Vittima Perfetta
Un confratello gli chiese: "Padre, quando avete cominciato a soffrire?"
Lui risponde: "Fin dal seno di mia madre." (Casa Sollievo, 1-15 maggio
1970, articolo di P. Tarcisio da Cervinara, p. 7) (Peroni, Padre Pio, p.
23, e 35, nota 15)
Padre Pio a Cleonice Morcaldi:
"Ho sofferto sin dal seno di mia madre." (Cleonice 2013,
232)
In una lettera alla figlia spirituale Maria Campanile, Padre Pio
scriveva: "Il Signore fin dalla nascita mi ha dimostrato segni di
specialissima predilezione." (Epistolario III, 1006)
10 agosto 1910, Ordinazione Sacerdotale
Il 10 agosto 1910, giorno dell'Ordinazione sacerdotale di Padre Pio,
venne distribuita una immaginetta nella quale Padre Pio, novello
sacerdote, aveva fatto stampare un pensiero-ricordo della sua
ordinazione sacerdotale:
O Rex,
dona mihi animam meam pro qua rogo
Et populum meum pro
qua obsecro (Esther 7, 5)
Ricordo della
mia prima messa.
Gesù,
mio sospiro e
mia vita
oggi che
trepidante Ti
elevo
in un mistero
d’amore
con Te io sia
pel mondo
Via Verità
Vita
e per Te
Sacerdote Santo
Vittima
Perfetta
Stimmate invisibili temporanee
Tronco dell'olmo ancora all'aperto a
Piana Romana, prima della costruzione della cappella
Cappella costruita intorno all'olmo di Piana
Romana dove Padre Pio ricevette le stimmate invisibili
Il 7 settembre 1910, 28 giorni dopo essere
ordinato sacerdote, Padre Pio ricevette le stimmate invisibili che
potremmo anche chiamare temporanee. Al momento nessuno lo seppe. Padre
Pio ne fu imbarazzato, se ne vergognò. Noi lo sappiamo dalla
testimonianza di don Salvatore Pannullo, arciprete parroco di
Pietrelcina. Dopo l'ordinazione Padre Pio andò direttamente a casa, a
causa di una non ben definita malattia. Ogni mattina se ne andava a
pregare a Piana Romana. Quando venne comunicata a don Salvatore nel
1918 la notizia che Padre Pio aveva ricevuto le stimmate da sua nipote
Grazia e da Lucia Iadanza, egli disse: "Voi lo sapete adesso, io lo so
dal 1910." Dietro insistenza, Don Savatore Pannullo disse: 'Nel
pomeriggio del 7 settembre 1910, stando Padre Pio sotto l'olmo di Piana
Romana, in preghiera e per prendere il fresco, gli si presentarono Gesù
e la Madonna e gli donarono le stimmate. " Il mattino seguente, Padre
Pio, recatosi in paese per la celebrazione della santa Messa, raccontò
tutto all'arciprete, dicendo: "Zi' Tore, fatemi la carità: chiediamo a
Gesù che mi tolga questa confusione. Voglio soffrire, morire di
sofferenza, ma tutto nel nascondimento." I due pregarono e il Signore li
ascoltò, togliendo a Padre Pio esternamente le stimmate, ma il dolore
rimase. (Capuano, Con P. Pio, 215-6)
Don Salvatore Pannullo, arciprete parroco di Pietrelcina
Quel giorno Padre Pio tardo' a recarsi alla
masseria. La madre aveva già apparecchiato la tavola. Alla fine venne,
scuotendo le mani come se gli bruciassero. La madre disse: "Ecche',
suoni la chitarra?" Padre Pio sedette a tavola e non rispose nulla. (Convento,
Dalla terra al cielo, 39)
Padre Benedetto da San Marco in Lamis
Padre Pio aspetto' un anno per scriverne al suo
direttore spirituale Padre Benedetto in una lettera dell' 8 settembre
1911: "Ieri sera, poi, mi è successo una cosa che io non so né spiegare
né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po’ di rosso
quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed
acuto dolo-re in mezzo a quel po’ di rosso. Questo dolore era più
sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche
sotto i piedi avverto un po’ di dolore. Questo fenomeno è quasi da un
anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si
ripeteva. Non s’inquieti però se adesso per la prima volta glie lo dico,
perché mi son fatto vincere sempre da quella maledetta vergogna. Anche
adesso se sapesse quanta violenza ho dovuto farmi per dirglielo!" (Epistolario
I, 234)
Vittima per i poveri peccatori e per le anime purganti
Lettera a Padre Benedetto il 29 novembre 1910: "Da
parecchio tempo sento in me un bisogno, cioè di offrirmi al Signore vittima per
i poveri peccatori e per le anime purganti. Questo desiderio è andato crescendo
sempre più nel mio cuore tanto che ora è divenuto, sarei per dire, una forte
passione. L'ho fatta è vero più volte questa offerta al Signore, scongiurandolo
a voler versare sopra di me i castighi che sono preparati sopra dei peccatori e
sulle anime purganti, anche centuplicandoli su di me, purché converta e salvi i
peccatori ed ammetta presto il paradiso le anime del purgatorio, ma ora vorrei
fargliela al Signore questa offerta colla sua ubbidienza. A me pare che lo
voglia proprio Gesù. Sono sicuro che ella non troverà difficoltà'
nell'accordarmi questo permesso." (Epistolario I, 206)
Padre Benedetto rispose a questa domanda in una lettera
il primo dicembre 1910: "Fa' pure l'offerta di cui mi parli che sarà accettissima al Signore." (Epistolario I, 207)
19 marzo 1911: "Il demonio continua a muovermi guerra e
sventuratamente non accenna a darsi per vinto." (Epistolario I, 215)
29 marzo 1911: "In questi giorni poi il diavolo me ne fa
di tutti i colori e specie, e me ne va dicendo quanto più ne può."
(Epistolario I, 216)
21 marzo 1912: "Dal giovedì sera fino al sabato, come
anche il martedì, è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani e i piedi
sembra che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento."
(Epistolario I, 267)
21 marzo 1912: "Il demonio intanto non cessa di apparirmi
sotto le sue orride forme e di percuotermi in modo veramente spaventevole."
(Epistolario I, 267)
18 aprile 1912: "Finita a messa mi trattenni con
Gesù
pel rendimento di grazie. Oh quanto fu soave il colloquio tenuto col paradiso in
questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dire tutto non lo
potrei: vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza
perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio,
permettetemi l'espressione, si fusero. Non erano più due cuori che battevano,
ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d'acqua che si smarrisce
in un mare." (Epistolario I, 273)
Lettera del 28 giugno 1912 a Padre Agostino
«L’altra notte la passai malissimo: quel cosaccio da verso le dieci,
che mi misi a letto, fino alle cinque della mattina, non fece altro
che picchiarmi continuamente. Molte furono le diaboliche suggestioni
che mi poneva davanti alla mente: pensieri di disperazione, di
sfiducia verso Dio; ma viva Gesù, poiché io mi schernii col ripetere
a Gesù: vulnera tua merita mea. Credevo proprio che fosse quella
propriamente l’ultima notte di mia esistenza; o, anche non morendo,
perdere la ragione. Ma sia benedetto Gesù, che niente di ciò si
avverò. Alle cinque del mattino, allorché quel cosaccio andò via, un
freddo s’impossessò di tutta la mia persona da farmi tremare da capo
a piedi, come una canna esposta ad un impetuosissimo vento. Dirò un
paio di ore. Andai del sangue per la bocca» (Epistolario I, p. 292)
26 agosto 1912: "Oh che bella cosa divenire vittima
d'amore." (Epistolario I, 300)
5 novembre 1912: "Gesù mi ha fatto comprendere purtroppo
tutto il significato di vittima. Bisogna giungere al consummatum est ed
all'in manus tuas. Gesu' vuole che io soffra senza alcun conforto." (Epistolario
I, 311)
18 novembre 1912: "Gesù', la sua diletta Madre,
l'Angiolino con gli altri mi vanno incoraggiando, non tralasciando di ripetermi
che la vittima per dirsi tale bisogna che versi tutto il suo sangue."
(Epistolario I, 314-5)
13 febbraio 1913: ""Gesù mi va ripetendo non temere, io
ti farò soffrire, ma te ne darò anche la forza. Desidero che l'anima tua con
quotidiano ed occulto martirio sia purificata e provata. Niente prevarra' contro
coloro che gemono sotto la croce per amor mio e che io mi sono adoperato per
proteggerli." (Epistolario I, 339)
12 marzo 1913: "Figlio mio, soggiunse Gesù, ho bisogno
delle vittime per calmare l'ira giusta e divina del Padre mio; rinnovami il
sacrificio di tutto te stesso e fallo senza riservatezza alcuna." (Epistolario
I, 343)
Giugno 1913: "Il Signore comunica all'anima mia, e con
una chiarezza tale che io non so ritrarla in scritto, mi fa vedere come in uno
specchio tutta la mia vita futura non essere altro che un martirio."
(Epistolario I, 368)
4 settembre 1915: "Sento dislogarmi tutte le ossa ed in
pari tempo come se venissero stritolate e maciullate." (Epistolario I, 641)
27 luglio 1918: "All'offertorio della santa messa mi
sentii tutto scuotere, fui ripieno di estremo terrore, e poi subentrò una calma
completa da me non mai sperimentata per l'addietro. Durante questo avvenimento
ebbi tempo di offrirmi tutto intero al Signore per lo stesso fine che aveva il
Santo Padre nel raccomandare alla Chiesa intera l'offerta delle preghiere e sacrifizi. E non appena ebbi finito di
ciò fare mi sentii piombare in questa sì dura prigione che mi si rinchiuse dietro. Mi sentii stretto da durissimi
ceppi, e mi sentii subito venire meno alla vita. Da quel momento mi sento
nell'inferno, senza alcuna sosta nemmeno per un istante. (Epistolario I, 1053-4)
Transverberazione 5 agosto 1918.
Secondo gli studiosi di mistica, Padre Pio il 5 agosto 1918 ebbe la «transverberazione
dell’anima con ferita fisica al costato». Padre Agostino, nel suo Diario,
parla di una profonda lacerazione fisica: «Il 6 agosto 1918 gli apparve
Gesù sotto la figura d’un Personaggio celeste, armato di lancia, con cui
gli trapassò il cuore. Egli fisicamente sentì il cuore squarciarsi e
fece sangue che si riversò per il corpo, uscendo parte per la bocca,
parte di sotto» (Agostino, Diario, pp. 47-48)
Transverberazione di Santa Teresa d'Avila
Transverberazione di Padre Pio, la sera del cinque agosto 1918
Il 21 agosto 1918 Padre Pio narra l'episodio sotto obbedienza
in una lettera a Padre Benedetto:
«In forza di questa [obbedienza] mi induco a manifestarvi
ciò che avvenne in me dal giorno cinque a sera a tutto il sei del corrente mese.
Io non valgo a dirvi ciò che avvenne in questo periodo di superlativo martirio.
Me ne stavo confessando i nostri ragazzi la sera del cinque, quando tutto di un
tratto fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste
che mi si presenta dinanzi all’occhio della intelligenza. Teneva in mano una
specie di arnese, simile a una lunghissima lamina di ferro con una punta bene
affilata, e che sembrava da essa punta che uscisse fuoco. Vedere tutto questo ed
osservare detto personaggio scagliare con tutta violenza il suddetto arnese
nell’anima, fu tutto una cosa sola. A stento emisi un lamento, mi sentivo morire.
Dissi al ragazzo che si fosse ritirato, perché mi sentivo male e non sentivo più
la forza di continuare. Questo martirio durò, senza interruzione, fino al
mattino del giorno sette. Cosa io soffrii in questo periodo sì luttuoso io non
so dirlo. Persino le viscere vedevo che venivano strappate e stiracchiate dietro
di quell’arnese, ed il tutto era messo a ferro e fuoco. Da quel gior-no in qua
io sono stato ferito a morte. Sento nel più intimo del-l’anima una ferita che è
sempre aperta, che mi fa spasimare assiduamente». E conclude con un
angoscioso
interrogativo: «Non l’è questa una nuova punizione inflittami dalla giustizia
divina?» (Epistolario I, 1065-6)
Padre Federico Carrozza da Macchia Valfortore, egli stesso frate
cappuccino, rivelo' anni dopo che egli era lo studente che
assistette alla trasfigurazione di Padre Pio. Egli non lo disse
prima per evitare di essere un centro di attenzione. A quel
tempo egli era studente nel collegetto.
Padre Federico Carrozza
Il 20 settembre 1918, tra le 9 e la 10 del mattino, Padre
Pio ricevette il supremo sigillo della VITTIMA PERFETTA, e si congiunse
permanentemente alla Passione di Cristo sulla Croce ricevendo le stimmate.
Il crocifisso della
stimmatizzazione, al centro del coro
Stimmatizzazione 20 settembre 1918
Padre Pio, per santa obbedienza, dovette raccontare tutto
a padre Benedetto, scrivendogli il 22 ottobre: «Cosa dirvi a riguardo di ciò
che mi dimandate del come sia avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio, che
confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare ciò che Tu hai
operato in questa tua meschina creatura! Era la mattina del 20 dello scorso mese
in coro, dopo la celebrazione della Santa Messa, allorché venni sorpreso dal
riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, nonché le
stesse facoltà dell’anima, si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto
questo vi fu totale silenzio in-torno a me e dentro di me; vi subentrò subito
una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella
stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si
andava operando, mi vidi dinanzi un misterioso personaggio, simile a quello
visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente: che aveva le
mani ed i piedi ed il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrisce;
ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e
sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale
me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi
avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate
lo strazio che esperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi
tutti i giorni. La ferita del cuore gitta assiduamente del sangue, specie dal
giovedì a sera sino al sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e
per la confusione susseguente che io provo nell’intimo dell’anima. Temo di
morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore e
col ritirare da me questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto
buono? Toglierà almeno da me questa confusione che io esperimento per questi
segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dal
scongiurarlo affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il
dolore, perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore,
ma questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione
indescrivibile ed insostenibile. Il personaggio di cui in-tendevo parlare
nell’altra mia precedente non è altro che quello stesso di cui vi parlai in
un’altra mia, visto il 5 agosto. Egli segue la sua operazione senza posa, con
superlativo strazio dell’anima. Io sento nell’interno un continuo rumoreggiare,
simile ad una cascata, che gitta sempre sangue». (Epistolario I, 1093-4)
Il Crocifisso del coro ha quattro chiodi,
uno per ogni mano e piede
Il saio di Padre Pio quando ricevette le stimmate e' stato
conservato
Il posto nel coro dove Padre Pio ricevette le stimmate. Seconda
schiera di stalli, posto vicino alla finestra.
A don Giuseppe Orlando, suo amico di Pietrelcina, su sua
richiesta, spiegò quanto era accaduto il 20
settembre: “Ero nel coro,
rendendo grazie dopo la messa, e sentii che a poco a poco venivo portato a una
soavità sempre crescente, che mi faceva gioire mentre pregavo; e quanto più
pregavo, tanto più grande era la gioia. A un certo punto una grande luce mi ferì
la
vista. Non mi disse nulla, e scomparve. Quando me ne resi conto ero per terra,
ferito. Le mani, i piedi e il costato sanguinavano e mi procuravano un dolore
tale da
non riuscire ad alzarmi. A fatica mi trascinai dal coro alla cella, percorrendo
un
lungo corridoio. I padri erano tutti fuori dal convento e mi misi a letto e
pregai per
tornare a vedere Gesù, però in seguito ritornai in me stesso, guardai le mie
piaghe e
piansi, profondendomi in inni di azione di grazie e di preghiera”. (Pena, 16)
(Fernando da Riese Pío X, Padre Pio da Pietrelcina, op.cit., p. 93)
Don Giuseppe Orlando fece presente che Padre Pio,
mentre gli parlava, aveva «il viso che si trasformava, le sue labbra
erano tremanti, il petto ansante, i suoi occhi brillavano di luce e di
pianto»23.23 Cfr. FERNANDO DA RIESE PIO X, p. 136
Nella lettera a Padre Benedetto il 17 ottobre
1918 Padre Pio
chiese di pregare perché' le stimmate fossero tolte:
"Tutto il mio interno piove sangue e più volte
l’occhio è costretto a rassegnarsi a vederlo scorrere anche al di fuori.
Deh! cessi da me questo strazio, questa condanna, questa umiliazione,
questa confusione! Non mi regge l’animo a potere e a saper resistere." (Epistolario
I, 1090-1)
E Padre Benedetto aveva risposto il 19 ottobre 1918,
ordinandogli: "Figliuolo mio, dimmi tutto e chiaramente. Qual' è l'operazione
del personaggio? Di dove scorre il sangue? E quante volte al giorno? Per carita'
e ubbidienza non mi nascondere nulla." (Epistolario I, 1091-2)
La Vittima e' Perfetta perche' e' Sacerdote
Mons. D'Ambrosio
scriveva nel 2008:
"Nel discorso
rivolto il 3 maggio 1999 ai pellegrini convenuti a Roma per la beatificazione di
P. Pio, Giovanni Paolo II diceva:
“La Santa Messa era il cuore di ogni sua giornata, la preoccupazione quasi
ansiosa di tutte le ore, il momento di maggiore comunione con Gesù, Sacerdote e
Vittima. Si sentiva chiamato partecipare all’agonia di Gesù, agonia che continua
fino alla fine del mondo”.
Giovanni Paolo II,
Il Papa ai pellegrini in Piazza S. Pietro,
in ‘S. Pio da Pietrelcina, le Voci della Chiesa, Foggia 2006, p. 50)
E ancora lo stesso Papa
nell’omelia per la canonizzazione: “In tutta la sua esistenza egli ha cercato
una sempre maggiore conformità al Crocifisso, avendo ben chiara coscienza di
essere stato chiamato a collaborare in modo peculiare all’opera della
redenzione. Senza questo costante riferimento alla Croce non si comprende la sua
santità”. (Giovanni
Paolo II,
Il Papa ai pellegrini in Piazza S.
Pietro, in ‘S. Pio da Pietrelcina, le
Voci della Chiesa, Foggia 2006, p. 56)
Gli interpreti e i
lettori della vita di Padre Pio ci dicono che il sacerdozio è da lui vissuto
nella chiara consapevolezza di un dono incommensurabile e gratuito ricevuto dal
Signore, senza alcun suo merito.
Fin dall’inizio del suo ministero San Pio manifesta una sorta di desiderio che
lo Spirito sta suscitando nel suo cuore e che gli si rivela in modo graduale e
inarrestabile: collaborare all’opera della redenzione e offrirsi come vittima in
unione alla ‘Vittima’ sacrificale che è Cristo Gesù.
È questa la missione grande ricevuta dal Signore, come scopriamo da alcune
testimonianze.
Sono, a questo proposito, di un significato profondo che ci fa pensosi nella
meditazione, alcune affermazioni di un confratello di Padre Pio, Padre Vincenzo
Frezza: “Se Padre Pio non fosse stato sacerdote non avrebbe potuto compiere la
sua missione. Iddio - secondo una mia debole interpretazione -
non voleva solo una vittima,
ma voleva che questa nuova vittima fosse sacerdote, collocato cioè in uno stato
sacerdotale come il Verbo Incarnato”.
(P.
Vincenzo Frezza,
Sacerdozio ed
Eucaristia in P. Pio, in Atti del I
Convegno di studio sulla spiritualità di p. Pio, S. Giovani Rotondo 1973, p.
329)
Sacerdote e vittima è
l’esemplarità piena, è la conformità totale a Cristo Gesù che attraversa tutta
la vita e il ministero del nostro Santo, sì che si può affermare che i valori
esistenziali e fondanti la ricchezza del sacerdozio, in Padre Pio si sono
espressi e realizzati appieno.
Giovanni Paolo II, il Papa che ha saputo delineare nei suoi vari interventi
l’identità sacerdotale di Padre Pio, diceva che “un aspetto essenziale del sacro
ministero e ravvisabile nella sua (di Padre Pio) vita, è l’offerta che il
sacerdote fa di se stesso, come vittima di espiazione e di riparazione per i
peccati degli uomini.” (Giovanni
Paolo II,
Il Papa ai pellegrini in Piazza S.
Pietro, in ‘S. Pio da Pietrelcina, le
Voci della Chiesa, Foggia 2006, p. 24)
Sappiamo, e molti di
noi per averne avuta personale e diretta conoscenza, che questa verità trovava
in p. Pio pienezza di espressione nella celebrazione della Messa, che era “la
quotidiana e sofferta tensione di identificare la propria totale auto-donazione
con l’auto-offerta del Figlio di Dio sul calvario, il luogo ove la sua missione
a corredimere raggiungeva, nello spasimo, il suo apice, nonché la sua
esplicitazione”. (P.
Vincenzo Frezza,
Sacerdozio ed Eucaristia
in P. Pio, in Atti del I Convegno di studio sulla spiritualità di p. Pio, S.
Giovani Rotondo 1973, p. 336)
Affermazioni che
tentano di narrare il ‘mistero tremendo’ che Padre Pio viveva quotidianamente
entrando in esso, per dono e grazia, condividendo nella sua carne la passione di
Cristo, vittima per tutti noi.
(Mons. Domenico Umberto D’Ambrosio, nel 2008 arcivescovo di Manfredonia,
Vieste, e San Giovanni Rotondo,Sacerdote Santo, Vittima perfetta (a quarant'anni
dalla morte di San Pio
da Pietrelcina,1968-2008),
Lettera ai Sacerdoti per il giovedì santo
20 marzo 2008)
Maria Winowska: "Negli annali della Chiesa, Padre Pio e'
il primo prete stimmatizzato, ma egli fu sacerdote, soprattutto sacerdote e la
grazia in lui fu essenzialmente sacerdotale. Tutta la sua vita gravitava intorno
a questo." (Winowska, Vero volto, 23)
Padre Gerardo di Flumeri:
"Se Padre Pio non fosse stato
un sacerdote, non sarebbe mai diventato una vittima." (Gerardo, The mistery, 27)
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