Figlie e figli spirituali, e amici speciali di Padre Pio |
COME DIVENTARE FIGLI SPIRITUALI DI PADRE PIO (dal libro: Fra Modestino da Pietrelcina, Io... testimone del Padre, pag. 69) Fra Modestino: "Tutti coloro che, dalle loro case, si uniranno alla recita della preghiera che il Padre preferiva, dalle ore 21 alle 21.30, ed ogni tanto faranno celebrare una santa messa secondo le intenzioni di Padre Pio, potranno divenire suoi figli spirituali. Questo l'assicuro sotto la mia personale responsabilità." (Attualmente il Rosario è recitato alle 20.45. Chi non potesse pregarlo a quell'ora può farlo in un altro momento della giornata. Fra Modestino è morto il 14 agosto 2011, vigilia dell'Assunta) http://www.sanpiodapietrelcina.org/figlispirituali.htm |
Padre Pio con alcune figlie spirituali. Qui sotto sono presentate in ordine alfabetico. |
Lauretta Albanese Dall' Epistolario: "Le nostre insistenti e ripeture ricerche per raccogliere qualche cenno biografico di questa figlia spirituale di Padre Pio non hanno dato alcun risultato positivo." La signora Albanese ricevette tre lettere da Padre Pio nel 1917-8. (Epistolario III, 907-11) Un articolo su Repubblica dell'8 giugno 2004 sembra che menzioni i discendenti di Lauretta Albanese. http://www.repubblica.it/2004/f/sezioni/esteri/iraq25/presagio/presagio.html |
Elena Bandini Incontro' Padre Pio nel 1921. Oltre alle 24 lettere ricevute da Padre Pio si conservano piu' di un centinaio di bigliettini con domande molto brevi di Elena a Padre Pio e altrettando brevi risposte quasi telegrafiche di questi. Suonava l'organo e dirigeva il coro in collaborazione con Mary Pyle. Soffri' per anni di cancro allo stomaco e si rifiuto' di chiedere la grazia, offrendo tutto in unione alle sofferenze di Padre Pio. Quando mori', John McCaffery disse a Padre Pio: "Elena deve essere andata direttamente in Padradiso, senza soste intermendie." E Padre Pio, con due grosse lagrime che gli cadevano dagli occhi sulle guance: "Oh! Assolutamente senza nessuna sosta." (McCaffery, Tales, 76) http://www.ilfilo.net/padrepio.htm |
Maria Basilio
della famiglia Venchi di Torino http://www.comune.sangiovannirotondo.fg.it/notizie-e-commenti/archivio-notizie/item/2699-compie-100-anni-anna-maria-bianco.html
L'angelo di Padre Pio, di Giacomo Galeazzi
21/06/2009
Dalla Torino salesiana al Gargano dei miracoli. La storia dell’imprenditrice torinese Maria Basilio è strettamente intrecciata a quella di Padre Pio, ma non è mai stata raccontata. Come San Francesco la «signorina Maria» si è spogliata dei beni di famiglia per costruire l’ospedale dei poveri: nel 1934 ha comprato il terreno su cui sarebbe sorta nel 1956 la Casa Sollievo della Sofferenza. Il primo sostegno del Santo molto prima che la miliardaria americana Maria Pyle finanziasse la costruzione di due chiese. Oggi Joseph Ratzinger (come, nell’ultimo anno, sei milioni e mezzo di pellegrini), si inginocchierà davanti al Santo di Pietrelcina. Completamente sconosciuta, invece, è la vicenda di Maria Basilio (1882-1965), appartenente alla storica famiglia imprenditoriale piemontese della Venchi e trasferitasi a San Giovanni Rotondo per donare tutta se stessa (la vita, il pensiero, il cuore e gli averi) alla causa di Padre Pio. Un percorso, il suo, nel silenzio della devozione, della dedizione, della preghiera e delle opere per aiutare i bisognosi e i pellegrini. E’ stata Maria Basilio a donare a Padre Pio il terreno indispensabile a realizzare il sogno della costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, la massima realizzazione sanitaria e caritativa del Santo. Ora il libro «Una vita per Padre Pio» di Carlo Vietti e Giusy Ferro (edizioni Tempi Nuovi) rivela il lavoro silenzioso e prezioso di Maria Basilio accanto a Padre Pio, attraverso un quotidiano rapporto umano, spirituale e operativo con il futuro santo. Un percorso straordinario, dall’iniziale attività di imprenditrice al ruolo di figlia spirituale e fidata collaboratrice e benefattrice del frate campano. Tra loro nasce un amore spirituale intenso che diventa una vera e propria familiarità. Dai bigliettini al calice d’oro per testimoniare la scelta di votarsi completamente al servizio di Padre Pio. Dal 1924 in poi Maria Basilio diventa l’«angelo» del frate negli anni bui delle persecuzioni e delle incomprensioni delle gerarchie ecclesiastiche. Parla con la gente che arriva a San Giovanni Rotondo per implorare miracoli e consegna personalmente a Padre Pio con le richieste di grazie. Maria non lo abbandona un attimo tra sofferenze e aperte ostilità. Vive in paese, in affitto, in una delle prime case-albergo, all’inizio della salita che porta dal centro di San Giovanni Rotondo al convento. Un po’ per riservatezza, un po’ per la diffidenza dei paesani verso quella donna così intima del frate. In vita hanno fatto di tutto per smascherarlo, per svelare il suo inganno. La devastante novena di accuse riversate in Vaticano lo mette all’indice come «un impenitente libertino e corruttore di donne», tenuto prigioniero dai confratelli e sorvegliato dal Sant’Uffizio per «i trucchi da baraccone, le ferite simulate, i mali inesistenti di un mistificatore». Maria svolge compiti delicatissimi, restando sempre dietro le quinte. Una qualità che spinge Padre Pio ad affidarle incarichi sempre più gravosi e centrali nella sua opera di apostolato verso le anime e i sofferenti.
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Italia Betti Italia Betti era professoressa di matematica al liceo Galvani di Bologna, già membro del Comitato di Liberazione Nazionale, dirigente comunista a Bologna, propagandista marxista leninista, dirigente dell'Associazione per la difesa della scuola laica, chiamata "la pasionaria rossa". Una notte di settembre del 1949 le accadde di sognare Padre Pio che la esortava a raggiungerlo. Il 14 dicembre 1949, prende a Bologna il treno per la Puglia, accompagnata dalla sorella. Entrò nella chiesa del convento e Padre Pio stava celebrando la Messa. Confidò che si sentì spinta da una forza misteriosa ad avvicinarsi all'altare, e lì stette in ginocchio per ore, con il volto tra le mani. Il giorno dopo si confessò da Padre Pio. Scrisse ai colleghi e ai suoi alunni del Galvani, ed ai dirigenti ed amici di partito in Bologna: "Io ho conquistato la pace. Pregate per me." Molti ex compagni tentarono tutto il possibile, ma sempre a vuoto. La Betti non volle più lasciare San Giovanni Rotondo. Lì volle vivere, accanto al sacerdote che l’aveva riportata a Dio, additandole la strada della pace, dopo circa vent’anni di smarrimento. Lì morì, stroncata dal cancro , il 26 ottobre 1950. Lì, nel piccolo cimitero, volle essere sepolta accanto alle tombe dei genitori di Padre Pio, con il cordiglio francescano di terziaria». (Socci, Il segreto di Padre Pio, capitolo: Comunisti dal Padre BUR 2010 ) (Fernando Da Riese, Padre Pio da Pietrelcina, op. cit., pp. 371-372.) Italia Nahir Betti |
Nina (Maria) Campanile Di San Giovanni Rotondo, insegnante nelle scuole elementari del paese. Il suo nome di battesimo era Maria Anna (Mariannina), detta Nina, ma Padre Pio la chiamava semplicemente Maria: "Questo e' il tuo nome" le disse in una circostanza,e cosi' la nomina sempre nelle lettere. Il 5 ottobre 1916 accompagnata dalla collega Vittorina Ventrella, si reco' da Padre Pio per chiedergli se il fratello Pasqualino, morto del fronte il 16 settembre di quell'anno, si era o meno salvato. Padre Pio, come lei stessa scrisse in un quaderno di memorie, Le rispose: "Se la misericordia di Dio si dovesse pesare da quel che voi pensate, gli uomini sarebbero tutti all'inferno. E' salvo, si', ed ha bisogno di suffragi." Da quel giorno divenne figlia spirituale del "monaco santo". Fu destinataria di una meravigliosa lettera di Padre Pio nel novembre 1922, nella quale rivelo' le sue lotte interiori prima di entrare nel chiostro, il suo amore per la vita consacrata "sotto la bandiera del Poverello d'Assisi", e la "missione grandissima" affidatagli da Dio. (Epistolario III, 1005-10). Nina, su consiglio di Padre Pio, emise il voto di castita' e lo rinnovo' ogni anno nel giorno dell'Immacolata. Mori' a 95 anni, nel 1999. |
Raffaelina Cerase Nel 1914, tramite Padre Agostino, inizio' una corrispondenza epistolare con Padre Pio. Nell'ottobre del 1915, si ammalo' ed espresse il desiderio di incontrare il suo "santo" direttore spirituale e di confessarsi da lui. Padre Pio, che si trovava a Pietrelcina per motivi di salute, il 17 febbraio 1916 giunse a Foggia e si stabili' nel convento di S. Anna. Visito' la Cerase ogni giorno fino a quando, il 25 marzo 1916, la stessa si addormento' per sempre nel Signore. Il Carteggio tra Raffaelina e Padre Pio e' compreso nel secondo volume dell'Epistolario. |
Genoveffa De Troia Nacque a Lucera in provincia di Foggia. La sua infanzia e adolescenza furono caratterizzate da numerose sventure e grande miseria. E' segnata, dall'età di quattro anni, dalla sofferenza fisica. A quest'età, infatti, cominciano a comparire le prime piaghe, in particolare sulla gamba destra e comincia a delinearsi il suo carattere forte nell'accettare in silenzio le prove che il Signore le manda. Da quel momento, ogni anno la mamma si recava, su un carretto, con la piccola al Santuario della Vergine Incoronata di Apricena per implorare la grazia della guarigione. Nell'ultimo viaggio, mentre è assorta in preghiera, Genoveffa sente una voce che le dice: "Tu non guarirai". Gettatasi, allora, in ginocchio sul carretto, risponde: "Sia fatta la volontà di Dio." Inizia così quel cammino di adesione alla volontà di Dio, che doveva continuare per tutta la vita. Nell'adolescenza contrasse la malattia di "Hand - Schüller Christian." Il suo corpo divenne progressivamente deforme e passo' 62 anni a letto con piaghe aperte e terribili sofferenze. Sotto la direzione di Padre Angelico da Sarno divenne Terziaria Francescana e offri' a Gesu' tutte le sue sofferenze. Innumerevoli persone di ogni ceto sociale andarono a trovarla per avere consigli e chiedere preghiere. Padre Pio tenne sulla sua scrivania una biografia di Genoveffa. Il processo diocesano per la canonizzazione fu completato nel 1992. Genoveffa e' ora Venerabile. http://it.wikipedia.org/wiki/Genoveffa_De_Troia La Venerabile Genoveffa De Troia Padre Angelico da Sarno La scrivania di Padre Pio nella cella numero cinque. Tra i libri c'e' la biografia di Genoveffa. |
Assunta di Tomaso Di Casacalenda (Campobasso), era sorella di Padre Paolino da Casacalenda che fu superiore del convento di Padre Pio dal 1914 al 1919. Divenne assidua di San Giovanni Rotondo, ospite di alcune figlie spirituali come Marietta Marasco, Rachelina Russo, Mary Pyle, e Filomena Ventrella. Disegnò belle tovaglie per l'altare della piccola chiesa conventuale. Intreccio' un rapporto epistolare con Padre Pio (Epistolario III, 396-455). Si trasferi' a San Giovanni Rotondo dopo la morte del genitori. Dal 1947 fu costretta a letto, colpita da una grave malattia. I frati la visitavano portandole la comunione. Anche Padre Pio La visito'. Mori' nel 1953. Assunta di Tomaso |
Filomena Fini Di San Giovanni Rotondo, sposo' Cristoforo Fiorentino, fratello di Lucia Fiorentino. Filomena si dedico' tutta ad opere di beneficenza e fu per molti anni zelante direttrice del Terzo Ordine Francescano. Ebbe un figlio, Giuseppe, che visse appena due anni. Il 25 luglio 1917 Padre Pio le scrisse in una lettera riferendosi alla morte di Giuseppe "il vostro bimbo e' in Paradiso." (Epistolario III, 808-10) Filomena Fini |
Lucia Fiorentino Di San Giovanni Rotondo. Dal 1916 fece parte del primo gruppo di anime che con slancio si misero ala scuola spirituale di Padre Pio. Ebbe da Dio grazie straordinarie e carismi mistici che, per volonta' dei suoi direttori, descrisse in un Diario, in parte pubblicato, ricco di interessanti notizie riguardanti Padre Pio (Maria Presiosi, Lucia Fiorentino, figlia spirituale di Padre Pio, Foggia, 1967). Tra Lucia e Padre pio ci fu un fitto scambio di lettere delle quali restano solo sei (Epistolario III, 475-89). Le altre furono bruciate dalla Fiorentino per fare "un sacrificio a Gesu'". Lucia si offri' vittima per l'apostolato del Padre. Mori' nel 1934. Lucia Fiorentino |
Frieda Folger Di Wattwil, in Svizzera, fu promotrice dell'Opera Serafica delle Messe e promosse l'Associazione Eucaristica per le missioni e le chiese povere, producendo tovaglie per l'altare e vestimenti per il clero celebrante. Anche Padre Pio le chiese 'un parato intero bianco uniforme, cioe' pianeta con le due tunicelle, che non ce ne abbiamo. " Padre Pio le scrisse 10 lettere. (Epistolario III, 1035-46) |
Eleanora Francesca Foresti Nel 1919 visito' Padre Pio in San Giovanni Rotondo. Padre Pio la incoraggio' a fondare la congregazione religiosa della "Suore Francescane Adoratrici". Padre Raffaele dal convento di San Giovanni Rotondo, insieme a Padre Pio, aiutarono a stendere le regole della nuova congregazione. Padre Pio disse di Eleanora: "Si mantiene innocente come una bambina di quattro anni." Il processo diocesano per la sua Canonizzazione si concluse favorevolmente nel 1997 Eleanora Foresti http://www.suorefrancescaneadoratrici.it/index.php |
Maria Gargani Insegnante di Morra Irpina. Nel 1916 ottenne il permesso di iniziare una corrispondenza con Padre Pio. (Epistolario III, 236-389). Incontrò Padre Pio nel 1918 a San Marco La Catola, dove ebbe quotidiani colloqui con Padre Pio per circa un mese. Grazie agli illuminati consigli e al sostegno morale di Padre Pio, Maria organizzo' L'Opera del Sacro Cuore, di cui fu benemerita fondatrice. Mori' nel 1973. Fu beatificata il 2 giugno 2018. Maria Gargani. La sua biografia scritta da Stefano Campanella |
Erminia Gargani Di Morra Irpina, sorella di Maria Gargani, fu insegnante elementare in diversi paesi per 60 anni. Quando si ritiro' in pensione ricevette la Medaglia d'oro dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. In una intensa corrispondenza epistolare con Padre Pio ricevette 69 lettere dal 6 dicembre 1916 al 31 maggio 1923. (Epistolario III (654- 807) Erminia Gargani Il diploma che accompagna la medaglia d'oro |
Gemma Eufemia Giannini
I genitori di Eufemia ospitarono per circa 4 anni nella loro casa Gemma Galgani a causa delle difficili condizioni familiari di Gemma. Eufemia divenne molto amica di Gemma, e le stette vicino durante le estasi scrivendo quello che udiva. Eufemia si reco' molte volte a San Giovanni Rotondo per avere da Padre Pio guida e consigli. Nel 1931 fondo' a Lucca la congregazione delle "Sorelle Passioniste di Santa Gemma Galgani" Nel 2008 fu ufficialmente dichiarata Venerabile dal Papa Benedetto XVI. http://www.stgemmagalgani.com/2012/01/st-padre-pios-devotion-to-st-gemma.html Gemma Eufemia Giannini |
Angela Iacobellis Ad 11 anni le si manifestò una malattia subdola: la leucemia. Senza ribellarsi accettò consapevolmente la volontà di Dio nella preghiera e nel colloquio intimo e semplice con il Signore. In questa dolorosa fase della sua vita Angela nutrì una grandissima devozione verso San Pio da Pietrelcina dal quale si confessò. Per l' occasione la fanciulla aveva preparato un promemoria, ritrovato poi nella sua borsetta, elencante tutte le sue speranze e le sue promesse da confidare al Santo frate. Quest' ultimo, dopo aver ascoltato Angela, le rispose di non scoraggiarsi, di pregare e di avere fiducia nel Signore, ma che occorreva fare la Sua Volontà. In una lettera inviata alla morte della fanciulla ai genitori, Padre Pio confiderà a questi ultimi di aver presagito la morte dalla piccola ma, ovviamente, non avrebbe potuto confessarlo né all' interessata, né alla famiglia. Da allora, Angela prese l' abitudine di scrivere al religioso ogni dieci giorni, iniziando così una fitta corrispondenza nella quale ella, di carattere restìo ad aprire l' animo a persone non intime, fece eccezione per la stima e fiducia che aveva riposto in lui. Fu così che Padre Pio divenne suo Padre Spirituale e fu così che si aggiunse, dunque, nella vita spirituale di Angela, un' importante tassello che l' avrebbe preparata al congiungimento finale con il Signore. Mori' nel 1971 all'eta' di 12 anni. Il suo corpo riposa nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini sul Vomero, a Napoli. Nel 1991 fu iniziato il processo di Canonizzatione. Al presente Angela e' Serva di Dio. Angela Iacobellis http://www.sualidaquila.it/biografia.htm |
Girolama Longo Conobbe Padre Pio nel 1916 e divenne una delle sue prime figlie spirituali. Ebbe una esperienza di convento tra le Brigidine, ma dovette uscire a causa delle malferme condizioni di salute. Prese il diploma di infermiera ed esercito' quella professione per molti anni. Padre Pio le scrisse quattro lettere. (Epistolario III, 1021-32) |
Violante Masone Di Pietrelcina, il paese natale di Padre Pio, fu una fervente propagandista del Terzo Ordine Francescano. Padre Pio le scrisse tre lettere. (Epistolario III, 1077-83) |
Cleonice Morcaldi Di San Giovanni Rotondo, conobbe Padre Pio nel 1920 prima di sostenere gli esami di stato per conseguire il diploma magistrale. Trovo' in Padre Pio una guida paterna, e quando divenne orfana, la sua virtu' e la sua devozione filiare determinarono, da parte di Padre Pio una predilezione nei suoi confronti. Fece nelle mani del Padre i voti di poverta', castita', e obbedienza, che rinnovo' ogni anno nel giorno dell'Immacolata Concezione. Annoto' diligentemente alcune risposte di ordine spirituale ricevute da Padre Pio. Preparo' i testi di alcuni drammi sacri, che venivano rappresentati per fini benefici e per raccogliere offerte in favore della Casa Sollievo della Sofferenza. Dopo la morte di Padre Pio divulgo' cio' che aveva appreso da lui, ricevendo nella sua casa persone di ogni ceto e citta'. Mori' nel 1987. Ha lasciato una raccolta "Testimonianze su Padre Pio" e un "Diario". Lapide sulla casa dove nacque Cleonice Morcaldi
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Giuseppina Morgera Nacque e visse a Casamicciola. Dopo aver sentito Parlare di Padre Pio da Raffaelina Cerase che frequentava Casamicciola per cure termali incontro' Padre Pio nel 1915 e anche successivamente durante il servizio militare. Ebbe una corrispondenza epistolare con Padre Pio pubblicata a cura di Felice D'Onofrio e Pietro Zarrella in "Dolcissiomo Iddio", Edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1994. Padre Pio scrisse di lei a Padre Agostino: "Quell'anima di Napoli non cammina, ma vola per la strada del divino amore. E' un vero angelo rivestito di spoglie umane. Ella morra' consumata dal divin fuoco. Grandi cose il signore ha operato in lei, ed altre piu' grandi cose operera' ancora, innanzi di chiamarla a se'. (Epistolario I, 856) Giuseppina volo' al cielo nel 1974. Giuseppina Morgera |
Graziella Pannullo Era nipote dell'arciprete di Pietrelcina, Salvatore Pannullo. Fu insegnante elementare e propagandista del Terzo Ordine Francescano. Ricevette due lettere da Padre Pio. (Epistolario III, 1087-94) |
Demarista Parretti Il giorno della prima comunione vide il suo angelo custode. Sin dall'eta' di undici anni una piccola statua della Vergine Maria le ricordava alla sera di recitare le sue preghiere. A dodici anni cadde da un carretto in movimento, e nascose a tutti le dolorose conseguenze. A 16 anni San Francesco le disse: "Un giorno mi seguirai." Incontro' Padre Pio il 15 maggio 1946, e divenne sua figlia sprituale. Demarista ritorno' numerose volte a San Giovanni Rotondo. Nel 1961 seguendo il consiglio di Padre Pio fondo' la "Casa Francescana della Pietà", una casa per anziani in Virginiolo Montespertoli, in Campi Bisenzio. http://www.casafrancescana.com/index.php?option=com_content&view=article&id=8&Itemid=109 Demarista Parretti e la Casa Francescana |
Antonietta Pompilio Nel 1916 Antonietta chiese a Padre Pio di insegnarle a meditare. Egli incomincio' a parlare dell'agonia del Getsemani e all'improvviso ando' in estasi. Per circa un'ora egli stette immobile, con gli occhi chiusi. Poi riprese la normale conversazione dicendo: "Sia benedetto Iddio. Ora riprendiamo." http://www.vocedipadrepio.com/files/2008_11_ita_3.pdf |
Maria Pompilio Di San Giovanni Rotondo, conobbe Padre Pio nel novembre 1916 e fece parte del primo gruppo di figlie spirituali. Padre Pio le disse: "Tu sei prediletta del mio cuore, il fuoco che dovresti fare nell'altra vita te lo faro' fare qui'." Scrisse, su suggerimento dei frati le sue "Memorie su Padre Pio." http://www.vocedipadrepio.com/files/file/2011_9_ita_5.pdf |
Mary Pyle Nacque in New York City da una famiglia protestante. Frequento' la migliore societa' partecipando a balli di classe in ambienti distinti. Le piaceva molto cavalcare. In uno dei frequenti viaggi in Europa conobbe la celebre pedagogista Maria Montessori e divenne sua fedele compagna e collaboratrice. Dopo aver studiato la religione Cattolica abiuro' quella protestante e, a Barcellona, venne battezzata con nome di Maria. Senti' parlare di Padre Pio e delle sue stimmate, e volle raggiungere San Giovanni Rotondo. Il 4 ottobre 1923 incontro' il venerato Padre, che le disse: "Figlia mia, non andare piu' in giro. Fermati qui'." Obbedi', prese alloggio in paese e ogni giorno, a piedi, raggiungeva la chiesetta dei cappuccini per partecipare alla messa di Padre Pio. Successivamente acquisto' un terreno vicino al convento e vi fece costruire una villa, tinteggiata di rosso, tanto simile a un castello, che presto divenne una 'piccola casa della carita'", dove le anime assetate di pace, di amor di Dio e di preghiera trovarono ospitalita'. Si iscrisse al terz'Ordine e si consacro' al Signore con il voto di castita' perfetta e perpetua. Fu maestra delle cordigere e della gioventu' francescana. Si immerse nella vita eucaristica, ascetica e di pieta' e nelle opere caritative. Si spogliòdi tutti i suoi beni e, a Pietrelcina, dove dimoro' per due anni, fece edificare il convento serafico cappuccino e la chiesa annessa. Mori' il 26 aprile 1968. Padre Pio a colloquio con Mary Pyle |
Annita Rodote Nata a Foggia, da piccola aveva imparato l'arte della sartina e lavorava in casa di Raffaelina Cerase. Padre Pio ebbe una corrispondenza diretta con lei, e le scrisse 21 lettere, insegnandole a come meditare, (63), come comportarsi in chiesa, (86-9), e la parabola del nido dell'alcione, (109-10), e ricordandole che "quando non riesci a camminare a grandi passi, contentati dei piccoli passi ed aspetta pazientemente che abbi gambe per correre, o meglio ali per volare" (115), e anche "contentati di essere per ora una piccola ape di nido, che ben presto diventera' una grande ape, abile a fabbricare il miele" (115). (Epistolario III, 37119) |
Rachelina Russo Di San Giovanni Rotondo, frequentava la chiesa del convento sin dal 1909. Conobbe Padre Pio nel 1916 a Foggia, prima che si trasferisse a San Giovanni Rotondo. Fu una delle prime figlie spirituali e ricevette alcune lettere da Padre Pio. (Epistolario III, 495-527). Rachelina Russo |
Angela Serritelli Insegnante elementare in San Giovanni Rotondo, incontro' Padre Pio il 23 gennaio 1917. Divenne fervente sostenitrice del terz'Ordine Francescano. Ha lasciato un prezioso manoscritto dal titolo "Notizie su Padre Pio", in cui rivela personali esperienze, fatti, prodigi ed episodi legati al suo Padre spirituale. Un giorno chiese a Padre Pio: "Padre, le stimmate vi fanno molto male?" Padre Pio: "Immagina come se un ferro rovente ti passasse sopra una piaga..." Mori' nel 1976. Angela Serritelli |
Margherita Tresca Di Barletta. Tramite Padre Benedetto ottenne di poter corrispondere per lettera con Padre Pio. La corrispondenza continuo' per circa quattro anni. (Epistolario III, 161-224). Nel 1919 divenne suora brigidina senza il consenso dei genitori. Divenne maestra delle novizie e superiora. Sperimento' la terribile purificazione della notte dello spirito ed alcuni fenomeni mistici simili a quelli provati in quel periodo da Padre Pio. Mori' nel 1965. Margherita Tresca |
Vittorina Ventrella A conforto di quanti non hanno avuto la fortuna di conoscere personalmente Padre Pio durante la sua vita mortale e di rivolgergli la richiesta di entrare nella sua grande famiglia spirituale, riferisco una visione simbolica di una figlia spirituale e confermata dallo stesso Padre Pio. La signorina Ventrella Vittorina, insegnante nelle scuole elementari di San Giovanni Rotondo, anima consacrata al Signore e diretta spiritualmente da Padre Pio, provata dalla cecità, una notte, nel dormiveglia, più che un sogno, ebbe una visione. Le sembrò di vedere il cielo pieno di splendore, in mezzo al quale vi era un sacerdote, vestito di ricchissimi paramenti sacri, tempestati di perle e di gemme preziose. Nel sacerdote riconobbe il volto di Padre Pio, che divenne fulgido come il sole, da cui partivano in tutte le direzioni innumerevoli raggi che si perdevano nell’infinito. Ma ciò che la colpì maggiormente fu la constatazione che i raggi erano formati da miriadi di rose bianche e rosse. Dileguatasi la visione, si accorse di essere sveglia. Non era un sogno. Il mattino, di buon’ora, accompagnata dalla sorella, si recò al Convento per raccontare a Padre Pio quanto aveva visto nella notte. Padre Pio era già nel confessionale, allorché giunse la Ventrella in Chiesa. Come la vide, la fece chiamare ed avvicinare al confessionale. La Ventrella disse: «Padre, non sono venuta per confessarmi». Padre Pio: «Lo so. Sei venuta a dirmi ciò che hai visto questa notte». La Ventrella: «Sì, Padre; debbo crederci, o è stato un sogno?». «Tu ne dubiti?». «Padre, che cosa significano tutti quei raggi luminosi, formati da migliaia di piccole rose bianche e rosse che partivano da voi in tutte le direzioni?». Padre Pio: «I raggi simboleggiano i Gruppi di preghiera, che si diffonderanno in tutto il mondo. Le rose bianche rappresentano le anime che si sforzano di vivere nella grazia, nell’amore di Dio e nella carità fraterna. Le rose rosse rappresentano le anime che portano con gioia la croce della sofferenza e, unite a Gesù e a me, collaborano alla conversione dei peccatori e alla Salvezza dei fratelli». Padre Alberto D’Apolito, Padre Pio da Pietrelcina. Ricordi, esperienze, testimonianze, pp. 215-219 http://www.settimanaleppio.it/dinamico.asp?idsez=2&id=112 Vittorina Ventrella |
Antonietta Vona Di Castrocielo (Frosinone). In villeggiatura a Casamicciola conobbe Giuseppina Morghera che la accompagno' a Napoli quando Padre Pio faceva il servizio militare. La madre di Antonietta mando' ogni giorno un piatto di rape a Padre Pio, servendosi del fratello che era anche lui soldato a Napoli. Tra Padre Pio e Antonietta ci fu un intenso scambio di lettere (Epistolario III, 817-906). Dopo la guerra di trasferi' a San Giovanni Rotondo. Mori' nel 1949. Ricevette 40 lettere da Padre Pio (Epistolario III, 813-906) Antonietta Vona |
Gli uomini figli spirituali e amici di Padre
Pio sono divisi in due liste alfabetiche: laici ed ecclesiastici |
Laici |
Giovanni Bardazzi Giovanni era di Prato, una cittadina vicino a Firenze in Toscana. Incontro' Padre Pio nel 1950. Padre Pio gli nego' l'assoluzione tre volte di seguito, nel corso di diversi mesi. Lui insistette ad andare a confessarsi, e la quarta volta finalmente ricevette l'assoluzione, e si senti' trasformato nell'amore di Dio. Egli inzio' un'attivita' portando la gente dell'area di Prato in Pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo, diverse volte all'anno, prima con una Lancia Aurelia B-145 2000 che poteva portare nove passeggeri, e poi con un autobus quando il numero dei pellegrini aumento'. Fondo' numerose attivita' caritative e costrui' la chiesa di Santa Maria delle Grazie in Calenzano, seguendo il consiglio di Padre Pio: "Figlio mio, tu costruirai una chiesa e una casa per te." "La tua casa sara' sempre aperta a quelli che hanno bisogno." |
Angelo Battisti Venne per la prima volta a San Giovanni Rotondo nel 1941, per motivi di salute e bisogni familiari, a chiedere la protezione di Padre Pio e si fermo' dieci giorni. Padre Pio lo accolse come figlio spirituale e disse: "Fra me e te ci sara' una gara di mantenimento delle promesse che ci siamo fatte... Tu lavora, e al resto ci penso io." Fu alla fine di ottobre del 1957 che Padre Pio lo invito' a mettersi al suo servizio come procuratore generale e amministratore della Casa Sollievo della Sofferenza, incarico che ricopri' fino alla morte di Padre Pio. Funzionario del Vaticano, veniva a San Giovanni Rotondo ogni settimana. La mattina era vicino all'altare per servire la messa a Padre Pio. Esercito' il suo alto e difficile incarico con amore e disinteresse. |
Emanuele Brunatto Nacque a Torino. Attore, cantante, impresario di moda..., passava da una citta' all'altra in Italia e all'estero, e si tuffo' nella vita mondana. Nel 1920 senti' parlare di Padre Pio e decise bruscamente di partire per San Giovanni Rotondo. Quando giunse nella chiesetta, Padre Pio, avendolo notato, lo fulmino' con uno sguardo "come se avesse visto il diavolo in persona". Brunatto, definendosi "il peccatore numero uno", fece pentito l'accusa dei peccati. Mentre riceveva l'assoluzione, avverti' effluvi di rose e di violette. Padre Pio lo accetto' come figlio spirituale. Visse nel convento di San Giovanni Rotondo dal 1920 al 1925. Durante le "persecuzioni" dell'innocente Frate stigmatizzato, divenne il difensore di Padre Pio, ma creo' non lievi difficolta'. Mori' il 10 febbraio 1965. |
Carlo Campanini Attore comico apprezzato ed applaudito negli ambienti del cinema e del teatro, approdò a San Giovanni Rotondo nel 1939. Quando vide Padre Pio venire verso di lui, gli sembrò di trovarsi di fronte ad un gigante e si prostrò ai suoi piedi. Dopo aver ricevuto l'assoluzione, andò nell' orto del convento a piangere. Da quel giorno tornò spesso per confessarsi e per partecipare alla sua messa. Prima di iniziare la sua giornata di lavoro, ascoltava la santa messa e recitava per intero il rosario. Aderiva a tutti gli inviti dei Gruppi di preghiera per parlare delle esperienze vissute accanto a Padre Pio. Era felice quando accompagnava dal Padre i suoi colleghi. Chiese di essere seppellito a San Giovanni Rotondo per essere vicinissimo a Padre Pio anche dopo la morte. Morì il 20 novembre 1984. |
Nicola Cocomozzi Nicola era impiegato all'ufficio postale di San Giovanni Rotondo. Quasi ogni giorno si recava al convento portando con se le lettere raccomandate, assicurate, vaglia, e tutto quello che aveva bisogno della firma personale di Padre Pio. Padre Pio celebro' le sue nozze e battezzo' i suoi figli. Una volta andato in pensione Nicola continuo' ad andare al convento ogni giorno, stando vicino a Padre Pio da buon figlio spirituale, portandogli i messaggi della gente che non aveva un accesso speciale come lui. |
Pietro Cugino "Pietruccio" soffriva di una malattia genetica ereditaria degli occhi chiamata Retinite Pigmentosa, con progressiva perdita della vista, e, dall'eta' di tredici anni egli era completamente cieco, come era successo a suo padre. Andava ogni giorno al convento e aiutava i frati in mille piccole cose. Ogni giorno si recava a piedi all'ufficio postale, prelevava il sacco della posta per i frati, e lo portava al convento. Poi tornava indietro con la posta da spedire. Padre Pio gli chiese diverse volte se voleva riavere la vista. Pietruccio dava sempre la stessa risposta: "Se il Signore mi rida' la vista, e questo sara' occasione di peccato, io ci rinuncio." Padre Pio lo amava per la generosa offerta della sua sofferenza nella cecita'. Pietruccio ando' ogni giorno alla Messa di Padre Pio, e si inginocchiava sempre allo stesso posto, a lato dell'altare. Durante il giorno gli era permesso di stare in silenziosa preghiera accanto a Padre Pio mentre lui pregava o meditava. Egli fece il miglior uso possibile della vicinanza a Padre Pio, portando a lui messaggi dei suoi figli spirituali, e ritornando con risposte scritte o verbali. |
Gerardo De Caro Conobbe Padre Pio nel 1941. In lui vide subito un grande asceta dotato di straordinaria spiritualita' ed elevatezza morale. Si trasferi' a San Giovanni Rotondo nel 1944 e intreccio' con Padre Pio un rapporto filiale. Eletto a Deputato del Parlamento Italiano, Padre Pio gli disse: "Parla, parla, parla.": De Caro ottene consensi in occasione del progetto della Riforma Agraria e Fondiaria. Una volta Padre Pio disse: "Questo e' il mio deputato e guai a chi me lo tocca." De Caro si considerava lo strumento con cui Padre Pio, sostenitore di uno stato produttivo, in cui tutti i diritti umani fossero tutelati con giustizia, manifestava il suo pensiero politico e sociale. |
Cesare Festa Avvocato genovese, cugino di Giorgio Festa, era un avvocato genovese, esponente di spicco della massoneria. Nel 1921 decise di far visita a Padre Pio. Padre Pio lo prese per mano e gli narro' la parabola del figlio prodigo. Giunto a Genova, il neo convertito lascio' la massoneria ed entro' a far parte del terz'Ordine Francescano. Visito' piu' volte Padre Pio che lo accolse tra i suoi figli spirituali. Padre Pio gli scrisse due lettere con cui lo esorto' a "non arrossire del Cristo e della sua dottrina" e a divenire 'sempre piu' buono', per meglio piacere al divin Salvatore. (Epistolario IV, 712ss.) |
Giorgio Festa Giorgio Festa era un medico di Roma. Per incarico del ministro generale dei Cappuccini visito' due volte Padre PIo "sotto ogni possibile aspetto", anche dal punto di vista psicologico: il 9 ottobre 1919 e nei giorni 15 e 16 luglio 1920. Fece una lunga relazione in cui afferma di trovarsi "dinanzi ad un fenomeno straordinario che le cognizioni da noi possedute non sono in grado di spiegare". Il 5 ottobre 1925 opero' di ernia inguinale destra il Padre Pio, che non volle essere cloroformizzato; e nel 1927 gli asporto' chirurgicamente "una cisti sorta sul margine anteriore del muscolo sternocleido mastoideo." Nel 1933 pubblico' il risultato delle sue visite a Padre Pio nel libro "Tra i misteri della scienza e le luci della fede." Venero' sempre "il piu' grande dei suoi pazienti." Mori' il 24 settembre 1940. |
Giacomo Gaglione Una grave malattia lo tenne per piu' di cinquant'anni su una sedia a rotelle. Nel 1919 si reco' a San Giovanni Rotondo cercando dal Signore, per mezzo di Padre Pio, la sospirata guarigione. Ottenne, invece, due grazie piu' grandi: la rassegnazione alla divina volonta' e la conoscenza della missione cristiana della sofferenza. Diceva: "Padre Pio mi ha levato una testa e me ne ha messo un'altra," Imparo' a sorridere al dolore e, nel 1948, fondo' l'opera dell'Apostolato della Sofferenza. Professo' la regola del terz'Ordine Francescano. Scrisse diversi libri di riflessione e di ascetica. Mori' il 28 maggio 1962. Di lui Padre Pio scrisse: "Con Gesu' sulla Croce, con Gesù nel Santo Paradiso." E' in corso il suo processo di canonizzazione. |
Beniamino Gigli Nato a Recanati, Tenore di fama internazionale, canto' in tutti i piu' importanti teatri del mondo. Si reco' a San Giovanni Rotondo per incontrare Padre Pio. Quando gli si avvicino' si senti' dire: "Giovanotto, cambia la camicia. Ti chiami Gigli. ma non sei un giglio. Hai la camicia bianca, ma la tua anima e' sporca!" Gigli scoppio' in lagrime, si inginocchio' e si confesso'. Da quel giorno inizio' una nuova vita e divenne uno dei migliori amici di Padre Pio,che lo accolse tra i suoi figli spirituali. Nell'orto del convento cantava per Padre Pio l'inno "Oh, grande, sommo Dio", l'"Ave Maria' e altre canzoni. Quando intonava "Mamma' Padre Pio si commuoveva fino alle lagrime pensando alla sua amatissima madre. Mori' a Roma nel 1957. |
Enrico Medi Dopo una brillante carriera, conseguì la laurea in «fisica pura». Sposò Enrica Zanini, una dottoressa laureata in chimica e farmacia, dalla quale ebbe sei figlie. Fu eletto Deputato al Parlamento e divenne Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica. Vice Presidente dell'Euratom, realizzò per la televisione corsi di fisica e commentò i primi viaggi dell'uomo sulla luna. Dopo aver incontrato Padre Pio, divenne suo figlio spirituale. Diceva: Padre Pio, per ventisette anni, fino al giorno della sua morte, ha guidato la mia vita con saggezza infinita, con prudenza, da colossale «santo» della Chiesa. Si confessava spesso da lui e più volte gli servì la santa messa. Durante i funerali di Padre Pío commentò i misteri del rosario e commosse tutti con la sua parola chiara e suadente. Morì nel 1974. Correntemente "Servo di Dio." Enrico Medi guarda l'obiettivo |
Francesco Morcaldi Stabili' sin dal 1919 un rapporto di stima, amicizia e devozione filiale, che duro' tutta la vita. Sindaco di San Giovanni Rotondo dal 1923-7, 1954-8, e 1962-5, si adopero' per scongiurare il temuto pericolo del trasferimento di Padre Pio. A lui scrisse Padre Pio la lettera in cui chiese che le sue ossa fossero "composte in un tranquillo cantuccio" della terra che lo aveva ospitato. |
Giuseppe Sala Medico chirurgo, internista e cardiologo, su invito del prof. Valdoni si reco' a San Giovanni Rotondo nel 1955 per organizzare i medici e le attrezzature della Casa Sollievo della Sofferenza. Sperimento' l'efficacia delle preghiere di Padre Pio nella guarigione di suo figlio. Divenne penitente, figlio spirituale, e medico curante di Padre Pio. Fu sindaco di San Giovanni Rotondo dal 1966 al 1974. Era presente alla morte di Padre Pio. Rilevo' "la scomparsa delle stimmate" ed attesto' che il fenomeno era da considerare "come un fatto fuori da ogni tipologia di comportamento clinico e di carattere extra naturale. Mori' nel 1996. Riposa a San Giovanni Rotondo. |
Guglielmo Sanguinetti Svolgeva la professione di medico. Per accontentare sua moglie Emilia, solo "come autista' accetto' di recarsi a San Giovanni Rotondo per otto giorni. Si fermo' quaranta giorni, durante i quali assaporo' la gioia di una sincera conversione. Padre Pio vide in lui l'uomo che avrebbe saputo realizzare la sua opera. Gli espose i suoi progetti e poi aggiunse: "Tu lavorerai per me." Con la moglie si trasferi' a San Giovanni Rotondo e si dedico' alla realizzazione della Casa Sollievo della Sofferenza, che segui' dal primo colpo di piccone (15 aprile 1947) all'apertura del Poliambulatorio (25 luglio 1954), come "braccio destro" obbediente, amico e devoto figlio spirituale di Padre Pio. Morì di morte improvvisa nel 1954. Angelo Sanguinetti e sua moglie Emilia Spilmann Busto in onore del dr. Sanguinetti all'ingresso della Casa Sollievo della Sofferenza |
Paolo Bavassano ed Elisa Devoto I coniugi Bavassano incontrarono Padre Pio nel 1920. Egli celebro' il loro matrimonio nel 1924. Essi ricevettero 32 lettere da Padre Pio. (Epistolario IV, 833-71) |
Alfonso Marchesani e Maria Leontina I coniugi Marchesani incontrarono Padre Pio nel 1921 e divennero suoi figli spirituali. Padre Pio scrisse loro sette lettere negli anni 1921-2. (Epistolario IV, 873-82) |
Mario Melchioni e Antonia Lagorio I coniugi Melchioni conobbero Padre Pio nel 1923 e diventarono suoi figli spirituali. Padre Pio scrisse loro una quarantina di biglietti e letterine, la maggior parte senza data. La maggior parte erano accluse nelle lettere scritte dal superiore del convento ai coniugi Melchioni. (Epistolario IV, 883-923) |
Dieci anni di vita ad Angelo Cantarelli
Angelo Cantarelli di Parma scese a San Giovanni Rotondo in un momento di crisi della sua azienda: voleva parlarne al Santo. E l’avrebbe potuto fare solo in confessionale. Raccolse dall’ambiente quello che si diceva sulla severità di giudizio di quell’eccezionale confessore; seppe che bisognava prepararsi per bene e che il Padre non accettava accuse generiche dei peccati commessi. Cercò di fare massima chiarezza in se stesso su quanto aveva mancato, ma si trovò in difficoltà nel mettere in fila gli errori di una vita intera passata senza accostarsi ai sacramenti. Quando si inginocchiò ai piedi di P.Pio, esordì dicendo: “Padre, io sono pieno di peccati, tranne l’omicidio. Però mi pento di tutto e voglio cominciare una vita nuova”. Il Padre ascoltò la sua confessione, fece qualche domanda su alcuni particolari e gli diede l’assoluzione. Il penitente, incredulo di tanta indulgenza, disse al Santo: “Padre, ma mi avete capito?”. Ed il Santo: “Come, non ti ho capito?! E secondo te io ti assolvevo così… senza averti capito?”. Fu una vera conversione la sua. Cominciò a frequentare l’Eucarestia tutti i giorni ed a fare tanta carità ai poveri. Divenne figlio spirituale di P.Pio. Scendeva spesso da Parma per portare offerte all’opera del Padre “Casa Sollievo della Sofferenza” di cui era diventato grande benefattore. Una volta, dopo essersi trattenuto alcuni giorni con il suo padre spirituale, prese a Foggia il treno per far ritorno a casa, ma durante il viaggio fu colpito da un ictus che lo lasciò paralizzato. Fermato per l’emergenza il rapido su cui aveva preso posto, il paziente fu ricoverato nella clinica “Villa dei Pini” di Civitanova Marche. Intanto la notizia giunse a San Giovanni Rotondo, ed il Padre inviò sul posto Enzo Bertani, dell’amministrazione di Casa Sollievo, per portare conforto all’infermo ed ai suoi familiari. Dopo qualche giorno Enzo ritornò a San Giovanni Rotondo e, riferendo al Padre dolore e lamentele dei figli e della sposa dell’infermo circa la “mancata assistenza” del Santo per un figlio così caro, disse: “Padre, dovete ottenere dal Signore la grazia della guarigione. A Parma si lamentano: andava da P.Pio a portare la carità ai malati ed ha avuto la trombosi!”. Era sera. Il Padre ascoltò e, rattristato, non disse nulla. Il giorno dopo, al termine della Santa Messa, il Santo pregò Bertani di recarsi di nuovo a Civitanova: “Di’ ai familiari di stare tranquilli, perché ho chiesto al Signore di concedergli ancora dieci anni di vita”. Dopo due settimane di degenza, Angelo uscì dal coma profondo e tornò a casa. In breve tempo si ristabilì e riprese la sua attività. Al termine indicato da P.Pio, il Signore lo chiamò nella sua casa.
http://p-pio.myblog.it/2013/09/30/l-intercessione-di-padre-pio-5714705/
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Leandro
Carboncini Leandro Carboncini ebbe una pluriennare esperienza di incontri con Padre Pio, a partire del 1948, messa per iscritto nel novembre 2009 in occasione del suo cinquantesimo di matrimonio, e pubblicata sul sito della Parrocchia San Giuseppe in Dalmine, nel Marzo del 2013. http://www.sangiuseppedalmine.it/sessanta-anni-fa-ho-conosciuto-padre-pio-parte-i/ http://www.sangiuseppedalmine.it/sessanta-anni-fa-ho-conosciuto-padre-pio-parte-ii/ Leandro Carboncini inginocchiato davanti a Padre Pio Padre Pio benedice l'auto di Lendro Carboncini |
Enzo Bertani E’ stato padre, madre, fratello, amico. Per Enzo Bertani San Pio da Pietrelcina è stato tutto questo. Lo racconta Giacomo Giannuzzi, amico di lunga data dell’82enne nato a Medesano “che ha speso una vita con padre Pio” dice “lasciando ogni cosa, ed obbedendo fino al giorno della morte del frate di Pietrelcina”. La vicenda di Enzo Bertani è raccontata in un libro, scritto da Lina Callegari, pubblicato dalle Edizioni Paoline: “Enzo Bertani. La mia vita a fianco di San Pio da Pietralcina”. La vicenda Il libro, narrando le vicende di Bertani, regala un ritratto del tutto inedito di San Pio, dove emergono episodi che ne rivelano la tenerezza e la famigliarità. Un’immagine del tutto originale “che mai è stata raccontata” spiega Giannuzzi. Ma è soprattutto la storia di un legame profondo, di fiducia assoluta, che esalta il valore dell’obbedienza. “San Pio non è morto” dice Bertani “vive ancora in mezzo a noi”. (R. Castagno) Enzo e Carmelina il giorno del loro matrimonio benedetto da Padre Pio Enzo con un suo figlio e Padre Pio Enzo con Padre Pio Enzo Bertani, con Lina Callegari, La mia vita a fianco di San Pio da Pietrelcina, San Paolo Edizioni, Torino, 2009 Enzo alla presentazione del libro |
Giulio Giovanni Siena Giovanni Siena nacque a San Giovanni Rotondo nel 1920. Nel 1928 ricevette la prima comunione da Padre Pio. Fu assunto come impiegato negli uffici amministrativi della importante miniera di bauxite, sfruttata dalla Montecatini per la produzione dell'alluminio, situata a pochi chilometri da San Giovanni Rorondo, alle falde meridionali del promontorio garganico. Fu costretto a licenziarsi dalla miniera nel dicembre 1948 a causa delle sue idee religione e riprese l'insegnamento nelle scuole elementari. Sposò Paola nell'agosto 1950. Le nozze furono benedette da Padre Pio. Giovanni e Paola ebbero nove figli come gli era stato predetto da Padre Pio:«Avrai nove figli come i Cori degli Angeli».. Si dette all'insegnamento nelle scuole elementari fino a quando, nel 1951 fu assunto come impiegato con due altri sangiovannesi dal dottor Sanguinetti per la redazione del bollettino dellOpera di Padre Pio. Padre Pio disse di lui: "Conosco Giovannino. E' un bravo figliuolo." Giovanni Siena ha conosciuto Padre Pio già negli anni Venti e, dall’epoca della Seconda guerra mondiale fino alla sua scomparsa nel 1968, è sempre vissuto a stretto contatto con il santo. In questi trent’anni, giorno dopo giorno, ha annotato episodi straordinari e momenti quotidiani che ha condiviso con lui. Le memorie di Siena, pubblicate per la prima volta in questo libro, sono un documento di eccezionale valore che permette al lettore di conoscere da vicino e comprendere appieno la dolorosa storia terrena e la profonda spiritualità di Padre Pio. In pagine emozionanti, l’autore riporta fatti di cui è stato testimone — guarigioni miracolose, la lotta morale e fisica contro il Maligno, l’effusione di profumo del Padre… — e descrive una santità manifestata concretamente in ogni momento, anche solo con un gesto, con una parola incoraggiante oppure burbera o con comportamenti che per alcuni hanno suscitato scandalo, ma che per sterminate folle di credenti sono esempi inconfutabili di fede. Nei taccuini di Siena, inoltre, non mancano sorprendenti e preziosi quadri storici, come quello della drammatica occupazione di Foggia nel ’44, o l’inedito resoconto di una confessione di Giovanni Leone, all’epoca presidente della Camera, con un Padre Pio che non omette di dichiarare quel che pensa della politica del tempo. Tutto in questo diario, eventi importanti e colpi d’occhio di un istante, va a comporre un ritratto edificante e luminoso. (Amazon, book description /descrizione del libro).. Giovanni Siena, Il mio amico Padre Pio: diario di trent'anni vissuti accanto al padre di Pietrelcina, Rizzoli, Milano, 2013 Giovanni Siena con uno dei suoi figli a colloquio con Padre Pio. |
Michel Boyer Dalla Settimana Incom Illustrata del 1957. Michel Boyer, ateo, eroe della Resistenza francese, uscì dalla guerra civile psicologicamente provato, e spesso diceva ai compagni: "Meglio farla finita e andarsene da questo sporco mondo." Un giorno un amico gli parlò di Padre Pio suggerendogli di andare a San Giovanni Rotondo. Boyer rispose: « Beh, se questo tuo Padre Pio è ciò che dici, mi mandi un segno e io andrò». Un giorno Michel, passeggiando sulla riva del lago di Lugano stava per buttarsi in acqua e farla finita quando fu investito da quello stesso profumo di fiori che l’amico gli aveva descritto parlandogli delle stigmate di padre Pio. Pieno di meraviglia si rende conto che è il «segno» che , quasi per sfida, aveva chiesto al frate santo. Boyer prese di corsa un treno per l’Italia, «il giorno dopo arrivò a San Giovanni Rotondo. C’è ancora oggi, è uno dei medici della Casa Sollievo della Sofferenza ed ha ritrovato la pace», raccontava Gastone Simoni sulla «Settimana Incom Illustrata» del 12 ottobre 1957. 327 (Socci, Il segreto, capitolo: comunisti dal Padre) (F. Chiocci-L. Cirri, Padre Pio. Storia di una vittima, cit. p. 636-7) |
Enrico, Silvio, ed Ernesto Zeni Giovanni Scarale su Lo Sperone Nuovo: E’ il 17 giugno 2009, si respira l’aria della vigilia del viaggio di Papa Benedetto XVI del 21: l’inaugurazione di Casa Zeni sul Viale Padre Pio, di fronte al Poliambulatorio. L’iniziativa, voluta dall’Arcivescovo D’Ambrosio, è stata realizzata dal Dott. Valeriano Ricci che gentilmente mi descrive in succinto lo stabile ristrutturato. E’ stata la prima locanda - m’informa – ed era riscaldata da una stufa, non avendo caminetti. Nessuna possibilità d’intervento per i proprietari ex-spazzacamini! Sono stati ricavati dodici monolocali per 23 posti-letto. Gli Zeni erano tre fratelli di Cavedano, un paesino di qualche centinaio di anime situato a 864 m nella Valle dello Sporeggio a 32 km da Trento. I dati biografici li ha cercati per me un addetto del nostro cimitero, Giovanni Capuano: Enrico (18/11/1910 – 24/2/1991), Silvio (11/2/1912 - 2/1/1959), Ernesto (12/3/1914 – 21/10/2006). Il primo fu Silvio. Era uno spazzacamino e procedendo a piedi di paese in paese arrivò da Padre Pio e ci rimase. Si guadagnava da vivere servendo nelle case del Dott. Sanguinetti, del Conte Telfener, di Maria Pyle. Naturalmente era a portata di voce di Padre Pio. La sua presenza risale certamente agli Anni Trenta, se il suo nome figura tra i primi offerenti per la costruenda Casa Sollievo della Sofferenza. Leggo la notizia nel verbale del 9 gennaio 1940 stilato dal Dott. Sanvico. Dieci i nomi, tra cui Pietro Cugino (Petruccio il cieco) con lit 2 e Silvio Zeni lit 5. Due poveri in aiuto di un povero che esortava a corrispondere a un provvidenziale progetto! Lo vedevo Silvio, sacca a spalla, aggirarsi composto nella sua persona. A volte lo incrociavo e mi sorrideva. Accompagnava il Padre nelle sue sortite in cantiere. Passava il suo tempo libero in convento. Suppongo sia stato il Padre a esortarlo ad approntare camere per i devoti forestieri che non trovavano da dormire. Su un terreno concessogli dal Comune, con i suoi risparmi, mise su una locanda per pellegrini di poche pretese, col vantaggio di trovarsi a due passi dal Santuario. Muri rustici ma solidi con camini sempre a regime per contrastare i rigori invernali. Morì appena quarantasettenne. Gli successe Enrico, di un paio d’anni più grande. Lo vedevo spesso, disponibile e gentile nella sua schiettezza montanara. L’altro fratello Ernesto, il minore e più longevo, ha terminato i suoi giorni ospite della Casa di riposo “Padre Pio”. Una vicenda esemplare quella dei Fratelli Zeni, una delle tante che intessono l’irripetibile e vera storia di Padre Pio. Vite laboriose vissute in offerta al programma di un Grande Santo che traduceva la preghiera in azione per il sollievo del prossimo. Casa Zeni. Ora ne sappiamo qualcosa. Un plauso ai responsabili dell’Opera di Padre Pio per il recupero di queste offerte, fiammelle di carità che alimentano la Luce d’Amore. (Giovanni Scarale Lo sperone Nuovo, San Giovanni Rotondo, Luglio 2009, pagina 3) Silvio Zeni accanto alla macchina del dr. Sanguinetti che porta Padre Pio in visita ai lavori di Casa Sollievo. Casa Zeni, sul viale Padre Pio difronte al Poliambulatorio. Padre Alessio ed Ernesto Zeni aiutano Padre Pio. Ernesto Zeni con Padre Pio Lista stilata dal dr. Sanvico con in primi donatori della Casa Sollievo, inclusi Pietruccio il cieco e Silvio Zeni. |
Da una conversazione del dr. Lotti con Pantaleone Sergi, giornalista di La Repubblica, nel 2002
«Ho incontrato il Padre nel 1939... Venivo da Bologna, ero destinato a fare il militare di carriera. Invece ho fatto il medico come Padre Pio mi ha chiesto. Volevo fare il chirurgo ma lui mi ha detto: "No, fai il pediatra, il chirurgo ce l' ho già". Pensava alla grande Opera, la Casa Sollievo della Sofferenza. La mia vita l' ho passata qua, accanto al Padre, con lui ho avuto molte frequentazioni. Parlavamo di tutto. L' Opera era in cima ai suoi pensieri. In cella, prima nella numero cinque, poi nella numero uno dove è morto, discutevamo dei problemi dell' ospedale. Si occupava di tutto, dei medici, degli infermieri, voleva definire tutto. "Non fate debiti diceva la Provvidenza va seguita e non preceduta, ma non risparmiate nulla per gli ammalati".
E ricordo quei momenti di "ricreazione" dopo le preghiere, nell' orto, sul terrazzino. Era un conversatore arguto, si animava parlando, aveva una mimica eccezionale, interpretava i personaggi. Carlo Campanini gli diceva che era un attore straordinario. Bastava provocarlo, gli facevamo da spalla ed ecco le sue barzellette, le battute». «Ma attenzione ai luoghi comuni. E' descritto come un rustico, un contadino incolto. Invece era un uomo che aveva letto moltissimo, soprattutto in clausura. E poi era attento ai problemi concreti. Non viveva in estasi e non viveva rapito in cielo. Viveva nel presente. Certo è stato uno dei più grandi mistici che la Chiesa abbia avuto e la sua grandezza si misura più con la quantità di conversioni che di guarigioni.
In cella discutevamo anche di problemi di famiglia. Scherzando tirava fuori anche profezie. Nel gennaio 1953 mia moglie era incinta e lui mi disse: "Come sta la mucca, come sta il vitello? Come lo chiamerai?". Io risposi che bisognava aspettare ma lui replicò: "Io da questa sera lo chiamo Pio". Nacque Pio. Un' altra volta con mio figlio Giuseppe: "Domani compie un anno e fra trenta giorni arriva l' altro figlio", Così fu. Una cosa sola mi turbava. Un giorno mi disse: "Ti ricorderai di me quando avrai la feluca?". La feluca? Per trent' anni non riuscii a capire. Poi un bel giorno mi arrivò un' onorificenza vaticana: avevo diritto a portare la feluca. Anche quella profezia si era compiuta».
«La sofferenza e' uno dei punti misteriosi di Padre Pio. Noi ci raccomandiamo al Padreterno per non soffrire, per vedere alleviate le nostre pene terrene. Lui, invece, chiedeva la sofferenza. E non era uno stoico. Era di una sensibilità molto spiccata. Lui chiedeva di soffrire perché riteneva che fosse l' unica maniera per la conversione di chi è incallito nel peccato. Soffriva anche per la sofferenza degli altri, degli ammalati soprattutto. Per questo indicava le cose più importanti da fare per l' ospedale e si occupava anche dei medici, degli infermieri e dei cappellani. Era molto concreto. Il suo sogno di assistenza agli ammalati risaliva agli anni Venti e ha potuto concretizzarlo solo dopo trent' anni.
"I medici diceva pagateli bene. Tesoro e cuore devono stare allo stesso posto". Voleva medici preparati, infermieri e cappellani capaci, ritenendoli una riserva d' amore per l' ammalato. La sofferenza fisica degli ammalati la vedeva come strumento di redenzione e di conquista di una dimensione spirituale».
Con padre Pio non c' era da meravigliarsi mai di niente. Tutto era normale. Il rimbrotto era normale. La profezia era normale. Il miracolo era normale. Come quello avvenuto alla sua morte di cui il professor Lotti è stato testimone.
«Era il 22 settembre, domenica, quando ha detto l' ultima messa. C' era una marea di folla perché il papa aveva riconosciuto i gruppi di preghiera. L' altare era stracolmo di rose rosse. Quella mattina mi ero portato la cinepresa perché i miei figli Luciano e Carlo servivano messa a Padre Pio. Era quasi impossibile avvicinarsi all' altare e stavo quindi per riportare la cinepresa in macchina. Sospinto dalla folla, però, mi ritrovai davanti alla balaustra dove c' era un fotografo su un palchetto traballante che oscillava per la ressa. Mi disse di salire per stabilizzarlo. E da lì ho potuto filmare tre minuti della messa. Nella notte il Padre morì. Il giorno dopo spedii la pellicola a Milano per lo sviluppo e con inusuale velocità mi fu restituita il mercoledì successivo, prima dei funerali.
Mostrai il filmetto a due monsignori che vennero a casa mia. Uno di essi mi chiese di rivedere alcuni fotogrammi: "Ma quelle sono le stimmate? Lo tenga caro questo film, è un documento importante". In effetti la sera successiva, alle dieci, bussò a casa mia il vescovo di Manfredonia, monsignor Cunial: "Lei ha fatto un film su Padre Pio prima che morisse? Me lo dovrebbe consegnare perché si vedono le stimmate a poche ore dalla morte, stimmate che io non ho trovato quando ho fatto l' ispezione del corpo perché erano scomparse". Gli diedi il film, ho scritto una relazione. Era l' ultimo regalo che il Padre mi aveva fatto». |
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