L'orrida armata nera

 

 

IL 6 gennaio 1903 Francesco Forgione, il futuro Padre Pio, entrò nel noviziato di Morcone.

Nelle tre settimane che precedettero il viaggio, tra Natale 1902 e l'Epifania 1903 Francesco ricevette tre visioni.

La prima visione avvenne pochi giorni prima del Natale 1902.
La seconda avvenne il primo gennaio 1903.
La terza visione avvenne il 5 gennaioo 1903.

Per molti anni non ne parlò con nessuno fino a quando, per ordine del suo direttore spirituale, dovette mettere per iscritto una delle sue prime esperienze mistiche.

Qui sotto è riportato il racconto scritto di suo pugno da Padre Pio, e pubblicato nel primo volume dell'Epistolario.

 

 


Padre Pio parla di se stesso in terza persona chiamando umilmente se stesso "quest'anima poverina".

Prima visione.

«Tutto ciò che andrò narrando in questo povero mio scritto vi sono astretto in virtù di santa ubbidienza. Con quanta ripugnanza io il faccia Dio solo può comprenderlo a fondo, Egli solo mi è testimone. E se Egli non avesse ben fortificato il mio spirito pel rispetto che si deve all’autorità, recisamente mi sarei rifiutato sino alla ribellione e giammai mi sarei indotto a mettere in iscritto ciò che sono per iscrivere, conoscendo bene a fondo la malizia di quest’anima che venne favorita di sì segnalati favori del cielo. Piaccia a Dio assistermi e fortificare il mio spirito da sapermi bene padroneggiare sopra lo scompiglio che sento in me nel manifestare ciò che verrò narrando.

Prima chiamata straordinaria fatta a quest’anima affinché lasciasse il mondo e la via della propria perdizione per dedicarsi intieramente al servizio di Dio.

Quest’anima aveva sentito fin dai più teneri anni forte la vocazione allo stato religioso; ma col crescere degli anni, ahimè! quest’anima andava bevendo a larghi sorsi la vanità di questo mondo. La vocazione da una parte che si faceva sentire forte in quest’anima ed il dolce ma falso diletto di questo mondo incominciano potentemente a lottare fra loro nel cuore di questa poverina, e forse e senza forse il senso coll’andare del tempo avrebbe di certo trionfato sullo spirito e soffocato il buon seme della di-vina chiamata.

Ma il Signore, che voleva quest’anima per sé, volle favorirla di questa visione.

Mentre stava un giorno meditando sopra la sua vocazione ed il come risolversi per dare un addio al mondo e dedicarsi intieramente a Dio in un sacro recinto, fu subitamente rapita dai sensi e portata a mirare coll’occhio dell’intelligenza oggetti diversi da quelli che si vedono con gli occhi del corpo.


Si vide al suo fianco un uomo maestoso di una rara bellezza, splendente come il sole. Questi il prese per mano e si sentì da Lui dire: “Vieni con me perché ti conviene combattere da valoroso guerriero”. Il condusse in una spaziosissima campagna.

Quivi era una gran moltitudine di uomini: questi erano divisi in due gruppi.

Da una parte vide uomini di volto bellissimi e ricoperti di vesti bianche, candide come le nevi; da un’altra parte, che era il secondo gruppo, vide uomini di orrido aspetto e vestiti di abiti neri a guisa di ombre oscure.

Fra questi due grossi gruppi di personaggi vi era in mezzo un grande spazio e qui venne collocata quest’anima dalla sua guida. Se ne stava quest’anima tutta intenta ad ammirare questi due gruppi di uomini, ecco all’improvviso avanzò in mezzo di quello spazio che divideva i due gruppi un uomo di smisurata altezza da toccare con la fronte le nuvole; il di lui volto (.....) era orrido.

A tal vista la povera anima si sentì tutta sconcertata, sentì che la vita le si era arrestata. Quello strano personaggio si avanzava sempre più alla sua volta: la sua guida che l’era d’accanto le disse che con quell’individuo doveva ella battersi.

A tali parole la poverina impallidì, tremò tutta ed era sul punto di cadere tramortita per terra, tanto era il terrore che in se stessa aveva sperimentato.

La guida la sostenne per un braccio e, quando si ebbe la poverina riavuta un po’ dallo spavento, si volge alla guida pregandola a volerla risparmiare dall’esporla al furore di quello sì strano personaggio, perché le diceva essere sì forte da non bastare per atterrarlo neppure le forze di tutti gli uomini uniti insieme.

Vana è ogni tua resistenza, con questi ti conviene azzuffarti. Fatti animo: entra fiducioso nella lotta, avanzati coraggiosamente che io ti starò d’appresso; io ti aiuterò e non permetterò che egli ti abbatta; in premio della vittoria che ne riporterai ti regalerò una splendida corona che ti fregerà la fronte”.

La poverina si fa animo; entra in combattimento con quel formidabile e misterioso personaggio. L’urto fu formidabile, ma mediante l’aiuto che le veniva apprestato dalla guida, che mai si distaccò da lei, alla fine lo supera, lo abbatte, lo vince costringendolo alla fuga.

La guida allora, fedele a la promessa, estrae da sotto le sue vesti una corona di rarissima bellezza, che vano sarebbe di poterla descrivere, e glie la pone in testa, ma subito se la ritira dicendo:

“Un’altra più bella ne tengo per te riserbata se tu saprai bene lottare con quel personaggio col quale or ora hai tu combattuto. Egli ritornerà sempre all’assalto per rifarsi dell’onore perduto; combatti da valoroso e non dubitare del mio aiuto. Tieni ben aperti gli occhi perché quel personaggio misterioso si sforzerà di agire contro di te per sorpresa. Non ti spaventi la di lui molestia, non paventare della di lui formidabile presenza, rammentati di quanto ti ho promesso: io ti sarò sempre d’appresso: io ti aiuterò sempre, affinché tu riesca sempre a prostrarlo”.

Vinto che fu quell’uomo misterioso, tutta quella gran moltitudine di uomini di orrido aspetto si pose in fuga fra urli, imprecazioni e grida da stordire, mentre si sprigionava dai petti di quell’altra moltitudine di uomini di vaghissimo aspetto voci di applauso e di lodi verso quell’uomo splendido e luminoso più del sole, che aveva assistito sì splendidamente in sì aspra battaglia la povera anima.

Così finì la visione.

La povera anima, per questa visione avuta, rimase sì piena di coraggio che le sembravano mille anni per romperla eternamente col mondo per dedicarsi intieramente al divin servigio in qualche istituto religioso»


Seconda visione.
 
«Il significato della su riferita visione [la prima visione] venne compreso da quest’anima, ma non chiaramente.

Il Signore però il significato di questa simbolica visione volle manifestarglielo con un’altra visione po-chi giorni innanzi che entrasse in religione. Dico pochi giorni innanzi, perché lei aveva già avanzata la domanda presso quel superiore provinciale e ne aveva già ricevuta da questo la risposta di accettazione, quando il Signore la degnò di quest’altra visione, la quale fu puramente intellettuale.

Era il giorno della Circoncisione di Nostro Signore, cinque giorni innanzi della di lei partenza dalla casa paterna. Si era già comunicata e mentre se ne stava in trattenimento col suo Signore fu istantaneamente investita di luce soprannaturale interiore.

Per mezzo di questa luce purissima fulmineamente comprese che la di lei entrata in religione per dedicarsi al servizio del celeste Monarca altro non era che esporsi alla lotta con quel misterioso uomo d’inferno con il quale aveva sostenuto la battaglia nella visione precedentemente avuta.

Comprese ancora, e questo valse a rincuorarla, che sebbene i demoni fossero stati presenti ai di lei combattimenti per ridersi delle di lei sconfitte, dall’altro lato non vi era da temere perché ai di lei combattimenti avrebbero assistito gli angioli suoi per applaudire alle sconfitte di satana.

E gli uni e gli altri eran simboleggiati nei due gruppi di uomini che aveva visto nell’altra visione.

Comprese, inoltre, che il nemico, col quale doveva lottare, sebbene terribile, pur non doveva temere, perché Lui stesso, Gesù Cristo, figurato in quell’uomo luminoso che le aveva fatto da Guida, l’avrebbe assistita e sempre le sarebbe stato da vicino per aiutarla e premiarla in Paradiso per le vittorie che ne avrebbe riportato, purché, af-fidata a lui solo, avesse combattuto con generosità».

 
Terza visione.
 
«Questa visione rese generosamente forte quest’anima nel dare l’ultimo addio al mondo.

Ma non è da credersi però che quest’anima nulla avesse a soffrire nella parte inferiore per l’abbandono da dare ai suoi ai quali si sentiva fortemente legata. Sentiva macinarsi persino le ossa in questo abbandono da fare e questo dolore lo sentiva sì al vivo che era sul punto di svenire.

Come si appressava il giorno della sua partenza questo strazio andava sempre più crescendo. La notte, l’ultima che passava con i suoi, il Signore venne a confortarla con un’altra visione.

Vide Gesù e la Madre Sua che in tutta la loro Maestà presero ad incoraggiarla e ad assicurarla della loro predilezione. Gesù, infine, le posò una mano sulla testa, e tanto bastò per renderla forte nella parte superiore dell’anima, da non farle versare neppure una lacrima nel doloroso distacco, nonostante il doloroso martirio che la straziava nell’anima e nel corpo».(Epistolario I, 1279-1284) (Giannuzzo, San Pio, 25-30)


 

 

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