Vita di Padre Pio: primi anni |
Infanzia e adolescenza
di Francesco Forgione, futuro Padre Pio Padre Pio: "Gesù fin dalla nascita mi ha dimostrato segni di specialissima predilezione." (Lettera a Nina Campanile del Novembre 1922, Epistolario III, 1006; vedi anche nota 1 a pag. 1005) Quando Padre Pio parlava della sua infanzia diceva che lui si ricordava tutto, incluso quando stava ancora nella culla. Leone Gherardo, Padre Pio: Infanzia e prima giovinezza, (1887-1910), San Giovanni Rotondo, Casa Sollievo della Sofferenza, 1984, p. 27 (prima edizione 1973) La culla di Francesco Forgione futuro Padre Pio Fin da bambino manifestò la sua inclinazione per le cose religiose e si teneva lontano dai bambini che dicevano bugie, bestemmiavano e avevano cattive abitudini. (Positio II, p. 500) (Pena 6) Padre Pio chiamava ii suo angelo custode: "Il compagno della mia infanzia." (Epistolario I, 321) Un angelo che guida un fanciullo (chiesa S. Maria delle Grazie) Dormiva poco, piangeva molto. Il bimbo in fasce ogni tanto si faceva sentir vivo con pianti, acuti e insistente, specialmente di notte. Con il suo frignare una notte fece spazientire zi’ Orazio che, stanco dal lavoro, aveva bisogno e voglia di dormire. Molti anni dopo, papà Grazio racconterà che una notte, non potendo riposare a causa del pianto del figlio, perse la pazienza. Lo prese e lo scaraventò sul letto dicendo: «Ma che mi sia nato in casa un diavolo invece di un cristiano?». Il piccolo, rotolando sul letto, cadde a terra dall’altra sponda e smise di piangere. Giuseppa, credendolo morto, sgridò il marito: «Mi hai ammazzato il figlio!». Prese in braccio il figlio e si accorse che non si era fatto neppure un graffio. Lo stesso Padre Pio racconterà più volte quell’episodio. Lo racconterà anche il giorno dei funerali di papà Grazio, aggiungendo: «Da quel giorno non piansi più». Mamma Peppa, negli anni futuri, riferendosi all’episodio del pianto di quella notte, dirà al figlio: «Figlio mio, che paura mi facesti prendere quella notte!». Ed egli: «Mamma, quella notte era il demonio che mi tormentava». Sempre ad età avanzata, Padre Pio, parlando di quelle crisi di pianto, raccontava: «Mia madre, dopo avermi messo a letto, spegneva il lume e tanti mostri mi si mettevano vicino ed io piangevo. Riaccendeva il lume ed io tacevo perché i mostri sparivano. Lo spegneva di nuovo e di nuovo mi mettevo a piangere per i mostri». Giuseppe Fajella Mamma Peppa, quando Francesco aveva appena pochi mesi, lo portò da un noto «astrologo» del paese, Giuseppe Fajella, per fargli leggere il destino. E questi fece una sorprendente predizione: «Questo bambino sarà onorato da tutto il mondo. Per le sue mani passeranno soldi e soldi, ma non possiederà nulla». E Giuseppa, nel raccontare questo episodio, diceva: «Chissà, forse da grande Francesco andrà in America e così tutto il mondo lo conoscerà». (Padre Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia 2012, p. 92) La maga Essendo il piccolo Francesco, all’età di appena due anni, soggetto a disturbi addominali, la sua mamma, per scongiurare il malocchio, e seguendo le consuetudini del posto, lo portò da una «maga», e questa lo sospese a testa in giù mentre pronunciava le solite formule. Padre Pio, raccontando l’episodio, diceva: «Mi teneva per le gambe, come un agnello» Virtuoso «Man mano che cresceva negli anni - diceva mamma Peppa - non commetteva nessuna mancanza, non faceva capricci, ubbidiva sempre a me e ad Orazio; e ogni mattina e ogni sera si recava in chiesa a visitare Gesù e la Madonna, com’egli diceva. Mai durante il giorno usciva fuori a far chiasso con altri ragazzi. Qualche volta dicevo: “Franci’, esci un po’ a giocare coi compagni”; ma egli si rifiutava dicendo: “Non ci voglio andare perché essi bestemmiano”». La famiglia in preghiera I Forgione erano molto religiosi. Ogni mattina quando la campana suonava, si radunavano per pregare. In casa non si sentiva mai bestemmiare. La sera, prima di ogni altra cosa, si diceva il rosario. Cinque anni Padre Agostino di San Marco in Lamis, suo direttore spirituale, afferma nel proprio Diario che “le estasi e le apparizioni ebbero inizio in lui a cinque anni, quando cominciò a pensare di consacrarsi per sempre al Signore”. (Positio III/1, p. 14) (Pena 6) Nove anni Amava la solitudine, e tra i nove e gli undici anni si faceva chiudere dentro la chiesa dal sagrestano, stabilendo con lui l’ora in cui sarebbe andato ad aprirgli, ma senza dire niente a nessuno. (Positio II, p. 501) (Pena 6) Disciplina (flagelli) (frustate) Già a questa età si imponeva la disciplina (frustate) per assomigliare a Gesù, che gli ebrei avevano picchiato. (Positio II, p. 501) (Pena 6) Una volta Mamma Peppa sorprese il figlio - era allora sui nove o dieci anni - mentre, dietro al letto, si batteva a sangue con una catena di ferro. Pur avendogli imposto di smetterla, continuava a flagellarsi. Un giorno, inquieta, gli chiese: «Ma perché, figlio mio, ti batti così? La catena di ferro fa male». Ed egli rispose: «Mi devo battere come i giudei hanno battuto Gesù e gli hanno fatto uscire il sangue sulle spalle». Da allora, quando sentiva che il figlio si flagellava, si allontanava piangendo. (Alessandro, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, pp. 65-66) Giocare Padre Pio: "Mi piaceva giuocare, ma mi piaceva più guardare; perché’ mi divertivo lo stesso.” Chiuso in chiesa per pregare Dopo aver ascoltata la messa,
d’accordo con il sagrestano zio Michele (soprannominato Peruto) si faceva
chiudere in chiesa, esortandolo di non dire niente a nessuno, e gli fissava
l’orario per andare ad aprirgli.
Altavilla Irpina Nell'estate del 1945 Padre Pio ci raccontò: "Avevo nove anni quando mio padre mi accompagnò alla fiera di Altavilla Irpina per comprare un asinello. Io, che di fiera non mi intendevo, mi fermai in chiesa ad attenderlo. Nel frattempo una donna, tutta afflitta e disperata depose dinanzi alla Madonna un bambino deforme. " Madonna mia - disse - vedi come me lo hai dato?" E si scostò. Io, che ero lì vicino, rabbrividii. Poi pregai la Madonna. A un tratto vidi che il bimbo cominciò a muovere prima le braccia e poi i piedi. Mi accostai e toccai il bambino. Quindi sentii sua madre gridare: "Grazie, Madonna mia, grazie." Ringraziai anch'io la Madonna. Poi arrivò mio padre e tornammo a Pietrelcina."
Così prosegue il suo racconto: «In chiesa rimasi bloccato alla vista di una mamma che aveva tra le braccia un figlio deforme, più un ammasso di carne che un bambino, e, piangendo, pregava San Pellegrino per la sua creatura. Mi immedesimai nel dolore della donna e unii le mie preghiere alle sue. All’improvviso la poverina, esasperata e piangente, scaraventò il bambino sull’altare ed esclamò: “San Pellegrino, se non lo vuoi guarire è meglio che te lo prendi!”. Un istante dopo San Pellegrino rispondeva alla sofferenza della donna; infatti, il bambino si alzò in piedi e completamente guarito sgambettò dicendo: “Mamma…”. Io, stupito, rimasi paralizzato da tale evento e il mio piccolo cuore divenne ancora più ardente d’amore per Dio». La donna, che non si era mai sentita chiamare in quel modo, gridò al miracolo. Un prete fece suonare il campanone per annunziare al popolo che San Pellegrino aveva compiuto un prodigio. Francesco, come incantato, resistette all’invito del padre di andar via. Papà Grazio, una volta usciti dal Santuario, diede al figlio una strapazzata per non essere stato ubbidito.
(Saldutto, Padre Gerardo, Il cammino di Padre Pio, Edizioni PIEMME, 2001, p. 37-8) (Covino, Padre Paolo, Ricordi e Testimonianze, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, IV edizione, 2007, p.99-100) (Padre Alessandro da Ripabottoni, Pio da Pietrelcina, Infanzia e adolescenza, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 1970, 37-8) La sorella Felicita Padre Pio: "Quando ero a Pietrelcina tante volte, quando mia sorella Felicita si lavava (non c'erano allora lavandini a muro, erano lavandini alla buona) andavo di dietro, le pigliavo la testa e poi gliela tuffavo nell'acqua. Tanti dispettucci le facevo e lei ma una volta mi rispose male, inquieta, ma: "Eh Francì, ma tu non la vuoi finire mai con me, no?, e sorrideva". (Padre Lino Barbati da Prata, Padre Alessandro da Ripabottoni, Beata te Pietrelcina, Volume 1 collana Ricerche Storiche, Edizioni Padre Pio da Pietrelcina, San Giovanni Rotondo, 1976, p.239) (Padre Alessandro da Ripabottoni, San Pio da Pietrelcina Cireneo di tutti, Edizioni Padre Pio, sesta ed. 2011, p.33-4) (Padre Alessandro da Ripabottoni, Padre Pio racconta e dice, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2000, p. 80-1) Peperoni Aveva circa dieci anni quando si ammalò gravemente e dovette rimanere a letto per un mese. Sua madre pregava la patrona di Pietrelcina, la Madonna della Libera. Dato che era tempo di raccolto, la madre preparò un piatto di peperoni per i lavoratori. Padre Pio ricordava: “Sentii il profumo dei peperoni e mi venne fame. Mia madre uscì con la metà dei peperoni e lasciò a casa l’altra metà. Mi alzai e mangiai i peperoni che mia madre aveva lasciato. Mi addormentai profondamente. Al suo ritorno mia madre mi trovò ancora addormentato, con il viso rosso e madido di sudore. I peperoni avevano funzionato come sonnifero e poco dopo come purga. Il giorno dopo ero ristabilito e in salute.” (Positio II, p. 501) (Pena 6) (Padre Pio Capuano, Con P. Pio: come in una fiaba, tra sogno e realtà, Grafiche Grilli, Foggia 2012, p. 94-5)
Broccoli e fichi. Un giorno Francesco e Mamma Peppa, lungo la strada per Piana Romana passarono per un campo coltivato a broccoli. Mamma Peppa disse: "Cosembrano buoni questi broccoli. Mi piacerebbe mangiarne qualcuno!" Francesco osservò: "Ma questo è un peccato!" Pochi giorni dopo, passando per la stessa strada videro un albero pieno di fichi grossi e maturi. Lesto come un gatto Francesco si arrampicò sull'albero. La madre vedendolo disse: "Così è un peccato mangiare broccoli, ma non mangiare fichi!" (Duchesse of St. Albans (Suzanne St. Albans), Magic of a mystic. Stories of Padre Pio, Clarkson N. Potter Inc., New York, 1983, p.25)
Il sigaro Padre Raffaele da Sant'Elia domandò un giorno a Padre Pio se nella sua vita avesse mai fumato. Padre Pio rispose: "Potevo avere un dieci anni , quando un giorno, a Piana Romana, mi chiamò lo zio Pellegrino Scocca, dicendome: "Francì, tu hai il piede leggiero; questi sono i soldi, và il paese a comprarmi un sigaro toscano e un pacchetto di micciarielli (fiammiferi)." Cosa fece il futuro Padre Pio? Si recò in paese a comprare il sigaro, ma, al ritorno, giunto presso il torrente Quadrielli, si sedette sul parapetto del ponticello e disse a se stesso: "Vediamo di che cosa sa questo fumo!" Non l'avesse mai fatto! Alla prima boccata, infatti, lo stomaco si ribella e la testa incomincia a girargli, e cadde. Quando si riprese, portò il sigaro allo zio spiegandogli tutto. Questa disavventura gli giovò molto perchè, come disse a Padre Raffaele: "Quella lezione mi era servita per mettere un muro tra me e il fumo. (Padre Pio Capuano, 96) (Padre Augustine McGregor, 73-4)Scuola Zi’ Grazio, guardando il figlio che in campagna si dedicava solo al pascolo delle poche pecore in suo possesso, lo vedeva sprecato in quel modesto lavoro. E così maturò in lui l’aspirazione di farlo studiare.
Francesco aveva comincio' a studiare all’età di 9-10 anni frequentando una scuola serale tenuta da un modesto artigiano, chiamato «Pettenacanne» perché pettinava la canapa per fare sacchi e teloni. Di sera, per mezza lira al mese, «Pettenacanne» insegnava a leggere e scrivere a quattro o cinque ragazzi, riuniti in un piccolo locale.
Francesco studiò pure con don Domenico Tizzani, che era stato sacerdote ed aveva lasciato, ed era ora sposato e aveva una figlia. Lo pagava cinque lire al mese. Da sacerdote Padre Pio ebbe la gioia di riconciliare don Tizzani con la Chiesa. Ogni volta che ricordava questo episodio, alzava gli occhi al cielo e si emozionava al punto da non riuscire quasi a parlare, mentre implorava la divina misericordia. (Fernando, Padre Pio, pag. 45-6)
Per pagare le cinque lire al mese a Tizzani, Grazio, il Padre di Francesco andò a lavorare due volte in America per racimolare i soldi necessari. (Fernando, 47)
Lasciato Tizzani, Francesco andò a studiare con il maestro Angelo Caccavo, che aveva studiato in seminario e aveva insegnato nelle scuole pubbliche. Con Caccavo, Francesco divenne uno studente brillante, e prese il diploma elementare. Un quaderno con 30 temi scritti da Francesco è stato conservato e pubblicato. Il gruppo degli studenti di Caccavo, nel 1901 si recò in pellegrinaggio a Pompei. (Fernando, 47-9)
Lettera d'amore A scuola era un bravo alunno. Però, dal momento che era serio e non si univa ai compagni nelle loro marachelle, un giorno questi fecero scrivere da una compagna una lettera d’amore e la misero nell’astuccio di Francesco, dicendo al professore che era innamorato della sua compagna. Il maestro lo perquisì, trovò la lettera e lo picchiò. Il giorno dopo la stessa compagna, pentitasi, raccontò come erano andate le cose. Un altro compagno, per invidia, scrisse una lettera dicendo che Francesco corteggiava la figlia del capostazione. Il parroco gli credette e gli impedì di servire messa come chierichetto; ma, dopo le apposite ricerche, l’accusatore dovette ammettere che aveva scritto la lettera mosso dall’invidia. (Positio I, 1, p. 604) (Pena 7) (Capuano, 98-99).
Il diavolo Don Nicola Caruso era il prete di Pietralcina che, insieme al maestro Caccavo, accompagnò Francesco Forgione il futuro Padre Pio al noviziato di Morcone. Don Nicola Caruso riportò: "iù d'una volta Francesco, venendo a scuola, mi diceva che, quando tornava a casa, trovava sulla soglia un uomo vestito da prete, che non lo voleva far passare. Allora Francesco si fermava; venina una creatura (cioè un ragazzino) scalza, faceva un segno di croce, il prete spariva e Francesco, sereno, entrava in casa." (Padre Fernando da Riese Pio X, Padre Pio da Pietrelcina Crocifisso senza croce, Edizioni Padre Pio, San Giovanni Rotondo, 2010, p. 51)
Pellegrinaggio a Pompei con la scuola. Nel 1901 Francesco fece un pellegrinaggio a Pompei con il suo maestro Angelo Caccavo e sette compagni di scuola. In quel periodo il padre di Francesco era emigrato in America e la mamma in una lettera gli raccontò del viaggio del figlio a Pompei. Il padre rispose lamentandosi che così si sprecavano soldi. Francesco scrisse egli stesso una lettera al padre il 5 Ottobre 1901: "Mio ottimo padre, ... circa la lagnanza fatta alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni; però dovete pensare che l'anno venturo, a Dio piacendo, finiranno tutte le feste e i divertimenti per me perchè abbandonerò questa vita per abbracciare una migliore. E' vero che ho sciupato alcune lire, ma ora mi prometto di guadagnarmele con lo studio. ..." (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario IV, Edizioni Padre Pio 2012, p. 933-4)
Prima Comunione e Cresima. Francesco ricevette la Prima Comunione il 27 Settembre 1899, a 12 anni, e fu Cresimato lo stesso giorno dall'Arcivescovo di Benevento e futuro cardinale, Mons. Donato Maria dell'Olio, nella chiesetta di Sant'Anna in Pietrelcina. Anni dopo, in una lettera al Padre Agostino il 12 Maggio 1914, ricordando quel giorno Padre Pio scrisse: "Piangevo di consolazione nel mio cuore perchè mi rammentava quel che mi fece sentire il Santissimo Spirito Paraclito in quel giorno in cui ricevei il sacramento della cresima, giorno singolarissimo, ed indimenticabile per tutta la vita." (Padre Pio da Pietrelcina, Epistolario I, Edizioni Padre Pio 2011, p. 471).
Il Sacro Cuore gli mette la mano sulla testa. Questa vetrata si trova nella chiesa di S. Anna, sopra il portale d'ingresso. Si riferisce a un fatto straordinario avvenuto quando Francesco era piccolino. Padre Benedetto da San Marco in Lamis in un manoscritto riportò un episodio riportatogli da Padre Pio: "Un giorno, Francesco aveva cinque o sei anni entrò in chiesa e Gesù dall'altare gli fece cenno di avvicinarsi e gli mise una mano sulla testa, attestante di gradire e confermare l'offerta di sè a Lui e consacrarsi al suo amore." (Fernando, 50) Anni dopo gli fu chiesto perchè di questo fatto non ne avesse parlato con nessuno, neanche con sua madre, egli disse che a quell'età chedeva che questa fosse una cosa normale che accadeva a tutti. (Duchesse, 23) Pietra usata da Padre Pio per penitenza come cuscino. Don Giuseppe Orlando, un prete di Pietralcina, scrisse che egli stesso aveva avuto occasione di rimproverare Francesco perchè, invece di dormire nel letto preparatogli da sua madre, preferiva dormire per terra, usando una pietra come cuscino. (McGregor, 51)
Chiesa di S. Anna, molto vicina a casa, dove Padre Pio fu battezzato e giornalmente pregava
Esterno di S. Anna. Quì Francesco giocava coi coetanei.
Emigranti al tempo di Grazio Forgione
Il maestro Angelo Caccavo e la sua scrivania
Padre Pio: “La barba di frate Camillo mi era rimasta stampata in testa, e nessuno poté levarmela dalla mente”.(Positio II, p.502) (Pena 7) (Padre Augustine McGregor, 74-5)
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