1903:
Francesco Forgione diventa Fra' Pio nell'anno di noviziato in Morcone
Penoso distacco dalla famiglia a quindici
anni.
In una lettera a Padre Benedetto anni dopo Padre Pio descrisse come fu
difficile allontanarsi da Pietrelcina: "Quest'anima sentiva macinarsi
persino le ossa per l'abbandono da fare, e questo dolore lo sentiva sì
al vivo che era sul punto di svenire." (Fernando, Crocifisso, 61) (Epistolario I, 1283-4)
Partenza da Pietrelcina per il noviziato.
Il 6 gennaio 1903, dopo aver ascoltato la Messa, Francesco
salutò parenti e amici
venuti a casa per l'occasione. La mamma gli regalò una corona del
Rosario, ancora conservata, dicendogli: "Prendi, figlio mio, e recita
molti rosari! Questa corona sarà la dolce catena che ci terra' sempre
uniti." (Capuano, Con p. Pio, 90)
Vedute di Morcone
Il viaggio per Morcone fu fatto in treno e durò poco più di un'ora.
Oggi i treni che partono o arrivano a Pietrelcina sono pochi. L'edificio
merci è in disuso.
Francesco era accompagnato da don Nicola Caruso in rappresentanza del
parroco, il Maestro Caccavo, e altri due aspiranti religiosi Vincenzo
Masone e Antonio Bonavita. (Leone, Infanzia, 106)
Quando bussarono al convento di Morcone, la porta fu aperta da Fra
Camillo, che disse: «Eh, Francì! Bravo, bravo! Sei stato fedele alla
promessa e alla chiamata di San Francesco». (Positio
II, 295)
Fra' Camillo accoglie Francesco Forgione nel noviziato
Il superiore dei frati era padre Francesco Maria da Sant'Elia a Pianisi,
e il maestro dei novizi era padre Tommaso da Monte sant'Angelo. I tre
aspiranti furono ricevuti da una commissione di frati che fece la prima
valutazione. Francesco e Vincenzo furono approvati. Antonio non aveva
anc ora compiuto i quindici anni, e fu rimandato a casa a Pietrelcina
con il maestro Caccavo. (Giannuzzi, San Pio, 34)
A Francesco fu assegnata la cella n. 18.
In seguito venne spostato alla
cella n. 28.
La cella di Padre Pio
La cella aveva un letto fatto con assi di legno. Sopra c'era un
materasso riempito di foglie di granturco, un tavolino, una sedia, un
catino con la brocca dell'acqua, finestra sul chiostro, e sul muro un
crocifisso di legno.
Vestizione
Per due settimane gli aspiranti religiosi continuarono ad indossare gli
abiti borghesi, fino al 22 gennaio, giorno della vestizione.
La solenne cerimonia della vestizione di quattro novizi fu presieduta
dal provinciale, padre Pio da Benevento. I quattro smisero gli abiti
borghesi e indossarono la tonaca, il capperone col cappuccio, il
cingolo, e ricevettero un nome nuovo. Giovanni di Carlo divenne fra
Anastasio da Rojo; Vincenzo Masone divenne fra Filippo da Pietrelcina;
Salvatore Pranzitella divenne fra Sebastiano da Campobasso; e Francesco
Forgione divenne fra Pio da Pietrelcina. (Giannuzzi, Padre Pio, 34)
Attestato del 22 gennaio 1903
Attestato di vestizione dell'abito cappuccino
Negli archivi del noviziato si trova l’attestato di vestizione di fra
Pio redatto dal maestro dei novizi nel quale si legge:
«I.M.I.F. - Morcone, 22 gennaio 1903. Il chierico fra Pio da Pietrelcina, che al
secolo chiamavasi Forgione Francesco, con l’obbedienza del molto
reverendo padre Pio da Benevento e dietro il decreto del reverendissimo
padre generale del 21 gennaio 1903, fu vestito dei panni di probazione
da me fra Tommaso da Monte S. Angelo, maestro dei novizi, in questo
giorno 22 gennaio 1903, alle ore 9 antimeridiane, in questa nostra
chiesa di Morcone, avanti all’altare maggiore, presenti i religiosi
professi ed i novizi.»
Giornata tipica dei novizi a Morcone. (Ruffin,
Padre Pio, 48-52) (Giannuzzi, San Pio, 37-8)
La giornata cominciava alle cinque quando un confratello agitava una
battola (normalmente usata durante le funzioni della settimana santa in
sostituzione dei campanelli) nel corridoio, per la sveglia.
(Una battola si vede nella foto sopra il camino del fuoco comune).
Il novizio doveva alzarsi, rifare il letto, e metterci sopra un grosso
Crocifisso di ferro.
Poi doveva lavarsi e scendere in chiesa per la meditazione e la Messa.
Alle 8 c'era la colazione di olio e pane bollito.
Il refettorio
Dopo colazione tornava in cella per studiare le regole e costituzioni
dell'Ordine, un libriccino di una ventina di pagine.
Per tutto l'anno del noviziato non era consentito di leggere alcun altro
libro.
Il pozzo del convento.
Dalle 11 alle 12 venivano svolti lavori vari nel convento, come per
esempio attingere l'acqua al pozzo, pulire la chiesa e il convento.
Alle 12 c'era il pranzo, consistente in pane e stufato. Molti frati
avanzati negli anni ricordavano la terribile fame che avevano soffero
nell'anno di noviziato. Gherardo Leone ne interrogo' alcuni e riporto':
"La fame attanagliava quei giovani che, a casa loro, erano abituati
a un cibo forse semplice, ma abbondante. Ci si alzava sempre da tavola
senza aver saziato la fame: era un vero e proprio supplizio per quei
giovani corpi robusti." (Chiron, Una strada, 34)
Il pranzo era seguito da una passaggiata nell'orto, dove
frati e novizi, camminando incolonnati, recitavano preghiere.
Il coro
Alle 14,30 si ritornava in coro e dopo poco ancora studio fino alle 17.
Dalle 17 alle 19 c'erano lavori vari.
Vedute dell'orto e del giardino a Morcone com'è oggi.
Alle 19 meditazione e rosario.
Alle 20 c'era la frugale cena.
La cena era seguita da mezz'ora di ricreazione. Questo era l'unico tempo
del giorno in cui si poteva parlare.
Alle 21 il novizio tornava in cella per preghiere personali, esame di
coscienza, e riposo notturno.
Poi, senza spogliarsi, con indosso lo stesso abito del giorno, si
coricava supino sul letto e raccoglieva il saio fra le gambe, posizione
questa prescritta per mortificare il corpo. In questa posizione, si
doveva, con il cordone, fissare al fianco destro il grosso Crocifisso
di ferro, posto sul letto durante il giorno, e tenerlo stretto al cuore
con le braccia in croce sul petto. (Giannuzzi, San Pio, 37)
A mezzanotte tutti si alzavano, e
in processione raggiungevano il coro per recitare il "Mattutino" e "Le
Lodi."
Dopo un'ora e mezza ritornavano a letto, cercavano di dormire sino alla
sveglia delle 5 di mattina.
Disciplina.
Dopo cena, nei giorni di lunedi', mercoledi' e venerdi' c'era la
disciplina. I novizi e i religiosi della comunita, nel coro, a luci
spente, si toglievano l'abito e flagellavano con una catena il torso
nudo, recitando il Miserere e meditando sulla Passione di Cristo.
Cilicio nel museo del convento di Morcone.
Cilicio nel museo di San Giovanni Rotondo
Alcuni dettagli.
*
Oltre alla disciplina, c'era il silenzio perpetuo, il totale distacco
dalle cose e dagli affetti terreni. Ogni minima infrazione alla Regola
veniva severamente punita. Se uno rompeva il silenzio nei tempi proibiti,
doveva stendersi sul pavimento con le braccia distese a forma di croce,
e recitare cinque Paterr Noster e cinque Ave Maria. (Ruffin, Padre Pio, 50)
*
Nel convento non c'era riscaldamento, e d'inverno c'era freddo intenso.
Il maestro dei novizi poteva dare un breve permesso di riscaldarsi al
fuoco comune, un locale con camino sempre acceso.
Fuoco comune
La cucina del convento
*
Numerosi erano i digiuni imposti dalla Regola. Si digiunava tutti i
venerdi' dell'anno, il digiuno in onore della Madonna dal 30 giugno al
15 agosto, il digiuno dell'Avvento dal 2 novembre al 25 dicembre, e la
Quaresima da mercoledi' delle ceneri al venerdi' santo.
Alla vigilia delle feste della Madonna e dei Santi dell'Ordine, si
mangiava per terra, in ginocchio.
La disciplina era dura e pochi potevano resistere. Dopo un mese
dall'inizio del noviziato solo due dei quatto frati rimasero, Fra Pio da
Pietrelcina e fra Anastasio da Rojo.
Padre Anastasio da Rojo in
piedi con gli occhiali, in una foto con Padre Pio e altri frati scattata
anni dopo.
Il rannaio
* Ognuno lavava i propri panni nel rannaio, alternando avemarie al tonfo
dei panni battuti nell'acqua e sulla pietra del lavatoio.
*Anche quando pulivano le latrine i novizi dovevano recitare il rosario
ad alta voce o cantare inni sacri.
*Gli altri frati del convento portavano i sandali ai piedi, senza calze.
I novizi erano sempre a piedi nudi.
* I novizi dovevano dormine sul dorso, vestiti col saio, con le braccia
incrociate sul petto, a forma di croce, per respingere meglio ogni
assalto del demonio. (Ruffin, Padre Pio, 48-9)
*Gli indumenti che passava il convento erano di varie misure, ma
venivano sempre distribuiti a caso, proprio per offrire al giovane
religioso l'occasione di adattarsi a tutte le difficolta'. A un
individuo di taglia robusta poteva capitare una camicia piccola e
stretta, e a un mingherlino, un camicione enorme. (Allegri, La vita e i
miracoli, 64)
Padre Tommaso da Monte Sant'Angelo, maestro dei novizi.
*Padre Tommaso molto probabilmente soffriva di stato epilettico non-convulsivo,
con assenze prolungate possibilmente per ore, senza manifestazioni
motorie.
Il novizio non poteva iniziare attività senza la sua
benedizione. Poteva così accadere che Padre Tommaso fosse soggetto ad
assenza proprio quando il novizio stava in ginocchio pronto per ricevere
la sua benedizione. In tal caso il novizio aspettava, magari per ore, in
ginocchio nel freddo, che Padre Tommaso ritornasse alla normalita'. (Vedi Peroni,
Padre Pio, 82)
*Il dono di grosse lacrime abbondanti.
Padre Placido
Padre Placido da San Marco in Lamis, compagno di noviziato, scrisse di
fra Pio: «La sua meditazione era sempre sulle pene del Crocifisso.
Durante la meditazione in coro piangeva a grosse lacrime, tanto che sul
pavimento di tavole lasciava un macchione. Per non essere canzonato da
qualche compagno burlone, che lo prendeva in giro perché bagnava il suo
posto in coro, fra Pio prese l’abitudine di mettere a terra il
fazzoletto in modo che le lacrime andavano su questo e, quando il
superiore dava il segno di andare via, si prendeva il fazzoletto e sul
pavimento non appariva niente più.» (Fernando, Crocifisso, 63)
Precettore
Padre Angelico da Sarno
Padre Angelico da Sarno riporto' che nell'ottobre 1903 gli fu assegnato
fra' Pio come istruttore. "Per tre mesi egli venne tutti i giorni nella
mia cella spiegandomi gli articoli della regola e delle costituzioni, e
dandomi parole buone e persuasive. Io aspettavo con ansia l'ora del
nostro incontro quotidiano." (Chiron, Una strada, 36) (Chiocchi e Cirri,
Storia di una vittima, 34) (Preziuso, The life, 36-7)
Obbedienza.
Visita di Mamma Peppa
La mamma di Fra Pio
Mamma Peppa rimase dolorosamente colpita dall’atteggiamento freddo e
distaccato con cui venne accolta dal figlio. Questi, legato dal-l’obbedienza,
continuava a stare muto e con gli occhi bassi. Mamma Peppa gli porse i
dolci, e lui si limitò a dire grazie senza mostrare alcun segno di
soddisfazione. Allora insistette: «Francì, e su, statti contento, sono
venuta fin qui per trovarti, per vedere se stai bene e se ti occorre
qualche cosa». E lui, sempre con gli occhi bassi: «Sto bene, mamma, e
non ho biso-gno di nulla». In seguito, mamma Peppa, raccontando
quell’episodio ad una conoscente, dichiarò: «Se sapevo che faceva così,
non ci andavo proprio. » (Leone, Infanzia, 128-9)
Qualche tempo dopo Padre Tommaso disse a mamma Peppa: "Fra Pio vive con
noi, ma è come non stesse con noi, perché egli è cosi più avanti di
noi in virtu'!" (De Robeck, Padre Pio, 12)
Visita di Zi Grazio con l'altro figlio Michele appena tornati dall'America.
Il padre di Padre Pio
All'inizio della visita
Fra Pio rimase silenzioso, distaccato e con gli occhi bassi. Zi’ Grazio,
stupito, guardando il figlio dall’aspetto serio e col volto pallido ed
emaciato, esplose: «Che ne avete fatto di mio figlio? Non si riconosce
più!». Padre Tommaso dovette intervenire dicendo: «Fra Pio, siete
sciolto dall’obbedienza». Solo allora fra Pio alzò gli occhi illuminati
di gioia e abbracciò il padre: «Tatà, tatà mio» (De Robeck, Padre Pio, 12)
Padre Pio, ricordando questi episodi, così commenterà: «Era proibito
parlare e alzare gli occhi senza il permesso del maestro. L’apprensione
dei miei crebbe quando constatarono che io, in loro presenza, né parlavo,
né li guardavo. Non ne avevo ancora ricevuto il permesso. Pensavano che
io mi fossi scimunito. Invece io avrei voluto gettarmi al loro collo per
abbracciarli.» (Giannuzzo, San Pio, 41) (Rega, Padre Pio, 13)
Professione dei voti semplici, venerdi' 22 gennaio 1904.
«Io, fra Pio da Pietrelcina, faccio voto e prometto a Dio Onnipotente,
alla beata Maria Vergine, al beato Padre San Francesco, a tutti i Santi
e a Te, o Padre, di osservare per tutto il tempo della mia vita la
Regola dei Frati Minori, dal signor Papa Onorio confer-mata, vivendo in
obbedienza, povertà e in castità».
Dichiarazione autografa di Fra Pio, lo stesso giorno della Professione,
dopo la cerimonia.
«Io, fra Pio da Pietrelcina, che al secolo mi chiamavo Francesco Forgione
di Grazio e di Giuseppa Di Nunzio, nato il dì 25 maggio 1887, con
l’obbedienza del molto reverendo padre Pio da Benevento della Provincia
di Sant’Angelo di Foggia, vestito per chierico in que-sto nostro
convento di Morcone il dì 22 gennaio 1903 alle ore 9 antimeridiane,
avendo compiuto l’anno del mio Noviziato a nor-ma dei decreti della
Sacra Congregazione sopra i Regolari, ho fatto questa mattina alle ore
11,30 la Professione dei voti sem-plici nelle mani del reverendo padre
Francesco Maria da Sant’Elia, con l’obbligo di assoggettarmi al
regolamento di perfetta vita comune in adempimento di quanto venne
prescritto dalle Ordinazioni e Decisioni del Capitolo Generale del 1886
e dichiaro di aver fatto questa mia Professione liberamente,
spon-taneamente, sinceramente e con piena cognizione di quanto ho
promesso, non conoscendo ostacoli che si possano opporre alla validità
della medesima. In fede di che mi sottoscrivo fra Pio da Pietrelcina M.
P.»
Malgrado le penitenze e l'ascetismo Fra Pio era sempre allegro. Quando
c'era la possibilità di parlare egli rivelava un grande senso di umore.
Gli piaceva dire barzellette e e fare scherzi agli altri novizi. E
Padre Tommaso, pur così severo coi novizi, descrisse Fra Pio come "un
novizio esemplare, puntuale nell'osservanza ed esatto in tutto, e da
proporsi a tutti come esemplare (Ruffin, Padre Pio, 53)
Duchessa di St. Alban
Suzanne Marie Adele Beauclerk, Duchessa di St. Alban.
"La vita di novizio in Morcone era incredibilmente rigorosa. I ragazzi
camminavano a piedi nudi, il cibo era scarso e povero, i giorni di
digiuno erano innumerevoli, l'ordine di flagellarsi poteva venire in
qualsiasi momento e doveva essere eseguito immediatamente. Dopo la
flagellazione c'era sempre sangue sul pavimento. Malgrado tale
rigore c'erano sempre più applicanti che posti disponibili." (Duchess,
Mystic,
33-8)
Padre Eliseo Pizzarelli, del convento di Morcone, è sempre gioiosamente
aperto ad accogliere i visitatori, mostrando loro con competenza ed
entusiasmo i luoghi di Padre Pio.
Il 25 gennaio 1904, Con fra Anastasio da Roio e padre Pio da Benevento
partirono per Sant'Elia a Pianisi per iniziare il ginnasio e proseguire
col liceo.
Il giardino e l'orto del convento di Morcone.
Padre Pio torno' a Morcone in altre
circostanze.
Fu ordinato Diacono a Morcone il 18 luglio 1909.
Il 21 luglio 1910 tornò a Morcone per imparare come dire la messa. Dopo
un giorno si senti' male e dovette ritornare a Pietrelcina. Fu allora
l'arciprete Salvatore Pannullo che gli insegno le cerimonie della messa.
(Convento, 11 conventi, 53)
Panorama dal convento di Morcone
Padre Pio ando' di nuovo a Morcone del
dicembre del 1913, per suggerimento del Padre Provinciale, ma dopo
cinque giorni si senti' male e dovette tornale a Pietrelcina. (Convento,
11 conventi, 53)
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