di coma e segni di scompenso cardiaco circolatorio". Lentamente Desiderio si andava spegnendo. Le sorelle erano disperate. A un tratto Aurelia pensò a padre Pio e spedì a San Giovanni un telegramma urgentissimo: "Chiedo suo aiuto invocando preghiere per fratello Magnani Desiderio in punto di morte, sua devota sorella Aurelia Piccolo". Passarono quattro ore e Desiderio cominciò a dare segni di miglioramento. Nei giorni successivi il miglioramento continuò, l'uomo fu dichiarato fuori pericolo, pur non essendoci stata una risoluzione per crisi, come annoterà il dottor Pontara. Il 6 novembre lasciò l'ospedale ormai guarito. Il giorno successivo a quello in cui la sorella aveva spedito il telegramma a padre Pio, Desiderio Magnani aveva riferito di aver visto in sogno un vecchio frate che gli sorrideva e che lo benediceva. (Ingoldsby, Padre Pio, 89-90) Desiderio Magnani in ginocchio davanti a Padre Pio
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Viaggi nell'aldila'
Io stesso l'ho accompagnato in Paradiso Don Pierino: "Nel 1947 molte mamme italiane attendevano notizie dei figli soldati dispersi in Russia. Una di queste mamme mi fece domandare a Padre Pio se suo figlio era vivo. Glielo chiesi, e il Padre, con le lacrime agli occhi, rispose: "Di' alla mamma che io stesso l'ho accompagnato in paradiso." (Galeone, 78-9) Posso liberare i tuoi genitori Annita Lodi, dopo essersi confessata da Padre Pio gli disse: "Padre, domani è la festa di San Francesco, chiedetegli di andare in Purgatorio a liberare i miei genitori." Padre Pio rispose: "Posso farlo da me." Lo scambio di frasi fu riportato nella " Testimonianza" di don Giuseppe Teglia, a pag.1. (Parente, Padre, 231)
Ettoruccio Masone Ettore Masone, detto Ettoruccio, l'unico nipote maschio di Padre Pio, figlio di Felicita (che era morta giovane il 25 settembre 1918 di febbre spagnola), visse a San Giovanni Rotondo dopo la morte del padre Vincenzo nel 1941. Tuttavia al termine della guerra nel 1945 Ettoruccio ritornò a Pietrelcina per aprire un cinema. Subito dopo l'apertura ebbe un severo attacco epilettico, seguito da polmonite e pleurisi. Mary Pyle tornò a Pietrelcina per prendersi cura di lui. Fu operato ma non migliorò e fu mandato a casa in condizioni disperate. Egli non aveva ancora trent'anni e si era rassegnato a morire. Alla gente diceva di pregare non per la sua guarigione ma per la sua anima. Presto cadde in un coma profondo. Certi della morte imminente i familiari contattarono per telefono la chiesa per organizzare il funerale per il giorno dopo. Non appena abbassata la cornetta del telefono Ettoruccio Masone ritorno' in se e si mise a gridare: "Non sto morendo più." La sua guarigione fu completa e istantanea. Anni dopo egli stesso raccontò: "Mi trovai alle porte del Paradiso, dove la mia sorella Giuseppina, che era morta tanti anni prima, stava in piedi. Poi vidi anche Padre Pio. Tutti e due mi impedirono di entrare in Cielo." (Ruffin, Padre Pio, 270-1) (La Casa Sollievo della Sofferenza, dicembre 1973, pp.20-1) |
Viaggi dall'aldila' dopo la morte
Problema risolto Rina Giordanelli non esitava a farsi promettere da Padre Pio cose speciali. Una volta gli disse che aveva paura di morire, "e voi dovete promettermi che verrete Voi di persona ad assistermi in punto di morte, se siete vivo da vivo, e se siete morto da morto, ma proprio Voi col corpo." Padre Pio: "Sissignora te lo prometto." Rina: "Ah, che cosa stupenda, Padre! Cosi' adesso non mi spavento piu' perche' se Vi vedo muoio contenta... e fino a che non Vi vedo penso che non e' ancora arrivata la mia ora." Padre Pio con una bella risata: "Hai risolto il problema, ma ci vuole ancora tanto tempo da passare." (Pronzato, Padre Pio un santo, 62)
Joe e Marge Spada Nel 1975 Joe Spada fu ospedalizzato con cancro terminale. A quel tempo lui e sua moglie Marge non avevavo mai sentito parlare di Padre Pio. Una persona amica diede a Marge un libro su Padre Pio, e lei lo diede a leggere a suo marito. Joe fu immediatamente affascinato dalla vita e opere del frate stigmatizzato, e incominciò a pregarlo con fervore. La risposta alle sue preghiere fu quantomeno insolita. Subito le infermiere che accudivano a Joe cominciarono a sentire un intenso profumo di rose che veniva dalla sua stanza, malgrado non ci fossero fiori in vista. Joe disse a Marge che Padre Pio gli appariva frequentemente, e alle volte camminavano insieme nei corridoi dell'ospedale. Una sera Padre Pio si sedette sul letto di Joe. Quando Marge torno' da lui nella stanza i suoi occhi furono attratti da un fazzoletto che lei non riconobbe. Allungò la mano per prenderlo e Joe disse: "Quello è il fazzoletto di Padre Pio. Lo ha messo sul comodino proprio prima di andarsene." Joe Spada non guarì dal cancro, ma passò i suoi giorni finali in una grande pace interiore, grazie alla presenza di Padre Pio. (Rega, Padre Pio, 273-4)
Tony Collette di Houston Nel 1973 Tony John Collette, di Houston, Texas, dopo molti interventi chirurgici, stava morendo di una rara malattia. Nel 1969 gli era stata diagnosticata la lipidosi, una malattia che consuma il sistema nervoso e muscolare. Il suo caso tanto raro era stato oggetto di esami, ricerche e studi. Se ne discusse anche sul Medical Journal. Tormentato da dolori in tutto il corpo, Tony aveva sostegni metallici alla schiena, e gambali metallici agli arti inferiori. Poteva muoversi sostenendosi su grucce. Nell'ospedale di St. Joseph, il 23 luglio 1973, gli fu ripetuto che il male era incurabile e che il giorno seguente doveva lasciare l'ospedale perché' non potevano fare più niente per lui. Alle tre nella notte tra il 23 e il 24 vide nella sua stanza un uomo "con un sorriso sul volto" che disse: "Ti voglio aiutare... Cercherò di aiutarti." In quell'istante Tony provò un brivido freddo che gli serpeggiò dalla testa ai piedi ed ebbe una sensazione indescrivibile di benessere. L'uomo sorridente era scomparso. Toni si tolse i sostegni di metallo, rifiutò le grucce per camminare, era libero da ogni dolore. Medici e studiosi, parenti e amici erano sbalorditi. Il giorno stesso Tony tornò a casa perfettamente guarito. (Fernando, Padre Pio, 537-8)
Alice Jones di Liverpool La maestra cinquantenne Alice Jones, di Liverpool, Inghilterra, era costretta a letto, dopo un incidente avvenuto il 27 marzo 1973 che l'aveva paralizzata dal fianco sinistro alla punta del piede. La diagnosi diceva: neuro fibroma, intrappolamento dei nervi spinali. L'operazione chirurgica non sortì alcun beneficio. I medici dissero che non avrebbe mai più camminato. Dopo dieci anni di degenza a letto, Alice, che era protestante, un giorno ricevette la visita del rev. Eric Fisher, sacerdote cattolico, che aveva saputo da un parrocchiano delle sue sofferenze. Secondo il racconto della signora Jones, quando il rev. Fisher si inchinò per pregare con lei, "all'improvviso fu come un'altra persona uscì dal Rev. Fisher. Io ero terrorizzata. Aveva la faccia di un uomo anziano con la barba. Egli aprì le mani, e mi mostrò le sue mani sanguinanti con un buco nelle palme. Egli mi disse: "Alzati e va." Io mi alzai come lui mi disse. Non ero più paralizzata. Alcuni giorni dopo riconobbi l'uomo vecchio in una foto di Padre Pio. (Fernando, Padre Pio, 538-9) (Socci, Il segreto, dopo nota 237)
12 dicembre 1968 Antonio Paladino da trentatré anni giaceva completamente immobilizzato in seguito ad incidente sul lavoro: il 3 luglio 1935 era stato travolto da un carrello carico di calcestruzzo. Nella notte del 12 dicembre 1968 (Padre Pio era morto da 3 mesi) si sentì toccare la spalla sinistra e vide Padre Pio che gli diceva di alzarsi e di camminare senza usare il bastone. Sceso dal letto, il Paladino constatò che dopo tanti anni poteva camminare. (Fernando, Padre Pio, 535)
25 aprile 1969 Agnese Stump, di Voghera, per una neoplasia della tibia sinistra, era quasi completamente immobile. Per l'evoluzione sarcomatosa del tumore, il 29 ottobre 1968 le fu proposta l'amputazione della gamba. Agnese si recò a pregare sulla tomba di Padre Pio, e mise sulla gamba un frammento di pezzuola da lui usata. In un sogno udì Padre Pio che imponeva di lasciare le stampelle. Il 25 aprile 1969, la Stump improvvisamente buttò via i bastoni e cominciò a camminare. (Fernando, Padre Pio, 535-6) Anni dopo Agnese disse a Padre John Schug: "Io vado ogni anno a San Giovanni Rotondo come avevo promesso a Padre Pio se sarei guarita. Io adesso sono capace di salire e scendere le scale della cripta senza nessun aiuto, cosi' posso inginocchiarmi sulla sua tomba e ringraziarlo." (Schug, A Padre, 85-9)
Lina De Martino, il miracolo della Beatificazione Consiglia (Lina) De Martino, di Salerno, sposata con Antonio Rinaldi, dopo aver compiuto per alcuni giorni degli sforzi fisici per assistere un parente malato, il 31 ottobre 1995 avvertì un malessere generale, che presto si tramutò in senso di soffocamento al collo e al torace. Allo specchio notò una tumefazione nella regione sopra clavicolare sinistra, che progressivamente raggiunse le dimensioni di un'arancia. I medici fecero una TAC e diagnosticarono un versamento dovuto a rottura del dotto linfatico, per probabile causa traumatica. Nessun intervento terapeutico fu iniziato. La signore De Martino apparteneva a un Gruppo di Preghiera e una intensa catena di preghiere a Padre Pio fu iniziata a Salerno e sulla tomba di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Il 3 novembre 1995, i medici riscontrarono la completa scomparsa della tumefazione al collo e successivi esami clinici non mostrarono la presenza di alcun versamento. (Capuano, Con P. Pio, 234-5) (Contaldi, Il miracolo, 35-50) Consiglia (Lina) De Martino Lina testimone al processo di Beatificazione di Padre Pio Alcuni attestati medici e prima pagina della testimonianza scritta Lina col marito Antonio e Fra Modestino Lina e il marito, il giorno della Beatificazione di Padre Pio
Matteo Pio Colella: Il miracolo dalla Canonizzazione Matteo Pio nacque a San Giovanni Rotondo il 4 dicembre 1992 da Antonio Colella e Lucia Ippolito. Il padre e' medico alla Casa Sollievo. La mattina del 20 gennaio 2000, mentre era a scuola, Matteo Pio comincio' a dare segni di sofferenza, con febbre e brividi. Nel pomeriggio le condizioni peggiorarono astenia, cefaleo, vomito, confusione, e comparsa di petecchie sulla pelle. Al Pronto Soccorso dell'ospedale furono riscontrati: petecchie diffuse necrotizzanti, ipotensione arteriosa, coagulazione intravasale disseminata. La diagnosi dei medici fu : Meningite iperacuta in forma setticemica con una insufficienza funzionale multiorgano. Quella sera stessa fu trasferito nel reparto di rianimazione. Nonostante le intense terapie iniziate, nella tarda mattinata del giorno dopo le condizioni continuarono ad aggravarsi, cianosi intensa, midriasi bilaterale e arresto cardiaco. L'arresto cardiaco durò quindici minuti. Gli furono amministrati adrenalina dopamina, plasma e fattori della coagulazione. Inaspettatamente, lo stato critico si cominciò a sbloccare, ma una grave insufficienza respiratoria rimase per vari giorni. Il 31 gennaio la ripresa delle condizioni generali cominciò rapidamente. Il 5 febbraio ritorna il respiro spontaneo. Il 6 febbraio è completamente sveglio e orientato. Il 12 febbraio ritorna al reparto pediatrico. Il 26 febbraio Matteo Pio Colella viene dimesso completamente guarito. Per la sua guarigione era iniziata una vera e propria crociata per ottenere la guarigione tramite il Beato Padre Pio. C'erano costantemente gruppi di persone, parenti, amici e sconosciuti, a recitare il rosario sulla tomba di Padre Pio, distante pochi passi dalla Casa Sollievo della Sofferenza, l'ospedale di Padre Pio dove Matteo era ricoverato. Matteo testimoniò che gli era apparso Padre Pio, tenendogli la mano per tutta la durata del coma, e gli aveva promesso la guarigione. Quando Matteo si svegliò e riprese conoscenza il 6 febbraio, non vedendo Padre Pio, si rivolse alla mamma dicendo: "Voglio Padre Pio. Voglio Padre Pio." (Capuano, Con P. Pio, 235-40) (Ippolito, Il miracolo, 2002)
Matteo Pio Colella in basso a destra Matteo riceve un premio scolastico Matteo con Padre Gerardo da Flumeri Matteo al microfono col Papa
Lina De Martino e Matteo Colella De Martino e Colella a colloquio col Papa
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Profumo Presenza di Padre Pio
Di tanto in tanto Padre Agostino nel suo Diario dice: “Di tanto in tanto sento il profumo, alcuni giorni più di frequente”. (Pena,21) (Positio I/1, p. 840)
Due tipi di profumo Padre Pellegrino, che fu suo superiore, rivelò: “Personalmente, ho notato il profumo. C’erano due tipi di profumo. Uno era quello del sangue delle piaghe, ma non sgradevole. L’altro era un profumo soprannaturale che ho sentito due volte. Una nel 1953, e la seconda la notte della morte di padre Pio mentre lo vestivamo. Io e il dottor Sala ci rendemmo conto della straordinarietà dell’evento. Non posso dire di che profumo si trattasse, ma era intensissimo. (Pena 21) (Positio II, p. 239)
Tipi di profumi Una suora
della Congregazione delle «Pie Operaie di
San Giuseppe» originaria di Benevento, conobbe Padre Pio nel 1938. Egli
ha guidato la sua anima per numerosi anni. La suora ha avvertito il profumo
molte e volte e così testimonia: "Vi è tutto un
linguaggio
dei profumi!
Profumo speciale
Ma Padre Pio non si è sbagliato?!... Siamo a Bologna nel mese di luglio del 1930. Ivi risiede col suo papà la signorina Giuseppina Marchetti di 24 anni. A seguito di un grave incidente essa aveva riportato la frattura del braccio destro. Era stata operata, ma dopo tre anni una nuova operazione non diede gli effetti sperati, anzi comportò un lungo periodo di un trattamento doloroso. A una nuova visita del chirurgo, questi dichiarò che la ragazza non avrebbe mai più riacquistato l'uso normale del braccio, perché non era riuscito un innesto osseo. Padre e figlia decidono di andare da Padre Pio e pregarlo d'intercedere presso il Signore per la guarigione del braccio, per cui la scienza si dichiarava impotente. Vanno a S. Giovanni Rotondo e Padre Pio li riceve amorevolmente, raccomanda di avere fiducia nel Signore e dice: "La ragazza certamente guarirà." Passano i giorni e non succede assolutamente niente. Come mai? Ma Padre Pio non si è forse sbagliato?!... No, non si è affatto sbagliato: solo ha previsto tempi lunghi per la guarigione di Giuseppina. Lei però e il papà non lo sanno e se ne tornano a Bologna piuttosto perplessi. Ma il 17 settembre 1930, festa delle stigmate di S. Francesco d'Assisi, la casa del Signor Marchetti viene inondata da un odore di giunchiglie e di rose e questo fenomeno dura per quindici minuti. È il segno della misteriosa presenza del Padre Pio, che ha mantenuto la promessa ed è venuto a guarire il braccio di Giuseppina, la quale avverte subito la guarigione e torna perfettamente alla normalità. La radiografia eseguita subito dopo questo fenomeno, dimostra che il braccio è tornato perfettamente normale. (Cataneo, Padre Pio, 134-5) (Winowska, Il vero, 118) (De Liso, Padre Pio, 120) (Napolitano, Padre Pio, 138-9)
Una scia di profumo Padre Raffaele, che per tanti anni visse nello stesso convento di Padre Pio, testimoniò: “Nel coro, durante la recita dell’Ufficio divino, a volte si sentiva un profumo particolare che emanava dalle piaghe delle sue mani sanguinanti. Avvertii lo stesso profumo più di una volta nella sua cella, quando andavo a parlargli di qualche faccenda. Una sera, dopo la cena, mentre tutta la comunità si recava al coro, Padre Pio, che era appena passato, lasciò dietro di sé una scia di profumo che inondò tutto il corridoio. Padre Anastasio, che mi precedeva, si girò e mi disse: "Raffaele, senti, è passato adesso Padre Pio, che è già alla porta della sua cella." (Pena 22) (Positio III/1, p. 816)
Un passo dal precipizio Graziella Formichelli, la levatrice che portò al mondo il futuro Padre Pio, testimoniò: "Mi trovavo sulla montagna cogliendo frutti di bosco e, e stavo camminando all'indietro. All'improvviso sentii il profumo di Padre Pio. Alzai la testa, mi girai, e vidi dietro di me un profondo precipizio. Un altro passo e sarei caduta nel vuoto." (Gaudiose, Prophet, 71)
La lettera di mio fratello Domenico Tognola, di Zurigo in Svizzera scrisse: "Un giorno mi svegliai con un forte odore di violette, rose, e gigli. Riconobbi il profumo di Padre Pio e mi chiesi che cosa potesse significare. Ne compresi il significato quando il postino mi portò una lettera di mio fratello, che io non avevo visto per 32 anni, e credevo morto. Io avevo pregato Padre Pio di darmi qualsiasi tipo di notizie rigaurdo a mio fratello, e questa fu la risposta alle mie preghiere." (Gaudiose, Prophet, 71)
Mio figlio mi tiro' la manica Gian Carlo Pedriali descrive nel suo libro "Io ho visto Padre Pio" quando lui andò a visitare Padre Pio per curiosità: "Io ero in piedi nella chiesa, con mio figlio piccolo, quando vidi Padre Pio per la prima volta circondato da un nugolo di persone. Stavo a una certa distanza, e all'improvviso fui invaso da un forte e piacevole profumo. Allo stesso momento mio figlio mi tirò la manica, domandandomi che cosa era quel profumo." (Gaudiose, Prophet, 71)
Savino Savino Greco di Cerignola, aveva un tumore al cervello, e un altro tumore dietro all'occhio sinistro. Andò da uno specialista a Bari e la diagnosi fu confermata. Fu trasferito a Milano per l'operazione. Mentre stava in ospedale Savino ebbe un sogno in cui Padre Pio gli disse: "Vedrai, col tempo guarirai." Quando arrivò il momento dell'operazione, Savino era così impaurito che se ne scappò dall'ospedale. Se ne andò a stare da un cugino che abitava a Milano. Dopo alcuni giorni il dolore era così forte che egli decise di non avere altra scelta che di farsi operare. Tornato in ospedale il chirurgo fece un esame preoperatorio con gli altri medici. Durante l'esame Savino sentì un intenso profumo di viole, rose e gigli. Quando i medici finirono di esaminarlo erano strabiliati. Non c'era nessuna traccia di nessun tumore. Dissero a Savino che egli poteva tornarsene a casa. (Gaudiose, Prophet, 119-20)
Un ceffone Maria Pompilio: "Una sera, verso le ore undici, mentre facevo l'ora santa notturna con mia sorella Antonietta, stavo per addormentarmi quando ecco, sentii un ceffone sulla guancia destra. Tremai tutta. Chi mi aveva percosso? Mi sembrò che avesse una mano coperta da un mezzo guanto. Come non pensare a Padre Pio? Per accertarmi, il giorno dopo mi recai nella chiesa del convento. Incontrai il Padre che subito mi disse: "Così si manda via il sonno quando si prega." (Covino, Ricordi, 34) Maria Pompilio Servendo la Messa James Bulmann, un seminarista Americano, un giorno ebbe il privilegio di servire la messa a Padre Pio. Dopo raccontò ai frati: "Mentre rispondevo alle preghiere ai piedi dell'altare, ho sentito un bellissimo profumo, di un tipo che non ho mai sentito prima." E concluse: " Io ero venuto sapendo poco di Padre Pio, a non sapendo nulla di questo fenomeno del profumo." (Gaudiose, Prophet, 71-2)
Vogliamo sapere Dorothy Gaudiose si trovava vicino a Padre Pio con due suore della Carità. Dorothy disse in italiano: "Padre, queste sono due suore americane. Dicono di avere una domanda per voi." Padre Pio le guardò e poi disse a Dorothy in italiano: "Lo so quello che vogliono; voglio sapere come stanno difronte a Dio. Di' loro di seguire le regole del loro ordine, e di continuare quello che stanno facendo." Dorothy si voltò verso le suore e disse, in inglese: "Suore, qual è la vostra domanda per Padre Pio?" Le suore risposero quasi all'unisono: "Digli che vogliamo sapere come stiamo difronte a Dio." (Gaudiose Prophet, , xiv-xv)
Tre giorni per scrivere Ginette Estebe, di Royan, Francia, testimoniò: "Io ero paralizzata nella parte sinistra, braccia e gambe; e la faccia era allungata e deforme. 18 medici mi avevano detto che ero incurabile. Un giorno mi dissero di Padre Pio e decisi di scrivergli una lettera. Ci vollero tre giorni per scrivere una letterina con la mia mano destra. Dopo che mandai la lettera, mi accorsi che potevo muovere le braccia, le mani e le gambe. Dopo poco tempo ero perfettamente guarita. Andai a ringraziare Padre Pio. Egli mi riconobbe e mi benedisse, mettendo la mano sulla mia testa." (Gaudiose, xiii)
Bussai il campanello Padre Clemente Tomay da Postiglione visse per 26 anni nel convento, ed era confessore e amico di Padre Pio. Egli testimoniò che il 3 ottobre 1923, avvicinandosi a Padre Pio fu "circondato da un intenso profumo di violette, così intenso che quasi quasi ero sopraffatto. Il profumo durò per circa dieci minuti." Lo stesso Padre Clemente riportò: "Stavo portando la Santa Comunione alla casa del dr. Sanguinetti, che era malato. Quando io bussai il campanello mi sentii circondato da un forte profumo. Tornato al convento riportai il fatto a Padre Pio e gli chiesi: "Padre, perché' mi avete fatto sentire il vostro profumo?" Padre Pio rispose: "Perché' sono tanto contento di te." (Ingoldsby, Padre Pio, 94-5)
Lei signore, vuole confessarsi? Carlo Campanini, il famoso attore comico italiano, si trovava a Sao Paulo in Brasile per una tournee. Carlo era figlio spirituale di Padre Pio. Sentiva messa, faceva la comunione, e recitava il rosario tutti i giorni. Si trovava in fila per confessarsi nella cattedrale di San Paolo. Era un po' preoccupato su come avrebbe interagito col confessore, dato che non conosceva il portoghese. Si mise a pregare Padre Pio, chiedendogli aiuto. A un tratto da un confessionale che sembrava vuoto, uscì un prete che, rivolgendosi particolarmente a lui, disse in italiano: "Lei signore, vuole confessarsi? Prego, si accomodi." Carlo Campanini dopo la confessione stata facendo la penitenza e allo stesso tempo pensava a chi potrebbe essere stato il confessore, e come faceva a sapere che lui era italiano. All'improvviso "un'ondata di profumo" gli fece capire quello che era realmente accaduto. (Iasenzaniro, The Padre, Testimonies, 501-1)
Un telegramma Maria Rosaria Galiano di Napoli stava in fin di vita a causa di un adenocarcinoma uterino. L'operazione chirurgica portò un rilievo temporaneo, e il tumore ricomparve. La figlia Rita mando' un telegramma a Padre Pio. Il 29 aprile 1950 Maria sentì un intenso profumo che rimase per due giorni consecutivi. Il terzo giorno si sentì guarita. I medici fecero dei test e constatarono che il tumore era completamente sparito. Maria andò a ringraziare Padre Pio e riprese la sua vita normale. (Cataneo, Padre Pio, 127-9)
Una sfera di profumo Dr. Zuhair Yusuf Miscony, sua moglie dr. Myriam, e la figlia Zena, tutti Cattolici di Rito Siriano in Iraq, si trasferirono a Londra nel 1971. Nel luglio del 1989 ricevettero un'immaginetta con la reliquia di Padre Pio. Essi recitarono la preghiera sull'immaginetta ogni giorno. Una sera Dr. Miscony, tornando a casa dall'University College Hospital dove aveva lavorato tutto il giorno nella sala operatoria, fu investito da una motocicletta: " lanciato in aria cinque metri a cadendo di nuovo sull'asfalto con un tonfo potente." La ragazza motocilista e i passanti che avevano visto l'incidente rimasero strabiliati quando dr. Miscony si alzò in piedi e disse che stava bene, e se ne torno' a casa. Dr Moscony ricordo' che mentre stava in aria disse semplicemente: "Padre Pio." La moglie, che era pure lei medico e la figlia, che era chimico, saputo dell'incidente lo portarono subito al pronto soccorso dell'ospedale per essere esaminato per possibili lesioni interne. I test furono negativi. I dottori erano stupefatti, non trovando neanche un graffio, e conclusero che egli era stato veramente fortunato e che "qualche specie di miracolo qui' è successo." Tornati a casa dr. Miscony, solo in casa, stava vedendo un video su Padre Pio quando egli percepì "come una sfera di profumo al centro della stanza. Come gigli, ma molto più bello." Quando la moglie e la figli tornarono a casa dopo una mezz'oretta, entrando in casa furono "immediatamente colpite dal profumo entrando nella stanza dove stava il televisore." Myriam disse: "Egli sta qui'". Tutti e tre controllarono "ogni bottiglia e bottiglietta che stava in cucina, nel bagno, dappertutto in casa, ma niente produceva il profumo che loro sentivano." " Il profumo durò dalle 6 di sera fino a verso mezzanotte." (Gallagher,224-6)
Una rosa per la Madonna di Pompei Il 19 settembre 1968, quattro giorni prima della morte di Padre Pio, Padre Alberto D'Apolito era presente quando un figlio spirituale porto' a Padre Pio un mazzo di rose per il cinquantesimo anniversario delle stimmate. Padre Pio chiese al figlio spirituale di portare una delle roser al Santuario di Pompei. Egli lo fece. Una delle suore domenicane del SWantuario mise la rosa in in vaso con altri fiori. Il giorno 23, quando Padre Pio mori', le suora vide che i fiori nel vaso si erano appassiti e stava per buttarli via, quando noto' che la rosa di Padre Pio si era chiusa ed era diventata di nuovo un bocciolo profumato. La rosa fu messa da sola in un contenitore di vetro. (Napolitano, Padre Pio, 223) Un anno dopo, quando Padre Alberto andò in pellegrinaggio a Pompei, lui e il gruppo di fedeli che stava con lui, videro che la rose si era conservata, ancora fresca, con solo il gambo appena ingiallito." (Alberto, Padre Pio Memories, 387-9)
La Beatificazione Lauro Bonaguro di Polesella in provincia di Rovigo, e residente a Ferrara fu colpito da un ictus il 24 luglio 1998. Era completamente paralizzato nella parte destra del corpo, e non riusciva a parlare bene. Stette un mese in ospedale, ma non migliorò. Per camminare trascinava la gamba destra e aveva forti dolori al braccio destro. Il giorno 2 maggio 1999, durante il rito della beatificazione di Padre Pio, stava guardando la televisione, e pregando Padre Pio allo stesso tempo, di poter essere capace di sopportare la malattia. All'improvviso Lauro e la moglie sentirono un profumo, che diventava sempre più forte, al punto di sentirsi soffocati. La moglie andò dappertutto, in casa e in giardino per vedere da dove veniva quel profumo. Non c'era una spiegazione. Al momento della scoperta dell'immagine di Padre Pio sulla facciata di San Pietro, il profumo diventò ancora più forte. Il profumo finì dopo parecchi minuti. Poco tempo dopo la moglie vide Lauro in piedi nel bagno che si pettinava allo specchio. Egli non aveva fatto caso che si reggeva perfettamente in piedi e stava camminando normalmente. Lauro riprese a lavorare normalmente, guidando la macchina senza problemi. (Iasenzaniro, Padre Pio Testimonies, 657-9).
Un pannolino Il dr. Giorgio Festa scrisse; "Nella mia prima visita tolsi dal suo costato un pannolino intriso di sangue, che portai con me per una indagine microscopica. Io personalmente, essendo privo del senso dell'odorato, non ho sentito nessuna speciale emanazione: però, le persone che al ritorno a Roma stavano in automobile con me, pur non sapendo, sentirono molto bene la fragranza, e mi assicurarono che corrispondeva al profumo di Padre Pio. A Roma, conservai il pannolino in un mobile nel mio studio. Nei giorni successivi e per un lungo periodo di tempo, le persone che venivano a consultarmi, me ne hanno domandato spontaneamente l'origine." (Festa, Misteri, 152s.) (Capuano, Con P. Pio, 268-9)
Sanctus Fra' Modestino racconta che un giorno stava servendo la messa a Padre Pio all'altare di San Francesco. Al momento del Sanctus "un'ondata di tanto profumo mi avvolse. Aumentò sempre di più fino a togliermi il respiro. Mi ressi con la mano alla balaustra per non cadere. Stavo per svenire e chiesi mentalmente al Padre di evitarmi di fare una brutta figura dinanzi alla gente. In quel preciso istante il profumo sparì." Più tardi fra Modestino chiese a Padre Pio riguardo a quel fenomeno del profumo. Padre Pio: "Figlio mio, non sono io. E' il Signore che agisce. Lo fa sentire quando vuole e a chi vuole. tutto avviene se e come piace a Lui." (Modestino, Io... testimone, 55-6)
La statua di Padre Pio Sentivo anch'io, dinanzi alla statua fuori del convento, delle ondate di un particolare profumo, come una scia che mi attirava da qualche parte. Non volevo arrendermi, e mi convinsi che quei furbacchioni di monaci avevano installato dei tubicini, ben nascosti nella statua, dai quali insufflavano ogni tanto un po' di profumo. Non mi venne nemmeno in mente che, se quell'ipotesi fosse stata vera, il profumo doveva essere sentito da tutti e non solo da me. Ma ormai mi ero incaponito. Quando il piazzale fu deserto tornai dinanzi alla statua di Padre Pio - nel luogo ove poco prima avevo avvertito pesanti ondate di profumo - deciso a scoprire la truffa. Il profumo, quasi a prendersi gioco di me, si ripresentò gagliardo ma sempre molto dolce, e mi avvolgeva come due invisibili ali che mi abbracciavano lasciandomi stordito e confuso. Senza accorgermene, e con l'intento di cercare il tubicino nascosto, mi arrampicai sulla statua e la fiutai palmo a palmo finché una vocina mi portò alla realtà. Era una donnetta piccola piccola che mi chiedeva: «Cosa fa lei lassù, sente forse il profumo? È il profumo di Padre Pio. Oh, lei è fortunato, è una grazia, è una grazia!». (Amodio, Il Segreto del Re, 1983) (Lotti, Voce di Padre Pio, gennaio 2010, p. 40-5)
Caramelle Interrogato
su cosa mai significasse il «profumo» che tanti percepivano e
collegavano a lui, Padre Pio rispose: «Il profumo? Semplicemente un po'
di caramelle per i bambini».
John McCaffery - «Padre Pio, ricordi e racconti»
I microbi «Non gli bacerò mai le mani -
aveva detto mio figlio venuto con me dalla Svizzera - sono cose da Medio
Evo. Chissà quanti microbi su quei guanti con tutti quei baci». Andò a
confessarsi e io attendevo il suo ritorno recitando il rosario, ma quale
non fu il mio stupore quando, pochi momenti dopo, me lo vidi passare
davanti senza che mi vedesse, pallido, con la bocca gonfia: aveva le
labbra gonfie e violacee, sembravano le labbra di un autentico
africano, solo che erano bluastre e l'alito era profumatissimo di viole
fresche. Raccontò poi che, giunto il suo turno per la confessione,
appena in ginocchio davanti al Padre, senza sapere come, ne afferra la
mano e la bacia. Al contatto con quella mano provò una violenta
scottatura come se avesse baciato un ferro rovente, ed immediatamente
gli si gonfiarono le labbra e sentì in gola un forte «sapore» di
mammole. Il profumo dell'alito durò cinque giorni. Man mano che la bocca
tornava normale, anche il profumo diminuiva.
(Riportato
da Teresita De Vecchi
su «La Casa Sollievo della Sofferenza»
Quattro sorelle Dissi
a Padre Pio
se volesse prendermi per sua figlia
spirituale: «E perché no?». «Padre, prendete pure le mie altre tre
sorelle come vostre figlie spirituali?». Allora lui, ridendo di tutto
cuore: «E se chille non lo vonn'essere?» («E se quelli non lo vogliono
essere?»). «Ma sì che lo vogliono!». «E va bene, pure loro mie figlie
spirituali». «Grazie, Padre. Ora che verrò a baciarvi la mano, ve la
bacerò pure per loro». Così feci. Baciai quattro volte la sua destra,
mentre egli poggiava, amorevolmente, la sua sinistra sul mio capo. Fu
allora che avvertii il suo profumo. Profumo che portai fino a casa...
(Riportato da
Amalia Pellettieri su - «La Casa
Sollievo della Sofferenza»
Monsignor Raffaello Rossi fu inviato dal Sant' Ufficio nel 1921 per investigare Padre Pio. Ecco cosa scrisse ai cardinali riguardo al profumo. «Questo profumo gratissimo e vivissimo, paragonabile a quello della viola lo attestano tutti... e gli Eminentissimi Padri permetteranno che lo attesti anch’io. L’ho sentito come ho veduto le stimmate. E posso assicurare di nuovo gli Eminentissimi Padri che io andai a S. Giovanni Rotondo con l’animo risoluto, come di dovere fare un’inchiesta assolutamente obiettiva, ma insieme con una vera prevenzione in contrario riguardo a quanto si narrava di P. Pio. Oggi non sono un... convertito, un ammiratore del Padre: assolutamente no: mi sento in piena indifferenza e direi quasi freddezza, tanto ho voluto mantenere la serena obiettività del relatore, ma, per debito di coscienza, debbo dire che dinanzi ad alcuni fatti non son potuto rimanere nella personale prevenzione contraria, per quanto nulla esternamente abbia manifestato. E uno di questi fatti è quello del profumo, che, ripeto, io ho sentito, come sentono tutti: il solo a non sentirlo è Padre Pio. Donde esso procede? Ecco una domanda più imbarazzante dell’altra: donde procedono le stimmate?... Che io sappia, uno stato morboso tale non può produrre profumi. Per cui, di nuovo, o siamo davanti all’opera diabolica e questa per le già esposte ragioni si deve escludere; o davanti all’azione divina e su questa non oso pronunziarmi; oppure siamo senz’altro davanti al trucco, all’inganno, o, quanto meno, ad un caso innocente di uso di profumi da parte di P. Pio. Ma l’inganno non si sostiene al confronto della buona vita del Religioso, come, per il medesimo motivo, non si spiegherebbe in lui una tale vanità secolaresca: in ogni modo, o inganno o semplicità, il fatto è che P. Pio in cella non ha che il sapone, e la cella l’ho visitata con la maggiore attenzione, parte per parte. Siccome però è evidente che anche fuor di cella si potrebbe conservar qualcosa... di contrabbando, quel che maggiormente suffraga in proposito è la dichiarazione giurata con cui P. Pio ha attestato di non usare e di non aver mai usato profumi». Ed ancora: «I pannolini bagnati del sangue uscito dalle ferite di P. Pio, lo zucchetto di lui, i guanti, i capelli tagliati da due anni conservano questo profumo. Donde viene? Ho constatato e riferito un fatto. Giudichino gli Eminentissimi Padri» (Castelli, Padre Pio under investigation, 124-6) (Giannuzzo, Padre Pio, 219-20)
Padre Raffaello Carlo Rossi dei Carmelitani Scalzi
Nominato vescovo di Volterra nel 1920, mandato come inquisitore di Padre Pio nel 1921
Fu nominato Cardinale nel 1930
Raffaello Rossi nacque a Pisa nel 1876. Al presente Servo di Dio, del Card. Rossi e' in corso avanzato il processo di Beatificazione e Canonizzazione.
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